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Autore: gemini    09/01/2004    4 recensioni
Benji abbandona la Germania dopo che una misteriosa ragazza gli ha spezzato il cuore, Mark e Maki entrano in crisi a causa di un affascinante allenatore di softball, Holly sembra preso da un'altra ragazza e Patty si innamora di un altro...storie e personaggi che si intrecciano, sullo sfondo della romantica Parigi...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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DESTINI CHE SI UNISCONO

 

CAPITOLO SESTO: IL TENTATIVO DI PATTY

 

Benji continuava a guardare Rachel senza sapere cosa dirle. Era bellissima, come sempre, nonostante lo sguardo freddo e imbronciato che gli stava rivolgendo…avrebbe dato qualunque cosa per un suo sorriso, pensò amaramente. Un desiderio impossibile…

Anche Tom la osservava con attenzione. Così era quella la famosa Rachel…la ragazza che aveva spezzato il cuore di Benjamin Price, il SGGK. E riusciva a metterlo incredibilmente in soggezione, si rese conto, notando la tensione evidente sul volto dell’amico, solitamente così sicuro di sé. Rachel invece non dava segno di provare particolari emozioni nel rivederlo…la sua espressione era fredda, altera e distaccata, e il tono che aveva usato nel salutarlo denotava nulla più che una gelida cortesia.

-Questo è Tom Becker, un mio compagno di squadra-, si riscosse Benji, indicando Tom con un cenno della mano.

Rachel abbozzò un sorriso di circostanza, e tese la mano a Tom. –Rachel Schneider, piacere-, disse, in un perfetto giapponese con lievissimo accento straniero.

-Piacere mio, Tom Becker-, rispose il ragazzo.

-Beh…penso che avremo modo di rivederci nel campionato, Price…Vi auguro fin da ora buona fortuna-, disse la ragazza, cancellando il sorriso dal suo volto e rivolgendo a Benji uno sguardo che aveva un che di sprezzante.

Il portiere le rivolse un sorrisetto cattivo. –Anche a voi, cara Rachel…sperando di trovarci presto faccia a faccia, no?-, disse in tono di sfida.

Uno scintillio illuminò i freddi occhi azzurri della giovane tedesca. –Perché no? Sarebbe sicuramente interessante-, rispose, sostenendo senza problemi lo sguardo di Benji.

-Sicuramente-, ripeté Benji, mentre i suoi occhi scuri fiammeggiavano. –Anzi, non vedo l’ora di dare una lezione al caro Marcus, tanto per dimostrargli che sono venuto qui per un qualche scopo-, aggiunse poi.

Rachel fece una smorfia di rabbia, che nascose dietro un sorrisetto malevolo. –Staremo a vedere, Price…sono certa che anche Marcus sarebbe contento di trovarsi faccia a faccia con te sul campo da calcio-, rispose, con un bagliore negli occhi azzurri.

-Io non vedo l’ora…Ora tolgo il disturbo…a presto, cara Rachel-, disse Benji, e da un’ombra che era passata rapidamente sul suo viso Tom comprese che usava quel tono arrogante e superbo per difendersi dall’emozione che trovarsi di fronte Rachel gli suscitava…in un certo senso, era come se l’attaccasse per difendersi dalle sensazioni che provocava dentro di lui.

-A presto, Price-, rispose fredda la ragazza. –Becker-, disse poi a Tom con un cortese cenno del capo, e si avviò nuovamente giù lungo la collinetta.

Benji rimase per qualche istante a guardarla allontanarsi, pensieroso…Era sempre così…quando la vedeva, sentiva qualcosa torcergli violentemente le viscere, il battito del suo cuore impazziva al punto che temeva potesse scoppiare da un momento all’altro e la sua mente si annebbiava. Provava gioia e dolore nello stesso tempo…era felice perché poteva vederla, lasciar scorrere il suo sguardo sui suoi capelli biondi, sui suoi occhi azzurri, sulle sue labbra morbide, sul suo corpo snello e flessuoso…Ma anche triste e pieno di rabbia, perché i suoi sentimenti non sarebbero mai stati ricambiati, perché da lei avrebbe potuto ottenere solo freddezza e disprezzo. Ogni volta, incontrare il suo sguardo gelido e distaccato, sentire la sua voce rivolgergli parole di sufficienza, vedere i suoi occhi esprimere chiaramente astio e antipatia gli facevano ribollire il sangue nelle vene…e allora reagiva così, mostrandole anch’egli freddezza, disprezzo, rancore…Cercava di mostrarsi superiore, di dimostrarle che lei per lui non contava niente, che anche lui la disprezzava….invece, quanto avrebbe desiderato stringerla tra le braccia, affondare le dita nella massa setosa dei suoi capelli e dirle quanto la considerava speciale…

Scosse il capo, e il suo sguardo incontrò quello di Tom.

