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Autore: Nonoko    12/01/2011    3 recensioni
HellO! sono Nonoko , e questa è la mia prima Fic! Spero che vi piaccia e che commentiate il mio stile se vi va.
Allooora..questa storia vede come protagonista Macy Cole, una semplice Babbana capitata ad Hogwarts per un errore di cui sconterà lei stessa le conseguenze.
Ho " chiamato in causa" anche Albus-Severus Potter e Scorpius Malfoy, ritoccandone il carattere mai delineato, e aggiungendo sfumature in ognuno di loro.
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Nonoko :)
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Al santa Chiara c’era ben poco da fare.
Le preghiere non ce le facevano fare più, era estate, e avevamo undici anni, e a noi piaceva solo correre a giro con i nostri compagni. Scappare alle suore intontite, era una cosa facilissima, e spiarle ancora meglio. Il sole penetrava dalla finestra della camerata e illuminava i letti in ferro battuto e le nostre spazzole , lasciate a caso per lì.

- Macy? Macy Cole? Dov’è Macy Cole?- strillò la suora affacciandosi dal porticato. L
a corda mi si inceppò sotto i piedi e corsi verso la suora sotto gli sguardi delle mie compagne.

- Che succede?-

- Sarà arrivato un suo parente…sarebbe anche l’ora- sentii mormorare alle mie compagne.

Erano ormai dodici anni che stavo al Santa Chiara, e nessuno era mai venuto a trovarmi, né i miei genitori, né il resto della mia famiglia. In realtà al Santa Chiara, la famiglia l’avevo trovata , erano le mie amiche e non sapevo ancora che stavo per lasciarla. Suor Olivia mi aspettò con l’aria di chi aspetta passare una stella cadente.

- Vieni con me- disse e io la seguii fino all’ufficio della madre Superiora.
C’ero stata spesso nell’ufficio della Madre Superiora, e molte mie amiche mi chiedevano come fosse, nell’oscuro mistero di chi finiva là dentro. Dicevo in giro che La Madre Superiora fosse terribile, veramente cattiva, altissima e con una voce da uomo e quando entravi là dentro poi te ne uscivi con una punizione severissima.
In realtà nell’ufficio di Madre S. ci entravi solo con qualche bravata, ed era una donnina dolce e paziente, e non ne poteva più di noi, e sospettavo che tutte le volte che mi vedeva si chiedesse se non fosse il caso di spedirmi in un carcere minorile per piccole delinquenti. Questa volta aprendo la piccola porticina e scendendo i tre gradini della stanza bianca esaminai nel mio cervello ( e non ci misi neanche più di tanto, in effetti) e mi chiesi che avessi fatto. Ma Madre S. stavolta sorrideva, e mi invitò nervosamente a sedermi davanti a lei, mentre Suor Olivia scompariva dietro la porta lasciandomi sola con quella donnina.
Sorrideva , cattivo segno.
Forse veramente avevano trovato un carcere minorile adatto a me!

- Macy, cara Macy!- disse lei. Io sorrisi.

- Beh, da dove cominciare?-

Beh, intanto dal dirmi il nome del mio nuovo carcere…
SI alzò e prese una lettera da sopra la cappa del camino, ormai spento poiché la fine dell’estate si avvicinava, e così, anche il rientro delle altre compagne andate via per l’estate e la scuola.
Maledetta scuola!
Mi avvicinò la lettera color crema, mentre altre due suore, di cui preferibilmente avevo ignorato l’esistenza fino a quel momento entrarono nella stanza mormorando un “ eccoci” nervoso .
Pensai di prendere la lettera, ma fu lei a prendere me! Si animò , si modellò, e il sigillo rosso di cera si animò ,prendendo la forma di una bocca.

- Salve, sono Mafalda Hopkirk!- urlò la busta arrivando per aria.

Cosa un tantino insolita, in effetti… Vidi Madre S sussultare e rischiare di svenire, e le sorelle mormorare preghiere fitto fitto quasi urlando. Nonostante fosse una visione più unica che rara, decisi che le povere suore stavano per morire, e gli avrei dovuto salvare la vita. Così mi alzai e tentai di afferrarla, ma quella sfuggiva troppo velocemente.

- Insomma signorina Cole! La smetta!- strepitò la busta , talmente severamente che mi costrinsi a sedermi , ignorando Madre S. che si teneva la mano sul cuore.

- Insomma, dicevo, sono Mafalda Hopkirk! Incaricata dello smistamento, dei nuovi arrivati della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts!-

Magia e stregoneria? Che cosa alquanto curiosa…alquanto…molto curiosa!

