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Autore: Little_Writer    15/01/2011    3 recensioni
Tornando a casa udii un urlo... L'unico problema è che me ne dimenticai.
Genere: Horror, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Cap. 3

Il Boss si girò. Era suo padre.
"Chi sei?" chiese la ragazza. Non aveva mai visto quell'uomo.
Il signore rise. Era una risata inquietante.
"Tara!" tuonò quando ebbe finito di sputare saliva intorno alla sua possente figura.
La ragazza stava scivolando sempre più in basso sulla sua sedia. Sperava, voleva scomparire. Subito. All'istante.
Il sudore alla vista di quell' "uomo-armadio" le si era gelato addosso e ora quei cubetti di ghiaccio le scorrevano lungo la schiena, provocandole brivi; la fronte che poco fa era imperlata dal sudore le pareva un unico blocco di ghiaccio che stava per esplodere. Rabbrividì nuovamente.
Quell'uomo. Le sorrideva. Perchè? Sorrideva. E il suo sorriso era cupo. Maligno.
"Figlia mia..." iniziò, con voce profonda e roca.
E Tara, che ormai sapeva di non sognare rapprividì al suono di quella voce. Ma ce la fece. Raccolse il coraggio che le era rimasto, ed era talmente poco che con un mini-cucchiaino lo avrebbe potuto raccogliere e scaraventare al vento, raccolse tutto il suo coraggio e parlò. E la sua voce era stridula. Come lo squittio di un topo. Lei era il topo. Lui il leone. Maestoso, feroce, imponente.
"Non sono tua figlia" la voce della povera ragazza parve rompersi. "Dove..." riuscì a sussurrare, ma la sua voce cedette. Con un ultima rincorsa prese il via e finì la frase. Il discorso. Quello che aveva sulla punta della lingua da troppo tempo.
"Dove è mio padre? Non avete nessuno diritto di fargli male. Dov'è?" la voce diventò più forte "..è mio padre. Per favore. Lo voglio vedere. Voglio sapere che vive. Lo voglio verificare. E' mio padre!" queste ultime tre parole uscirono con un urlo di rabbia. Di tristezza. Di timore e paura.
"Per favore" aggiunse la ragazza "Posso vederlo?"
La reazione dell'uomo era inaspettata.
Quell'armadio su due gambe npon reagì affatto come si aspettava la teenager. Anzi. Buttò indietro la testa e rise. Rise. Non era una risata malefica. Era una risata di quelle simpatiche. Una di quelle da "barzelletta". E il Boss sembrava non riprendersi più. Rideva. Di gusto.
La serietà sopraggiunse al suo volto come se ne era andata. Improvvisa. Inaspettata.
"Lo faccio andare a chiamare" sogghignò.

                        *   Nella stanza

Tara era stata scaraventata in una piccola stanza, oltre "l'ufficio" del boss. Sarebbero andati a prendere suo padre. L'avrebbe potuto rivedere.
La luce in quella camera era poca. Una lampadina penzolava dal soffitto. Spenta. Bianaca dalla polvere.
Tara riuscì a trovare un pulsante al muro. Lo pigiò.
La lampadina si accese con il ronzio di una zanzara infastidita.
Tremava la luce. Come se avesse freddo e paura. Di lì a poco si sarebbe spenta. La ragazza ne era più che sicura.
Si affrettò a distogliere lo sguardo da quella piccola fonte d'illuminazione e osservò il luogo dov'era capitata.
La luce era talmente fioca che non illumnava tutta la stanza, ma l'attenzione di Tara era stata catturata da una scrivania. Polverosa anche quella. Tara si diresse verso ciò che aveva visto. In quel momento con un ultimo ronzio infastidito la luce-zanzara morì. Spiaccicata.
"No.." sussurrò la ragazza.
E come se quel sussurro avesse rianimato quella piccola lampada questa si riaccese. Trmolante. Le ombre sul muro parevano danzare. Una danza funebre.
Tara riuscì a scovare sulla scrivania molte fotografie. Ne alzò una. Le parve di riconoscere qualcosa. Qualcuno. Buio.
La luce si spense.
Questa volta rimase spenta.
Tara incominciò a tremare.
Non aveva mai creduto all'uomo nero, che veniva nel buio e tagliava la gola alle ragazzine. Ma non è mai troppo tardi per pensare di credere a qualcosa.
Mentre Tara si tastò avanti, nella direzione dove sospettava la porta sentì un rumore. Alle sue spalle. Possibile che non era sola? Possibile.
Qualcosa c'era. Sentiva il fruscio di piccoli passi. Felpati. Lenti.
Qualcosa, o qualcuno?, urtò un oggetto che rotolò con, come pareva a Tara, con un gran frastuono. E si ruppe.
La ragazza si girò. Lì, a pochi centimetri da lei. Due occhi gialli la fissavano.
E Tara urlò.

                        *    Ufficio

La porta si aprì.
"Hai conosciuto Hector" sorrise l'uomo.
Gli occhi appartenevano ad uno stupido gatto. Hector.
Ma la porta era aperta e Tara non perse tempo a chiedersi come mai un gatto le aveva fatto prendere così tanta paura. Si diresse subito all'uscita. E lì in quella stanza, in piedi...
non c'era nessuno. Vuota.
"Mio padre..." cominciò la ragazza.
"... è qui in questa stanza" completò l'uomo la sua frase.
"Tuo padre si chiama Fulvio, non ho ragione?"
"No, no!" urlò Tara " Non si chiama Fulvio. Massimo è il suo nome. Avete preso la persona.."
"... assolutamente giusta. Lo saprò il mio nome non ti pare?"
"Ma cosa centra.." Tara non ci capiva più niente. Che quell'uomo si chiamasse Fulvio?
"Il mio nome è Fulvio. Tuo padre si chiama Fulvio. Io ti ho chiamata figlia mia. E come 1+1 fa 2, io sono tuo padre"
Tara svenne. Era troppo.
1+1=2.
Fulvio+Babbo+Figlia=cosa impossibile.
Tara non sapeva chi era quell'uomo. Perchè pensava di essere suo padre, ma qualcosa non quadrava, per niente.
E quando Fulvio si rimise a parlare la sua voce era dolce, affettuosa. Falsa.


Il mio angolino
Two Little Shapes a voi spetta il primo commento. Grazie per seguirmi e per stimolarmi a scrivere. E' incredibile ma vero che ho quasi finito anche il quarto capitolo. Lascerò un pò di suspanse prima di pubblicarlo. Grazie ancora ad essermi devote. E guardatevi intorno. Magari stasera vi troverete sole. In una stanza buia...
Grazie ancora!
TC&TW il vostro nome è molto lungo. Grazie comunque per commentare fedelmente ogni singolo capitolo anche se pubblico nuove cose solo dopo un eternità.Vi ringrazio per i vostri bei commenti poichè mi tirano su di morale e mi fanno continuare a scrivere.
A tutti: scusate se pubblicò in tempi così differenti, ma d'altronde quando ho un pò d'ispirazione chi mi ferma più?
Al prossimo capitolo..
  
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