-Lo vedi, come mi sono ridotto?-, disse, con un’evidente nota di disperazione nella voce, e tracce di lacrime non versate che si affacciavano ai suoi occhi.

Tom aprì la bocca alla ricerca di qualcosa da dire per risollevare l’animo dell’amico…ma non gli venne nulla di sensato da dire, e preferì tacere.

Si allontanarono in silenzio per andare a raggiungere i loro compagni.

 

Un’altra persona, da lontano, aveva osservato la scena con estrema attenzione. Mark, che camminava qualche passo indietro rispetto agli altri con le mani affondate nelle tasche della tuta e immerso nei propri foschi pensieri, aveva visto Tom e Benji fermarsi sulla collinetta, e poi aveva visto una ragazza raggiungerli. Dal gioco di sguardi che la ragazza aveva scambiato con Benjamin Price, era evidente che tra i due c’erano scintille.

“Tosta, la tipa”, aveva pensato…anche se non era riuscito a sentire cosa si erano detti, era evidente che quella graziosa biondina era riuscita a tenere testa a quel pallone gonfiato di Price, e la cosa gli aveva fatto un grandissimo piacere. Adorava vedere Benji Price in difficoltà, e vederlo quasi indifeso al cospetto di un’esile fanciulla era una gioia ancora più grande.

Quando vide i due compagni di squadra allontanarsi, raggiunse il punto della collinetta in cui essi si erano fermati, e cercò la ragazza con lo sguardo. Si era seduta su una delle panchine, e osservava l’allenamento della squadra tedesca in silenzio e con espressione assorta.

Ora che si trovava più vicina, Mark poté osservarla meglio. Era veramente carina…aveva dei bellissimi capelli, degli splendidi occhi e quell’espressione sfuggente e un po’ altezzosa era davvero molto, molto accattivante… “Sembra una puledra da domare”, pensò con ammirazione, accorgendosi di provare una strana sensazione…quasi un senso di calore alla bocca dello stomaco.

Era da tanto tempo che non sentiva più nulla di simile, e la cosa lo meravigliò…da quando aveva conosciuto Maki, non aveva più provato il benché minimo interesse per nessun’altra donna. L’ultima volta che aveva provato qualcosa del genere era stato quando aveva visto Maki per la prima volta, sul campo da softball…e quello che sentiva in quel momento osservando quella sconosciuta ragazza bionda era assolutamente identico.

“Ma che mi salta in mente? Devo essere impazzito!”, si disse, passandosi una mano tra i lunghi capelli scuri. Tirò un profondo respiro, e si impose di allontanarsi immediatamente da lì e andare a raggiungere gli altri membri della squadra. Inutile. Le sue gambe non volevano saperne di muoversi, e i suoi occhi rimanevano inchiodati su di lei, come se fosse sotto l’effetto di un’ipnosi. Più la guardava, più quella sensazione di calore allo stomaco cresceva e cresceva, inondando tutto il suo essere…non riusciva a smettere di guardarla, ogni minima parte del suo corpo sembrava attratta quasi magneticamente da quella ragazza…Era una cosa assurda, totalmente assurda…solo quella notte, non aveva fatto che rigirarsi insonne nel letto tormentato incessantemente dal pensiero di Maki, e di come non riusciva a stare senza di lei, e ora…ora provava una sensazione così forte, così intensa, per una persona di cui non sapeva neanche il nome, e che si era fermato a guardare solo perché l’aveva vista di sfuggita parlare con l’odiato Price. Era una cosa che non stava né in cielo né in terra…eppure stava succedendo…

 

Il rientro in albergo dei ragazzi si svolse tra mille stati d’animo contrastanti. Benji era rimasto molto turbato dall’incontro con Rachel, e anche se cercava di non darlo a vedere era evidente che c’era qualcosa che non andava. I suoi nervi erano stati messi a durissima prova da quel brevissimo colloquio, e il ragazzo si chiedeva come avrebbe fatto a reggere fino alla fine del torneo…e ancora non l’aveva vista insieme a Friedman! Gli sembrava di impazzire…sperava solo che il torneo finisse il prima possibile, per poter tornare a casa sua, a Fujisawa, e ricominciare a leccarsi le ferite, nella speranza che il tempo prima o poi gli facesse dimenticare quella bionda sirena che lo aveva così crudelmente incantato.

