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Autore: Thilwen    19/12/2005    22 recensioni
“E poi, ammettiamolo, avete presente quante volte avevo immaginato la scena, io e lei, mille sfondi e situazioni diverse, il mio sguardo seducente e fascinoso, la mia voce accalorata e grave a dire chiaramente: “Ti amo”?”
Forse, forse, però, Ron aveva corso un tantino troppo con la Fantasia.
Oppure aveva perso troppo tempo a leggere di nascosto i romanzetti rosa di Ginny…
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi ricordo quella volta, quando…

 

Disclaimer: Harry Potter (noto anche come il moccioso che è sopravvissuto ed il marmocchio che è stato prescelto), i personaggi, i luoghi, gli incantesimi e tutto il resto, fino all’ultimo elfo domestico inerente alla saga, appartengono a JKRowling ed a chiunque altro ne detiene i diritti. Io non voglio offendere nessuno, né violare alcun copyright, né scrivo a scopo lucro (figurasi!), il mio è solo un modo per dare libero sfogo alla mia fantasia.

 

Beta-readers: mise_keith, la mia sorellina Elisabetta, Alfio.

 

POV: Ron’s POV

Paring: Ron/Hermione

Data Creazione: 1/11/2005

 

Note: Niente sangue, né morti. Né gente che piange, né amori tragici consumati di nascosto nel cuore della notte. Né finali che vi lasciano un’angoscia inesplicabile. E per una volta, dichiarando il genere, non ho scritto né Drammatico, né Malinconico. Ho scritto Commedia.

Lo so che la cosa potrà anche stupire coloro che sono abituati a leggere della Thilwen-sadica-bastarda-triste-e-poetica, -anche se un po’ bastarda ci sono comunque…- infatti ho impiegato non poco a convincermi di postare questa fanfiction (leggi: i tizi che sono citati sotto nei ringraziamenti mi hanno minacciata di morte. Ripetutamente). Beh, ditemi che ne pensate anche perché, forse, sto scrivendo un fanfiction comica (diversa da questa, in effetti, hanno in comunque solo il protagonista) che mi piacerebbe inviare durante il periodo natalizio.

NON SONO PRESENTI SPOILER SUL VI LIBRO!!

Orsù, gente bella, leggete e lasciatemi una recensione… (anche solo per dirmi: Thilwen, cara, torna a scrivere di poveri disgraziati  che si struggono e si piangono addosso!)

 

Ringraziamenti:

Alla mia carissima Chiara, amica e confidente, lettrice attenta delle mie parole e dei miei pensieri.

Alla mia sorellina Elisabetta, che quando le ho letto questa fanfiction ha riso come una pazza.

Ed ad Alfio, che, una sera, prendendomi in contropiede, mi ha chiesto d’improvviso: “Tu credi che l’amore duri per sempre?”. Ed io, lì, sul momento, non ho saputo rispondere…

 

Dediche:

 Dovuta e meritata ad Alfio visto che ha ispirato la riflessione che mi ha permesso di scrivere questa fanfiction. Ed anche perché, dice, di aver indovinato il finale prima di leggerlo…

Grazie, ti voglio bene.

 

 

 

 

Mi ricordo quella volta, quando…

 

 

di Thilwen

 

 

C’è un vecchio di fronte a me, dall’aspetto simpatico e vissuto.  Ha alcune profonde rughe agli angoli della bocca, gli occhi chiari, la pelle macchiata, una calvizie incipiente. Porta un vestito discretamente elegante dal forte odore di naftalina, di quelli che passano lunghi anni chiusi e dimenticati dentro gli armadi. Ha un cappello fra le mani e lo tormenta nervosamente.

È alto, magro ed ispira fiducia. Ha uno sguardo allegro, vispo, da ragazzo.

Mi osserva intensamente, come a voler penetrare dentro la mia coscienza. Mi spinge ad inoltrarmi nelle parti più intime di me.

Mi spinge a ricordarmi di una cosa.

A ricordarmi di una volta, quando…

 

****

 

Hermione non è mai stata una bella ragazza.

