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Autore: LoveChild    11/01/2011    3 recensioni
La separazione dalla persona amata è una cosa atroce. Non tutti sono disposti ad accettarla, c’è chi ricorrerebbe a qualunque azione pur di non separarsi dall’oggetto del proprio amore.
Protagonisti sono Zacharias Smith e Violet Figg (OC).
Questa storia si è classificata seconda al secondo turno del contest "Il Club dei Duellanti" indetto da Lilyblack, Fabi e Vogue.
Genere: Generale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zacharias Smith
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
- Questa storia fa parte della serie 'Il Club dei Duellanti by Fabi, Lilyblack & Vogue'
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Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono (esclusi gli eventuali OC, ovvio, e chi me li tocca lo mangio u.u), ma sono proprietà di Madam J.K. Rowling (beata lei...).



Questa fan fiction si è classificata seconda al secondo turno del contest 'Il club dei Duellanti' indetto da Fabi, Lilyblack e Vogue. 
Posterò i giudizi a piè pagina.
 



 

 E poi, siccome anch’io mi ucciderò, … 

  



La separazione è una cosa atroce.
 
Violet, lo sguardo perso nel vuoto, si rigirava la bacchetta fra le mani. E così era tutto finito? Sparito, puff, in una nuvola di fumo.
Sei anni al vento, sei anni mandati a puttane e per cosa poi? Reputazione. Aveva un bel parlare lui: si era messo in quella situazione e lei doveva pagarne le conseguenze. Reputazione. Le sfuggiva a tutt’oggi se si parlasse della reputazione di Zach o dell’altra ragazza.
Un sorriso sghembo le increspò le labbra, non era un sorriso in realtà, era una smorfia, una smorfia che celava una molteplicità inimmaginabile di pensieri, sentimenti e sensazioni.
Sarebbe stata messa da parte.
 
La separazione è una cosa atroce.
 
Abbandonata per la reputazione di qualcuno che non conosceva, di un essere non meglio identificato. Grandioso. Ma non era solo reputazione, era anche una questione morale. D’altronde Zach aveva sempre dato grande importanza all’apparenza.
L’apparenza linda e nitida di Zacharias Smith era più importante dell’amore, ormai disilluso, di Violet Figg.
Violet pensava, pensava e intanto, quasi pilotata da un’entità sconosciuta la sua bacchetta ruotava e ruotava producendo ghirigori e fumi e scintille. Tutti rossi. Rosso sangue. Rossi come il sangue che una volta aveva visto uscire dal naso di lui quando, durante una partita di Quidditch, glielo avevano spaccato.
Nonostante tutto, non poteva fare a meno di trovare quella situazione buffa.
Uno scatto e la bacchetta produsse una piccola esplosione, il vaso cinese di sua prozia Arabella andò in frantumi e questi si sparsero sulla moquette consunta. Violet, pigramente, ruotò nuovamente il polso e i frammenti scomparvero, l’ultima cosa di cui aveva bisogno era che uno degli innumerevoli gatti della sua prozia si ferisse.
Respirò profondamente e si guardò intorno, sarebbe finita come sua zia, lo sentiva. Probabilmente avrebbe cominciato ad usare la magia sempre meno fino a diventare la pallida imitazione di una Maganò e la sua casa sarebbe stata sempre più vuota, di anno in anno e si sarebbe ritrovata circondata da gatti che avrebbe trattato come quei figli che non avrebbe potuto avere e la sua casa avrebbe puzzato di cavolo, stantio e muffa.
Beh, lei non voleva, non voleva finire così! Strinse convulsamente la bacchetta per non cominciare a piangere. Era una strega brillante e la doveva aspettare un brillante futuro! Zach glielo aveva promesso. Glielo aveva promesso.
 
La separazione è una cosa atroce.
 
Non avrebbe permesso a nessuno di metterla da parte, a nessuno.
Si alzò con uno scatto repentino dal divano, tanto che le ginocchia le cedettero leggermente e si diresse in cucina.
– Zia mi spiace ma devo andare, grazie per l’ospitalità.
Arabella Figg si voltò a guardare la figlia di suo nipote Reginald con aria preoccupata:– Sei sicura di voler andare, cara? Sei ancora così pallida… Non sarebbe meglio che tu restassi qui un altro paio di giorni?
Violet si chinò a baciare la guancia della donna con affetto:– Non preoccuparti zia, sto bene adesso.– voltandosi verso il lavello si accorse della pila di piatti da lavare – E per ringraziarti dell’ospitalità ti risparmierò un bel po’ di lavoro. Gratta e netta.– aggiunse strizzandole l’occhio. – Addio, zia.
Arrivederci, Violet.– rispose la signora Figg.
– Ma certo… arrivederci.– si corresse Violet con una strana espressione dipinta sul volto.
 