Anche Mark aveva qualcosa di strano…ma non era il solito pensiero di Maki e della loro traumatica rottura a turbarlo. Era rimasto violentemente colpito dalla bionda tedesca, e non riusciva a togliersi dalla testa l’intensa sensazione che lei gli aveva suscitato…aveva tentato, in tutti i modi, ripetendosi che era assurdo, che i suoi pensieri erano ancora tutti rivolti a Maki e che era impossibile che una perfetta sconosciuta potesse fargli un simile effetto, ma non c’era stato nulla da fare…l’immagine di quella ragazza si era scolpita vividamente nella sua testa, e non c’era modo di farla sparire.

Perfino Holly era diverso dal solito…Tom aveva notato già dalla colazione che l’amico aveva qualcosa di diverso. Gli brillavano gli occhi, e stavolta il calcio non c’entrava proprio per nulla, ne era sicuro. Si chiese se c’entrasse Patty…ma gli bastò incrociare per un attimo lo sguardo triste e imbronciato della ragazza per avere la certezza che la fedele manager non c’entrava nulla con l’euforia del capitano. Forse Rosemarie…ma sì, doveva trattarsi di lei! In fondo, si era offerta di accompagnarlo a vedere Parigi, e magari tra loro era successo qualcosa…questo avrebbe spiegato anche la malinconia che si leggeva negli occhi di Patty. Tom provò una fitta di compassione al pensiero della ragazza…povera Patty…non doveva essere bello per lei vedersi portare via in quel modo il ragazzo che amava segretamente da anni.

-Holly…ti andrebbe di bere qualcosa e fare due chiacchiere?-, propose sottovoce al capitano, spinto dall’irrefrenabile curiosità di andare a fondo della questione.

-Ma certo! Volentieri! Anzi, ho proprio voglia di parlare con qualcuno!-, rispose Holly entusiasta. Aveva bisogno di dire a qualcuno cos’era successo con Rosemarie…tutto gli sembrava confuso, irreale, i pensieri si aggrovigliavano nella sua mente in un misto di apprensione ed euforia, e sicuramente gli sarebbe stato utile il consiglio di un amico.

Si sedettero nella saletta bar dell’albergo, e ordinarono due aperitivi analcolici.

-Allora…oggi ti vedo particolarmente euforico, ma il torneo non è nemmeno cominciato, quindi credo proprio che per una volta non si tratti del calcio…vuota il sacco!-, esordì Tom senza troppi preamboli dopo che la cameriera ebbe preso le loro ordinazioni.

Le guance di Holly divennero color porpora, e il ragazzo abbassò la testa imbarazzato. Tom sorrise, intenerito e divertito…era evidente quanto l’amico fosse ancora ingenuo e inesperto per certe questioni, pensò, non riuscendo a trattenere una puntina di invidia.

-No infatti…ecco…si tratta di Rosemarie-, ammise Holly, arrossendo fino alla punta delle orecchie.

-Ci avrei giurato!-, ridacchiò Tom. La cameriera li raggiunse con i loro aperitivi, e Tom sorseggiò un po’ della sua bevanda, aspettando che l’amico proseguisse nel suo racconto.

-Ecco…ieri sera siamo andati insieme a fare una passeggiata per Parigi…a un certo punto, non so perché…sarà stata l’atmosfera romantica, oppure lei, così dolce e carina…io…io non mi sarei mai aspettato di provare niente di simile e allora…-, farfuglio, ormai praticamente viola in faccia.

-E allora?-, lo incitò l’amico sorridendo.

-Allora…ci siamo baciati-, ammise Holly in un sussurro.

Tom non riuscì a trattenere un’esclamazione di meraviglia, che fece diventare il capitano ancora più viola.

