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Autore: adamantina    13/01/2011    1 recensioni
Vanessa, Blake, Damien, Lily, Charlotte e Jonathan sono diversi.
Non si considerano speciali; i loro "doni" non sono per loro altro che una maledizione che impedisce loro di avere una vita normale come un qualsiasi altro teenager.
Vanessa, Blake, Damien, Lily, Charlotte e Jonathan vivono al Queen Victoria's College, scopo del quale è addestrarli al controllo dei propri superpoteri -perchè è di questo che si tratta, nonostante il termine non risulti loro gradito-, a come sfruttarli, a come nasconderli.
Ma una serie di particolari eventi e un nuovo, strano preside li porteranno a chiedersi se il Queen Victoria's non sia, più che una scuola, una sorta di prigione...
E se lo fosse, sarebbe forse peggiore del mondo esterno, con i suoi schemi, le sue regole e i suoi ottusi pregiudizi?
Genere: Avventura, Introspettivo, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Queen Victoria's College'
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~consequences~

 

[Lily]

 

Le mie mani sono strette sul volante, tanto che potrei quasi scommettere di averci lasciato dei solchi profondi.

So che non mi devo distrarre, devo mantenere una velocità costante e scegliere le strade meno frequentate. Nonostante abbia già compiuto diciotto anni, ancora niente patente. Ma d’altra parte gli unici due ad averla presa a sedici anni, sfruttando le brevi vacanze estive che ci sono concesse per studiare invece che per svagarsi, sono Blake e Jonathan. Charlotte sa guidare e io anche, ma avevo programmato di dare l’esame di teoria l’estate prossima. In ogni caso, Blake ha guidato per oltre quattro ore e abbiamo deciso –ok, ho deciso- di fargli fare una pausa. E Jonathan non è certo in condizione di guidare.

Gli lancio un’occhiata attraverso lo specchietto retrovisore. Credo che sia privo di sensi, non si muove. È ancora in forma di lupo perché non è abbastanza forte da trasformarsi, sdraiato con la testa sulle gambe di Charlotte e le zampe su quelle di Damien. Vanessa è qui accanto a me insieme a Blake, perché Charlotte non era di nessun aiuto qui –continuava a voltarsi indietro e a dare consigli.

A quanto pare Jonathan è stato colpito da due proiettili, uno dei quali l’ha ferito di striscio ad un fianco, mentre il secondo è penetrato nel suo corpo. Charlotte ha detto di non poter far nulla senza un po’ di spazio e qualche strumento adeguato, per non parlare degli scossoni della strada sterrata che stiamo percorrendo. Ma di fermarsi non se ne parla: di sicuro Vahel ci sta seguendo e ha allertato tutti suoi contatti nelle vicinanze.

Ma non è questo il motivo per cui sto rischiando di mandare in frantumi il volante –è solo perché tutti stanno dicendo cose tipo “non avremmo dovuto farlo”, “cosa faremo adesso”, “e se ci prendono”, argomenti che io avevo sostenuto fin dal principio e che erano stati completamente ignorati.

Vorrei urlare un fortissimo “io ve lo avevo detto”, ma recupero tutta la mia forza di volontà e sto zitta, limitandomi a guidare in silenzio.

-Quanto manca, Charlie?-, chiede Vanessa.

Charlotte distoglie per un solo secondo l’attenzione da Jonathan.

-In teoria il viaggio sarebbe dovuto durare quattro ore, ma dato che stiamo deviando ne impiegheremo almeno altre due.-

Vanessa sospira e tace.

-Credete che ci stiano ancora seguendo?-, domanda Damien.

-Non ho dubbi-, replica decisa Charlotte. –Ma forse … servirebbe un po’ di nebbia. Lily?-

-Non sono una stazione meteo, Charlie. Non posso controllare il tempo-, sibilo, più acida di quanto vorrei.

-La nebbia non è altro che acqua sospesa nell’aria.-

Non distolgo lo sguardo dalla strada nel rispondere:

-Potrei farlo, probabilmente, ma non farei altro che intralciare noi. Non posso estendere la nebbia molto lontano.-

Charlotte –finalmente- tace.

Il silenzio torna a regnare sovrano, angosciante.

Mi concentro solo per mantenere l’auto in strada nonostante gli scossoni violenti causati dallo sterrato. Prego il cielo che non buchiamo una gomma, perché sarebbe un disastro di proporzioni epiche.

-Potresti far piovere-, dice Charlotte, e mi giro per un solo secondo per fulminarla con lo sguardo.

-Perché?-

-Per nascondere le tracce degli pneumatici sulla terra.-

Devo ammettere che stavolta l’idea è buona.

Fermo la macchina sul ciglio della strada.

-Chi guida?-, chiedo. –Non posso fare entrambe le cose.-

-Lascia fare a me-, dice Damien.

Prendo il suo posto accanto a Jonathan e, mentre l’auto riparte, mi concentro.

