Era finita. Tutti quegli anni
passati a
nascondersi e a scongiurare Dio di non essere mai trovata, erano
finiti. Gli
anni passati nel terrore che Aleksandr e il suo clan la trovassero o
che
trovassero Kate, erano finalmente finiti con la morte stessa di
Aleksandr.
Kate era sconvolta, in parte
perché Sophy
aveva centrato la gola di un uomo con un solo colpo, e in parte
perché sua
sorella era ferita. Si tolse la sciarpa di cotone blu che portava al
collo e la
premette con forza nel fianco destro di Sophy. C’era sangue
ovunque e Kate
premeva più forte che poteva sulla ferita.
Arrivarono di corsa anche gli
altri.
Sasha era lì. Lei lo guardò contenta che non
fosse stato eliminato, ma
l’oscurità la stava avvolgendo rendendola sempre
più stanca e debole, e dopo di
che perse i sensi.
-“Ryan, chiama il
911!”- urlò Kate.
-“Non
c’è tempo!”- le rispose Castle, e
prendendo Sophy in braccio corse fino alla macchina di Beckett e la
adagiò sul
sedile posteriore.
-“Resta dietro con
lei!”- le ordinò
Castle.
Beckett teneva la sorella fra le
gambe
mentre Castle sfrecciava nel traffico caotico New Yorkese. Accese la
sirena, in
situazioni normali sarebbe stato felice e contento di guidare, ma in
quella
situazione non poteva essere felice. Con la sirena spianata, le
macchine si
spostavano per far loro spazio e lasciare libero il passaggio.
Castle vedeva Kate piangere dallo
specchietto retrovisore e la sentiva chiedere alla sorella di non
abbandonarla,
di non lasciarla di nuovo da sola. Al solo sentirla pronunciare quelle
parole
gli venne una morsa allo stomaco, voleva esserci lui per lei, ma sapeva
a cosa
si riferiva Beckett. Se avesse perso di nuovo la sorella Kate, si
sarebbe
rifugiata di nuovo in se stessa chiudendo fuori il mondo,
com’era successo alla
morte di Johanna.
Quando arrivarono in ospedale ormai
Sophy
aveva perso molto sangue. I medici erano fuori ad aspettarli, allertati
da
Ryan.
Presero Sophy al volo, portandola
subito
in sala operatoria, lasciando Beckett e Castle fuori nella sala di
attesa.
Beckett era in uno stato
catatonico, in
piedi, immobile a fissare il vuoto davanti a lei, con le mani
completamente
insanguinate. Sangue di sua sorella. Il suo stesso sangue.
Castle la spinse verso il bagno
senza
dire nulla. Aprì il rubinetto, e si voltò verso
Kate. Aveva il viso rigato
dalle lacrime. Le prese le mani. Tremava. Con delicatezza gliele
lavò insieme con
le sue. Voleva toglierle di dosso tutto quel sangue, che Kate fissava
nel
lavandino, scorrere via, e voleva che anche il suo immenso dolore
scorresse via
come l’acqua.
Castle, sempre in silenzio, prese
dei
fazzoletti e le asciugò le mani e anche quando furono
perfettamente asciutte,
lui continuò a tenerle nelle sue. Per la prima volta da
quando erano arrivati
in ospedale, Kate lo guardò per ringraziarlo ma non
riuscì a emettere nessun
suono. Castle le sorrise e accarezzandole il viso le disse dolcemente:
-“Non sarai
più sola. “-
Kate lo guardava negli occhi, in
quegli
splendidi occhi azzurri in cui spesso si perdeva.
Voleva abbracciarlo, voleva
baciarlo, voleva dirgli quanto lo amasse, ma non ci riuscì.
Rimase lì, ferma,
senza dire nulla. In quel momento pensava a Sophy.
Quando uscirono dal bagno trovarono
il
capitano, Esposito e Ryan.
-“Hai chiamato tuo padre,
Kate?”- le
chiese il capitano Montgomery.
Kate, quasi uscendo dalla sua
catarsi,
gli rispose che Sophy aveva già minacciato di andare via se
lei l’avesse
chiamato. Non che ora potesse andare da qualche parte, ma Beckett non
voleva
rischiare. C’erano ancora troppi punti della storia che non
le erano chiari, ma
l’unica cosa che in quegli istanti le importasse veramente
era sapere che sua
sorella ce l’avrebbe fatta.
Ryan era visibilmente agitato. In
pena
quasi quanto Beckett. Esposito se ne accorse ma non fece nessuna
battutina, non
disse nulla, ma gli poggiò una mano sulla spalla per
confortare l’amico.
Furono tre ore di attesa snervante,
che
in seguito Kate ricorderà come le peggiori della sua vita.
Uscì un dottore dalla
sala operatoria
informando Beckett che Sophy aveva perso molto sangue, ma che erano
riusciti a
bloccare l’emorragia nonostante il taglio fosse profondo.
