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Autore: Ruta    14/01/2011    3 recensioni
Immagini sfilacciate e labili dove dita, le propaggini fumose e ballerine di quelle vecchie memorie, s’incrociano con le sue tanto più salde spezzandosi a metà strada senza sfiorarsi, nebbia che diventa sabbia e le scivola via tra i polpastrelli come sotto la spinta di un sospiro invisibile, trasportato dal vento e dal profumo agrodolce del passato.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Prima volta che mi accingo a scrivere sul fandom di Naruto, per cui mi si vengano perdonati eventuali e madornali errori sui caratteri di questi personaggi che amo con tutto il cuore e indistintamente. In qualunque modo vada potrò almeno dire “ci ho provato!” ù_ù.
Buona lettura!   

 

 

*

 

 

 

Sakura odia incondizionatamente chiunque dica le foto siano qualcosa di freddo e impersonale, il riporto fedele su carta di un’immagine cara al cuore e perciò resa in modo plastificato, poco sentimentale.
Ha amato la fotografia dal primo momento in cui ha messo a fuoco il mondo attraverso l’obiettivo, in cui ha tenuto tra le mani un oggetto capace di cogliere al meglio e il più fedelmente possibile la realtà per quella che è, senza sotterfugi di sorta o macchie di colore insensate come nel caso dell’arte moderna.
Rievocano un attimo diventato eternità, cristallizzato in quell’istante di assoluta perfezione.
C’è la felicità spensierata della propria adolescenza nella foto scattata sulla spiaggia l’ultimo luglio trascorso tutti assieme, com’era tradizione festeggiare l’inizio dell’estate.
Le sembra di risentirla la risacca delle onde, un rumore dolce, familiare. Di percepire l’odore delle caldarroste e il calore del sole autunnale sulle spalle in quella successiva pochi mesi più tardi, lo scricchiolare crepitante delle foglie sotto i piedi, mare oro e rosso a galleggiare nell’aria con pigra indolenza prima di atterrare sui marciapiedi con la dolcezza in cui si cade nel sonno. Non dimenticherà mai perciò il sorriso abbozzato di Sai nel porgerle quel regalo, così innamorato della carta resinata e dell’inchiostro che usa per dipingere da poterne solo immaginare il sacrificale atto da martire, così come non scorderà gli occhi sfavillanti di Naruto, la soddisfazione piena nel sentirla ridere con allegria, le guance rosse nel rivolgere ringraziamenti gentili per tutti.
Parole, volti e abbracci di quel giorno che lei raccoglie a sé con la tenacia risoluta di un abbraccio d’amante, inestricabile. Immagini sfilacciate e labili dove dita, le propaggini fumose e ballerine di quelle vecchie memorie, s’incrociano con le sue tanto più salde spezzandosi a metà strada senza sfiorarsi, nebbia che diventa sabbia e le scivola via tra i polpastrelli come sotto la spinta di un sospiro invisibile, trasportato dal vento e dal profumo agrodolce del passato.
Quando qualche tempo più tardi ha dato voce alla sua perplessità e chiesto a Sai perché avesse scelto quel tipo di dono in particolare, ammette tra sé non si sarebbe certo aspettata la risposta che lui le ha dato. Aveva creduto lui avrebbe socchiuso lo sguardo in una di quelle pose enigmatiche che nonostante tutto a volte ancora gli mimetizzano il volto in una maschera irriconoscibile, così simile all’espressione del bambino trovato anni e anni prima sotto la pioggia a vendere ombrelli senza osare aprirne uno, da straziarle il cuore. Non è stato così.
L’ha scrutata discreto, una risata lieve e senza rumore intrappolata nell’angolo della bocca arricciata, le mani strette in grembo e la posa da soldato disertore, ma ugualmente fiero di quel che è stato e continua ad essere nel profondo, delle azioni che l’hanno reso tale.
Sai è orgoglioso dei suoi amici, del battito accelerato in petto che a volte gli balza in gola, del sudore che gli inumidisce i palmi e la nuca quando è nervoso, della serenità che gli cresce dentro come una bolla di sapone e gli ovatta perfino le orecchie tanto è grande quando è insieme a lei o a Naruto.
E quel riso appena accennato ai bordi degli occhi scuri seppur silenzioso, sembra sempre trillare assieme ai loro nelle teste di chiunque. Sai che nel suo silenzio che è non è il capriccio di un ostinato, ma solo il vezzo di un ragazzo poco loquace, sa essere più rumoroso di tanti altri più chiassosi.
Sai che ha scrollato la testa e poi l’ha inclinata guardandola fissamente, quasi sfacciato, ma in un modo che gli appartiene ed è solo suo.

Sei una bella persona, le ha detto senza esitazioni e con tono fermo, come avvezzo a discorsi di quel genere. Non è riuscita a ricordare in seguito se sia arrossita a quel complimento Sakura, soprattutto perché rivoltole da una persona che non si è mai vergognata o ha esitato nel farle sapere la propria opinione in merito al suo aspetto chiamandola racchia.
In quel frangente ha però tralasciato quel particolare con indulgenza caritatevole.

