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Autore: Klowl    12/01/2011    3 recensioni
"E io vi posso giurare che quella non è una donna. Una donna non puo’ toglierti anima e corpo,sonno e fame.
No. Lei è una ferita. E’ una larga e profonda e sempre aperta ferita nel basso ventre. Un prurito letale dietro la schiena che non puoi grattarti.
Lei è l’ Oblio,e io mi faccio risucchiare dentro. Ancora,ancora e ancora."
citazione nella storia...
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il sudore che si muove sulla mia pelle,lentamente,sinuoso come un serpente che cerca di sedurmi,mi fa sentire maledettamente vivo.

Il sole bollente intrappola tutti i palazzi,le gambe nude,gli shorts,i volti sorridenti e i capelli in disordine nelle sue fauci.

La città affollata,con il suo solito odore di novità.

Sull’asfalto secco  e caldo i piedi cominciano a farmi male,mentre continuo a camminare.

Perché io voglio andare lontano.

Lo sguardo mi cade sulle persiane abbassate di quella vecchia abitazione. Siesta pomeridiana. Un’abitudine che avevo anche io,prima di perdere il sonno.

Continuo a nuotare in questo mare di nuche nude e di dolci mani che si sollevano i capelli ,di movimenti felini e distratti.

L’estate,nel suo pieno mese di vita,sta leccando questo posto. Con la punta della sua lingua sta accarezzando dolcemente e lentamente tutto,dalla punta del grattacielo fino al sassolino per terra.

Io continuo a camminare,pur sapendo di rimanere sempre nello stesso punto.

Perché quando una cosa vive nella tua testa non sarai mai abbastanza lontano dalle sue radici.

Neanche finisco di formulare questo pensiero che già insegne,palazzi,auto,lampioni prendono la solita fisionomia. QUELLA fisionomia.

Mi dico che è colpa di quel maledetto sole che mi pugnala gli occhi,ma lo so che non è così.

Con il dorso della mano asciugo il sudore della mia fronte.

Una mano forte,dura. La mano di un uomo.

Un uomo che non esiste. Non più.

Potrei rincorrere in lungo e in largo tutto questo continente,ma non starei facendo altro che girare su me stesso.

Non sarei mai veramente lontano dalle sue labbra morbide,dai suoi occhi profondi,dal suo collo bianco,dalla sua dannata voce.

E io vi posso giurare che quella non è una donna. Una donna non puo’ toglierti anima e corpo,sonno e fame.

No. Lei è una ferita. E’ una larga e profonda e sempre aperta ferita nel basso ventre. Un prurito letale dietro la schiena che non puoi grattarti.

Lei è l’ Oblio,e io mi faccio risucchiare dentro. Ancora,ancora e ancora.

Quando una cosa vive nella tua testa,sei morto per metà.

E io non esisto più.

Chiudo gli occhi. Il suo solo pensiero mi fa battere il cuore a mille.

Mi appoggio al muro,gli occhi ancora chiusi,immersi nell’arancione delle mie palpebre baciate dal sole.

Respiro. Tranquillamente,profondamente. Rilasso i muscoli.

La gente mi passa davanti. Inutili formiche che corrono.

Il mio cuore non accenna a rallentare. Le mie tempie sono martelli nella mia testa,mentre vengo immerso in un bagno di sudore freddo.

Persino le ossa cominciano a farmi male.

Follia. Deliziosa e dolorosa follia. Tutta questa corsa,questa fuga,questa disperazione. E’ follia.

Una follia necessaria.

La mia sconfitta.

Uccidimi.

Lo voglio.

Tutto si calma,non sento più dolore.

Riprendo a camminare,quelle due fitte ancora nei talloni.

Una particella impazzita che girovaga senza meta. Solo per un attimo mi fermo a guardare  il mio riflesso in una vetrina .

Ed eccoli lì,quegli occhi profondi,quelle labbra morbide,quel collo bianco e quelle forme floride.

Una goccia di sudore mi scivola tra i seni.

La mia carnefice ancora a fissarmi.

Ed io riprendo a camminare,riflettendo sul fatto che vittima e  carnefice sono due facce della stessa medaglia.

Cammino su questi tacchi,consapevole del fatto che quando una cosa vive nella tua testa significa che sei morto e nato due volte.

Non si  può   fuggire da se stessi.

 

   
 
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