-Beh…quindi deduco che lei ti piace molto, vero?-, proseguì poi, mentre Holly cercava di dissimulare l’imbarazzo mandando giù metà bicchiere di aperitivo.

Il ragazzo annuì. –Sì…moltissimo…Vedi Tom, io non so spiegare di cosa si tratti, ma…sento qualcosa di veramente forte per lei, qualcosa che non avevo mai sentito prima d’ora…Finora, lo sai anche tu, ho sempre pensato solo al calcio…e invece, lei mi ha fatto capire che esiste qualcos’altro di meraviglioso nella vita oltre che mandare in rete un pallone. Quando sono con Rosemarie sto benissimo…mi sento leggero, spensierato…felice. E’ come se tutto intorno a me fosse più bello…è la stessa sensazione di beatitudine che provo quando segno un gol o vinco un importante torneo…o forse ancora più forte-, spiegò, mentre i suoi occhi brillavano, animati da una luce fino allora sconosciuta per il giovane calciatore.

Tom sorrise, avvertendo un po’ di malinconia al ricordo di quando era lui a provare quelle sensazioni…ogni volta che vedeva Azumi, anche solo per un minuto. Cercò di riscuotersi…pensare ad Azumi era inutile, e serviva solo a fargli del male. –Beh…è molto bello questo, amico!-, disse, cercando di rivolgere a Holly il migliore dei suoi sorrisi.

Il capitano abbozzò un timido sorriso. –Sì, molto bello…però mi sento confuso…Non so spiegarmi cosa sia questo sentimento…non so…so solo che mi sento bene quando sono insieme a lei, e che il tempo trascorso con lei per me è estremamente prezioso…-, mormorò impacciato.

-E’ normale essere confusi, Holly, non preoccuparti…non c’è nulla di strano in questo-, rispose Tom comprensivo.

-E poi provo anche una sorta di inquietudine…non so, sto bene ma allo stesso tempo provo una strana ansia, come se avessi paura di qualcosa, ma non so cosa…-, proseguì il giovane, terminando di bere il suo aperitivo.

-Anche questo è normale…devi solo cercare di non farti condizionare troppo da quest’ansia…goditi questo momento, e le bellissime sensazioni che provi quando sei con Rosemarie…tutto il resto si vedrà poi-, lo rassicurò l’amico.

Holly sorrise, felice. –Hai ragione…devo godermi questo bel momento, e non farmi prendere da nessuna preoccupazione!-, annuì.

-Beh…io direi di fare un brindisi a te e Rosemarie, allora!-, propose Tom, e chiamò la cameriera perché portasse loro altri due aperitivi.

 

Mentre i due ragazzi brindavano sorridenti, qualcun altro, appoggiato alla porta della saletta, stentava a trattenere i singhiozzi…

Patty aveva visto Holly e Tom allontanarsi, ed era sicura che ascoltando i loro discorsi sarebbe riuscita a scoprire cos’era successo tra Holly e Rosemarie…era più che convinta che la francesina fosse la causa dell’atteggiamento euforico che Holly aveva avuto fin dall’inizio della mattinata…Ma le parole che aveva udito dire al “suo” capitano erano state la materializzazione dei suoi peggiori incubi…e più lui parlava, con quello sguardo brillante e radioso che tante volte gli aveva visto quando parlava di calcio, ma che mai avrebbe voluto vedergli nel parlare di un’altra donna, più il suo cuore si lacerava in mille pezzi, mentre un dolore sordo le pervadeva l’anima, soffocandola, impedendole di respirare, minacciando di travolgerla e lasciarla lì, annichilita, senza più né anima né vita.

