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Autore: scandros    09/01/2004    2 recensioni
Dedica a tutti coloro che come sogno sognano sulle ali della fantasia. buon Natale e buon Anno a tutti
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sweet Christmas

Sweet Christmas

 

Capitolo 5

 

 

La neve scendeva copiosa dal cielo. La tipica atmosfera natalizia si stava trasformando in una tormenta e in un vero e proprio ostacolo per Holly. Mancavano solo dieci minuti di autostrada all’ingresso sud di Tokyo. Viaggiando ad alta velocità, con il solo scopo di raggiungere la capitale in minor tempo possibile, Holly aveva pensato e ripensato a quello che era successo quella sera e quello che avrebbe potuto accadere di lì a poco.

-         Patty. Mille volte ho cercato di immaginare il nostro incontro dopo questi dieci anni. Ti ho vista sulla rivista di un magazine e la tua bellezza mi ha riempito gli occhi. Samantha. La invidio. E’ così giovane e sa esattamente cosa vuole dagli altri. Possibile che i miei sentimenti, le mie emozioni siano tanto palesi che mi abbia adescato con tanta facilità? – si chiese lasciando il passaggio autostradale e immettendosi nella tangenziale che correva lungo la periferia della città. Doveva trovare Villa Sullivan. Se avesse avuto difficoltà avrebbe chiamato Julian al cellulare. Amy sapeva sicuramente dove si trovava.

-         Sto correndo da te. Perché? Perché sto correndo da te? Per una promessa fatta dieci anni fa o perché desidero vederti? Che stupido che sono. Non riesco ad essere sincero neppure con la mia coscienza. Ho atteso con impazienza questo momento, l’attimo in cui ti avrei rivista. Sto impazzendo per te e il pensiero che possa esserci qualcuno accanto a te…no, non voglio pensarci! Maledizione è tutta colpa mia. Avrei dovuto dirglielo dieci anni fa…le avrei dovuto dire che l’avrei portata sempre nel mio cuore, che non l’avrei mai dimenticata! Non ho fatto nulla per contattarla, per farle sapevo come stavo. Ho vissuto dieci anni nel suo ricordo. Cosa mi aspetto adesso? Come reagirà nel vedermi? – si domandò ancora immettendosi nel traffico cittadino.

Vide due poliziotti fermi a un posto di blocco. Accostò la macchina e scese per chiedere loro le informazioni di cui necessitava. Il freddo era pungente. Villa Sullivan doveva essere una residenza molto importante perché alla sua prima domanda, i due poliziotti seppero subito indicargli la strada. Era già stato altre volte a Tokyo per i ritrovi della nazionale e per disputare delle partite. Conosceva quella zona. Si rimise in auto e riavviò il motore. Il cuore gli batteva così forte che poteva confondersi con il rombo del motore. Le mani gli tremavano sul volante. Sospirò cercando coraggio e forza in quell’atto di amore che stava compiendo.

 

La cantante terminò di interpretare un vecchio successo della Minnelli e Ken riportò la sua dama al tavolo.

-         Tutti ti guardano questa sera. Sei splendida! –

-         E tu sei un adulatore. Non mi piace essere al centro dell’attenzione. – rispose Patty precedendolo verso il suo tavolo.

-         Non ti sedere, Patricia. Andiamo un attimo nel in salotto. – le disse sorridendole.

-         Ne approfitto per rifarmi il trucco. – rispose prendendo la stola e la borsetta. Erano davvero la più bella coppia che si fosse vista negli ultimi tempi. Sfavillante nel suo abito laminato, Patty attraversò il salone al fianco del fidanzato per ritornare nell’ingresso da cui erano entrati all’inizio. Erano le dieci circa e mancavano un paio d’ore al Natale. Era stanca del viaggio e della serata. Desiderava poter tornare in albergo e stendersi sul letto per un sonno ristoratore.

-         Di cosa devi parlarmi Ken? –

-         Frena la curiosità. Adesso lo saprai! – le rispose aprendo la prima delle tante porte che si affacciavano lungo il corridoio a destra dell’entrata. Patty rimase allibita quando all’interno di quella stanza scorse i suoi genitori e i signori Sullivan  a chiacchierare piacevolmente sui divani in pelle, riscaldati dalle ardenti fiamme che scoppiettavano nel camino. Istintivamente volse il capo al padre il quale con espressione eloquente le fece intendere che non sapeva il motivo di quella riunione. La sua figura sembrava importante, quasi imperiosa vicino a Ken.

