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Autore: Cara_Sconosciuta    11/01/2011    0 recensioni
Vedi, quando ho incominciato a raccogliere dati, sette anni fa, pensavo che il lavoro non sarebbe stato nulla di più della genealogia di una tipica famiglia americana, ma mi sbagliavo di grosso. Piano piano, tornando indietro, è saltato fuori un particolare, sempre lo stesso, che unisce con un filo chiaro, impossibile da non notare, la nostra famiglia a quel soldato vissuto in Palestina ai tempi di Cristo. Un particolare inquietante, se lo guardi da un certo punto di vista.
Genere: Avventura, Drammatico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera!!!

Ancora una volta mi trovo ad introdurre una nuova storia che, però, sono sicura, questa volta terminerò.

Non vi anticipo nulla, perché, come Axel, sarete voi a dover risolvere il mistero!

Dico solo che il racconto, a capitoli, sarà interamente basato sulla canzone “Il Testamento di Tito” di Fabrizio de Andrè... e vi lascio alla lettura!!

Temperance

Genealogia

di un

Blasfemo

1 - Genealogia di un Newyorkese qualunque

 

Quando Evangeline, a dir poco euforica, lo chiamò al telefono alle cinque del mattino, Axel Grady provò la fortissima, irresistibile tentazione di sbatterle la cornetta in faccia e tornare a dormire.

La provò, certo, e fu anche sul punto di dare retta all’istinto, ma poi pensò che era Evangeline e che non lo chiamava da una vita.

Doveva per forza essere importante o, spilorcia come era, sua sorella non avrebbe mai e poi mai speso il costo di un’intercontinentale.

La voce, dall’apparecchio, l’aveva assalito, nitida ma distante, convincendolo che rispondere non era stato un errore.

“Corri!” Gli aveva strillato nell’orecchio, senza nemmeno salutare. “Corri a casa, l’ho finito!”

L’uomo lanciò uno sguardo all’orologio e al calendario, posizionati l’uno accanto all’altro sulle sbarre di legno che attraversavano la fragile parete di carta di riso.

Andarsene in quel momento avrebbe significato mandare letteralmente a puttane tutto il lavoro che lo aveva portato a trascorrere più di due mesi sull’isola di Okinawa.

Ma lei aveva finito... e gli anni che la sua sorellina aveva dedicato a quel fine valevano molto, molto di più di qualsiasi articolo.

E poi le aveva promesso che lo avrebbe letto per primo...

Nemmeno un’ora dopo, il pluripremiato reporter Axel Grady e il suo fidato zaino da viaggio  erano in coda presso l’unico terminal del microscopico aereoporto di Okinawa,  la mano già stretta intorno al biglietto per New York più economico che aveva trovato.

Con un sorriso appena accennato, posò il primo piede sul grande aereo americano.

Un colosso per l’isola.

Un pulcino per la Grande Mela.

“Si torna a casa...” Sussurrò a se stesso, senza saper dire se la cosa lo rendesse felice o impaurito.

 

“Guardalo!” Esclamò Evangeline, raggiante, piantandogli un volume nero a pochi millimetri dal naso, prima ancora di lasciarlo entrare in casa.

Axel sospirò, prendendo tra le mani il libro, più sottile, a dire il vero, di quanto si aspettasse.

“Ciao anche a te, creatura delle tenebre. Ti ho portato un regalo.”

“Sì, dopo.”

Determinata alla stregua di un carro armato, la ragazza prese il fratello per mano, trascinandolo in casa, mentre lui cercava con ogni arte di non far finire a terra la pregiatissima e delicatissima geisha di porcellana che le aveva comprato in Giappone.

“L’ho finito proprio ieri.” Proseguì Evangeline, come una piccola radio antropomorfa, costringendolo a sedersi sul divano. “E l’ho fatto rilegare alla bell’e meglio dal cartolaio giù, vicino alla Quinta. L’ha potuto fare solo nero, ma trovo che comunque non sia così male... e sarai d’accordo con me, quando lo avrai letto. Abbiamo una famiglia fichissima e sono riuscita a tornare indietro con una precisione molto prossima alla storia fino all’anno zero! Trovando ovunque aspetti piuttosto inquietanti...” Sibilò, avvicinandosi, sorniona, al viso del fratello e passandogli sotto al naso la treccia scura, rischiando di farla starnutire.

Nonostante ciò, Axel strabuzzò gli occhi ed emise un fischio di ammirazione.

“Fino all’anno zero! Evan, non so come ci sei riuscita, ma tanto di cappello!”

“Con un fratello famoso in tutto il mondo sentivo come un obbligo personale fare qualcosa di straordinario... prendilo come un monito: non sei più solo tu il Grady con le palle.”

Silenzio.

“Beh?” Evangeline fremeva d’eccitazione sulla sedia a dondolo del soggiorno.

“Beh cosa?”

“Beh leggi!”

Il giornalista abbassò gli occhi sul libro, grattandosi appena il mento, coperto da una fine barba bionda, forse un po’troppo lunga.

“Il titolo non va.”

Sonoro sbuffo d’insofferenza proveniente dalla sedia a dondolo.

“Genealogia di un newyorkese qualunque... non attira, è banale. Un editore non la guarda nemmeno una bozza con un titolo del genere.”

Altro sbuffo.

Axel si prese un secondo di silenzio e di profonda riflessione per evitare di scoppiare a ridere.

Adorava portare sua sorella sull’orlo di una crisi di nervi.

“Non so, con questo titolo non mi fa venire voglia di...”

“Axel, leggi quel cazzo di libro!”

Con un sorriso fintamente mortificato, ma soddisfatto fino al midollo, il reporter aprì il tomo con estenuante lentezza, mentre Evangeline, appollaiata sulla sedia, dondolava avanti e indietro, i grandi occhi neri spalancati e il resto del viso nascosto da ginocchia e capelli.

“È una saga alla rovescia, che parte da te e ripercorre a ritroso, in dieci passi, le fasi più importanti dello sviluppo della famiglia Grady. Ho scoperto cose sensazionali... ad esempio, lo sapevi che la nostra origine è per metà latina e per metà normanna? Per questo tu sei saltato fuori biondo in una famiglia tutta di mori. Ma il particolare fondamentale non è questo.” Asserì la ragazza, spostandosi un ciuffo da davanti al viso. Axel annuì, interessato, invitandola a continuare. “Vedi, quando ho incominciato a raccogliere dati, sette anni fa, pensavo che il lavoro non sarebbe stato nulla di più della genealogia di una tipica famiglia americana, ma mi sbagliavo di grosso. Piano piano, tornando indietro, è saltato fuori un particolare, sempre lo stesso, che unisce con un filo chiaro, impossibile da non notare, la nostra famiglia a quel soldato vissuto in Palestina ai tempi di Cristo. Un particolare inquietante, se lo guardi da un certo punto di vista.”

“E sarebbe?” Domandò Axel, mentre la sua mente, già catturata, disegnava davanti a lui la famosa leggenda giapponese del filo rosso del destino.

Evangeline sorrise, negli occhi la provocante ingenuità che solo una giovane donna può possedere.

“Leggi e lo scoprirai.”

 

Continua...

   
 
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