- Il Ministero Della Magia, e il Ministro Kingsley Shaklebolt e il Preside della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts Neville Paciock in persona, si scusano per il tremendo e imprevedibile errore di non averla convocata l’anno scorso! Le circostanze sono alquanto imprevedibili e occasionali, ma la invitiamo ( e la obblighiamo )lo stesso, a prendere parte ai cori di magia e stregoneria presso la scuola di Hogwarts dove soggiornerà per sette anni, e si diplomerà! – Proseguì la voce della lettera.

- La preghiamo perciò di recarsi presso la stazione King Cross di Londra entro le nove del mattino di martedì 14 settembre e di acquistare tutto il materiale scritto in questa lettera, Cordiali Saluti. Mafalda Hopkirk!- disse la busta e cadde inerme sulla scrivania , aprendosi da sola, e lasciando la Madre S. Più sconcertata che mai.
Osservai la lettera in cui si menzionavano gufi, libri di incantesimi, calderoni, bacchette e divise.
La scrutai come se quel coso non fosse vero, con superficialità, chiedendo dove stesse il tranello. Mi resi conto che non c’era nessun tranello dopo circa venti minuti di assoluto silenzio e sdegno.

- Ora, cara Macy, tu… comprendi vero…il nostro…la nostra inquietudine rispetto a …questo fatto no?- cominciò Madre S. tremando già.

- Converrai quindi con me col dire che dovresti, accettare la proposta di questa…specie di scuola, ed andartene dal S.Chiara- disse pianissimo, quasi impercettibilmente.

- Dobbiamo ammettere che anche noi pensavamo fosse un tremendo scherzo , mirato solo ai miei nervi, ma dopo che …quella donna si è materializzata qui…- balbettò.

- Quale donna?-

- Minerva! Penso che si chiamasse così! È entrata qua! Vestita da strega, con il cappello , e il gatto e tutto! Oh che scempio Maria mia, che scempio!- urlò mentre le suore dietro scuotevano il capo insieme.

- Te ne devi andare Macy! Devi andare a King Cross e comprare tutto quanto! Tutto! Ma noi non ti accompagneremo mia cara…non ci contare!- - E io come faccio a sapere dove comprarli?- Madre S. si alzò in tutta la sua bassezza e trovò un’altra busta da sopra il camino porgendola. Dentro c’erano soldi, tanti soldi sconosciuti.

- Che sono?- - Te li ha lasciati la tua famiglia Macy! Ora, ti invitiamo a fare i bagagli, questa sera stessa! E , siamo chiari tra di noi, tu non proferirai parola di tutto questo…scempio…alle tue compagne! Chiaro?- disse Madre S.

- Ma perché?- dissi.

- Perché la magia non esiste ! Chiaro?- sillabò Madre S. - Ma come! L’avete visto anche voi! Esiste , esiste eccome!- urlò la ragazzina dai capelli castani.

- Comunque, non ti crederebbe nessuno!- Macy lo sapeva. Nessuno le avrebbe creduto.

- Ma…ma io non me ne voglio andare! Non senza le mie compagne- protestò Macy.
La suora dietro le rifece il verso sorridendo tra sé e sé.

- Mi dispiace, ma questa scuola ti ha chiamato, e dovrai andare! Mi hanno dato l’indirizzo del bar dal quale accedere…e …insomma dovrai andarci! Ora và a riprendere i tuoi bagagli e dormi una notte serena! E saluta le tue compagne . Chiaro?- sillabò Madre S. Macy annuì lentamente, del tutto contrariata e si avviò verso la sua ultima giornata al S.Chiara, con una stupida rassegnazione sulla testa. Quando il sole del S.Chiara le illuminò la faccia, si vide davanti Susie e Rebecca, due amiche di scuola.

- Allora? Come sono i tuoi genitori? Sono simpatici?- chiesero sorridenti. Macy ripensò prima alla lettera e poi alla frase di Madre S “ Non dovrai dire niente di questo scempio alle tue compagne “ e “ La magia non esiste” così mentii , cosa che mi riusciva alquanto bene.