***


Zacharias Smith viveva, ormai da qualche anno, insieme alla sua, ormai ex, fidanzata in un ricco appartamento di famiglia al centro di Glasgow. Viziato e capriccioso, si era rifiutato di allontanarsi più di qualche miglio dalla sua casa natale, d’altronde se l’avesse fatto cosa avrebbero detto i conoscenti della famiglia Smith? L’avrebbero certo interpretata come una fuga! Una tacca infamante per la purissima e perfettissima casata degli Smith. Questo non era possibile, i diretti discendenti di Hepzibah Smith e di Tosca Tassorosso avevano il dovere di mantenere alto l’onore della famiglia.
Molti si erano chiesti perché un personaggio di simile levatura sociale si accingesse ad accasarsi con Violet Figg, nota parente di una Maganò e che non brillava né per bellezza, né per ricchezza, soltanto di pericolosa intelligenza. La risposta, addotta dalla famiglia Smith, era che, sì la ragazza era soltanto passabile ma ciò non toglieva che venisse da una delle poche famiglie purosangue rimaste intatte. E avevano un bel dire che la purezza non contava: per gli Smith e non solo, lo stato di sangue era strettamente collegato ad uno status symbol irrinunciabile.
La verità, seppur incredibile, era che, nonostante fosse un individuo sotto molti punti di vista abbietto, anche Zacharias Smith possedeva un cuore. Rinsecchito, mal funzionante, ma possedeva un cuore e quel poco che possedeva lo aveva, in un atto di grande magnanimità, prestato a Violet Figg.
 