-         Signori Gatsby, Patricia, vi ho fatti venire qui per una ragione. Mi dispiace avervi importunato e distolti momentaneamente da questa piacevole serata. – disse facendo cenno a Patty di accomodarsi anche lei. Era un ottimo oratore e difficilmente ci si sarebbe stancati ad ascoltarlo. Il cuore di Patty batteva forte in petto. Tremava. Dentro di sé sapeva che Ken stava per dire qualcosa che la riguardava direttamente, qualcosa di cui i suoi genitori erano già a conoscenza.

-         Dunque. Ho già parlato con i miei genitori e loro concordano con questa mia scelta. Patricia, tesoro, nella cornice di questa magnifica serata ho intenzione di presentarti a tutti come la mia fidanzata ufficiale e come colei che entro il prossimo anno diverrà mia moglie. – disse secco e quieto come sempre. Quelle parole si scagliarono nel cuore di Patty come dardi infuocati. Avvertì una fitta dolorosa. Un nodo in gola le impediva di parlare. Schiuse le palpebre per cercare di riacquistare un po’ di lucidità. Guardò i suoi genitori, esterrefatti quanto lei. Il volto del signor Sullivan era impassibile; quello di Hanna parlava, la guardava, la giudicava con i suoi occhi taglienti.

-         Che hai…detto? – sibilò cercando qualche parola in fondo allo stomaco. Ken si avvicinò a lei, le tese la mano invitandola ad alzarsi. Poi si mise una mano in tasca e le porse una scatoletta in velluto verde. Incredula di quel che stava succedendo, guardò Ken con sguardo attonito. Lui aprì la scatola e le mostrò un anello in oro  bianco con un brillante di diversi carati che scintillava più del suo abito. Senza attendere un suo minimo movimento, il giovane Sullivan le prese la mano e infilò l’anello al dito anulare della mano sinistra, portandosela poi alle labbra per un bacio galante.

-         Signori Gatsby, spero voi non abbiate nulla in contrario. So bene che è stata una sorpresa per voi, ma volevo che questo mio desiderio si realizzasse proprio sotto Natale. -. Il signor Sullivan batté le mani applaudendo la scelta del figlio e il fidanzamento. A lui piaceva Patricia perché la trovava una ragazza arguta e sempre vigile, tanto intelligente quanto attraente.

-         Spero, Patricia, non vorrai deludere le nostre aspettative! – esclamò improvvisamente Hanna. Patty sembrò risvegliarsi dal suo strano torpore e guardò la futura suocera. Hanna Sullivan. Possibile che avesse acconsentito ad una simile scelta da parte del figlio? No, non era concepibile che una donna simile, che fin dal primo istante non l’aveva veduta di buon occhio e non aveva mai perso occasione per rimproverarla, accondiscendesse ad un così facile fidanzamento. Stavano insieme da qualche mese. Cosa stava succedendo? Era certa che Ken l’amasse, ma lei? Chi amava lei? L’immagine di Holly comparve dinanzi ai suoi occhi. Si sentì assalire da una profonda tristezza. Lei, la giovane signora Sullivan, la moglie di un ricco industriale. Cosa ne sarebbe stato di lei? E della sua carriera? Cosa avrebbe fatto della sua vita lavorativa?

-         E’ per questo che hai fatto venire anche i miei genitori da Londra? – gli chiese riprendendosi dall’apparente stato di trance.

-         Esatto. Desideravo che anche loro sapessero della nostra scelta! –

-         Nostra? – gli chiese guardandolo attentamente negli occhi. Ken conosceva quello sguardo arguto e diretto. Patty voleva rimproverargli qualcosa. L’avrebbe fatto in quel luogo, pubblicamente, di fronte ai rispettivi genitori, mancandogli di rispetto. Si irrigidì. Era abituato a condurre le discussioni e ad essere l’unico, a parte suo padre, ad avere voce in capitolo. La sua Patricia era diversa. Era una ragazza indipendente che sapeva cosa voleva dalla vita. Per alcuni versi, somigliava a sua madre, della quale teneva in alta considerazione i consigli. Patty si sentì avvampare. Ken non l’aveva minimamente considerata in quella scelta.