“Ci siamo baciati”…a quelle parole, Patty aveva sentito qualcosa strapparsi nella sua anima, mentre le lacrime avevano cominciato a sgorgare dai suoi occhi senza che lei nemmeno se ne rendesse conto. Avrebbe voluto tapparsi le orecchie per non sentire altro, oppure andarsene via, lontano, per non essere costretta a sopportare tanto…ma nonostante la rabbia e la sofferenza era rimasta lì…voleva capire fino in fondo cosa stava succedendo tra Holly e Rosemarie, anche se sapeva che la mazzata sarebbe stata veramente dura da reggere…

Le parole di Holly però…erano state troppo, veramente troppo…Erano una vera e propria dichiarazione d’amore per Rosemarie, e ogni cosa che lui diceva, Patty moriva un po’. Vedeva le speranze, i sogni, le illusioni che aveva cullato per anni andare in frantumi in un istante, proprio sotto il suo naso, e lei non poteva fare niente, niente…solo piangere. I singhiozzi avevano cominciato dolorosamente a scuoterla, senza che potesse fermarli…per un attimo si era illusa che il pianto avrebbe lenito un po’ il suo dolore, ma non era stato così…più piangeva e più si sentiva male, talmente male che le sembrava quasi di morire…Mai in vita sua aveva provato un dolore così grande…Altre volte era stata male e aveva pianto per Holly, per la sua indifferenza, per il modo in cui lui la trattava come se fosse stata trasparente…ma mai prima di allora aveva provato quel totale sconforto, quell’assoluta mancanza di speranza…perché era sempre rimasta un’illusione, per quanto flebile, per quanto vaga, per quanto intrinsecamente sbagliata ed infondata, a sostenerla, a darle la forza di risollevarsi e continuare a stare accanto a lui come se niente fosse…Invece, stavolta non c’era niente…non c’era più niente a cui aggrapparsi, niente…Tutto era crollato come un castello di carte, lasciandola sola e sconfitta in mezzo a un cumulo di macerie…

Aveva cominciato a camminare come intontita, barcollando quasi, mentre le allegre risate di Holly e Tom che stavano brindando la inseguivano, come se qualcuno si stesse beffardamente divertendo ad amplificarle…aveva iniziato a camminare senza meta, senza porsi il problema di dove stava andando…L’unica cosa che le importava era allontanarsi il più possibile da Holly, e dalla gioia che leggeva nei suoi occhi e sentiva nelle sue risate…una gioia che le trafiggeva il cuore come la più acuminata delle spade…

Persa nei suoi pensieri, si ritrovò a sbattere contro una persona senza nemmeno accorgersene.

-Mi scusi!-, esclamò contrita quando se ne rese conto.

Sollevò istintivamente lo sguardo, e attraverso la nebbia delle lacrime scorse Pierre Leblanc che la stava osservando con un ampio sorriso.

-Non preoccuparti, anzi…considero questo nostro scontro una fortunata coincidenza-, rispose il francese in tono galante.

Patty si sforzò di sorridergli, ma le venne fuori solamente una pallida smorfia.

-Ma che ti succede? Perché piangi?-, disse Pierre, mentre una nota di preoccupazione emergeva nella sua voce.

-Non è niente-, mormorò la ragazza con voce incrinata.

Pierre la prese per mano e la condusse a sedersi su uno dei divanetti della hall. Mentre la ragazza cercava di ricomporsi, asciugandosi gli occhi con un fazzoletto e riavviandosi nervosamente i capelli, il giovane la osservò con attenzione. Sembrava veramente sconvolta…e Pierre avrebbe scommesso qualunque cosa che era per colpa di Oliver Hutton se era ridotta in quello stato. Aveva capito fin dal loro primo incontro che Patty era innamorata cotta del capitano…e sicuramente doveva aver saputo del bacio che Holly e Rosemarie si erano dati la sera prima, e che la sua cuginetta si era premurata di raccontargli nei minimi particolari non appena rincasata. Naturalmente, Pierre era contento per sua cugina…eppure non poteva che dare ad Hutton dello stupido per far soffrire così un simile fiore di ragazza…E dire che l’aveva avuta sotto gli occhi per anni, senza mai accorgersi di lei…che idiota! Lui invece l’aveva notata subito, dal primo istante…e avrebbe fatto qualsiasi cosa per far scomparire quella tristezza dal suo bel visino e restituirle il sorriso.

-Ehi…non piangere più…qualunque cosa sia successa, non merita così tante lacrime-, le mormorò in tono dolce, accarezzandole una guancia con un dito.

-Forse hai ragione ma…non ce la faccio, è più forte di me!-, rispose la ragazza con voce rotta, sforzandosi in ogni modo di trattenere un nuovo accesso di pianto.

-Davvero, non ne vale la pena, cherie…Sai come dice il proverbio…spesso non tutto il male viene per nuocere!-, insistette Pierre, prendendo una mano di lei tra le sue.