- Oh sì simpaticissimi! Mia madre è esattamente uguale a me , e mio padre è …molto ricco! Ricchissimo! E mi hanno detto che verranno a prendermi con la loro macchina blu e mi portrenno in Francia, dove sono nata!-

dissi e vidi gli sguardi meravigliati di Susie e Rebecca dipingersi sul loro volto, affamato di altre notizie.
Capii che senza di loro , in quella scuola non sarebbe sopravvissuta un attimo.
Se ne rese conto nel momento in cui, seppur la ragazzina avesse smesso di parlarne, i loro sorrisi non si erano spenti nonostante sapessero che non l’avrebbero più rivista. Almeno avevo detto una parte di verità.
Questa è la verità della vita.
E come ogni verità, lascia il suo dolce ed il suo amaro.
E poi la magia? La magia lei non l’aveva neanche mai sfiorata, seppur il suo desiderio di sentirsi sempre qualcosa di più agli altri, ancora non si era placato nonostante avesse la sua età.
Non aveva mai fatto niente di magico, ma ora la volevano in quella scuola, e doveva stare zitta, e fuggire, perché capiva anche che per la religione , doveva essere un vero scempio accettare che forse c’era qualcosa in più.
Qualcosa che andava oltre i confini del S.Chiara, oltre i suoi muri grigi, e sgretolati dai vari tentativi di fuga. Qualcosa che andava oltre quel crocifisso,quella chiesa e quel campanile. E che lo oltraggiava in tutti i modi. E ora quel qualcosa cercava lei, l’aveva trovata e se la voleva portare via, come un fiorellino particolare, che cresce nella sua terra in mezzo agli altri fiori, per poi essere sradicato velocemente , portandolo a spegnersi tristemente.
Portai le mie compagne sui prati e si divertirono spegnendosi velocemente insieme al tramonto. DI quel posto mi sarebbe mancato tutto. Il giorno era finito, e i sorrisi di Susie e Rebecca erano ancora accesi nel sonno, nel caldo della grande e buia camerata del collegio S.Chiara.
La poca luce entrava dall’unica finestra aperta nella grande camerata, e si proiettava sulle inferriate vecchie dei letti delle ragazze. Accanto a lei , Susie si agitava nel sonno.
Era una ragazzina piccola, un po più alta di me, e strana su certi punti di vista.
Era al S.Chiara perché era l’ultima di dodici sorelle, che la odiavano con tutto il loro cuore. - Macy? Sei sveglia?- sussurrò con la bocca asciutta di una calda serata di fine Settembre.

- Sì…che hai?- Susie scosse la testa.

- Niente. Mi mancherai Macy…ma dov’è che vai?- chiese.

Io scossi la testa. Nessuno mi avrebbe creduto. - Anche tu mi mancherai Susie,
-ma ti ho raccontato una bugia-

- Mhh?-

- ti ho raccontato una bugia, io non vado dai miei genitori! In realtà mi è arrivata una lettera da una scuola inglese di magia e stregoneria, era una lettera parlante sai? E mi ha detto che devo partire, domani e andarmene da qua per studiare la magia…capito?-

- Mh,mh- disse lei e poi si addormentò profondamente, lasciandomi ai miei pensieri.




Quella mattina , mentre le mie compagne ancora dormivano, io ero stata svegliata da Suor Olivia ed ero stranamente pronta. Il sonno mi raggiungeva ad ondate e mi faceva barcollare pericolosa mentre scendevo le scalinate di pietra e gli uliveti del S.Chiara, seguendo il mantello di Suor Olivia. Non avevo salutato nessuna delle mie compagne, non avevo salutato quei luoghi, che molto probabilmente non avrei più rivisto.
Fu così che mi arrovellai il cervello cercando di scappare da quella macchina bianca scassata, parcheggiata davanti al portone del collegio . Suor Olivia mi fece mettere la valigia nel bagagliaio e salire velocemente, mentre accendeva una canzone di Elvis che io non conoscevo. Cominciò a canticchiare , spiandomi talvolta dallo specchietto mentre io osservavo distrattamente fuori dal finestrino.
Erano le sette e a Londra mancava molto.

- Approposito, Madre Francesca Willielmina Benedetta ti manda i suoi saluti, e i suoi auspici di buon natale e buona scuola- disse distrattamente. Allora era vero, io per Natale non sarei tornata. Perché non volevano che parlassi, e così mi avevano mandata via , come si recide una radice malata da un albero sano ed indifferente al vento più grande di lui.

- Lei sa dove comprerò la roba?- borbottai.

- C’è un biglietto là dietro. Leggilo- disse facendo una smorfia ed alzando Elvis.

A Londra c’ero stata pochissime volte, solo in gita con le suore.
Avevo visto il Big Ben, Westminister , la cattedrale di S.Paul e S. James, il resto non sapevo che fosse. L’intento di farci imparare la religione, impediva alle suore persino di portarci a vedere cose come Piccadilly, la piazza più profana di Londra .
Dormii per un bel pezzo nella macchina bianca e sognai di essere ancora al S.Chiara, e poi di cascare in una delle tante buche negli uliveti e di sprofondare in un edificio modernissimo e grigio.
La mia immaginazione, visualizzava Hogwarts. Scendemmo dalla macchinina bianca , nel centro di Londra, e Madre O. mi lasciò davanti alla polverosa porta di un bar, con le vetrine oscurate, sinistro, e totalmente dimenticato.
Mi salutò sorridendo, ma dentro non vedeva l’ora di lasciarmi là. Mi disse che mi avrebbe aspettata a King’s Cross con la valigia, ma per il momento me la dovevo sbrigare da sola.