-         Tesoro, il mese scorso abbiamo parlato….

-         Avevamo bevuto un pò troppo, erano le tre del mattino e tu mi hai chiesto cosa pensavo della nostra storia e se ci sarebbe stata la possibilità di ufficializzarla! –

-         Esatto. – rispose con una certa insofferenza per il disappunto della fidanzata.

-         Esatto cosa? – inveì Patty alzando il tono della voce. Era rossa in volto. Si sentiva presa in giro, messa al muro dalla famiglia Sullivan. Ken stava cercando di metterle l’anello al dito senza averne prima parlato con lei.

-         Patricia, ti prego di moderare la voce! – intervenne Hanna Sullivan ammonendo la ragazza. Patty si voltò verso la donna con sguardo tagliente. I suoi occhi ardevano di ira. Se ne avvide e fu percorsa da un brivido. Si portò una mano tra i capelli acconciati in maniera laboriosa e perfetta.

-         Non capisco questo tuo adirarti. Non mi pare che Kenneth ti abbia fatto una proposta indecorosa! Dovresti esserne contenta anziché reagire in maniera tanto teatrale. Divenire la moglie di Kenneth Sullivan non farà che ricoprirti di prestigio. -. William Gatsby guardò quella donna la cui lingua era palesemente più veloce del suo cervello. Stava cercando di umiliare Patty con discorsi di finto prestigio.

-         Ma cosa sta dicendo? Non si tratta di una questione di prestigio ma di un argomento ben più serio: di un matrimonio. –

-         Appunto per questo non capisco perché ti stia infervorando tanto. – aggiunse Hanna incrociando le braccia al petto. Era un segno di sfida. Patty lo sapeva bene.  – Le tue preoccupazioni sono infondate  e inutili. Se hai paura di perdere il tuo lavoro al consolato, abbiamo pensato anche a quello. Una volta che sposerai Kenneth lascerai il tuo modesto impiego e se proprio vorrai lavorare, ricoprirai un ruolo nella nostra società. –

-         Questo mi sembra davvero troppo! – ribatté indignata e stizzita da quell’ultima asserzione.

-         Patricia, per favore abbassa il tono della voce. –

-         Adesso basta, Ken! Hai organizzato tutta questa farsa per rendermi ridicola? Pensavo che nutrissi dei sentimenti sinceri nei miei confronti e non che volessi minimizzarmi e deridermi al cospetto dei tuoi e dei miei genitori. Io non ti ho mai detto che entro l’anno prossimo ti avrei sposato e ammesso e concesso che in nome di un nobile sentimento come l’amore, io sia disposta a farlo, mi sembra davvero eccessivo il dover lasciare il mio attuale lavoro. Cos’altro avevi predisposto per me? Una stupenda suite nell’albergo più costoso di Tokyo, un tragitto in limousine, una festa con centinaia di invitati uno più importante dell’altro, i miei genitori prelevati da Londra per assistere a questa messinscena. Un quadretto davvero ben dipinto dove mancavo soltanto io.

-         Non condivido quello che hai detto Ken. Io non sono una bambola o uno dei tuoi impiegati a cui puoi impartire ordini e chiedere sottomissione. Sono una donna con una sua personalità, una sua dignità. Non ho preso la laurea con il massimo dei voti a Oxford per farmi dire da qualcuno, - disse guardando Hanna Sullivan, - cosa fare della mia vita lavorativa. Il lavoro al consolato mi piace e mi appaga degli sforzi che ho fatto fino ad ora e non lo trovo tanto meno indegno che lavorare nella vostra azienda. Non gradisco che qualcuno possa in qualche modo gestire la mia vita. – gli disse ad alta voce destando la preoccupazione dei signori Sullivan. Hanna era attonita. Quelle ultime parole erano dirette proprio a lei e a quanto aveva manifestato poco prima.

-         Patricia contieniti. Nessuno qui ti vuole trattare come un oggetto! – rispose Ken in maniera brusca e rigorosa. Patty lo guardò dritto negli occhi cercando un minimo di umanità e di sentimento in quello che aveva detto. Era freddo come il ghiaccio. Un profondo ed impetuoso silenzio scese nella stanza. La signora Gatsby era attonita. Aveva ascoltato Ken e poi Patty. Sebbene l’idea di un matrimonio della figlia con un simile partito non le dispiacesse, sapeva in cuor suo che Ken non era il ragazzo giusto per Patty. In quelle poche occasioni in cui aveva avuto modo di vederli insieme, non aveva mai scorso nella figlia l’entusiasmo che ricordava essere una delle sue principali doti.

