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Autore: Carmilla Lilith    12/01/2011    3 recensioni
Lady Elizabeth Coleridge stringe tra le mani una rosa bianca, emblema della promessa di morte che ha ricevuto cinquant’anni prima. Che cos’è accaduto nel maniero sui Carpazi, quella gelida notte di Dicembre? (storia partecipante al contest "Once upon a Bloody December indetto da storyteller lover e classificatasi nona a parimerito)
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Bad blood'
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Dawn
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Capitolo 1: Dawn

 

Lady Elizabeth Coleridge siede accanto alla finestra, lo sguardo perso nel vuoto.

Il giardino che circonda il suo maniero nei Carpazi è ricoperto da uno spesso strato di neve: bianca, fredda, indifferente. Anche il bosco che s’estende oltre le sue proprietà è ammantato di bianco, così come bianco è il colore della rosa stretta tra le grinzose mani dell’anziana Lady inglese.

Solamente poche ore e sarebbero trascorsi cinquant’anni esatti da quando l’aveva ricevuta, eppure quella rosa non solo non era appassita, ma non si era mai nemmeno sgualcita o sciupata in alcun modo. Quel fiore, così puro e delicato, è l’emblema della promessa di morte che Elizabeth ricevette mezzo secolo fa.

Improvvisamente, alle sue spalle, il carillon che anni addietro era appartenuto a sua sorella Kathrin prende a suonare. La musica risuona per pochissimi secondi, poi cala il silenzio.

Elizabeth sospira e si rende conto d’avere paura. Ma non può far nulla: tutti, nel maniero, la ritengono una pazza furiosa, nonché un’assassina. Una fratricida, per l’esattezza.

Anche se qualcuno accorresse in suo aiuto sentendola urlare, che potrebbe fare? Assolutamente nulla. Forse è più dignitoso aspettare la fine in eroica solitudine.

Sublime.

 

***

 

In gioventù Elizabeth era famosa per il suo carattere ribelle e spavaldo. Orfana di madre, approfittava nelle numerose assenze del padre, abile commerciante, per dare sfarzose feste nella dimora della sua famiglia, a Londra.

Aveva numerosi spasimanti, attratti sia dal suo carattere indocile che dal suo aspetto fisico: la giovane lady, infatti, poteva vantare un seno florido e un vitino da vespa, folti capelli corvini, l’incarnato di porcellana e,soprattutto, dei sorprendenti occhi color smeraldo.

Lady Elizabeth, dal canto suo, respingeva ben di rado i suoi pretendenti, incurante del fatto che molti dei suoi vicini la considerassero alla stregua di una sgualdrina. Inutile dire che quando i pettegolezzi sulla condotta morale di Elizabeth giunsero alle orecchie di Sir William Coleridge, suo padre, l’uomo andò su tutte le furie. I litigi tra il padre e la primogenita si fecero sempre più frequenti, turbando l’animo sensibile di Kathrin, la figlia minore.

Quest’ultima era molto differente dalla sorella maggiore. Di natura riservata e riflessiva, Lady Kathrin era una fanciulla pallida e slanciata, caratterizzata da una cascata di lisci capelli color dell’ebano lunghi fino alla vita ed un volto incredibilmente espressivo.

Un profondo legame univa le due sorelle: Elizabeth vedeva la sorella minore come una creatura estremamente fragile e questo la spingeva ad assumere un atteggiamento protettivo, quasi materno, nei suoi confronti.

Kathrin, invece, aveva assunto il ruolo di mediatrice tra il padre e la sorella maggiore. La sensibile fanciulla, indubbiamente la preferita dal padre, sapeva come far leva sui sentimenti dei suoi cari, riuscendo sia ad addolcire il carattere severo del padre che a contenere il temperamento ribelle della sorella. Se non fosse stato per Kathrin probabilmente Elizabeth avrebbe trascorso buona parte della sua gioventù in collegio.

Il delicato equilibrio della famiglia Coleridge, però, era destinato a spezzarsi.

 

William, ormai anziano, decise che per lui era giunto il momento di ritirarsi dall’attività commerciale e, avendo avuto modo di accumulare un discreto patrimonio, decise di realizzare il sogno della sua vita: trasferirsi in Transilvania.

Durante i suoi numerosi viaggi di lavoro, infatti, Sir Coleridge aveva avuto modo di conoscere quella regione e se n’era perdutamente innamorato. Il fascino di quella terra selvaggia e misteriosa lo spinse ad acquistare e far ristrutturare un piccolo maniero medievale sui Carpazi, dove decise di trasferirsi insieme alle due figlie.