Patty lo fissò intensamente. –Cosa vorresti dire?-

Il ragazzo fece una lunga pausa, prima di continuare. –Che forse quello che è successo, anche se doloroso…servirà a farti capire che una ragazza stupenda come te non deve passare tutta la sua vita a spasimare per un uomo che non se la merita-, disse infine.

Patty si morse nervosamente un labbro. –Quindi hai capito che sto piangendo per Holly…-, sussurrò, arrossendo per l’imbarazzo.

Il giovane le rivolse un brillante sorriso. –E’ chiaro come il sole quello che provi per Hutton….solo lui non se ne è mai accorto, e questo, lasciamelo dire, dimostra chiaramente che non ti merita-

-Forse hai ragione…-, ammise Patty sorridendo amaramente.

-Sicuramente ci sono centinaia di persone al mondo che non aspettano altro che di far comparire un sorriso su questo bel faccino…e io sono una di queste-, disse Pierre in tono suadente, portandosi alla bocca la mano della ragazza per baciarla.

Patty si irrigidì. –Senti, Pierre…ci stai provando? Non è proprio il momento adatto-, rispose seccamente, e fece il gesto di alzarsi dal divanetto.

-No, tranquilla…non mi permetterei mai-, rispose immediatamente lui, afferrandola per un braccio e convincendola a risedersi. –Volevo solo farti capire che non esiste solo Hutton al mondo-

Patty abbozzò un sorriso, ma non disse nulla.

-Io per esempio…mi sentirei l’uomo più felice del mondo se tu accettassi un mio semplice invito a cena-, proseguì poi, rivolgendole un’occhiata penetrante.

La giovane sospirò, incerta. Era presto, veramente troppo presto per pensare di interessarsi a qualcun altro che non fosse Holly…Però, Pierre dopotutto aveva ragione, non esisteva solo Holly al mondo. Per anni aveva rifiutato gli inviti degli altri ragazzi perché troppo presa da lui e dalla speranza che, finalmente, il suo sogno si avverasse e a che le era servito? A ritrovarsi sola, delusa e amareggiata mentre lui amoreggiava con la prima venuta!

Dopotutto, uscire con Pierre non voleva mica dire iniziare una storia con lui…e sicuramente le sarebbe servito per distrarsi, per non passare tutta la serata a piangere e tormentarsi per Holly! Aveva sprecato fin troppo tempo e sofferenze dietro a lui… era ora di cominciare a pensare finalmente a se stessa, una buona volta!

Sentendosi un minimo risollevata, sorrise a Pierre. –Perché no? Non credo che una cena sia una cattiva idea-, rispose con voce convinta.

 

Mark era salito nella sua stanza. Aveva bisogno di solitudine e tranquillità, doveva assolutamente riflettere su quello che gli stava succedendo. Pensava e ripensava all’effetto che gli aveva fatto quella ragazza bionda…e continuava a trovarlo sempre più assurdo. Non aveva senso…lui aveva ancora Maki nel cuore.

Maki…quel pensiero lo colpì come una pugnalata. Ormai era più di una settimana che non la vedeva e non la sentiva, e gli mancava terribilmente…a volte, il pensiero di averla perduta era quasi soffocante. Il pensiero poi che fosse successo per la sua stupidità, per la sua maledetta cocciutaggine, era quanto di più insopportabile esistesse al mondo.

Prima ancora di rendersi conto di cosa stava facendo, Mark prese il telefono e compose il numero di Maki. Attese paziente per tre squilli e poi…con un tuffo al cuore, udì quella voce che tanto gli era mancata pronunciare piano la parola “pronto”.

Il ragazzo aprì la bocca per rispondere, ma non ne uscì alcun suono. Era troppo emozionato…dovette sedersi sul letto, perché le gambe minacciavano di non reggerlo.

-Pronto? Pronto?-, ripeté Maki dall’altra parte del filo.

-Maki…sono io-, sussurrò infine lui con un filo di voce.

Silenzio. Solo i battiti del suo cuore amplificati almeno centomila volte.

-Mark…-, mormorò infine la ragazza, con voce inespressiva.

Mark avrebbe voluto dirle centinaia, migliaia di cose in quel momento…ma non gli veniva in mente nulla di adatto, nulla di sensato. Si sentiva stupido e impacciato.