Nell’eco del silenzio si udì bussare alla porta. Hanna sussultò e si diresse alla porta del salotto aprendola ben felice di allontanarsi dallo sguardo iracondo di Patty.

-         Mi perdoni signora.  C’è una visita per la signorina Patricia Gatsby. – disse intimidito dallo sguardo severo della padrona di casa.

-         Una visita per Patricia? E chi la cerca? –. Ken seguì con lo sguardo la madre tanto incuriosita quanto sorpresa.

-         Il signor Hutton, Oliver Hutton! – rispose chinando la testa. Quel nome rintronò nella stanza più acuto del silenzio che era sceso poco prima. Patty era tanto allibita quanto intimorita. Udiva solo l’incessante e incalzante battito del suo cuore. Un’ansia improvvisa le impediva di emettere qualsiasi suono. Holly. Il suo amato capitano era lì, perché? La promessa. Dieci anni prima si erano promessi che si sarebbero rivisti la notte di Natale. Cosa stava facendo? Si guardò le mani come se fossero state macchiate del sangue dei più acerrimi degli omicidi. Scrutò prima i dorsi e poi i palmi, e ancora i dorsi. L’anello con il diamante che le aveva regalato Ken brillava tra le sue dita.

-         Che diavolo sto facendo? Cosa ci faccio io in quest’incubo? Non è la vita che sognavo! Io desideravo stare con i miei amici,  con Holly. Null’altro. Non voglio tutto questo. Holly. Sei qui amore mio. Come ho fatto a dimenticarti, anche se per pochi istanti? Come ho potuto permettere al mio cuore di far entrare nella mia vita Kenneth Sullivan? Come ho potuto essere così cieca e stupida da smettere di credere al nostro amore? Potrai mai perdonarmi per quello che ho fatto? – pensò col capo ancora chino. Lo rialzò e vide Ken. I loro sguardi si erano incrociati. Era duro e inamovibile. Senza chiederle di accompagnarlo, si avvicinò alla porta e la oltrepassò. Voleva incontrarlo al posto suo. Qualcuno era andato improvvisamente a bussare alla sua porta per cercare la sua fidanzata.

-          Ken! – esclamò nel disperato tentativo di fermarlo.

-         Cosa significa tutto questo, Patricia? – le chiese imperiosa Hanna disturbata dall’improvvisa visita destinata alla fidanzata del figlio.

 

 

Ken non udì il richiamo di Patty e si portò nell’ingresso dove riconobbe subito il giovane calciatore.

-         Buonasera signor Hutton. A cosa devo la sua visita nella mia residenza? – gli chiese facendogli notare il rango sociale al quale apparteneva. Holly si guardò intorno disegnando velocemente il lusso della villa. Patty! Come mai una ragazza semplice come la sua manager si trovava in quella villa? Lui, semplice ragazzo nato in una cittadina poco distante da Tokyo, vestito in maniera sportiva e amante delle quotidianità.

-         Con chi ho il piacere di parlare? – chiese Holly fingendo di non sapere chi fosse. Ken sorrise e si lisciò il cravattino del suo smoking.

-         Kenneth Sullivan, e lei si trova in una mia proprietà. Patricia non può venire in questo momento. Se mi riferisce il messaggio, sarò ben lieto di farle da ambasciatore. –

-         Preferirei poterle parlare. –

-         Le ripeto che è impossibilitata a raggiungerla in questo momento. –

-         Posso aspettare! – rispose non contento del suo diniego.

 

Patty si guardò intorno. Doveva andare da lui. Doveva sapere a tutti i costi perché si trovava a Villa Sullivan. Sentiva gli sguardi opprimenti e gravosi dei signori Sullivan. Suo padre e sua madre erano alquanto esterrefatti da quella visita. William sperava in cuor suo che finalmente il giovane Hutton avesse trovato il coraggio per dichiararsi alla figlia, prima ovviamente che fosse stato troppo tardi per farlo.