Elizabeth reagì in malo modo alla notizia del trasloco: lasciare Londra per uno sperduto paesello dell’Europa dell’est era semplicemente impensabile per l’estroversa giovane, che accusò il padre di volerla allontanare dalla mondanità.

William si difese, sostenendo di voler solamente realizzare un suo desiderio e sottolineando come Elizabeth si stesse dimostrando egoista ed ingrata.

La discussione proseguì furibonda e si concluse bruscamente quando William sentenziò che Elizabeth non era ancora maggiorenne ed era quindi obbligata a seguirlo, anche perché la residenza di Londra era già stata messa in vendita. La giovane si ritirò nella sua stanza, in lacrime.

Kathrin non poté fare a meno d’angustiarsi per l’effetto che l’imminente trasloco aveva sulla sorella. Decise quindi di permetterle di godere della mondanità di Londra per un’ultima volta: convinse il padre che un po’ di solitudine avrebbe soltanto giovato ad Elizabeth e fece in modo che la partenza di Sir Coleridge avvenisse una settimana prima di quella della sorella maggiore.

 

Quando Kathrin comunicò ad Elizabeth la bella notizia, la primogenita quasi non riuscì a credere alle proprie orecchie.

“Io preferisco partire con nostro padre. Promettetemi, però, che organizzerete una degna festa d’addio, anche se non potrò assistere!” disse Kathrin.

“Ovviamente! Mi spiace soltanto che non possiate assistere, mia adorata sorella!” promise Elizabeth, abbracciando la sorella.

“Non fa nulla. Sono molto curiosa di vedere la nostra nuova dimora e non vorrei che nostro padre viaggiasse solo: lo metterebbe soltanto di malumore e preferirei evitare altre discussioni tra di voi, per il momento.” si giustificò Kathrin.

“Non dimenticherò questo splendido regalo, sorella mia! Prometto che Vi renderò il favore quanto prima.” promise Elizabeth, schioccando un bacio sulla guancia di Kathrin.

 

Non appena Sir William e Lady Kathrin partirono alla volta della Transilvania, Lady Elizabeth diede inizio ai preparativi per la festa d’addio.

La giovane intendeva dar luogo ad un ricevimento indimenticabile e decise di optare per una particolare festa a tema: tutti gli invitati avrebbero dovuto indossare un completo funebre e una maschera a loro piacimento, purché ne impedisse il riconoscimento.

Lady Elizabeth fu costretta a chiedere aiuto ai suoi amici, dato che la servitù aveva seguito il padre nella nuova dimora o era stata licenziata. Fortunatamente nessuno mancò di collaborare e così la giovane Lady poté organizzare un degno saluto al suo sregolato stile di vita.

 

La sera della festa numerose carrozze si diressero verso la dimora dei Coleridge.

Dato che tutti gli invitati avevano rispettato le direttive di Elizabeth, la villa sembrava luogo di un singolare ricevimento funebre. L’effetto macabro era amplificato dalla scarsa illuminazione voluta da Elizabeth e dalle verosimili riproduzioni di lapidi che la padrona di casa aveva provveduto a sistemare sia in giardino che all’interno della propria abitazione.

Lady Coleridge, nonostante le maschere, riconobbe gran parte dei suoi amanti e molte delle sue amiche ma, mentre sorseggiava un bicchiere di Porto, la sua attenzione venne attirata da un ospite che, n’era assolutamente certa, non conosceva: era slanciato, elegante, dai corti e lisci capelli color pece. Indossava una semplice maschera nera che celava la metà superiore del suo aristocratico volto.

 

Lady Elizabeth non poté fare a meno di avvicinarsi all’affascinante e sconosciuto ospite. Anche se il misterioso individuo non la stava nemmeno guardando, la giovane avvertiva una sorta di richiamo telepatico che la stava inesorabilmente attirando verso l’uomo.

“Buonasera, milord! La festa è di Vostro gradimento?” domandò Elizabeth, con tono suadente.

L’uomo la guardò e la Lady non poté evitare di rabbrividire: la gelida occhiata che le venne rivolta dagli occhi grigio antracite del misterioso individuo parve trapassarle anima e corpo. Una sensazione decisamente inquietante.

“Sì, decisamente. La Vostra idea è stata molto originale, Lady Elizabeth!” rispose l’uomo, accennando un sorriso.

