Qual è il tuo nome?
Il dormitorio
femminile del primo anno di Grifondoro era silenzioso.
Tre delle quattro
ragazze che lo occupavano, Margaret Ashworth, Joan Burns e Susan Newbolt erano
ormai profondamente addormentate da almeno un'ora.
La quarta, invece, no.
Ginny Weasley era
sveglissima, e piuttosto curiosa.
Si guardò intorno,
per controllare che nessuno potesse vederla.
Appurato
l’inconsistente rischio, e controllato che i calci di Joan Burns fossero solo
dei riflessi involontari, la ragazzina si dedicò a studiare il misterioso
oggetto che aveva davanti.
Sembrava-a prima
vista- un comunissimo diario.
Anzi, un costoso
diario.
La copertina era di
pelle nera, e non vi era nulla di scritto: solamente, era decorato da un
sottile bordo dorato, che gli dava un’aria piuttosto importante.
La ragazzina lo
fissava con aria orgogliosa: nessuno dei diari delle sue compagne era così,
nessuno era di pelle nera, nessuno aveva quell’aria importante.
Non aveva voluto
sfogliarlo quando l’aveva trovato, pochi giorni prima di arrivare a Hogwarts:
non voleva che i suoi genitori, o i suoi fratelli, lo vedessero, altrimenti
sarebbero stati sospettosi.
Inoltre, voleva
inaugurare la sua vita scolastica proprio con l’apertura del suo nuovo diario.
Con mano
esitante-come se fosse qualche sorta di oggetto pregiato- lo aprì.
Le pagine, di
ottima carta, o così le sembrò, erano tutte leggermente ingiallite, e non vi
erano scritti, né scarabocchi.
Lo sfogliò tutto,
cercando qualche traccia del suo precedente proprietario: non vi trovò nulla,
nessuna pagina era stata toccata.
Deliziata, lasciò
sfuggire un gridolino di gioia: il suo ultimo diario era finito ormai da tre
anni, e i suoi genitori non avevano avuto i soldi per ricomprarglielo, non come
quello, almeno.
Velocemente, andò
verso la sua borsa, e la aprì, estraendone una boccetta d’inchiostro e un
calamo.
Con cosa avrebbe
iniziato? Di cosa avrebbe parlato?
Parlare della
tua vita ad Hogwarts sarebbe una buona idea, disse una vocina dentro la sua testa.
E così sarebbe
stato, decise: un diario sul primo anno ad Hogwarts di Ginny Weasley.
La ragazzina
intinse la punta della penna nel calamaio, e iniziò a scrivere.
‘Cara’
iniziò, ma dovette pensare a come chiamare il suo ideale corrispondente. Poi ci
ripensò, e sbarrò la parola.
‘Caro Bill’.
L’idea che stesse
‘parlando’ con una persona che avesse lo stesso nome di suo fratello sembrava
buona.
Stava per
continuare con qualcosa come ‘Sono una Grifondoro!’, quando, con suo grande
stupore, l’inchiostro…svanì.
Girò la pagina,
cercando di capire dove fosse andato l’inchiostro.
Quando la rigirò
nuovamente, in una scrittura rapida ed elegante era apparso ‘Chi è Bill?’
Sconcertata, Ginny
fissò lo scritto.
I suoi genitori le
avevano sempre detto che non doveva fidarsi di cose che sembrano avere un
proprio cervello, ma, riflettè, che male poteva farle, investigare un pò?
‘Cosa sei?’
L’inchiostro svanì
nuovamente.
Al suo posto,
apparve qualche secondo dopo ‘Sono una memoria. La memoria di un ragazzo di
sedici anni. Chi sei tu, invece?’
Ginny non era
sicura che dare il proprio nome sarebbe stata una buona idea, ma la curiosità
la sopraffece.
‘Sono Ginevra
Weasley. Chiamami Ginny, però.’
‘Ciao, Ginny.
Quanti anni hai?’
‘Undici.’
‘Allora sei già
ad Hogwarts, suppongo. Che giorno è?’
La cosa diventava
sempre più interessante.
‘1 Settembre
1992,’ scrisse Ginny
velocemente, aspettando ansiosa la risposta.
L’inchiostro sparì,
ma non ci fu risposta per qualche momento in più delle altre volte.
Poi riapparve la
stessa elegante e rapida scrittura.
‘Dove hai
trovato questo diario?’
Ginny non sapeva
bene come c’era arrivato, quel diario, nel suo calderone. Sapeva solo che
mentre fissava i suoi libri scolastici di seconda mano si era accorta della sua
esistenza.
‘Non lo so bene.
L’ho trovato mentre prendevo i miei nuovi libri.’
L’inchiostro sparì,
e dopo una breve attesa, sulla pagina ricomparve la scrittura della memoria.
‘Allora, Ginny.
Parlami un po’ di te. Sono curioso. Non parlo a qualcuno da molti, molti anni.’
Ginny sentì un po’
di pena per quel misterioso ragazzo. Non aveva parlato con nessuno
evidentemente per molti anni, se non sapeva nemmeno la data.
L’idea di portare
il diario alla McGrannitt, o di mandare un gufo alla madre per avvisarla, svanì
dalla sua mente, sicura delle buone intenzioni del suo nuovo amico.