-         Esigo una risposta Patricia. – le disse Hanna autoritaria. Il marito Jim le mise una mano sul braccio nel tentativo di calmare il suo impeto aggressivo. Patty tornò a guardarla indignata di quanto osava e dire ed era costretta a sentire.

-         Ma chi vi credete di essere? Solo perché avete qualche soldo in più, ville e castelli, pensate di potervi permettere di parlare così alla gente. Lei da me non deve esigere proprio nulla. E’ una visita improvvisa che ha sorpreso anche me. Vuole sapere chi è Oliver Hutton? Pensavo che suo figlio si fosse informato anche sulla mia vita adolescenziale e su quelli che erano i miei amici e le mie passioni quando vivevo qui in Giappone? Mi sbaglio forse? No. Forse non lo ha detto a lei, ma a giudicare da come mi guardava, Ken sa benissimo chi è Oliver Hutton. Vuole saperlo davvero, chi è Oliver Hutton? E’ il ragazzo migliore che esista a questo mondo. Una persona umile che ha fatto della semplicità e dell’amicizia una sua dote di vita. Ma voi, tutto questo non lo potete capire. E’ una persona fantastica, degna di ammirazione e per la quale chiunque nutrirebbe dei sentimenti veri. –

-         Sono sbigottita e angustiata dalle tue parole. Si direbbe quasi che preferisci lui a mio figlio. – le disse sgomenta. Patty sorrise e si avvicinò alla  porta.

-         Non solo a Ken…soprattutto a lei, signora Sullivan! – esclamò varcando la soglia trionfante. Le aveva detto quello che pensava senza remore o false cortesie. Aveva subito le sue angherie e le offese. Si era sentita messa ingiustamente al muro.

 

Camminando verso l’ingresso, Patty poté distinguere nitidamente la voce di Ken.

-         Cosa vuole da Patricia, signor Hutton? –

-         Desidero solo parlarle e non capisco perché lei me lo voglia impedire! – esclamò offeso dall’ennesimo rifiuto e in tono intransigente.

Patty guardò il suo capitano provando un’infinita emozione. Era a poca distanza da lui, nascosta sotto l’arco che conduceva all’ingresso, oscurata dalla penombra degli appliques a muro. Distingueva nitidamente il suo profilo e il fisico oramai adulto. Sebbene coperto dal maglione e dal giubbotto di pelle, Patty notò il petto scolpito dagli allenamenti, le gambe non più gracili ma tornite e muscolose coperte da un paio di jeans. Ma quello che la colpì di più furono i suoi occhi neri e infiammati di una passione che gli sgorgava direttamente dal cuore. Sembrava poter avvertire quell’energia che gli leggeva in volto, quell’animosità e quella passione che ricordava essere propri degli incontri calcistici più importanti. Holly era dinanzi a lei, a pochi passi, dopo dieci anni.

Sentì la voce morirle in gola. Le gambe le tremavano e non riusciva a muovere un solo passo per l’emozione. Si sentiva mancare l’aria. Aveva bisogno di riprendere fiato e di riordinare le idee. Mille volte aveva immaginato un loro incontro dopo quello avvenuto all’aeroporto ma mai avrebbe pensato di dover soffrire così tanto nel provare una simile trepidazione.

-         Quanto vuole? – gli chiese aspramente Ken. Patty sbarrò gli occhi. Aveva ben inteso le parole del fidanzato. Stava offrendo dei soldi a Oliver Hutton. Cosa gli avrebbe chiesto in palio?

-         Cos’ha detto? – ribatté Holly sporgendosi verso il suo interlocutore fingendo di non aver udito bene le sue ultime parole.

-         Non finga di non aver capito. Le sto offrendo dei soldi. Quanto vuole per starle lontano? – quella domanda risuonò impietosa nella mente e nel cuore di Patty. Stava cercando di comprare Holly.

-         Sta scherzando, vero? – chiese incredulo dopo aver ascoltato quelle parole.