Era una tiepida notte d’estate quando Violet si smaterializzò nell’ingresso dell’appartamento che condivideva con Zacharias.
Il consueto ‘pop’ attirò nell’ingresso l’uomo.
– Violet… sei venuta a prendere le tue cose, finalmente?– lui la osservava con sguardo severo –Avevo quasi pensato di spedirtele, dopo quella stupida scenata della settimana scorsa non pensavo saresti tornata.
Violet assottigliò lo sguardo e strinse ancor di più la presa sulla sua bacchetta:–Expelliarmus!– scandì velenosa spedendo Zach contro la parete opposta. Mormorò qualche parola e lunghe funi sottili avvolsero Zacharias, con voce più chiara scandì –Accio bacchetta!
– No!– l’uomo si agitò inutilmente, stretto fra le funi.
Un ghigno sfigurò il viso solitamente pacato di Violet:– No? Questo è solo l’inizio, amor mio. Ma non temere non durerà a lungo… Levicorpus!
Violet trascinò Zacharias nella loro camera e lo lasciò cadere con mal grazia sul letto.
– Siediti, Zach.– gli disse poi mentre prendeva posto nella comoda poltrona di pelle posizionata accanto al camino inutilizzato.
Lottando contro le funi e con un movimento contorto Zacharias si mise a sedere.
– Cosa vuoi, Violet?– l’agitazione era percepibile nella sua voce ma nonostante ciò non aveva perso la sua altezzosità.
– Cosa potrei volere? Voglio parlare, ovvio.– rispose guardandolo con folle ironia. Violet si rigirò la bacchetta di Zacharias fra le mani – Vischio, dieci pollici, … mi sono sempre chiesta quale fosse il suo cuore.– l’uomo stava per rispondere ma Violet spezzò a metà la bacchetta, osservandola con interesse. Zacharias avrebbe voluto urlare ma lo sgomento lo pietrificava, più di quanto non lo facessero le corde strette intorno al suo corpo. – Strano elemento, questo. Non è corda di cuore di drago, né piuma di fenice… mi chiedo che elemento sia. Non ti ho detto che puoi parlare, Zach.– lo fulminò repentina quando lui tentò di rispondere –Come di te, non so di cosa sia il cuore di questa bacchetta. Questi non servono più ormai.– aggiunse gettando le due metà della bacchetta per terra. Il volto di Violet si fece duro come il marmo. – Sto per ucciderti, Zacharias. Sto per ucciderti perché io non posso stare lontana da te.
– Sii ragionevole, Letty!– la voce dell’uomo risultò fastidiosamente saccente alle orecchie di Violet, come se non credesse che lei fosse capace di un atto simile – Finiresti ad Azkaban prima ancora di poter dire ‘troll’.
– Oh, come sei ingenuo Zach, io non finirò ad Azkaban. Ti ucciderò, certo, e poi, siccome anche io mi ucciderò i nostri cadaveri dormiranno insieme, sul nostro letto. E’ il giusto evolversi delle cose, comprendi?- rispose con un sorriso di dolce compatimento Violet.
– Tu sei pazza!– disse lui con disprezzo.
– Affatto, Zach, tutto mi è sorprendentemente chiaro in questo momento. Ricordi la promessa che mi hai fatto quando ci fidanzammo? Tu sei mio, mi appartieni e io non posso lasciarti andare. Soprattutto non posso permetterti di abbandonarmi. Lo capisci, vero, Zacharias?
– È stato necessario! Cosa avrei dovuto fare, Violet? Sposare te mentre lei si allontanava con in grembo mio figlio illegittimo? Se qualcuno l’avesse scoperto si sarebbe creato uno scandalo!– le disse lui scandendo le parole come se parlasse ad una bambina particolarmente piccola.
– Questo non è un mio problema, Zach, mi avevi promesso un futuro brillante e avresti dovuto mantenere la promessa. Ora, ne pagherai le conseguenze.
– Erano parole, Violet, non ho di certo firmato un contratto!– rispose sprezzante.
Violet si alzò e sgattaiolò accanto a lui, gli prese il volto fra le mani:– Per te erano solo parole, forse, ma per me la faccenda è maledettamente seria. Devi capire, Zacharias: la separazione è una cosa atroce e io ti amo troppo per accettarla.- Violet si chinò sul volto dell’uomo e gli diede un lieve bacio a fior di labbra.
– Violet… ti prego!– il volto di Zacharias era attonito e supplichevole allo stesso tempo, la spavalderia e l’alterigia che da sempre lo avevano caratterizzato erano scivolate via con l’arrivo della consapevolezza della morte incombente.
– Non c’è altro da fare, amor mio.– disse Violet sospirando mentre gli aggiustava una ciocca ribelle –Avada Kedavra!
Il corpo di Zacharias Smith si afflosciò sul letto in una posizione innaturale, gli occhi vitrei conservavano ancora un’apparenza sconvolta. Pochi tocchi di bacchetta e Violet lo sciolse dalle funi e lo sistemò come se stesse dormendo. Dopo aver fatto ciò si stese accanto a lui, gli prese la mano mortalmente fredda, si puntò la bacchetta al cuore e mormorò dolcemente:-Avada Kedavra!
 
La separazione e la morte sono atroci.
 

***


Quando gli Auror giunsero nell'appartamento dei signori Smith a Glasgow l’alba faceva appena capolino.
Mentre i primi, timidi, raggi di sole colpivano i due corpi adagiati sul letto, una calma innaturalmente piatta pesava sulla stanza. La calma che avvolge ogni cosa dopo la morte.
– Com’è andata?– chiese annoiato Dexter, il coordinatore della sezione omicidi.
– Beh, di sicuro non è opera di magia oscura.– rispose piatto Hall, gli occhi incollati sul taccuino cominciò a sciorinare tutte le informazioni – Dalle prime ricostruzioni pare che sia stata la donna. Ha ucciso l’uomo e poi l’ha fatta finita. Abbiamo interrogato alcuni inquilini e pare che i due avessero avuto una lite circa una settimana fa perché lui l’aveva lasciata.
– Un delitto passionale, insomma.– Dexter sospirò – Manderò un patronus al capo, non c’è alcun bisogno che si scomodi.
Un cardellino sgusciò dalla bacchetta dell’Auror e, dopo che questi gli ebbe dato il messaggio, volò via.
Hall si avvicinò ai cadaveri e li osservò con una strana espressione:– La morte è una cosaatroce. A volte mi chiedo come si possa arrivare a compiere un omicidio.
– Ti ci abituerai.– disse Dexter con calma – Tu sei troppo giovane, non puoi ricordare la Guerra ma per noi che ci siamo passati la morte è diventata un evento all’ordine del giorno. All’inizio spaventa, sconvolge poi, lentamente, ti ci abitui. È già stato fatto il controllo sulle bacchette?
Hill si riprese:– Quella dell’uomo è spaccata a metà, sta arrivando il tecnico per controllare quella della donna.
– Chi era?– chiese Dexter vagando per la stanza in cerca di chissà cosa.
Hill scorse nuovamente il taccuino:– Violet Figg, trent’anni, …
– Violet?– Dexter si voltò di scatto, per la prima volta agli occhi di Hill apparve veramente interessato all’intera faccenda. Si avvicinò al lato del letto dove giaceva la donna e si chinò ad osservarla. – Peccato, era una strega brillante, sprecare la sua vita così... Andiamo Hill, qui non possiamo fare più nulla per ora.
 