L’acqua comincia a scendere senza impedimenti, ma il problema adesso è estenderla a sufficienza. Chiudo gli occhi. Lo scopo non è creare un temporale violento, ma una pioggerellina abbastanza diffusa da cancellare le nostre tracce per svariati chilometri.

All’improvviso, ad un ennesimo scossone dell’auto, sento un uggiolio, di certo non umano.

-Jonathan?-, chiede Charlotte con ansia. –Sei sveglio?-

Nessuna replica, ma giro la testa e vedo che il lupo ha aperto gli occhi.

-Riesci a trasformarti?-, insiste lei.

Distolgo l’attenzione dalla pioggia per un momento per guardarlo muoversi appena, ma non succede niente. Un altro salto provoca un nuovo uggiolio.

Vedo il sangue che macchia la mano di Charlotte che prova a tastare le ferite causate dai proiettili, provocandomi un’ondata di nausea.

-Lily, la pioggia-, mi ricorda Blake, e solo allora mi rendo conto di averla fatta cessare. Cerco di nuovo la concentrazione e l’acqua ricomincia a scendere dal cielo.

Ammetto di essermi spaventata quando Vahel mi ha iniettato quella sostanza. Ho creduto davvero di aver perso i miei poteri per sempre. È stato orribile, e non c’è sensazione più bella di vedere i quattro elementi rispondere ai miei comandi silenziosi come hanno sempre fatto. Su Vanessa quella roba non ha funzionato, e Charlotte ha, ovviamente, sviluppato una teoria a riguardo. Il dono di Vanessa dipende dalla sua pelle, che può cambiare tonalità fino a raggiungere colori di uno spettro invisibile all’occhio umano. Il mio, invece, risiede (sempre secondo lei) da qualche parte nel cervello. Non sa i dettagli, nonostante abbia studiato per anni su questo dilemma. Perché abbiamo questi poteri? Per il momento non ne abbiamo idea. In ogni caso, se funziona davvero come sostiene Charlotte, ad essere immuni a quella sostanza sarebbero Vanessa, Blake (il cui corpo riesce ad immagazzinare l’energia elettrica presente nell’ambiente) e Jonathan (perché la trasformazione dipende da ossa, organi eccetera e non dal cervello). Io, lei e Damien invece dobbiamo ringraziare (termine ambiguo, su cui si potrebbe discutere) i nostri cervelli per le nostre capacità.

-Cosa succede, Charlie?-, chiede Damien, distraendomi dalle mie divagazioni mentali.

-Non sono un veterinario-, replica lei, la voce tremante. –Se solo riuscisse a trasformarsi … -

In risposta, Jonathan si agita e per un istante la sua figura vibra, ma poi non riesce a cambiare forma e resta un lupo. Per lo sforzo emette un gemito straziante.

Charlotte scuote la testa, poi mette una mano sulla testa del lupo.

-Non posso fare niente, per ora-, mormora. –Quando ci fermeremo, proverò a … -

La sua voce viene sovrastata all’improvviso da un suono inconfondibile.

Proiettili contro i vetri dell’auto.

-Giù!-, urla Blake, e non posso fare altro che obbedire, ma nel frattempo faccio aumentare la pioggia. Non so se ci sia più d’intralcio che d’aiuto, ma non posso certo chiedere a Blake.

I proiettili fischiano, l’auto accelera decisamente troppo per una vecchia carretta (ma Charlotte deve averci fatto qualche modifica), ma l’acqua la fa slittare. Alzo la testa per un secondo, proprio mentre l’auto inchioda. Batto la testa contro il cruscotto, violentemente, e tutto diventa nero.

 

-Lily … Lily, mi senti?-

Batto le palpebre più volte e un volto entra nella mia visuale. Blake.

Sorrido quasi istintivamente, senza pensarci.

Poi, quando Charlotte prende il posto di Blake e mi spara un led accecante negli occhi, seguendo il movimento delle mie pupille, torno sulla terra. Mi alzo di scatto, bruscamente, ma un giramento di testa mi riporta giù.

-Cos’è successo?-, chiedo. –Dove siamo?-

-Sta bene-, decreta Charlie. -Ti ricordi come ti chiami?-

-So come ti chiami tu, Charlotte Miller, e ti giuro che se non spegni quella luce ti farò pentire del giorno in cui ti sei presentata a me.-

-Sta benissimo-, conferma lei con un mezzo sorriso.

-Qualcuno mi risponde? Dove siamo?-, insisto, mettendomi finalmente a sedere. Ho un po’ male alla testa, ma è sopportabile.

-A destinazione, sani e salvi-, risponde Blake, sedendosi accanto a me.

Mi guardo intorno.

Ci troviamo in una sottospecie di casetta di legno, ma forse definirla casetta è un complimento. Baracca, bicocca, catapecchia … ecco, questi rendono meglio l’idea. È piccola, soffocante, desolante e vuota. Tutto quello che c’è deve risalere al Medioevo o giù di lì.

