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Autore: Serena89    20/12/2005    6 recensioni
E se gli sparo in fronte o nel cuore
Soltanto il tempo avrà per morire
Ma il tempo a me resterà per vedere
Vedere gli occhi di un uomo che muore

(Fabrizio de Andrè - La Guerra di Piero)
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Silenzio dell

Pensieri di Una Mente Corrotta

 

 

Il maniero mi soffoca. Sento il forte bisogno di uscire e correre via, senza pensare, il vento freddo in faccia, che porti con sè i miei pensieri, la mia vita, me.

So che mia madre sta piangendo, in silenzio, da qualche parte. E so che non lo ammetterebbe mai, perchè l'amore è debolezza e perchè Narcissa ha scoperto di essere debole. Non pensavo si amassero. Ed invece, invece al loro rapporto, intriso di mezze bugie e mancate verità, ci tenevano.

Si sa come nella vita nulla è proporzionato. L’ago della bilancia tende sempre a pendere dall' una o dall’altra parte. Così come l’amore di mia madre era smisurato, quello di mio padre era inesistente, secondo il mio ingenuo punto di vista. E, ancora una volta, compresi che l’amore compare in forme misteriose. E forse, forse, per Narcissa, Lucius Malfoy provava quello che più poteva avvicinarsi all’amore.

E l’amore è cosa pericolosa, per dirla come mio nonno

Quando papà fu imprigionato, il Ministro della Magia in persona venne ad annunciarlo a me e mia madre. Lei si alzò, con grazia, e senza spiccicar parola mi intimò di seguirla.

Una cupa carrozza nera li aspettava fuori Malfoy Manor. Durante quello che si dimostrò il viaggio più lungo della sua vita, Draco Malfoy scomparve. Non so dirvi quale fosse il momento preciso, ma so che, una volta sceso dalla carrozza, con al seguito sua madre, in religioso silenzio, non c’era più Draco Malfoy. Non c’era il nobile e altezzoso serpeverde. Non più il dannato bastardo dello Yorkshire. C’era lui, c’era sua madre, c’era l’oscurità.

Avvicinandomi alla cella di mio padre una profonda sensazione di vuoto mi pervase, come se di me fosse rimasto un involucro privo della sua sostanza. Era una sensazione piacevole, per quanto molti potrebbero trovarla desolante. Il baratro d’oscurità che aveva risucchiato i miei sentimenti alleviava, momentaneamente, il dolore.

Impassibile mi fermai davanti alle sbarre. E dietro, c’era lui.

Non ho mai saputo chi fosse veramente Lucius Malfoy, ma di certo non era l’uomo che vedevo in quel momento. I suoi capelli, tanto lucidi, ricadevano ora scomposti sulla fronte, opachi. Gli occhi erano spenti, ed il portamento regale ed austero che lo caratterizzava era perso nei meandri della sua solitudine. Eppure, eppure non pareva accusare alcun tipo di risentimento, o disfatta. Attendeva.

Sentendo dei passi avvicinarsi, Lucius alzò il viso. Nei suoi occhi baluginò un pensiero fulmineo, si accesero, come infiammati da un incendio di sentimenti contrastanti. Nel suo viso tornò la vita.

Volse lo sguardo verso la consorte. Se prima conservava ancora il sangue freddo tipico di lui, tutto ciò che si poteva leggere nelle sue fattezze era un profondo e disperato bisogno di perdono. L'uomo che si scusa con la donna che credeva in lui, perchè l'ha delusa. Non è una questione di pentimento. Non rinnega ciò che è stato e ciò che ha fatto.

Guardando mia madre, si sentì, per la prima volta in vita sua, sconfitto.

Si alzò, e con passo deciso si posizionò di fronte a Narcissa. Lei non parlò. Gli rivolse un unico sguardo addolorato. Solo un suono potè essere udito in quell’istante.

Narcissa Black in Malfoy schiaffeggiò il suo consorte. La sua pelle diafana  si colorò di un tenue color rosso. Incassò il colpo senza battere ciglio, e tornò ad osservare la moglie, un silenzio carico di parole non dette. Parole pesanti come macigni, parole cariche di tutto e di niente. Gli occhi, tanto simili ai miei, di quell’azzurro chiarissimo, brillavano intensamente e raccontavano storie, narravano poesie, dichiaravano sentimenti come mai la voce di un uomo avrebbe potuto.

Mia madre fece tesoro delle ultime parole che il marito le sussurrava senza aprir bocca. Poi, sempre austera, come una Regina il cui Re non è stato sconfitto, voltò le spalle all’uomo che aveva amato ed uscì da quella prigione. Senza voltarsi. E così rimasi solo.

Quando tornò a casa, Narcissa si chiuse nella sua stanza. E pianse. Pianse tutte le lacrime che non avevano mai bagnato il suo volto, pianse perché era sola, pianse perché non lo era. Pianse in silenzio, perché una signora non strepita, e pianse fino a quando la notte non ascoltò il suo dolore e raccolse le sue lacrime.

Fu allora che Narcissa Black in Malfoy scomparve, come il marito ed il figlio prima di lei.

