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Autore: adamantina    12/01/2011    0 recensioni
Luce è cambiata.
È sempre stata indipendente, ma ora la sua vita è legata a doppio filo a quella della piccola Nicole, sua figlia. Il tempo per ubriacarsi, fare sciocchezze e soprattutto sbagliare è finito, e a soli vent’anni si ritrova catapultata nel mondo degli adulti.
E quando torna in Inghilterra, dopo tre anni di assenza, con la Seconda Guerra Magica che infuria, ritroverà tante vecchie conoscenze e dovrà mettersi in gioco con tutta se stessa per proteggere la vita di chi ama e anche quegli ideali che pensava di aver perso per sempre.
[Seguito della ff Promise]
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Promise'
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… Bene … non so neanche esattamente cosa ci faccio di nuovo qui, dato che ho già altre due fic in sospeso, ma rileggendo Promise mi è venuta l’ispirazione … è quando arriva lei, non ci si può tirare indietro! Quindi propongo il seguito della fic a cui sono più affezionata, la prima che ho scritto, anche se avevo in mente di aspettare ancora qualche mese a pubblicare –ma non ho proprio resistito.

Avverto subito che l’aggiornamento potrebbe andare un po’ a rilento, perché tra questa, Queen Victoria’s College e Backwards non so più da dove cominciare!

Un ringraziamento in anticipo a tutti coloro che leggeranno, e soprattutto a chi lascerà un commento, una critica o una recensione di qualsivoglia genere.

Consiglio ai nuovi lettori di dare un’occhiata a Promise perché questo è il suo diretto seguito, anche se l’ambientazione è diversa.

Grazie a tutti e un bacio.

 

Adamantina

 

1. PROPOSTA

 

< The wind will steal your 'pot of gold',
And fill your eyes with burning sand, bitter sand!
No star will show the way
and no one will hear your
prayer...
You'll come back home some day … >

 

Sergio Endrigo, “Back Home, Someday”

 

 

La sveglia squillò puntualissima alle sette e la sua proprietaria si costrinse con la forza a non scaraventarla giù dal comodino. Sospirò e si decise ad alzarsi. Afferrò la vestaglia e la bacchetta per poi uscire dalla camera da letto, sbadigliando.

Raggiunse la cucina, riempì di latte un pentolino e accese il fuoco con un gesto distratto della bacchetta.

Quindi svegliò la bambina che dormiva pacificamente nel suo lettino con le sbarre, una visione angelica … finché non cominciò a protestare sonoramente perché voleva continuare a dormire.

Lottando un po’ le infilò un vestitino rosso, quindi preparò il suo biberon di latte caldo.

Poi si vestì, avendo cura di abbinare le varie parti –non come la settimana precedente, quando aveva messo una gonna viola con una camicetta gialla per sbaglio. Fortunatamente al lavoro indossava un camice che copriva gli errori più evidenti, ma aveva comunque causato qualche risatina ai colleghi.

Pettinò con cura i riccioli biondi di Nicole, quindi sistemò il proprio caschetto nero, mise la bacchetta nella tasca del giubbotto e prese in braccio la bambina.

-Vuoi farlo tu, tesoro?-, le chiese, aprendo il barattolo della Polvere Volante che stava sul caminetto. La bambina accettò entusiasta, afferrò una manciata di polvere e la gettò nel camino mentre la madre pronunciava la destinazione con voce decisa, cercando di evitare di tossire perché un po’ della polvere le entrata nel naso.

Si ritrovò nell’ingresso dell’Ospedale Grimorio per Malattie Magiche. Lì c’era una donna ad aspettarla, un’anziana signora con capelli quasi bianchi e uno sguardo gentile.

-Ecco-, disse Luce alla signora, affidandole Nicole. –Ha già fatto colazione. Oggi ho il pomeriggio libero, quindi dovrei tornare intorno alle due o alle tre, credo.-

-Non ti preoccupare, mia cara. Vieni quando ti fa più comodo, e se vuoi prenderti un pomeriggio tutto per te, sai che a me fa piacere restare con Nicole.-

-Ci penserò-, promise la ragazza. –Arrivederci e grazie, signora Smithson. Ciao, amore, ci vediamo dopo.-

La bambina iniziò a piagnucolare quando vide la mamma allontanarsi, ma ben presto venne consolata da una provvidenziale caramella della tata.

Luce prese l’ascensore per dirigersi al proprio reparto, Lesioni da Incantesimo.