Va bene, ho esagerato –ma non è che scherzi, eh. Un cucinino a gas, il vecchio divano semidistrutto sul quale sono seduta, qualche sedia spaiata e un paio di porte chiuse adornano il luogo … e questo è tutto.

-Quando hai detto catapecchia ho pensato che esagerassi-, dico a Charlie.

Poi mi rendo conto di qualcosa di strano.

Blake è qui accanto a me, Charlie davanti, Vanessa accanto a lei e c’è qualcuno che non conosco alle loro spalle.

Un ragazzo e una ragazza, forse sui venti, venticinque anni.

Lui ha corti capelli scuri e occhi cupi, è molto alto e, onestamente, mi inquieta. Nonostante, ammettiamolo pure, sia piuttosto bello.

Lei è magra, formosa, curve al posto giusto, capelli biondi e sguardo altezzoso. Bella pure lei, accidenti.

-Chi sono?-, chiedo, sospettosa.

-Io sono Guinevere-, risponde la ragazza. –Puoi chiamarmi Gwen. Lui è Matt.-

-Chi sono?-, ripeto, voltandomi verso Blake.

-Loro … occupavano la casa di Hermann. Sono ex allievi del Queen Victoria’s. Ci hanno raggiunti e ci hanno portati qua, salvandoci all’ultimo secondo dagli scagnozzi di Vahel.-

-Dov’è Jonathan?-

-È di là con Damien.-

-Come sta?-

-Non molto bene-, interviene Charlotte, cupamente. –Tutto quello che sono riuscita a fare è stato ripulire le due ferite … ma c’è ancora un proiettile dentro il suo corpo, e non ho gli strumenti necessari per agire. Senza contare che è ancora un lupo, e non so come intervenire.-

Dalla sua espressione vedo che è stanca, preoccupata e sconvolta. Non capita spesso che Charlie non sappia cosa fare, e questo di solito la manda in paranoia.

Mi alzo in piedi, incerta, ma scopro di poterlo fare senza problemi. Ho un bernoccolo sulla testa, ma questo è tutto quello che mi rimane dell’incidente, per fortuna.

-Vado in bagno-, annuncio. –Charlie, mi accompagni?-

Lei annuisce, un po’ stranita.

Non appena siamo al sicuro da orecchie indiscrete, domando:

-Chi sono quei due?-

-Non ne ho idea. Ci hanno aiutati, e dicono di essere stati allievi da noi … ma non ci hanno detto altro.-

-Possiamo fidarci di loro?-

-Vorrei che fosse così, ma non ne sono affatto sicura.-

Sospiro e usciamo dal bagno.

Charlotte apre un’altra porta e io la seguo. Ci sono una mezza dozzina di letti a castello, ma il lupo è sul pavimento –troppo grande per il letto, suppongo. Damien è accanto a lui.

-Novità?-, chiede Charlie, inginocchiandosi sul pavimento.

-Credo che si stia svegliando-, risponde Damien, ed esce per lasciarci posto e raggiungere Vanessa di là.

Charlotte posa una mano tra le orecchie del lupo.

-Jon? Mi senti?-

Il lupo emette un mezzo sbuffo che immagino sia un segno affermativo.

-Jon, non riesco a curare quelle ferite se non torni umano-, mormora Charlotte.

Silenzio. Come già prima, in macchina, vedo la figura vibrare e poi tornare come prima.

-Jon? Per favore … -

Vedo gli occhi di Charlotte riempirsi di lacrime.

-Ehi-, sussurro. –Charlie, andrà tutto bene.-

-Non è vero-, mugola lei. –È tutta colpa mia!-

-Non dire così.-

-Avrei dovuto pensarci! Ho pensato a tutto tranne che alla … alla cosa più importante! Ho fatto troppo in fretta … e ho avuto troppa … troppa fiducia … in me stessa. E adesso non riesco … a fare nulla! Sono inutile … ed è solo … -

A quel punto le sue parole confuse vengono soffocate dai singhiozzi.

-Non piangere-, la prego, abbassandomi e abbracciandola. –Charlie, non è colpa tua. Non potevi prevederlo … è stata solo sfortuna. Non sarebbe cambiato niente se ci avessimo pensato per un altro mese.-

Lei scuote la testa.

-Sono stata io, e adesso Jon potrebbe morire!-, reagisce con rabbia, le lacrime che le solcano il viso.

La stringo più forte, non sapendo che altro fare per consolarla e rassicurarla.

E poi succede qualcosa.

Il lupo trema e all’improvviso la sua figura si sfoca, lasciando il posto a quella di Jonathan.

Umano.

È messo male, ora si capisce ancora di più. La felpa è intrisa di sangue in corrispondenza del fianco sinistro e dell’addome, il volto è pallidissimo e sudato, i pugni stretti.

-Oh, Dio, Jon-, ansima Charlotte, e mi allontana per chinarsi su di lui.

Mi alzo ed esco, lasciandoli soli.

Spero solo che questo sia un buon segno.

   
 
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