Era viva. Sophy ce
l’aveva fatta. Kate
chiese di poterla vedere e il dottore l’avvisò che
era sotto anestesia e
antidolorifici, quindi sicuramente per tutta la notte non si sarebbe
svegliata.
Consigliò dunque a tutti, di andare a casa e cercare di
dormire almeno qualche
ora. Ma Kate non sentì ragioni e rimase lì in
ospedale accanto alla sorella.
Sophy si svegliò la
mattina presto. Era
avvolta in un lenzuolo bianco. Non capiva esattamente dove si trovasse.
Aveva
un forte mal di testa. Era ancora stordita per l’operazione,
e in meno di un
secondo ricordò tutto quanto.
Aveva sete. Cercò sul
comodino una
bottiglietta d’acqua, e vide la flebo con tanti tubicini
attaccati alla mano
sinistra. Con la mano destra cercò di toccarli, ma era
bloccata. Si girò e vide
la testa di Kate appoggiata sul letto addormentata, e con la sua mano
sinistra
le stringeva la sua. Kate aveva passato la notte lì,
aspettando il suo
risveglio e alla fine era crollata.
Le accarezzò i capelli e
poi la chiamò:
-“Kate.”-.
Ma aveva la gola secca e ciò che riuscì a
emettere fu un violento
colpo di tosse che le tirò i punti, nel punto in cui i
medici l’avevano
ricucita.
-“Ehi! Ciao! Come ti
senti?”- le sorrise
Kate svegliandosi.
-“Non lo so. Uno schifo
rende l’idea?”- e
le sorrise anche lei.
Si guardarono negli occhi, quegli
occhi così
simili, era come guardarsi allo specchio. Avevano entrambe gli occhi di
Johanna, castani con un po’ di verde a fare da contorno. Ma
in quel momento
nella stanza c’era molta luce mattutina e gli occhi di
entrambe davano più sul
verde.
Kate la baciò sulla fronte, un bacio fraterno, felice che la sua sorellina fosse viva e, abbracciandola, le disse all’orecchio:
- “Ti voglio
bene!”-.
Si ricordò del motto di
Sophy, non dire
mai ti voglio bene. Non sapeva perché non lo dicesse mai,
forse l’avrebbe fatta
sentire vulnerabile.
Ma Sophy l’ultima volta
che aveva
pronunciato quelle parole era alla madre prima di morire e aveva
giurato a se
stessa di non ripeterle mai più.
La porta era chiusa, e dalla
finestrella
si vedeva la testa di un uomo che osservava la scena.
-“Sai, non credo che
Castle abbia passato
la notte qui per me!”- le disse Sophy maliziosa.
Kate diventò leggermente
rossa ma cambiò
argomento.
-“Lo sai, il capitano
deve farti alcune
domande. Ci sono cose che devono essere chiarite!”-.
-“Lo so. Volete sentire
cosa è successo
veramente! Ma ci sono alcune cose che racconterò solo a
te”-. Kate
annuì, capendo che c’era qualcosa che la
sorella non era pronta a condividere con tutti, qualcosa di privato a
cui il
resto della classe non era invitata
a
partecipare.
Sophy fece un respiro profondo e
cominciò
a ricordare e a raccontare:
-“Quella sera, la sera in
cui la mamma è
morta, dovevamo cenare con voi. Io con una scusa sono uscita prima da
casa, dovevo...
avevo un appuntamento. Dopo la volta che mi avevano arrestato, la mamma
iniziò a
seguirmi, probabilmente per capire cosa mi passava per la testa, o
forse
semplicemente per impedirmi di fare qualche altra stupidaggine.
Mi seguì anche quella
sera, non lo so
come facesse, ma sapeva sempre tutto. Io ero lì sola in
quella clinica, e stavo
compilando una marea di carte, e non capivo neanche cosa stessi
scrivendo. Il
mio unico pensiero era di finire in fretta e andare via. Qualcuno poi mi prese quei
fogli dalle mani e,
fu allora che vidi la mamma. Aveva intuito tutto da settimane ma non
disse
niente. Si sedette al mio fianco e mi disse che non ero obbligata a
farlo, ma
che mi avreste aiutato e che Jim alla fine avrebbe accettato.
Kate non era la mamma incinta, ero io. Ero incinta di nove settimane.”- lo disse con le lacrime agli occhi e Kate le asciugò quelle lacrime, così Sophy continuò:
-“Coraggio diciamocelo:
io ero
molto ribelle e anche un po’ facile. Ok molto
facile.”- sospirò.
-“Ehi! Non ti permetto di
parlare così di
mia sorella!”- le sorrise Kate.
-“Così mi
portò via da quella clinica.
Aveva la macchina in quel parcheggio sotterraneo. Mi squillò
il telefono e
rimasi qualche passo dietro di lei.