Elizabeth si stupì: come faceva quell’uomo a conoscere il suo nome? Era certa di non averlo mai visto prima.

Leggendo la perplessità sul volto della fanciulla, l’uomo decise di darle delle spiegazioni: “Ho avuto modo di conoscere Vostro padre per motivi d’affari. Mi ha parlato spesso di Voi!”

Elizabeth si lasciò sfuggire una risatina nervosa. “Posso immaginare cosa Vi abbia detto al riguardo”.

“Vostro padre Vi adora, Lady Elizabeth!” si affrettò a rispondere l’uomo.

“Se è così non lo dimostra affatto! Non mi stupirei se Vi avesse mandato qui per sorvegliarmi Lord…” sbuffò Elizabeth, interrompendosi quando si rese conto di non conoscere ancora il nome del misterioso ospite.

“Lord Zlotan Dragos, lieto di conoscerVi!” si presentò il giovane Lord, facendo il baciamano ad Elizabeth. Il leggerissimo contatto tra Zlotan ed Elizabeth fu sufficiente a far accapponare la sensibile pelle della giovane: Elizabeth avvertiva una strana tensione, frutto del misto tra attrazione e timore che provava per lo sconosciuto.

“Il Vostro nome è alquanto inusuale, Lord Dragos.” osservò Elizabeth, tentando d’ignorare le sensazioni che stava provando.

“Provengo dalla Transilvania, Lady Colerdige. Il maniero acquistato da Vostro padre si trova poco distante dalle mie proprietà”. Il sorriso con cui Lord Dragos accompagnò la risposta tradiva una certa soddisfazione.

Elizabeth era sempre più stordita. Ebbra delle parole dell’affascinante lord transilvano, faticò a fingere indifferenza mentre rispondeva “Oh, così Voi siete il mio nuovo vicino!”.

Zlotan si rese conto dei sentimenti che agitavano la giovane e se ne rallegrò: Elizabeth era una splendida fanciulla e non gli sarebbe affatto dispiaciuto approfondire la loro conoscenza. “Ebbene sì, Lady Coleridge! Perché non brindiamo al nostro incontro?” propose il giovane uomo.

Elizabeth accettò di buon grado, anche perché ormai pendeva dalle labbra rosse e voluttuose di Lord Dragos. Non era in grado di comprendere cosa le stesse accadendo: da sempre era lei a condurre il gioco della seduzione con i suoi spasimanti ma Zlotan esercitava una strana attrazione su di lei.

 

I due chiacchierarono a lungo e questo permise ad Elizabeth di calmarsi. Prese a provocare Lord Dragos, anche se con una certa discrezione, rallegrandosi immensamente quando l’uomo le propose, sussurrandole in un orecchio, di approfondire la loro conoscenza.

La festa era entrata nel vivo: la maggior parte degli ospiti stava danzando nel salotto, dove stava suonando l’orchestra assunta da Elizabeth. Gli altri invitati stavano bevendo e mangiando oppure si erano imboscati nel giardino della residenza. Nessuno si sarebbe accorto dell’assenza della padrona di casa, ammesso che l’avessero riconosciuta, fasciata nel suo sontuoso abito di raso nero e merletti e con il viso celato da una maschera in pizzo.

La giovane prese Zlotan per mano e lo condusse al piano superiore, nella sua stanza.

Non appena Elizabeth chiuse la porta, Lord Dragos prese a baciarla sulle spalle scoperte. Anche se la pelle dell’uomo era gelida Lady Coleridge avvertiva quei baci come roventi.

La bocca di Zlotan danzava sul corpo dell’affascinante Lady: le leccò il seno, s’impossessò della sua bocca e percorse voluttuosamente il profilo del suo collo. Elizabeth era totalmente stregata dalle attenzioni del Lord transilvano eppure avvertiva un sottile timore, come si trovasse in una situazione di pericolo.

“ToglieteVi la maschera!” le ordinò Zlotan, sollevandole la gonna.

“Solo se lo farete anche Voi”.

“Come desiderate, milady!” Lord Dragos rivelò completamente il suo volto. I tratti erano tipicamente slavi, zigomi alti, tratti taglienti e folti baffi color pece.

“Siete bellissimo!” sospirò Elizabeth, mentre le mani di Zlotan le accarezzano il profilo del seno.

“Vi ringrazio! Anche Voi siete stupenda, amarVi è un vero piacere!” sorrise Lord Dragos. Elizabeth, mentre si toglieva la maschera, non riuscì a trattenere un sorriso.

 

   
 
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