Questo lo posso ammettere senza riserve. Né alta, né formosa, né dai lineamenti regolari, i capelli di seta o la pelle splendente di luce.

È sempre stata una ragazzina minuta, una coda castana ed arruffata, le spalle chine dal peso dei libri, un broncio ed un’espressione seria a vagarle fra la bocca e gli occhi.

A scontrarla per i corridoi di Hogwarts non la si vedeva neppure.

Sì, d’accordo è una ragazza.

Sì, d’accordo, non si può dire sia brutta.

Sì, d’accordo sarà anche intelligente, ma… che importa?

Quale ragazzo perderebbe tempo a provarci con lei, perforare le sue gelide barriere di serietà e riuscire, dopo aver vagato fra i mille livelli del suo essere, a trovarla graziosa?

O, addirittura, bella?

E poi si sa come siamo noi ragazzi. A noi interessa solo una cosa.

E non è, di certo, il cervello.

, tanto meno, vaneggiamenti sentimentalisti inutili.

Ripeto, non che Hermione fosse brutta. Nessuno ha mai osato affermare questo.

Solo però….

però non era quel genere di ragazza.

Troppo seria.

Troppo fredda.

Troppo precisa.

Troppo introversa.

Troppo so-tutto-io.

Troppo intelligente.

Insomma, troppo Hermione.

Eppure io conosco qualcuno –un pazzo direte, un demente, un tizio con seri problemi psicologici- che non solo si è fermato a guardarla, non solo si è tuffato a capofitto dentro la sua anima, non solo l’ha trovata l’essere più meraviglioso del pianeta terra, si è addirittura innamorato di lei.

Sì, innamorato.

No, non sto usando un termine a sproposito, un “parolone”.

Ho detto innamorato, e lo ripeto.

Cotto, cucinato, servito a tavola con tanto di limone in bocca.

Si è innamorato di lei prima che sapesse cosa fosse l’amore,  e per capirlo –va bene,  per ammetterlo- ci ha messo tanto di quel tempo che ha collezionato una serie di strazi indicibili al suo cuore.

O, bene, dovrebbe essere arrestato, per violenza contro se stesso.

Adesso, voi, messi qui con un’espressione turbata, sconvolta, vagamente incuriosita, vi starete chiedendo chi è costui che ha perso tanto senno, sangue, fatica, dietro ad una la cui sorte era quella di restare zitella a vita.

Beh, ecco, forse, sono io.

D’accordo, senza forse. Sono io.

Io, che dopo lunghe angherie condotte nei confronti della mia anima, dopo aver inghiottito il dolce-amaro di una molteplicità di speranze, dopo essermi detto, ripetuto, urlato fino alla sordità “Cazzo! Ron è la tua migliore amica!”, “Ma non vedi che non gliene frega nulla di te, ti vede solo come un amico!”, dopo aver sostenuto lunghi anni di silenzi martorianti e scatti di gelosia inutili, una bella mattina di maggio, ho deciso di dare fuoco a me stesso ed a diciotto inutili anni di vita.

Ricordo il lago ed i raggi di sole –timido, forse più di me, - che sfioravano  con lasciva tenerezza la superficie cristallina dell’acqua, creando disegni invisibili ricamati da fili d’oro e d’argento.

Hermione era al mio fianco.

Ovviamente in silenzio.

Ovviamente stava studiando.

Di Harry, nemmeno l’ombra, troppo impegnato a fare l’eroe, o fingersi tale, troppo alle prese da sé e dalle sue manie di protagonismo.

Povero Harry, in fondo, sotto tutto quello strato d’invidia, gelosia, rancore, mi faceva quasi pena. Era pur sempre il mio migliore amico, il bambino che non solo era Prescelto, ma anche Sopravvissuto!

Io, comunque, ancora più ovviamente, ero alle preso con uno dei miei momenti di totale astrazione dal  mondo, meditabonda meditazione, elevazione del pensiero puro…

Insomma, mi stavo facendo una sega mentale.   