E poi come una furia Coonan si
avventò su
di lei, pugnalandola più e più volte. Io ho
cercato di difenderla, ma lui mi ha
sparato lasciandomi lì, a morire dissanguata. Non ricordo
altro di quella sera, solo che quando mi sono svegliata ero in
ospedale, e il medico stava dicendo a
Jim che avevo perso il bambino.
Per me è stato difficile accettare un bambino
che non volevo, ed è stato ancora più difficile
perderlo.
Il resto della storia lo sai: Jim
che
diventa un alcolizzato e tu uno sbirro!”-.
Kate ascoltò quella
storia, senza
chiedere, senza giudicare il fatto che la sua sorellina a quindici anni
fosse
rimasta incinta.
-“Sì ma
perché io non ho saputo niente
sul fatto che sei stata sparata?”-
Sophy respirò a fondo
ancora una volta.
Quella per lei era la parte più dolorosa di tutta la storia.
–“Jim,
qualche giorno dopo aver saputo che ero
incinta, mi disse di non scomodarmi a tornare a casa. Mi ha buttato
fuori, e
non so cos’abbia detto a te, ma io non potevo più
tornare a casa. Non ne avevo
più una.
In ospedale venne l’FBI e
mi disse del
programma di protezione testimoni, perché avevo assistito
all’omicidio della
mamma, e così ho conosciuto Sasha. Lui mi ha protetto dalla
mafia russa in
questi anni. Quindi Kate, questa è la verità.
Aleksandr prima che tu arrivassi mi
ha
detto che la mamma aveva scoperto qualcosa su di lui. Evidentemente
qualcosa d’illegale,
non lo so.
Questo è il grande
mistero che circonda
l’omicidio della mamma. “-
In quel momento la porta si
aprì ed entrò
Sasha, con il braccio fasciato.
Sophy lo guardò preoccupata, e lui, come se
capisse a cosa stesse pensando le rispose che era solo un graffio.
Entrarono
tutti. Ma Sophy cercava quel ragazzo dagli occhi azzurri che era stato
gentile
con lei.
E finalmente con un po’ di timidezza anche Ryan
entrò. Lui la fissava,
come se dovesse rompersi da un momento all’altro, come una
bambola di
porcellana.
Non fece in tempo a chiederle
nulla perché il capitano Montgomery,
le chiese di raccontare nuovamente cosa fosse successo.
Sophy facendosi coraggio per la
seconda
volta in poco tempo raccontò ciò che le era
successo, di come Sasha l’avesse
protetta in quegli anni vivendo in Russia e di come l’FBI e
lo stesso Sasha,
l’avessero addestrata a combattere, a difendersi, omettendo
però alcuni
particolari privati della sua vita.
-“Sarò
arrestata per aver ucciso Aleksandr?”-
domandò Sophy a Montgomery.
-“Per quanto mi riguarda,
è stata
legittima difesa e non credo che Holliwell o Dimitri avranno da ridire.
Sono
stati entrambi arrestati e si faranno un lungo soggiorno in
carcere.”-
-“A proposito. Come avete
fatto a
scappare da Dimitri? Io ho sentito uno
sparo…”-chiese Sophy.
-“Sì, quando
io ho cercato di riprenderti,
Dimitri mi ha sparato ma non mi ha colpito. Non ha una grande mira in
effetti,
ha beccato una vetrata! E poi non si era accorto che nel mentre
Esposito era
dietro di lui e l’ha bloccato. “- le rispose
Beckett.
Dopo un po’ quasi tutti
andarono via, tranne
Kate, Esposito e Ryan. Beckett aveva bisogno di riposare qualche ora e
Ryan si
offrì volontario per restare con Sophy.
Si sentiva veramente stanca,
ripercorrere
quei dolorosi passi della sua vita in quei giorni l’avevano
stancata
mentalmente, così si assopì.
Ryan la osservava dormire quei
respiri
lenti e profondi, regolari. Pensava a quanto fosse bella, e continuava
a
osservarla, a osservare quelle labbra rosee. Si avvicinò e
le sfiorò le labbra
con le sue. Avrebbe voluto che lei si svegliasse e che lo baciasse, ma
Sophy
era immersa in un sonno profondo.
Uscì dalla stanza, guardò Esposito e con fare serio gli disse:
-“Mi sono innamorato
della sorellina di Beckett.”-.
-“Amico... questo l’abbiamo capito tutti!”- gli rispose Esposito sorridente, senza poter fare a meno di prenderlo in giro.
ciao a tutti!!!
bene siamo arrivati al 10 capitolo e ormai tutti i tasselli sono al loro posto! ormai ci siamo quasi..allora questo capitolo in principio era solo uno ma ho deciso all'ultimo di unirli, quindi i capitoli non saranno più 13 come avevo contato all'inizio.. ;)
come sempre ringrazio davvero tutti quanti,...
e ormai lo sapete: le recensioni sono graditissime!!
al prossimo capitolo.. ;>
kate24