Non appena aveva lasciato Hogwarts, dopo una breve visita ai suoi genitori, aveva deciso, grazie agli ottimi risultati ottenuti ai MAGO, di specializzarsi in Medimagia a Boston. I corsi duravano circa quattro anni(*), ma Luce si era dedicata anima e corpo allo studio, lavorando nelle ore libere in un pub magico, sempre con un libro di testo sottomano. Aveva fatto il possibile per tenere Nicole con sé, anche se talvolta era costretta a ricorrere alla signora Smithson, tata meravigliosa. E alla fine quei tre anni d’inferno, senza mai un giorno di pausa, scanditi da notti in bianco per i pianti della bambina, studio e lavoro ininterrotti, avevano dato i loro frutti. Luce aveva passato anche l’ultimo esame con il massimo dei voti, concludendo il percorso di studi con un anno di anticipo, ed era stata assunta all’Ospedale Grimorio.

Quel lavoro era impegnativo, ma Luce lo amava e ne era profondamente orgogliosa. Dopo qualche mese di gavetta, le sue capacità l’avevano portata a diventare Guaritrice nel reparto Lesioni da Incantesimo. La paga era mediocre, i turni faticosi ma aveva diverso tempo libero che poteva passare con la sua piccola Nicole. Talvolta la portava anche al lavoro, e i suoi colleghi erano molto comprensivi.

Si sentiva soddisfatta, almeno dal punto di vista professionale. E Nicole assorbiva tutto l’amore che le dava e la ricambiava con il doppio, perciò non sentiva la mancanza di una figura maschile … non troppo, almeno.

Luce arrivò al reparto, lasciò il cappotto nel guardaroba e prese il camice bianco, che abbottono con cura. Si pentiva già di aver messo i tacchi, e decise di sussurrare un rapido incantesimo che fece sparire il dolore e lo rese più comodi di un paio di pantofole. Quindi si preparò a lavorare.

Visitò diversi pazienti e la mattinata passò in un lampo.

Quando il Guaritore Responsabile del reparto venne a chiamarla, lei aveva appena concluso la medicazione di una giovane paziente.

-Signorina Shay, le dispiacerebbe venire un momento?-

-Arrivo subito.-

Luce si congedò dalla paziente e raggiunse il Caporeparto in corridoio.

-Signorina, il Direttore dell’Ospedale vuole parlare con lei.-

Luce sgranò gli occhi, incredula.

-Il Direttore? Ma … proprio quel Direttore?-

L’uomo trattenne un sorrisetto.

-Proprio quello. E non gli piace aspettare. Lo raggiunga al quinto piano immediatamente.-

Luce annuì e si diresse immediatamente verso l’ascensore. Aveva lo stomaco e la mente in subbuglio. Ezrahel Martin era il Direttore Generale dell’Ospedale Grimorio. Era il capo indiscusso e potente dell’intera struttura ed era quasi venerato come un essere infallibile. Beh, forse questo era eccessivo –ma l’impressione che faceva ad una novellina come Luce era più o meno quella.

Cosa poteva volere da lei il “Grande Capo”?

Difficile a dirsi.

Luce si tormentò le mani per il paio di minuti che durò il viaggio in ascensore.

Quando arrivò a destinazione, bussò incerta alla porta.

-Avanti-, disse una voce burbera.

Luce si sistemò automaticamente i capelli ed entrò.

-Salve, sono Luce Shay. Mi aveva mandata a chiamare?-

La sua voce era piuttosto ferma … o almeno lei sperava che lo fosse. Aveva appena vent’anni ma voleva cercare di non sembrare una ragazzina terrorizzata in soggezione davanti al capo.

-Sì, signorina. Si accomodi pure.-

Luce si sedette e mise le mani in grembo, continuando a tormentarsele angosciosamente senza darlo a vedere.

-So che lei ha trascorso un anno in Inghilterra, dico bene?-

Luce si irrigidì leggermente. Non le piaceva ricordare quel periodo.

-Sì, è esatto-, rispose comunque, tesa.

-Ho una proposta per lei … una proposta di lavoro in Inghilterra. Le anticipo che la paga sarebbe triplicata rispetto a quella che riceve qui e le sarebbero offerti vitto e alloggio.-

Luce batté le palpebre. Accidenti, il triplo! Era davvero tanto. Per lei e Nicole sarebbe stato una manna dal cielo. Però … l’Inghilterra, di nuovo! Non era certa di esservi pronta.

-Di che lavoro si tratta? E perché lo sta proponendo proprio a me?-

Il signor Martin prese fiato.

-C’è bisogno di un Guaritore all’Ospedale San Mungo di Londra.-

-In che reparto?-

-Il suo. Lesioni da Incantesimo. Lei è giovane, ma molto abile, ho saputo. E so che ha trascorso del tempo ad Hogwarts, quindi il luogo non le è estraneo. E inoltre, c’è chi ha richiesto specificatamente lei per questo posto di lavoro.-

-Chi?-

-Questa è un’informazione riservata, signorina. Comunque, vorrei che mi facesse sapere cos’ha deciso entro domani, in modo che io possa comunicarlo a chi di dovere. A presto.-

Congedata, Luce si alzò e si allontanò senza neanche ricordarsi di salutare con cortesia come avrebbe dovuto fare.