Non più la donna sorridente che curava le mie ferite di bambino, non più la forte guerriera che affrontava le difficoltà a testa alta, non più la nobildonna dallo sguardo severo che la comunità invidiava. C’era lei e c’era il suo dolore.

Le mura di quel castello immenso mi soffocavano. Quello sfarzo, quell’imponenza, mi parevano lance che, lente, perforavano il mio animo dilaniato. La mia mente si crocefiggeva quotidianamente nell’oblio dei ricordi, il mio cuore sussultava, e la mia ragione mi imponeva di non ricordare. Di non pensare. Di non soffrire.

Perché i Malfoy non capiscono un cazzo del resto dell’umanità, questo si sa, ma la cosa che nessuno vuole capire, è che il resto dell’umanità non ne sa un bel niente, dei Malfoy,delle famiglie come noi, e non ha alcuna possibilità di capirli. Devi esserci passato, per capire, devi essere stato educato alla magia nera quando avevi sei anni, quando eri nel ventre di tua madre, quando eri nei sogni di tuo padre.  Allora magari puoi capire. Altrimenti puoi solo sparare cazzate. Che ne sai tu di cosa è importante per loro? Di cosa conta veramente? O di cosa gli fa paura? Lo sapresti dire di te, forse. Ma loro?

Presi a calciare i sassi che intralciavano il mio cammino, con tutta la rabbia di cui ero capace.

Mio padre. L’ho mai amato? Nonostante i miei sforzi, un solo pensiero si forma nella mia mente. Sì. Volevo bene a mio padre. Lo ammiravo, lo rispettavo.  Col tempo quel rispetto era diventato paura, e la paura odio. Ma, capriccioso, il mio cuore rimaneva quello del bambino che, da piccolo, aspettava impaziente che la madre gli rimboccasse le coperte, protetta dalle ombre della notte, silenziosa, perché mio padre le impediva di mostrarsi troppo affettuosa con me. Mi sussurrava parole dolci, che si perdevano nel buio della mia camera, e, voltandosi sempre un’ultima volta, solo una, quando stava per varcare la soglia che divideva il mio mondo dal resto del maniero, sorrideva, uscendo. E, ancor di più, quel bambino che era Draco Malfoy aspettava il padre. Quando il castello dormiva, in silenzio anch’egli, per non farsi scoprire dalla consorte, si avvicinava al letto del figlio, e poneva un soffice bacio sulla sua tempia, leggermente, ignaro che il piccolo bramava quel momento da una giornata intera, ignaro del fatto che era sveglio, lì, sotto le coperte, fragile e innocente come solo un ingenuo può essere.

E così, contro ogni rigor di logica, continuava ad amare quell’uomo che aveva divorato il suo mondo. Disintegrato la sua famiglia. Crocefisso il suo cuore. Cancellato il suo essere.

Ma lo voleva odiare. Voleva odiarlo perché per colpa sua era costretto a servire Lui.

Era stato chiamato, e lui aveva risposto. Gli era stato ordinato, e lui aveva chinato il capo al volere del Lord. Aveva scelto di rinunciare a se stesso, di rinunciare alla felicità. Di ignorare quella piccola vocina che si ribellava, che voleva solo scappare via, soffocata dalle due forze che si scontravano, sentendosi preso nel mezzo, senza possibilità di scelta.

Maledizione.
Ancora poche ore e dovrò abbandonare questo luogo, uscirò dal tormentato eden che mi ero creato, tornerò nella fossa dei leoni, gli sguardi sprezzanti mi investiranno come un mare in piena, la realtà tornerà a ridermi in faccia, e quel mondo ovattato mi ingloberà, costringendomi a tornare quello che ero, mentre, nell’ombra, il mio animo corrotto attenterà a quello squarcio di felicità che i giovani studenti di Hogwarts si sono ritagliati. Ucciderò il mio spirito, in un suicidio lento e consapevole, con questa lenta eutanasia dell’anima. Ucciderò e sarò annullato.

Ma, più di tutto, tornare a scuola significherà tornare ad incontrare il suo sguardo. Vedere lei.

Se fossi ancora il Draco Malfoy che ero, le ruberei ciò che ha di più caro, la trascinerei nel mio mondo malsano e perverso, l’amerei e prenderei da lei ciò che voglio. Amore. No. Non sono innamorato. Io non amo. Desidero. Non amo.

Cos’è, poi, l’amore?

Bramare le sue labbra, come se dal loro tocco potesse dipendere la mia vita, scottarsi con l’ardore della sua pelle color crema, desiderarla come mai può essere desiderata una donna, sapere che la sua sola presenza ti riporta in vita, riporta in vita il ragazzo che si era perso nel dolore, cercare il suono della sua risata, che ti ricorda che ridere è ancora possibile. Quella sensazione di benessere che il suo sguardo, il suo solo sguardo, ti provoca.

Cazzo.

Mi sono innamorato.