Ed è stato di botto, mentre i miei occhi guardavono il profilo severo di Hermione e ne trovavano un’inesistente dolcezza, che ho sentito un nodo pesante, soffocante, decisamente insostenibile, stringersi alla gola.

Ho tentato di prendere una boccata d’aria. Nulla, semplicemente annaspavo.

Rischiavo di morire, scoppiare, stramazzare senza fiato al suo fianco.

Perché io, dopo anni di dignitosa condotta, non ce la facevo più.

-Mi sono innamorato di te.-

Cinque. Sono solo cinque parole.

Volete sapere quanti anni ci ho impiegato per pronunciarle?

Non ve lo dico.

Ho visto il suo sguardo bloccarsi e cessare di scorrere il rigo. Ha alzato lentamente la testa, mentre due o tre boccoli sfuggiti alla coda rubavano alcuni riflessi di rame al sole. I suoi occhi erano dilatati, sconvolti, la sua bocca dischiusa come a cercare una spiegazione logica.

-Che cosa?-

Un sussurro, incerto, indeciso, spaventato.

Cosa dovevo fare, ripeterlo, forse? Avevo impiegato Merlino solo sa quanto tempo per riuscire a scandire quelle cinque maledette parole e lei rispondeva…. “Che cosa?”

-Io… ecco….-

Io. Ecco.

Ecco, adesso che cazzo si fa?

Ci si resta a guardasi negli occhi, io rosso come un disperato, lei confusa e disorientata, l’uno senza sapere come spiegarsi, l’altra senza sapere cosa rispondere?

E poi, ammettiamolo, avete presente quante volte avevo immaginato la scena, io e lei, mille sfondi e situazioni diverse, il mio sguardo seducente e fascinoso, la mia voce accalorata e grave a dire chiaramente: “Ti amo”.

E poi, che succedeva?

E poi, e poi, si sa.

I suoi occhi si riempivano di lacrime di commozione, scuoteva il capelli crespi, sussurrava un “Oh, Ron! Ti amo anche io!”, mi gettava le braccia al collo, ci baciavamo appassionatamente rubandoci il fiato ed infine… e che volete, sono maschio! Ed infine ci davamo dentro come animali, lei sotto ed io sopra, per un tempo indeterminato!

Che poi comunque, non era solo questione di sesso, insomma, avevamo detto d’amarci, perciò… non datemi dell’insensibile adesso, eh?

Sicuramente in nessuna delle mie ambientazioni, si finiva così: lei sconvolta con l’espressione del tipo “Ho sentito… bene?”, io incapace di reagire.

-Ron….-

Non un “Oh, Ron!” commosso ed innamorato. Sembrava più che altro un “Ron! Ti hanno rapito gli alieni!”.

-Ron… ma, tu, io….-  ha borbottato, chinando lo sguardo –Credevo fossimo…. Solo amici-

Solo amici.

Avete presente il vuoto? Quel coso nero, a forma di vortice, che risucchia ogni cosa mandandola a finire nel nulla eterno?

Si era affittato un mono-vano al centro del mio stomaco.

-C… cosa, cosa vuoi dire?- le ho balbettato.

Lei si tormentava un lembo della gonna, gli occhi fissi sull’erba.

-Hai… hai detto sul serio, prima?-

Ho detto sul serio? No, ma che! Improvvisamente mi sentivo la bocca pericolosamente secca ed avevo deciso di darle un po’ d’aria, dicendo, magari la prima bestialità che mi passava per la testa, qualcosa tipo, “Ehi, Hermione, lo sai, ti amo!”

E poi dicono che le ragazze sono sensibili.

Non me la sono sentita di rispondere. Ho solo annuito.

Lei è rimasta nuovamente in silenzio, immersa in sé, come a cercare parole nascoste e depositate in un angolo remoto della sua coscienza.

-Non lo so, Ron- ho sbottato infine, alzando gli occhi su di me per meno di un secondo, per poi rifugiare lo sguardo nuovamente nell’erba. –Non lo so. Noi siamo tanto amici… io e te, tu ed io, noi…-

Hermione in vita sua non aveva mai farneticato.