-Che vuoi?-, domandò Maki dopo una pausa, con la voce che si era fatta improvvisamente gelida.

-Parlarti-, rispose lui, in tono quasi implorante.

-Non…non credo che abbiamo più nulla da dirci-, disse lei dopo una breve esitazione.

-Maki ti prego…tu devi ascoltarmi-, insistette lui. Non poteva perderla così…doveva lottare, farle capire che si era reso conto di avere sbagliato, e che non poteva stare senza di lei…

-No. Ascoltami tu, Mark. Tu non ti fidi di me, e la fiducia per me è basilare in un rapporto. Mi hai ferita profondamente e io…io non penso di riuscirti a perdonare-, rispose Maki in tono fermo e deciso.

Mark tirò un profondo respiro. –Maki…io ti amo ancora…non voglio perderti…-, mormorò lui in tono quasi supplichevole…non aveva mai usato un tono così in tutta la sua vita, e Maki non poteva restare indifferente…

Ci fu un lungo istante di silenzio dall’altra parte, poi la ragazza fece un sospiro. –Io invece…credo di non amarti più, Mark, mi dispiace-, mormorò poi a fatica.

Fu come se il mondo gli fosse precipitato addosso in un istante. Boccheggiò, e ci vollero diversi istanti prima che ritrovasse la forza di parlare. –Non posso crederlo, Maki…tu non puoi non amarmi più…-, insistette. Non poteva essere vero. Maki non poteva aver dimenticato così, di punto in bianco, quello che avevano rappresentato l’uno per l’altra. Doveva essere per forza una bugia.

-E invece è così, Mark…mi dispiace…A volte le cose vanno così nella vita-, ripeté Maki.

-C’è un altro, vero?-, esclamò Mark a bruciapelo, mentre il solito, insopprimibile tarlo della gelosia tornava a farsi strada inesorabilmente dentro di lui. Aveva tentato di reprimerlo almeno mille volte, ma forse era più forte di lui…e in quel momento gli sembrava l’unica spiegazione plausibile, perché Maki non poteva avere smesso di amarlo così, di punto in bianco.

-Visto? E’ quello il tuo chiodo fisso! E comunque non sono cose che ti riguardano!-, rispose la ragazza sbrigativamente.

-Mi riguardano eccome invece!-, ringhiò lui, mentre cominciava a provare una tale furia in corpo che, se avesse potuto, avrebbe preso a pugni il mondo intero.

-Ok, allora, se proprio ci tieni a saperlo, è vero! Ho un altro!-, esclamò Maki esasperata.

Per Mark fu come un pugno in pieno stomaco. Sentì l’aria mancargli, mentre la rabbia del suo corpo divampava come un incendio incontrollabile.

-E chi è? Chi è?-, gridò come un forsennato. Un altro…la sua Maki…un altro…era un pensiero a dir poco intollerabile…no, una cosa del genere non poteva permetterla…la sola idea era sufficiente a fargli ribollire il sangue nelle vene…

-Mark, smettila ti prego!-, disse la ragazza in tono implorante.

-CHI E’?-, urlò il ragazzo, ormai completamente fuori di sé, prendendo violentemente a calci una delle sedie della camera.

Si udì un sospiro, e poi una voce flebile dire –Brian Carpenter-

Era troppo. Era veramente troppo. –Lo sapevo! E tu che negavi, e mi davi del pazzo! Sei vergognosa! Mi fai schifo! Sei solo una bugiarda e una sgualdrina…ed io uno stupido! Pensare che mi ero pentito di averti fatto quella scenata! Pensare che volevo implorarti di perdonarmi!-, e in preda ad una rabbia e a una disperazione cieche ed incontrollabili cominciò a vomitarle addosso una serie di insulti uno più terribile dell’altro…Voleva farle male, il più possibile…voleva che fosse tormentata dai sensi di colpa…La odiava in quel momento…quanto la odiava…Se l’avesse avuta di fronte, forse le avrebbe spaccato la faccia a suon di pugni…ma era in Giappone, e quindi poteva colpirla solo con le parole…sperava almeno di riuscire a colpirla duramente.

Maki lo lasciò sfogare, in silenzio. –Addio Mark-, mormorò alla fine, con la voce incrinata dai singhiozzi, e chiuse la comunicazione.