Ma non c’è tempo per l’amore, quando il tempo viene prepotentemente strappato via dalla morte dell’anima. Quando il male risorge, quando l’unica scelta è uccidere o essere ucciso, l’amore non ha il tempo di essere vissuto. Viene messo da parte, conservato nella speranza di essere liberato, un giorno, imprigionato da catene d’odio. E Draco Malfoy, consapevole di quello che sarà il suo destino, non amerà. E il rosso dei suoi capelli si confonderà col rosso del sangue caldo che gli sporca le mani e lo spirito, il buio dei suoi occhi scomparirà col buio di quella notte fredda, testimone della sua fuga, non una stella in cielo a rischiarare i suoi passi, quando scapperà da quel che fu, dalla sua promessa, dalla sua sconfitta.

Fottuto Mondo. Fottuta lei. Fottuto Potter.

Potter e gli altri, Con il loro buon senso, il loro coraggio, quel loro essere sempre così infinitamente stupidi, tanto da non capire da cosa siano realmente circondati. Perché quello che hanno provato, quello che hanno affrontato, non può essere confrontato col male che li aspetta. Hanno visto solo la punta dell’Iceberg. Se credono che morire dietro un velo sia il male, se credono che il ricordo conservato in un bisunto diario sia il male, se credono che il fantasma di un male che fu sia il vero male, sono degli ingenui bambini a cui è ancora permesso di sognare.

Il male l’ho visto. Il male l’ho fatto. E non sanno a cosa vanno incontro. Fanciulli abbandonati in un oscura foresta, inconsapevoli della bestia che sta per divorarli. E cadranno nell’oblio delle loro aspettative, verranno risucchiati, circondati, avvolti da quell’oscurità penetrante che non darà loro scampo. E allora, solo allora, lo vedranno. Senza però capirlo. Senza assaporarlo. Senza incorporarlo. Saranno gli spettatori del male che verrà loro inflitto. E non capiranno quanto insaziabile e doloroso può essere il male, quando entra a far parte di te, prepotentemente, perché se non lo lasci entrare, lui ti si presenterà sotto altre forme. Non può essere evitato.

E tutto ciò che voglio, è potermi sottrarre al mio destino.

Una domanda continua a tormentare le mie notti, quegli occhi chiari mi perseguitano, specchio della mia anima, specchio del mio essere.

Perché mio padre non era uno sprovveduto. Perché se avesse voluto Potter ed i suoi compagni non sarebbero allegramente nelle loro case, a scambiarsi sorrisi d’intesa. Il dolore che avrebbero potuto provare, li avrebbe segnati per sempre, cicatrice indelebile di una mente perversa. Il ricordo di quella notte, di quelle sale, di quel volto li avrebbe potuti perseguitare fino alla fine, fino a che, troppo sconvolti, avrebbero trovato la pace nel sonno eterno.

Mio padre non ha agito. Mio padre non è mai stato sconfitto.

Ricordo il baluginio nei suoi occhi, ricordo il suo sguardo ardente, l’ultimo che mi donò prima che seguissi mia madre per gli oscuri corridoi di Azkaban, e ricordo il lieve sorriso che comparve sulle sue labbra.

Mio padre non è stato sconfitto.

Mi ha dato la possibilità di scegliere.

***

FINE

 

Commento dell'Autrice: Ecco qui. La prima fic angst che scrivo. Devo ringraziare principalmente Fabrizio De Andrè e la sua "Guerra di Piero", colonna sonora di questa One-Shot.

Ringrazio autori come Opalix o Thilwen, perchè mi ricordano il mio amore per le fanfiction. E ringrazio in particolar modo Evian. Grazie ad una sua mail ho ritrovato la voglia di scrivere, e l'immagine che poi ha ispirato questa fic.

  Questa notte il pensiero di Narcissa Malfoy che schiaffeggiava il marito, in prigione, troppo ferita per proferir parola, mi si è inciso in mente. Da qui è nata questa fic. Principalmente volevo che Draco parlasse solo di sè, ma, successivamente, il mio spirito D/G è tornato alla carica, quindi ho inserito quel passaggio carico di romanticismo. Draco Malfoy non ha amato Ginny Weasley. Ha rinunciato a qualsiasi storia. Non c'è continuo, non c'è amore vissuto. C'è amore provato e nascosto. Non chiedete altro e non immaginate scenari romantici. Non ce ne saranno.

Questo è il Draco Malfoy prima dell'inizio del suo sesto anno. QUello che accadrà dopo, quel piccolo spoiler, è racchiuso in queste pagine. A buon intenditor...

Dopo alcuni consigli, avevo pensato di portare tutto in terza persona. Questo avrebbe sicuramente migliorato la fic, ma non era quello che volevo. Io volevo Draco Malfoy. Per una volta, una volta sola, volevo creare il mio Draco Malfoy.

Non sono ancora convinta della forma, se avete dei consigli, quindi, fatemeli pervenire. Vorrei correggerla, so che potrebbe migliorare e so che, così com'è, è imperfetta. Quindi, vi prego, aiutatemi.

Ed ora, se non vi ho annoiato, miei pochi lettori, se vi ho commosso, fatto pensare, o, semplicemente, se vi ho tolto qualche minuto della vostra vita, strappatovi prepotentemente via, lasciate una recensione e fatemelo sapere.

Con Affetto

Serena

 

 

  
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