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Autore: liala90    13/01/2011    2 recensioni
- Storia sospesa -
Un misto di amicizia, gelosia, vendetta e passione sarà la base dei difficili rapporti tra i protagonosti di questa storia in fin dei conti popolata da adolescenti che devono fare i conti con la vita.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Nuovo personaggio, Pansy Parkinson, Serpeverde, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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Ciao a tutti, finalmente ho deciso di pubblicare questa storia incentrata sul mondo di Harry Potter che amo ^-^. Comincio col dirvi che la ff non tiene conto degli avvenimenti del sesto e settimo libro ed in ogni caso si distaccherà in generale dalla storia originale con cui zia Row ci ha cresciuti; ovviamente i personaggi appartengono a lei eccezion fatta per i nuovi che sono frutto della mia mente contorta. Ho intenzione di pubblicare una volta alla settimana (studio e impegni permettendo). Parto con un raiting giallo, probabilmente arriverò all’arancione ma non al rosso. Dopo questa filippica, buona lettura e lasciatemi un commento! Grazie, ciao a tutti Liala =)

 

 

Ritorno ad Hogwarts
- prima parte –

 

Pioggia. Piaggia. Pioggia.
Negli ultimi quattro anni, ogni primo settembre, dalle prime luci dell’alba al calar della sera, piove.
E non una pioggerella leggera, tipica del paesaggio londinese, no! Un acquazzone talmente intenso ed incessante tale da togliere ogni fantasia d’uscir di casa.
Oramai è una costante; eppure quando ricevetti la lettere d’ammissione ad Hogwarts non vi era nessun allegato che m’informasse di questo seccante inconveniente.
Sbuffando per l’ennesima volta mi stringo maggiormente nel mio mantello i cui bordi da pervinca sono diventati neri a causa delle fastidiosissime gocce che cadono impertinenti a bagnare tutto e tutti senza distinzioni.

- Almeno è equa - borbotto tra me e me.

- Come dici tesoro? - chiede mia madre sovra pensiero, intenta a scrutare impazientemente il marciapiede che divide i binari nove e dieci della stazione di King Cross.

Mio padre non mostra ancora segno della sua presenza e questo la innervosisce terribilemete, mia madre odia essere in ritardo.

- Nulla madre - rispondo soffermandomi ad osservarla qualche secondo più del dovuto.

Lei, sempre impeccabile, riesce ad indossare con disinvoltura un lungo abito perlato coperto da un elaborato scialle bordeaux senza macchiare ne tanto meno inzuppare i capi di d’alta sartoria.

Ritiro ciò che ho appena detto: neanche la pioggia è equa.

Trascorrono pochi minuti silenziosi e finalmente scorgiamo una figura composta avanzare verso di noi, man mano che la distanza che ci separa si riduce, sorridiamo entrambe a quell’uomo distinto.
Una figura con indosso uno svolazzante mantello grigio fumo si accosta ed alzando l’ampio ombrello nero ci mostra l’uomo che vi è riparato sotto: Edmund Rosier.

- Scusate il ritardo signore, ma per non attirare troppo l’attenzione ho dovuto materializzarmi un poco distante. Se non ci fossero questi sudici babbani… -

- Il mondo sarebbe un posto migliore. Hai decisamente ragione caro. - termina la frase mia madre.

Rimango qualche attimo in silenzio meditando su ciò che hanno appena detto i miei genitori ma non oso prendere parte al discorso. Purtroppo su determinati argomenti la mia famiglia non transige e non tollera opinioni dissimili dalla loro e il tema “babbani”, è decisamente off-limits.

- Vogliamo andare? Il treno parte tra tredici minuti esatti ed ho promesso a Narcissa che e avrei mostrato quanto è cresciuta la nostra Vega in questi ultimi due mesi. Sai quanto tiene a te, non è vero tesoro? –

- Certo madre – rispondo sorridendo lievemente.

Vega di qua, Vega di là.
L’unica pecca d’essere figlia unica è che l’attenzione della famiglia è catalizzata unicamente su di me.
Fortunatamente sono nata femmina, o meglio fortunatamente per me e sfortunatamente per il resto dei Rosier che si estingueranno se mio padre e mia madre non genereranno un pargolo maschio al più presto.
Sono ancora abbastanza giovani quindi sicuramente nascerà un salvatore della stirpe; comunque venire alla luce maschio avrebbe determinato essere si ,serviti e riveriti come un piccolo principe ma anche essere sotto un fascio di luce indiscutibilmente troppo abbagliante per i miei gusti.

Seguendo il consiglio di mia madre attraversiamo il passaggio che divide il mondo babbano da quello magico e ci ritroviamo nella solita e fastidiosa bolgia che è il binario 9 e tre quarti. Centinaia di famiglie urlano e strepitano: genitori in ansia per i pargoli che non vedranno fino a Natale; figli impazienti di abbandonare il nido ed abbracciare gli amici lasciati a giugno.

Camminiamo uniti sotto i nostri ombrelli che ci proteggono ancora dallo scrosciare della pioggia, leggermente affievolita forse intenerita dai lacrimosi addii che madri troppo protettive lanciano a figli decisamente imbarazzati.

Avanzando tra la folla scorgo figure amiche e lancio qualche cenno in segno di saluto. Ci sarà tempo per riconciliarsi meglio, ovviamente sul treno, lontano da questo inferno in terra.