Dexter e Hill avevano entrambi, a modo loro, ragione. Certo, la morte era una cosa atroce, e certo, era davvero un peccato che una strega così brillante sprecasse così la sua vita; quello che ad entrambi sfuggiva e che, in ogni modo, da uomini pragmatici quali erano non avrebbero potuto comprendere era che anche la separazione era una cosa atroce. Forse ben più della morte. Nessuno avrebbe mai realmente compreso l’atto di Violet Figg, soltanto qualche innamorato folle in un attimo di disperazione ne avrebbe carpito l’essenza, il significato nascosto:
la separazione e la morte sono atroci, però un amore che non sembri l'ultimo della vita, per una donna non è che un inutile passatempo.
 


Fine

 
 



 
 
 
Note:
 
Il titolo è tratto da un verso della poesia di J. Prévert “Quando tu dormi”;

- “e poi, siccome anche io mi ucciderò i nostri cadaveri dormiranno insieme, sul nostro letto.” Questa altro non è che la parziale parafrasi di alcuni versi della sopracitata poesia di J. Prévert, che recita: “e poi, siccome anch'io mi ucciderò/finita anche l’insonnia/ed i nostri cadaveri riuniti/insieme dormiranno sul nostro grande letto”;

- Violet Figg è un personaggio di mia invenzione. Ho immaginato che la signora Figg fosse esponente di una famiglia purosangue e che avesse questa nipote. D’altronde la famiglia Figg poteva essere o mezzosangue o purosangue, in caso contrario nessuno si sarebbe accorto che Arabella era una Maganò. Data l’età della Signora Figg ho ritenuto opportuno fare di Violet una pronipote. Per quanto riguarda l’età Violet dovrebbe avere circa sei anni meno di Zacharias Smith.

- La scelta del personaggio maschile è stata abbastanza complessa. Ho voluto prendere in considerazione un personaggio profondamente antipatico, perfino cattivo, che però non fosse un Serpeverde. Suppongo che la cattiveria di Zach non si percepisca molto ma posso assicurarvi che nella mia mente è davvero una persona orribile. Quando aggiusterò questo obbrobrio credo che amplierò meglio la descrizione dell’orribile carattere di questo soggetto.

- Dexter e Hill sono, ovviamente di mia invenzione. Mi sono trovata in difficoltà perché non sapevo come si potessero riferire l’uno all’altro poiché le gerarchie fra gli Auror non mi sono note, quindi ho optato per i cognomi. Dexter dovrebbe essere più grande di Harry Potter di circa sette anni, quindi posso affermare che ha più di quarant’anni. La recluta Hills, invece ha iniziato a lavorare da qualche mese quindi la sua età si aggira intorno ai ventitré anni.

- La bacchetta di Zach è di vischio non a caso. Nella mitologia scandinava il dio Loki aveva deciso di uccidere Baldr figlio di Odino, il dio più bello, più giusto e più amato nel Pantheon nordico, tutti gli esseri viventi e le cose inanimate avevano giurato quindi di non nuocere a Baldr. L’unico che non aveva prestato giuramento era stato un ramoscello di vischio, quando Loki lo scopre fa sì che una freccia di vischio colpisca Baldr, così da ucciderlo. Essendo Zach un essere infido ho pensato che la sua bacchetta dovesse essere fatta di legno traditore. U.U


- "La separazione e la morte sono atroci, però un amore che non sembri l'ultimo della vita, per una donna non è che un inutile passatempo." è una citazione di Banana Yoshimoto.
 