Perché avesse iniziato quella mattina, resta un mistero.

-Hermione….-

Il suo nome mi faceva male alla bocca.

-Io… Ron, non lo so.-

-Che cosa, non sai?-

Ero spazientito. Ero distrutto. Osservavamo entrambi due punti diversi del prato, logorati dalla voglia di scappare da noi.

-Io… non lo so se sono innamorata di te. Penso di no. Non penso di essere proprio innamorata. Cioè, non mi stai indifferente da quel punto di vista… ma io ti voglio bene, siamo amici, Ron!-

Siamo amici.

Posso bestemmiare?

-Che vuol dire, siamo amici?-

L’ho osservata con ira, assottigliando lo sguardo.

Lei ha sospirato, pesantemente, saggiamente. –Ron, questa è solo una cotta che… passerà. Cosa faremo quando passerà? Ne sarà valsa la pena rovinare la nostra amicizia per un qualcosa senza futuro?-

Senza futuro?

Io in quel momento sapevo di amarla. Sapevo che io ero un piccolo ed insignificante pianeta che per la forza di gravitazione universale compieva un’orbita ellittica intorno alla stella Hermione. Lei, arrogante, saccente, presuntuosa, odiosa, impertinente ed antipatica, mi veniva a dire che io, mi ero immaginato tutto e che il mio era  un sentimento banale e superficiale, pronto a spegnersi in poco tempo.

-Andiamo Ron, noi… credi che noi siamo fatti per stare insieme?-

Dovevo ripetere la legge di gravitazione universale?

-Sì.-

Hermione ha sorriso triste, mesta. Ha cercato con la sua mano destra la mia, l’ha accarezzata piano.

-Quindi tu non mi ami.- ho concluso, stupendomi per il coraggio.

-Forse sì, forse no. Ma non importa.-

-Perché?-

Hermione ha alzato gli occhi. Avevano un velo di dolore e le sue iridi castane brillavano come due gocce d’ambra immerse in un bicchiere di cristallo.

-Perché io credo che l’amore non duri per sempre. L’amicizia invece sì.-

Faceva male. Troppo male.

-Allora la pensiamo in maniera diversa.-

Avrei voluto alzarmi, dirle che era solo una secchiona, né bella, né brutta, insopportabile, che solo io ero l’unico idiota a potermi innamorare di lei, e che sarebbe rimasta zitella a vita.

Avrei voluto urlarle che sì, forse era vero, l’amore non durava per sempre, ma che non era un buon motivo per non provarci.

Avrei voluto gridarle che io l’amavo e che della sua amicizia non me ne fregava nulla.

Avrei semplicemente voluto mandarla a fanculo.

Invece  sono rimasto lì, con lei, fermo, immobile, in silenzio, a sentire le sue dita scrivere scuse impronunciabili sul mio palmo aperto.

***

S’odono dei passi veloci. Il vecchio si riscuote, fa un ghigno machiavellico. Si volta verso l’uscio, in attesa di veder comparire colui del quale si sentono i movimenti.

Appare  un donna anziana, dai fianchi rotondi di chi ha avuto diversi figli, e l’ossatura piccola di chi in gioventù deve essere stata minuta.

-Che ci fai ancora qui, fermo lì davanti? Stiamo facendo tardi!-

Osservo ancora una volta il volto coperto di rughe e sorrido fra me e me sulla superficie dello specchio.

-Nulla, cara, stavo ricordando di una volta, quando….-

Mia moglie fa un gesto spazientito.

-Quando, quando, quando! Staranno aspettando solo noi! Sono dieci minuti buoni che ti chiamo!-

Sospiro, stanco, mentre lei muove un dito con fare ammonitore.

M’incammino fuori dalla camera da letto porgendole un braccio.

-D’accordo andiamo- concludo mentre la sento appoggiarsi contro di me ed avanziamo a passi lenti giù dalle scale –Però scommetto che avrebbe fatto ridere anche te quello che stavo ripensando, lo sai Hermione?-

 

Mi ricordo quella volta, quando… *******Thilwen

 

  
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