Raggiungiamo infine un’altra famiglia che rimanendo in disparte dal resto della calca mostra come noi un’aria decisamente seccata.

- Narcissa, mia cara. Sei sempre splendida. Buongiorno Lucius, Draco –

- Altair carissima. Tu sei radiosa come non mai. Buongiorno Edmund, Vega cara –

Questi sono i leziosi convenevoli che richiede l’etichetta per tali nobildonne.
 Per gli uomini, diversamente, basta un semplice:

- Buongiorno Lucius, Narcissa, Draco –

- Buongiorno a voi Edmund, Altair, Vega –

Semplice, chiaro e coinciso.

- Buongiorno – rispondiamo contemporaneamente io e Draco; dopo tutto il saluto è alla base della civiltà e della conversazione, che spero ardentemente termini qui.

Ovviamente ciò non è pensabile quando Altair Gamp in Rosier e Narcissa Black in Malfoy decidono di farti divenire il centro dei loro discorsi, momentanei fortunatamente.

Trascorre il tempo necessario affinché gli uomini si allontanino lasciandoci in disparte e Draco, graziato dai suoi genitori, si separa per andare a salutare i suoi amici, e quattro occhi decisamente differenti si puntano su di me.

Quelli cerulei mi analizzano cercando ogni minimo dettaglio lasciato trapelare dal mantello e dall’ombrello che mi proteggono come una corazza.

Quelli giada invece mi sorridono fieri e vanitosi spingendomi quasi a mostrare ciò che celo sotto l’indumento.

Si aspettano forse che esibisca le mie grazie sfilando o forse che mostri le piume come un pavone?

- Oh Vega cara, sei veramente graziosa ed ogni giorno che passa assomigli sempre più a tua madre. Non è vero Altair? – Domanda la padrona dello sguardo ceruleo.

- Assolutamente Narcissa – Controbatte concisamente quella dello sguardo giada.

Affermare che questo complimento non mi faccia piacere equivaler ebbe a mentire spudoratamente; mia madre è una delle donne più belle nonché caparbie che abbia mai incontrato: di lei non colpisce solo il fisico, perfetto per la sua età ma soprattutto il volto. Quando il suo sguardo si posa su qualcosa sembra che quest’ultima risplenda di vita propria; a contornare  e marcare gli occhi ci sono folte ciglia scure ed infine ad incorniciare il volto una massa diligentemente acconciata di capelli nero pece.

Io non sono una ragazza eccessivamente attenta al proprio aspetto eccezion fatta per i capelli: adoro la mia chioma molto simile a quella di mia madre, solamente libera da ogni costrizione e più lunga di diversi centimetri.

Tuttavia, pur rispettando enormemente le due donne che ho di fronte, non sopporto gli sguardi che si scambiano pieni, forse, di un qualche significato di cui non voglio venire a conoscenza.
Quindi dopo aver rivolto loro un sorriso tutt altro che sincero, mi congedo educatamente e mi dirigo verso Draco che poco lontano dalla testa del testa della locomotiva, parla assieme i suoi amici.

Non raggiungo il gruppo che una voce familiare con un tono quasi seccato mi intima implicitamente a fermarmi.

- Vega cugina! Ti ho trovata finalmente. Sono dieci minuti che ti cerco ma dove eri finita? Hai già visto il mio Draco? –

- Buongiorno anche a te Pansy, io sto bene te invece? – rispondo fingendo che mi abbia salutata, come non accade mai. - Sono arrivata giusto qualche minuto fa, Draco è lì, stavo andando da lui –

- Oh, sei riuscita a scappare dalle grinfie di zia Alter e la signora Malfoy deduco. – afferma sghignazzando della mia disgrazia.

- Esatto e se non ti ricomponi immediatamente di lascio dalla tua adorata zia finché non parte l’espresso! –

- Non sia mai! Perdonami cugina -

Mentre Pansy controbatte raggiungiamo il gruppetto di ragazzi poco distante.

- Buongiorno a tutti – Esordisce allegramente Pansy – Buongiorno Draco – aggiunge quasi miagolando indirizzando il più mieloso degli sguardi al ragazzo biondo che si trova di fronte a noi.

Sforzandomi di non ridere saluto tutti e mi avvicino di più a Zabini per avere una prospettiva migliore di ciò che mi circonda.

- Vega che sorride dopo un interrogatoria di mia madre? Mmm temo che si stia ammorbidendo troppo con gli anni. – esordisce tra l’ironico e il contrito.

Essendo amici d’infanzia, sa perfettamente quanto detesti essere torchiata da Narcissa ed ogni volta non si dimentica mai di infierire girando la bacchetta nella piaga.

- Sadico – lo apostrofo a denti stretti ricevendo in cambio un’occhiata divertita da tutti e in particolar modo da lui che mi risponde con un’elegante scrollata di spalle.

- Allora saliamo sul treno oppure continuiamo a bagnarci sotto la pioggia? – chiedo sempre più irritata dal maltempo persistente.

- Su andiamo ad occupare i vagoni, non vorrete mica rischiare di trascorrere il viaggio lontanamente vicino alla feccia che occupa Hogwarts?! – la battutina di Pansy sprona tutti a salire non prima di aver congedato i rispettivi genitori.

Saliti sul terzo vagone dell’Hogwarts Express ci dirigiamo verso gli scompartimenti quattro e cinque, sempre gli stessi tutti gli anni.

Proprio come il maltempo: una costante.

 

 

Fine prima parte

  
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