-         Assolutamente. Le assicuro, signor Hutton che non sono abituato a scherzare, soprattutto quando si parla di affari. Quanto vuole per uscire per sempre dalla vita di Patricia? –

-         Ma come diavolo osa farmi una proposta tanto oscena! – urlò adirato e in preda alla rabbia che man mano accresceva dentro di lui. Le mani si strinsero in pugni vogliosi di colpire il bel volto di Kenneth Sullivan. Sempre più esterrefatta, Patty non distoglieva lo sguardo da Holly il cui amor proprio era stato ferito in maniera profonda e inequivocabile. Leggeva l’ira dipinta sul suo volto desiderosa quanto lui di attaccare anche in maniera fisica il padrone di casa.

-         La prego di abbassare il tono della voce. E’ una questione di affari, signor Hutton. Quanto vuole? Diecimila, ventimila, cinquantamila euro? Mi faccia lei la proposta. A me serve solo che lei dimentichi Patricia e che esca definitivamente dalla sua vita! –

-         Sei un bastardo! -. Patty si fece coraggio. Respirò a pieni polmoni e incedette lentamente verso i due giovani. Nel gelido silenzio che era calato tra Ken e Holly, si udì solo il passeggiare dei tacchi sul marmo lucidato a specchio e il lento e ironico applauso di Patty al suo fidanzato. Holly si voltò verso quella figura che procedeva pacatamente verso le loro figure. L’abito laminato si muoveva languido e sensuale sul suo corpo perfetto mentre i seni giovani e alti si muovevano al sol respiro. Un lungo e intenso sguardo per comprendere che non era più l’adolescente che aveva lasciato dieci anni prima. Era una splendida donna dal portamento elegante e dalla bellezza raffinata e incontrastata. Le iridi nocciola scintillavano sul volto splendente di un candore niveo.

-         Patricia! – esclamò Ken richiamandola. Il suo sguardo era duro ed eloquente. Aveva sperato inutilmente che fosse stata trattenuta da sua madre Hanna, ma evidentemente la bella fidanzata si era ben disimpegnata dalla signora Sullivan e aveva sicuramente ascoltato anche parte del loro discorso.

-         Signor Hutton, voleva vedere Patricia: bene, eccola. Come può vedere sta benissimo. Tesoro, visto che siamo in argomento, possiamo informare anche il tuo amico Oliver Hutton che entro il prossimo anno ci sposeremo. Vede Hutton, le ho appena regalato l’anello di fidanzamento! – gli disse afferrando la mano sinistra di Patty e mostrandogli il costosissimo solitario di cui le aveva fatto dono. Holly guardò Patty senza pronunciare alcuna parola. Con quel piccolo ma significante gesto, Ken gli aveva spezzato il cuore.

Sul viso della ragazza erano dipinti vari sentimenti. Rabbrividì a quello che Ken aveva appena detto. Gli aveva inferto il colpo di grazia. Aveva guidato l’auto del padre in una folle corsa infischiandosene della tormenta di neve e del ghiaccio presente sulle strade pur di raggiungerla e dichiararsi a lei…per mantenere una promessa fatta dieci anni prima. Patty tremava. Non sapeva cosa dire. Era l’oggetto del loro desiderio. Ken era abituato a vincere le sue battaglie e avrebbe cercato di trionfare anche in quella. Il cuore le batteva così forte che temeva potesse esplodere. Avvertiva il fluire turbinoso del sangue nelle vene.

-         Maledizione! Ma cosa pensavo di fare? Lei è  la fidanzata di questo ricco bastardo. Sta per sposarlo. Che stupido che sono stato! Mi è bastata una speranza per tornare da lei. Non riesco a staccarle gli occhi di dosso. E’ bellissima, leggiadra, avvenente. Quanto si possa desiderare in una donna. E’ la donna che vorrei al mio fianco, per sempre, la donna che amo…ma è la sua donna! – pensò Holly continuando a guardarla. Le sorrise e le andò vicino. In un gesto spontaneo e colmo d’affetto, sotto lo sguardo stupito di Ken, le diede un fugace e dolce bacio sulle labbra.

-         Addio Patty! Sii felice! – esclamò voltandosi e uscendo di corsa da Villa Sullivan. Patty era come paralizzata. Holly l’aveva baciata. Il coraggio che non aveva mai avuto durante la loro adolescenza e in quei lunghi dieci anni, l’aveva rinchiuso in un amabile e delicato gesto di tenerezza. Lo vide solcare la porta a vetri del portico e scendere le scale che conducevano al piazzale. 

-         Che stupido quell’Hutton! – disse Ken cercando di riprendere il controllo.