Entrai nel bar e mi guardai intorno. I granelli di polvere danzavano in aria, e si aggiravano intorno a me gente vestita strana, che mi adocchiava. C’era un barista, con le cicatrici sul volto e pensai che però fosse abbastanza socievole.
Avanzai tra i granelli di polvere ed il caldo fino al bancone, ma quando fui là, davanti a quell’uomo non seppi più che dire.
Rimasi muta, e quella fu la mia fortuna. L’uomo alzò lo sguardo da un bicchiere di strana birra a me e mi sorrise.

- Novizia ad Hogwarts? Cerchi Diagon Alley?- gracchiò il barista.

- Che?- chiesi io.

Lui rise. - Oh, sei figlia id Babbano vedo! Vabbè ragazzina, va avanti e spingi il mattone che sta spingendo quel signore! Sarai a Diagon Alley!- disse .

- Grazie- e procedetti spedita nella penombra del pub, prima di dimenticarmi che mattone fosse.
Stop.
Fermiamoci qua che è molto meglio.
Presumo che tutti sappiate che succede dopo. Succede che come per magia ( sai com’è, la storia parla di una strega apprendista) i mattoni si aprono e compare una via , precisamente la via centrale, di DIagon Alley, dalla cui fine scorgiamo l’imponente Gringott. La nostra cara Macy non lo sa.
Mi sembra evidente che se toccasse a noi uno spettacolo del genere, pochi , anzi pochissimi resisterebbero alla voglia di urlare. Posso solo dirvi che Macy appartiene a quel pochi, anzi pochissimi.
Rimasi ferma, folgorata dalla gente che mi camminava intorno , vestita come non se ne vedono molti sani di mente, e gufi che perdevano piume, che volavano per aria sospesi dai venti delle bacchette che le facevano danzare, stagliati contro un sole diviso a metà da un edificio enorme , sul quale era inciso il nome di “ Gringott” .
Diedi una scorsa veloce alla lista che tenevo ancora in mano e mi guardai in giro .
La prima cosa che potevo vedere, la più vicina, ed anche la più imponente, era un grande negozio rosso, nella vetrina si vedeva roba che scoppiettava e fuochi d’artificio. “ Tiri vispi Weasley” .
Camminavo in trance per i ciottoli sulle strade, mentre qualcuno nominava cose a me incomprensibili.
Temevo che l’ora di andare a prendere una bacchetta dovesse giungere atardi, o mai.
Come si faceva a scegliere una bacchetta?
Avrei tanto voluto una guida, ma ero sola.
Decisi di orientarmi a senso.
Subito dopo aver provato ad orientarmi a senso , decisi che era molto meglio chiedere informazioni. Un ragazzo dai capelli castani, folti e spettinati, girava con un aria calma tra le vie, seguendo un vecchio mago barbuto.

- Emh…scusa?- chiesi. Il ragazzo aveva all’incirca la mia età e si girò piano.

- Scusa, sai mica dove si trova emh…” Olivander?” – chiesi e lui annuì sorridendomi.

- Girati tonta. È dietro di te- disse con calma e sparì seguendo il vecchio mago , e lasciandomi da sola davanti all’emporio Olivander.
Spinsi la porta e mi ritrovai in un buio più totale.
Un ragazzo abbastanza giovane mi si parò davanti scendendo da una scala scorrevole, attaccata alla sovrabbondante scaffalatura.

- Clienti Albert?- chiese una voce da dietro il retrobottega. Il ragazzo annuì e scese dalle scale verso di me.

- Ce la faccio da solo pà! Questa è in età da Hogwarts! Dimmi ragazzina, come ti chiami e quanti anni hai?- chiese squadrandomi.

- Sono Macy Cole…e ecco…ho dodici anni e …e sto cercando , penso, una bacchetta. Chessò, una con il mio nome c’è? Oppure me l’hanno già ordinata?- chiesi cercando di abituare i miei occhi alla penombra della stanza.