‘Vivo in una
fattoria, nel Devon. Ho sei fratelli. Io sono la minore. C’è mio fratello Bill,
adesso è in Egitto, lavora per la Gringotts, poi c’è Charlie, che adesso sta in
Romania, e lavora con i draghi, poi c’è Percy, che è Prefetto, qui ad Hogwarts,
ed è un po’ noioso, poi ci sono i gemelli, Fred e George. Purtroppo mi prendono
sempre in giro, fin da quando ero molto piccola, e poi c’è Ron, che è il
miglior amico di Harry Potter…’
‘Harry Potter?
Quel, Harry Potter?’
Ginny si chiese
perché mai la memoria avesse interrotto la sua narrazione per chiederle di
‘Harry Potter’. Poi riflettè che forse anche la memoria era una grande
ammiratrice del migliore amico di suo fratello, e sorrise.
‘Proprio lui. E’ molto carino, sai. E’ sempre gentile, e mi…’
Ginny s’interruppe.
SI vergognava di dire al diario della sua enorme cotta. Fece come per
continuare a scrivere qualcosa sulle linee del ‘voglio dire, è una persona
molto amichevole’, quando sul foglio comparve lo scritto elegante del suo nuovo
corrispondente.
‘E ti piace
tanto, vero?’
Ginny arrossì. Per
essere la mera memoria di un ragazzo di sedici anni-e tutti sapevano che i
ragazzi, di qualunque età siano, ne sanno poco di sentimenti-il suo amico aveva
una sensibilità e un intelligenza fuori dal comune.
‘Bè, ha dei bellissimi occhi verdi, verdi come lo smeraldo, e dei disordinati capelli neri…e poi, è così carino…porta gli occhiali, e ha una strana cicatrice sulla fronte. A forma di saetta…’
‘A forma di saetta?’
‘Sì, è un po’
strano…però dicono che sia la cicatrice della maledizione Assassina che gli
aveva lanciato Tu-Sai-Chi quando aveva un anno.’
Non ci fu una
risposta. Sembrava che il diario, o la memoria, o qualunque cosa fosse, stesse
pensando. Ginny provò a scuotere un po’ il diario, per vedere se serviva a qualcosa,
ma non ottenne nulla.
Quando ormai stava
per chiuderlo, sul diario apparve, ancora una volta, la scritto elegante e
rapido che ormai conosceva.
‘Bè, Harry Potter e Tu-Sai-Chi non sono argomenti così interessanti, dopotutto, non ti pare? Perché non mi parli di Hogwarts?’
Ginny sentì un moto
di simpatia verso il suo amico. Non l’aveva presa in giro, ma anzi, si
rivolgeva a lei in modo cortese, cosa che non le succedeva mai con i suoi
fratelli, e, soprattutto, ascoltava.
‘Hogwarts…Hogwarts è bellissima. Questa sera c’è stato il Banchetto, e mi…’
‘In quale Casa
ti hanno smistata, Ginny?’
Ginny esitò.
E se quel cortese
ragazzo era stato un Serpeverde, e non le avrebbe più parlato se gli diceva che
era una Grifondoro?
Ancora una volta,
però, fu il diario a rispondere per lei.
‘Grifondoro, vero?’
‘Come fai a saperlo?’
‘Ho indovinato. Sembri una ragazzina coraggiosa.’
Il moto di simpatia verso
il diario aumentò ancora di più. Nessuno dei suoi fratelli le aveva mai detto
che fosse coraggiosa.
‘E qual è il nuovo Preside?’
‘Albus Silente.’
‘Molto interessante. Lo immaginavo.’
‘E’ un grande mago. I miei fratelli dicono che sia un po’ pazzo, ma sempre un genio.’
‘Credo di sì. Ma non fidarti sempre dei tuoi fratelli.’
A quel punto, Ginny voleva
saperne qualcosa di più sul ragazzo che le stava parlando. Rapidamente, intinse
la penna nel calamaio, e scrisse.
‘Allora…in quale Casa sei stato smistato, ai tuoi tempi?’
‘Serpeverde.’
‘Davvero? Non sembri un Serpeverde.’
‘Ah, no?’
‘Decisamente no.’
Stava per scrivere che i Serpeverde erano antipatici e maleducati, oltre che degli sbruffoni, ma si trattenne. Invece, scrisse un mite ‘Hai dei fratelli o delle sorelle?’
La risposta si fece
attendere qualche secondo.
‘Ci sarà molto tempo per discutere su queste cose. Abbiamo tutto un anno davanti a noi. Ci divertiremo, vedrai.’
‘D’accordo.’
Forse non ha molta voglia
di parlarne, pensò Ginny.
In quel momento, il
pendolo del dormitorio suonò la mezzanotte. Era ora di andare a dormire,
altrimenti l’indomani non si sarebbe svegliata in tempo per la sua prima
lezione. E Piton non era certamente l’insegnante più benevolente della scuola,
almeno così le aveva detto Ron.
‘Adesso dovrei proprio dormire. Mi ha fatto piacere parlarti…’
Ginny si rese conto che
fino a quel momento non aveva chiesto il nome del suo nuovo amico.
‘Qual è il tuo nome?’
L’inchiostro svanì, e al
suo posto, in quella elegante, slanciata, scrittura, apparve la risposta della
memoria.
‘Tom. Tom Riddle.’
‘Bè, buonanotte, Tom.’
‘Buonanotte anche a te, Ginny.’
La ragazzina chiuse il
diario e lo mise con cura nel suo baule.
Quella notte, Ginny
Weasley si addormentò con una calda sensazione di comforto, e con la certezza
di aver trovato il suo primo, grande, amico, in quell’enorme castello di pietra.