In ascensore si accorse di star tremando. L’Inghilterra, di nuovo? Aveva giurato a se stessa che non ci avrebbe più nemmeno pensato. Che se era stata abbastanza egoista –o altruista, nei confronti di Nicole- da andarsene, doveva avere anche il coraggio di non tornare.

Però … la paga tripla avrebbe significato un vita splendida per lei e per la bambina. E magari avrebbe rivisto Daniel … e Daisy … e …

E basta.

No, non poteva rischiare. Per quanto l’idea fosse allettante …

Luce si mise le mani nei capelli. Come poteva scegliere?

 

Quella sera Luce andò a cena a casa dei suoi genitori.

Abitavano a quasi duecento chilometri di distanza, ma la Polvere Volante rendeva tutto molto semplice.

-Ciao, tesoro-, la saluto Alicia, sua madre. –Ciao, Nicole, pulcino! Come va?-

Luce lasciò che la bambina si facesse stritolare in un abbraccio dalla nonna mentre lei salutava il padre Victor.

-Ciao, Lou. Va tutto bene?-

-Abbastanza, grazie.-

-Qualche novità?-

-Sì, in effetti … ma ne parleremo dopo.-

Dopo i primi convenevoli si sedettero a tavola e Luce accenna dilemma che le era stato messo davanti.

-Ho ricevuto una proposta di lavoro-, annunciò. –La paga sarebbe il triplo di quella che prendo ora e i miei compiti più o meno gli stessi.-

-È splendido, tesoro!-, esclamò entusiasta Alicia.

-Ma … c’è un ma, vero?-, indagò seriamente Victor. Era un babbano, a differenza della moglie.

Luce prese tempo, ripulendo con un tovagliolo il viso di Nicole, impiastricciato di sugo, e non guardò in faccia i genitori nel confessare:

-Dovrei tornare in Inghilterra.-

Seguì un istante di silenzio glaciale. Luce si azzardò a voltarsi.

-Non starai pensando di accettare?-, chiese Alicia.

-Mamma, quei soldi mi farebbero davvero comodo e … -

-Vuoi rivedere suo padre, non è così?-, chiese la donna bruscamente, accennando a Nicole.

-Cosa? Dio, no! Non mi è neanche venuto in mente!-

Ok, forse dire che non le era nemmeno passato per la testa era eccessivo.

-Luce, è di un Mangiamorte che stiamo parlando.-

-Io … non ho intenzione di cercarlo! È solo che quel lavoro mi serve!-

-Possiamo darti noi dei soldi-, intervenne Victor. –Non c’è bisogno che … -

-No-, lo scavalcò Luce. –Ho vent’anni e posso mantenere da sola me stessa e mia figlia. Non mi sono laureata per niente.-

-Luce, in Inghilterra rischi la vita. Se il Signore Oscuro … -

-Non ho più niente a che fare con lui, né con i Mangiamorte, né con chiunque possa essere minimamente coinvolto nel loro giro. Tutto quello che farò sarà lavorare al San Mungo.-

-E Nicole? La lascerai con una tata tutto il giorno mentre lavori?-, disse freddamente Alicia.

Luce sentì il sangue salirle alla testa. Si alzò in piedi.

-Farò come ho sempre fatto, e cioè tutto il possibile per passare con lei tutto il tempo che posso. Lavoro per farle avere una vita normale.-

-Per questo le servirebbe un padre-, sibilò Alicia a mezza voce.

Luce la sentì benissimo e impallidì. Guardò la madre con odio a malapena represso e sollevò Nicole dal seggiolone. La bimba protestò nell’abbandonare il piatto in cui stava scavando con le mani, approfittando della sua distrazione.

Senza dire nulla, raggiunse il camino e afferrò della Polvere Volante.

-No, aspetta, Luce, la mamma non intendeva … -, cominciò Victor, ma lei si rifiutò di ascoltare.

-Whiteman Road 12, Boston, appartamento sette-, disse decisa, e lei e Nicole scomparvero.

Il giorno successivo, Luce andò dal direttore dell’Ospedale per comunicargli che accettava l’offerta.

Meno di una settimana dopo, era pronta per partire.

 

 

(*) So che quattro anni potrebbero essere considerati pochi per una laurea in Medimagia, perdonate la lieve forzatura ma dovevo far quadrare i tempi …

 

   
 
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