 Ovunque c’erano astucci di ogni tipo, sui quali c’erano attaccati bigliettini, con misure e strani materiali.
Anche Albert rise. Francamente, ripensai a cosa avesse di comico lamia immagine, agli occhi di Albert e il barista. Insomma, ero stata letteralmente catapultata in quel mondo, che ne sapevo io fino a quel punto di bacchette ed altro?

- Cara mia, non esistono bacchette con un nome sopra! È la bacchetta che sceglie il mago! Non il contrario!- ALbert intanto si era girato verso un’altra scaffalatura, e già cercava la mi abacchetta, quando si voltò e inarcò un sopracciglio, come solo Madre S. Sapeva fare.

- Ehy, aspetta, quanti anni hai scusa?- chiese.
- Dodici.-
- Secondo anno ad Hogwarts?-
- Emh…veramente fino ad adesso non so neanche che sia questa Hogwarts.- ammisi arrossendo. I
l ragazzo inarcò ancora il sopracciglio.

- Primo anno quindi? Nata Babbana ?- chiese ancora.

- Credo…sì. Certo. Nata Babbana.-
Ma che vuol dire “ Nata Babbana?”
Albert si voltò sgomento e frugò ancora nella scaffalatura, quando estrasse un astuccio grigio tutto impolverato. Aveva ancora il sopracciglio alzato, che, contro ogni legge di gravità normale, non sembrava dover cedere.

- Ecco prova questa: 20 centimetri, corda di cuore di drago e mogano- disse porgendomi una bacchetta nera lucente.
La osservai e poi la agitai con fare imbranato e contorto. Albert inarcò ancora il sopracciglio.

- Evidentemente, non è quella giusta- , ricominciò a frugare nella scaffalatura. Me ne porse un’altra e un’altra ancora, ma ogni gesto che facessi, ogni strana formula che tentassi, la bacchetta “ non reagiva” per dirla con le parole di Albert , non emanava colorate scintille, non trasformava Albert in pecora e non faceva volare gli ornitorinchi.
Al sesto tentativo fallito, il ragazzo chiese l’aiuto al Padre, Olivander.
Olivander era un mago vecchio, portava degli occhiali tondi sul naso e aveva dei capelli scompigliati .

- E così nessuna bacchetta funziona eh?- gracchiò zoppicando verso il bancone.

Mi esaminò dagli occhiali tondi. - Buon dio ragazzina. Ho fornito le bacchette al vecchio nemico Voldemort, all’Ordine della fenice, al Ministro della Magia in persona, e anche al nostro grande salvatore Harry Potter, e ai suoi figli! Lo troverò anche a questa…simpatica ragazzina-

Evidentemente, pensava che io sapessi chi fossero tutti quei personaggi che aveva citato, e rimase scombussolato quando lo guardai con espressione di scusa.
Fatto sta che provai altre venti bacchette e non successe mai un bel niente.
Sembrava che “ questa simpatica ragazzina” fosse un tipo più difficile del grande Voldemort, Dell’Ordine della Rondine, del Ministro e di quel tizio…Holly Potter e i suoi figli. Olivander assunse pian piano un’espressione sconcertata, fino a scaraventare molte bacchette in terra.

- Ma è impossibile ragazzina!-
Ma perché te la rifai con me?
- è impossibile! Quanti anni hai?-
- Dodici-
- E non sei mai stata ad Hogwarts?-
- No-
- È impossibile!- urlò ancora
- Ragazzina, come sei arrivata qua?- chiese recuperando un po di contegno.
- Non lo so, mi è arrivata una lettera parlante, lo so , è assurdo da dire…- ammisi imbarazzata.
- No! Non è affatto assurdo! Te lo dico io cos’è assurdo! – disse e poi raccolse piano piano tutte le bacchette, esaminandole attentamente. - Il fatto che nessuna bacchetta , dopo ventinove tentativi, ti abbia ancora scelto! Il fatto che nessuna di loro reagisca!- sussurrò.
Sorrise nervosamente. - Temo, che io non possa fare altrimenti. TI dovrai procurare una bacchetta ad Hogwarts. – Annuii.
Se ci arrivo viva a scuola… Uscii mormorando un “ arrivederci “ sommesso, e riimmergendomi nelle altre spese.
Quindi io non avevo una bacchetta.
Comprai libri assurdi, con negozianti assurdi, una divisa nera e troppo larga per me e un simpaticissimo gattino, che però mi aveva già graffiato la divisa nuova di zecca. Decisi che lo avrei chiamato “Bacchetta” in onore di tutti i miei tentativi falliti di trovarne una.
Di tanto in tanto, vedevo gente aggirarsi tra le vie, e vantarsi delle loro nuove bacchette, ragazzi della mia età e non.
E io ancora non ne avevo una.
  
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