Mark scagliò il telefono lontano da sé, e lasciò sfogare la sua furia ormai incontrollabile. Spaccò le sedie, lanciò per aria i cuscini, strappò le tende…ma niente riusciva a placare la sua rabbia…Non si era mai sentito così in vita sua…

Alla fine, esausto, si accasciò a terra, contemplando con occhi privi di espressione il disastro che aveva provocato. Si sentiva completamente svuotato…la rabbia e il dolore erano così forti da lasciarlo completamente annichilito, senza neanche la forza di reagire. Si distese a terra a guardare il soffitto, sperando che si trattasse solo di un incubo, e che presto si sarebbe svegliato…

 

Non avrebbe saputo dire quanto tempo avesse trascorso così, immobile, a fissare il nulla…un’ora, forse due, forse di più…Niente. L’incubo non finiva, e il dolore non accennava a cessare. Avrebbe voluto gridare, piangere, sfogarsi in una qualunque maniera…ma sentiva di non averne la forza.

Lentamente si alzò, e uscì dalla stanza. Aveva bisogno di prendere una boccata d’aria. Gli sembrava di impazzire…Nemmeno quando era morto suo padre si era sentito così…era disperato quella volta, ma aveva ancora la forza di reagire…c’erano sua madre e i suoi fratellini che avevano bisogno di lui, e sapeva di dover essere forte per loro. In questo momento, invece, si sentiva debole e inerme.

-Mark! Dove stai andando?-, gli domandò Danny quando lo incrociò nel corridoio.

-Lasciami in pace Danny!-, disse Mark, ma la sua voce non aveva nulla né di aggressivo né tantomeno di intimidatorio. Sembrava il lamento di una bestia ferita, e Danny rimase profondamente colpito. Non aveva mai visto il capitano in quello stato…

Mark cominciò a passeggiare senza una meta nei giardini dell’albergo…i pensieri si affastellavano senza sosta nella sua mente, e le parole “Brian Carpenter” continuavano a roteargli senza sosta nel cervello, provocandogli delle fitte atroci allo stomaco.

Si distrasse però, quando udì delle voci concitate, che parlavano, o meglio, gridavano, in una lingua diversa dalla sua, che provenivano da dietro un muro. Un uomo e una donna.

Sulle prime, tirò dritto, poi vide qualcosa che lo colpì. La voce di donna infatti apparteneva alla ragazza bionda che aveva visto quella mattina al campo, e che tanto lo aveva colpito. Si avvicinò per vedere meglio, facendo in modo di non essere scorto dai due litiganti.

Sì, era proprio lei, la ragazza bionda. Pareva piuttosto alterata. Era rossa in faccia, i suoi occhi azzurri mandavano bagliori fiammeggianti, e anche se non riusciva a capire cosa stesse dicendo, il tono della sua voce era evidentemente arrabbiato.

Ma anche l’uomo non scherzava…gridava ancor più forte della ragazza, e le puntava un dito contro guardandola con aria terribilmente minacciosa, i lineamenti del viso deformati dall’ira.

“Mi sembra di averlo già visto”, pensò Mark, osservandolo con maggiore attenzione..finché lo riconobbe. Era Marcus Friedman…il nuovo portiere della Germania.

Mark non era mai stato il tipo che si intrometteva negli affari altrui…tantomeno in un litigio tra due perfetti sconosciuti. Eppure…qualcosa, in quel momento, gli impedì di andarsene, e lo spinse invece a rimanere a seguire di nascosto il litigio tra Rachel e Marcus Friedman…

 

Fine sesto capitolo

 

Da un litigio può nascere un’amicizia…e questo accadrà infatti tra Mark e la bionda Rachel! Come reagirà Benji? Intanto Patty è alle prese con Pierre…nascerà qualcosa tra i due, o il tentativo della nostra amica di dimenticare Holly è destinato a fallire miseramente? Inoltre, entrerà in scena un nuovo personaggio…un personaggio che vuole a tutti i costi Benji, ed è disposta a tutto pur di conquistarlo! Indovinate un po’ di chi si tratta?!?^__^ Non perdetevi il settimo capitolo di “Destini che si uniscono”! A presto, un bacione a tutti!!

 

 

 

  
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