Solo, ha proseguito distogliendo lo sguardo e qui lei avrebbe giurato fosse per qualcosa di assurdamente riconducibile all’imbarazzo, che tendi a vedere quel che ti circonda col cuore piuttosto che con la mente.
La stilettata è arrivata intensa e dolorosa in un punto indefinito, da qualche parte dentro di lei, insieme al senso di colpa. Perché se anche Sai ha notato qualcosa non è sbagliato né affrettato ipotizzare anche Naruto possa pensare una cosa del genere. E allora anche gli abbracci in cui lo stritola e da cui lui guizza via subito scattando a molla, lo sguardo smorto con cui lo trova intento a fissare il vuoto, come attendendo paziente venga riempito da qualcuno, trovano la loro ragione. Naruto non ha dimenticato, mai e si è domandata spesso da allora come sia stato possibile sia accaduto proprio a lei di farlo invece.
Come sia successo e quando sia iniziato quel processo d’insabbiamento. Da quanto lei sia diventata un problema per Naruto o comunque una fonte di preoccupazione. -Oh.-
Sai deve aver compreso la portata di quanto abbia appena scatenato, dal turbinio indistinto di emozioni che le ha attraversato il volto pallido, come un lampo.

Ho detto qualcosa di sbagliato, ha concluso con amarezza e il sentore del “mi dispiace” tra le righe era così forte da farle bruciare la gola e le palpebre.
-Colpa, colpa, colpa, tu sei colpevole della tua stupida incoscienza.-
Gli ha preso il pugno stretto contro la gamba, racchiudendovi il suo attorno in una carezza, senza sorridere. Hai fatto ciò che dovevi e che ti sentivi di fare. Non può esserci nulla di sbagliato in questo, l’ha rassicurato subito con voce materna.

Ma ti ho resa triste, ha ribattuto Sai aggrottando le sopracciglia.
A volte l’amicizia non prevede solo risate. Le lacrime sono necessarie, sono una valvola di sfogo. Preferisco tu mi abbia detto quel che pensavi e ne abbia parlato con me piuttosto che tenerti tutto dentro, gli ha dato un bacio soffice sulla guancia scavata e si è alzata andandosene leggera e dritta, secondo le movenze del passo marziale che non è consapevole assuma in ogni occasione sia distrutta o torturata da una riflessione che la demolisce pezzo dopo pezzo.
La macchina fotografica orami da mesi le sbatte contro il seno ad ogni corsa alla stazione per andare al lavoro, ogni mattina è sul comodino al suo risveglio e ogni sera sul tavolo della cucina mentre prepara la cena frugale per sé e per i soliti scrocconi di sempre.
E gli scaffali vuoti delle librerie in soggiorno si stanno riempiendo piano piano, senza fretta. Fa le cose con comodo Sakura procedendo a tentoni e incespicando a volte, ma incontrando la mano tesa di Naruto a pochi passi da sé che l’attende pronta. Un giorno chissà, riuscirà a immortalare un’immagine capace di strapparle quella che le occupa la mente ogni notte e brandello di sogno.
A cancellare la pena e trasformarla in un’accettazione agrodolce, semplice. Continua a cercarla quell’immagine e intanto sul famoso comodino occupa lo spazio esiguo accanto alla solita tazza di camomilla, alle gocce dei fiori di Bach e alla bandana rossa, la foto incorniciata e un po’ sbilenca sull’appoggio traballante di loro che si rincorrono ragazzini sul prato dietro la palestra dell’istituto, quando ancora andavano al liceo e le speranze per il futuro li riempivano d’aspettativa, pulsanti come qualcosa di vivo che ora ha solo il sapore di una ferita aperta in via di guarigione.
Il prurito di una crosticina che tende a formarsi e poi a cadere, irrobustendosi di volta in volta.
Gli occhi neri di Sasuke spiccano sullo sfondo azzurro del cielo e contro il verde dell’erba nuova in modo così doloroso che il rancore sembra passare dai suoi ai propri e attanagliarle le viscere.
Arriverà mai il momento in cui sarà capace di soffermarvisi senza immaginarlo quel rimpianto, in cui sarà solo la nostalgia a riempirla tutta e risucchiarle il respiro dai polmoni come per un bacio mai dato?
Intanto c’è solo lui e quel suo sguardo in cui sembra bruciare in un monito lungimirante la promessa di avvisaglie future. Il rimorso per non aver saputo cogliere l’avvertimento, la richiesta d’aiuto.
Sasuke che è sempre sembrato il più stabile e invece era il più fragile tra loro, il furore dell’odio divampante, fiamme diventate cenere prima l’incendio scoppiasse nella sua interezza. Tenta di guardare cogli occhi della mente e un po’ del pentimento scompare, lontano. Sforzandosi c’è solo l’immagine di un ragazzino uguale agli altri, corrucciato e intestardito in un’espressione scocciata.
Sakura sospira mettendola giù prima di mettersi a letto. Cuore o no - a furia di tutto quel vedere e sentire, consumato dall’uso e dall’incuria si sbriciolerà -, lei in quello sguardo ha sempre visto riflesso tutto il suo mondo E anche l’osservarlo rimandato attraverso i cocci frantumati e poi riattaccati di una fotografia, significa ancora tutto.  

 

 

 

 

 

N/A:

Questa breve shot l’ho già pubblicata ieri su fan world ed è stata appunto scritta per l’iniziativa “Un prompt al giorno” indetta dallo stesso sito poco fa citato, sulla parola immagine. L’idea dei prompt l’ho trovata sinceramente geniale e stuzzicante, in pratica me ne sono innamorata alla follia. Spero di riuscire a recuperare quelli già persi quindi, in tempi brevi perché sono tutti meravigliosi e immagino anche quelli seguenti lo saranno e allora addio studio ed esami XD. Per quanto concerne Sasuke, figura appena accennata e che forse potrebbe sembrare di poco rilievo, ognuno è libero di interpretare nel modo che più lo aggrada, a seconda del proprio pessimismo (morto, scomparso e via dicendo). Spero di aver saputo interpretare e creare un’immagine appropriata per quest’idea, insomma di avervi trasmesso qualcosa ;)
Un saluto a tutti!

  
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