 
 
 
 
 Giudizi:

2°Classificato: LoveChild

Grammatica e sintassi: 9.3
Lessico e Stile: 9.9
Originalità: 10
Caratterizzazione dei personaggi: 15
Attinenza al prompt* e sviluppo della trama: 15
Gradimento personale: 10

Totale: 69.2

Lilyblack:
Penso di averti tolto un paio di centesimi per sport o, come ho fatto per una tua illustre collega, perché da te mi aspetto quasi la perfezione. Il tuo unico errore comunque, è aver usato un ‘di lui’, dove una scelta grammaticalmente diversa avrebbe reso, forse, la frase più scorrevole. Puntigliosità comunque, indubbiamente.
Per il resto la storia è perfetta. Un po’ crudele, quasi da film noir, ha uno stile adattissimo alla situazione e brilla indubbiamente di originalità, in quanto di storie noir nel fandom se ne trovano poche e, quindi, il punteggio pieno non è dovuto semplicemente all’utilizzo di un personaggio nuovo. I personaggi per quanto poco conosciuti sono ovunque, permeano la storia ed è impossibile non comprendere e carpire i pensieri di lei. Il gradimento personale è, ovviamente, totale.

Vogue:
Partendo dalla grammatica, l’unica cosa ad avermi lasciata perplessa è in una delle prime frasi: “le sfuggiva a tutt’oggi se si parlasse della reputazione di lui o dell’altra”. Non è errato scrivere ‘di lui’ in tale contesto, tuttavia mi è parso (ma può anche essere un fattore oggettivo) che scrivere ‘propria’ avrebbe reso più scorrevole la frase. Comunque niente di fondamentale. 
Lo stile è scorrevole, la frase ripresa più volte nel testo fa da punto chiave, scandagliando perfettamente la narrazione, rendendola più che piacevole. Il lessico è assolutamente accurato, il registro utilizzato dà valore aggiunto alla narrazione stessa. 
Quanto all’originalità... non ci sarebbe nemmeno da discutere. Non ho mai letto nulla del genere né penso che sia mai stata scritta. Non sono è originale la scelta dei personaggi (inopinabile), ma è originale anche la relazione fra loro, il modo in cui essa si svolge, le decisioni prese da Violet ed il tragico finale. 
Ottima la caratterizzazione, dato che hai reso meravigliosamente la psiche di entrambi, mostrandone ogni lato, dai più intuibili ai più reconditi , dando loro uno spessore assoluto, facendo sì che leggendo si riuscisse facilmente ad immedesimarsi con loro. 
La citazione è inserita perfettamente, su quella ruota tutta la storia dall’inizio alla fine. La prima parte, ripetuta più volte, fa da preludio alla seconda, che nella fase finale viene egregiamente spiegata e giustificata dalle azioni di Violet. 
Una storia semplicemente meravigliosa, a mio avviso. Mi ha stupita, mi ha fatta appassionare alla vicenda, alla psiche di Violet, alle sue decisioni, persino al comportamento di Zach. Mi è dispiaciuto quand’è finita, non lo nego. Prende, non c’è il minimo dubbio, e ti faccio assolutamente i miei complimenti.


Fabi:
La storia è… spiazzante. Mi ha lasciata a bocca aperta. È triste, molto triste, logico, parla di morte, di omicidio.
Hai inserito in modo eccellente la citazione e l'elemento 'bacchetta'. Gli altri sono accennati, ma ci sono.
C'è qualche errore, manca qualche spazio e hai scritto 'smaterializzò', al posto di 'Materializzò'. 'capace di una atto simile', poi altri errori, più o meno come questo, errori che rileggendo noterai sicuramente anche tu. 
Mentre leggevo ero praticamente sconvolta, ma come ti è venuta in mente una cosa del genere?
'La separazione è una cosa atroce', la citazione era difficile, e tu sei riuscita a mostrare il dolore di Violet in un modo che mi ha davvero sorpresa. 
Mai avrei pensato ad una storia che parlasse di questo. 
Hai delineato il tuo OC in maniera magistrale, le hai creato un mondo intorno e questo mondo si vede nascere dai pochi chiari elementi hai descritto. Hai un dono nel creare mondi e personaggi. Lo fai in modo naturale.
Il tuo stile in questa storia è delicato. Era difficile descrivere una situazione del genere e tu l'hai fatto gestendo prima di tutto l'introspezione di Violet.
Mi stupisco sempre di come tu sia sempre in grado di trovare delle citazioni interessanti, in questo caso la poesia è stata una scelta magnifica. Ti sei lasciata ispirare e hai dato alla storia questa piega tragica.
Non posso che farti i complimenti per questa storia, che brilla sotto molti punti di vista e che è molto, molto triste.
 

 
 Ringrazio ancora dal più profondo del cuore le giudicesse per il lavoro e la pazienza, oltre che per i meravigliosi giudizi! Grazie, grazie, grazie!

Bisous,
        Yaya
   
 
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