-         Holly! – esclamò Patty in preda all’angoscia. – Hollyiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii! – urlò nel tentativo disperato di farsi sentire dal ragazzo che non aveva mai smesso di amare. 

-         Dove credi di andare? – le chiese Ken afferrandola per un braccio mentre si accingeva a raggiungerlo.

-         Ah! – esclamò portandosi alla gota infiammata dal sonoro ceffone scoccatole dalla fidanzata.

-         Come hai osato? – urlò furente scagliandosi con i pugni contro il suo petto.

-         Sei impazzita? – rispose indietreggiando di qualche passo per evitare la collera di Patty.

-         Sì. Sono stata una pazza a stare con te. Hai offerto dei soldi a Holly per starmi lontano! Quanto valgo per te? Diecimila, cinquantamila euro? E’ questo il mio prezzo? Che bastardo che sei Kenneth Sullivan. Pensavo fossi un gentiluomo e non il più infimo dei ratti di fogna. Mi fai schifo! Che ne sai tu di me e di Holly? Perché volevi che mi girasse alla larga? Hai scavato nel mio passato, vero? -. Ken la guardava iracondo per la reazione iraconda e astiosa che aveva avuto. Non udiva più la musica provenire dal salone delle feste. Il silenzio era calato gelido come un velo trasparente su tutta la villa. Su di esso, il peso degli sguardi degli ospiti, evidentemente più interessati alla lite tra i due fidanzati che alle danze.

-         La tua era solo un’infatuazione per il capitano di una squadra di calcio! –

-         Allora è vero! Hai fatto indagini sulla mia vita privata come se io fossi un cliente di cui constatare la solvibilità. Sei un essere abietto! Come ho potuto farmi solo sfiorare da un essere infimo come te? Fidanzamento? Matrimonio? E’ stata una fortuna che Holly sia venuto a cercarmi, altrimenti non avrei mai maturato una scelta alla quale pensavo già da tempo. Eccolo il simbolo del nostro legame. – urlò sfilandosi l’anello e scagliandoglielo sul petto con un gesto di stizza. Le lacrime le rigavano il volto fin troppo contratto e teso per quello a cui aveva dovuto assistere.

-         Tu non hai sentimenti, Ken! Hai una pietra al posto del cuore perché se solo mi avessi capita adesso non saremmo a questo punto. Holly è la persona più straordinaria che io conosca, il vero amico, colui di cui ci si può fidare sempre…è stato l’amore della mia vita…e sempre lo sarà….Avevi pensato a tutto, vero? Scommetto che sapevi che Holly sarebbe tornato. I tuoi investigatori avranno controllato tutte le liste dei voli o contattato giornalisti sportivi per sapere quando arrivava.

-         Volevi che il nostro fidanzamento fosse reso pubblico: per questo hai organizzato con tua madre questa festa qui a Tokyo. Una volta pubblicizzato, Holly si sarebbe messo il cuore in pace ed io ti avrei sposato. Tu e tua madre avevate già pensato a come farmi perdere il lavoro al consolato per potermi tenere il più possibile sotto controllo.

-         Solo che c’è stato questo piccolo inconveniente. Chissà come, - disse pensando ad Amy, - qualcuno deve aver detto a Holly che mi trovavo qui! E lui è corso a cercarmi, a dimostrazione dei sentimenti che provava per me dieci anni fa! – concluse annodandosi la stola sulle spalle. -. I signori Gatsby e i genitori di Ken assistevano silenti al monologo di Patty. Ken era chiuso in uno strano silenzio e subiva inerme le accuse della fidanzata.

-         Ti ho voluto bene Ken…a te, non ai tuoi soldi. Speravo che col tempo avresti potuto sciogliere un po’ del ghiaccio che ricopre il tuo cuore, ma oggi ho scoperto che sotto quel gelo si nasconde solo l’abiezione della tua anima.

-         Cos’è che ti brucia di più Ken? La sconfitta? L’umiliazione che ti ha inflitto Oliver Hutton per non aver accettato i tuoi soldi? Oppure la figura di gran bastardo che hai fatto dinanzi ai tuoi invitati? Il mio rifiuto? Mi sento indignata e umiliata, vilipesa, dileggiata.  Ma nonostante ciò, sono felice di andarmene dalla tua vita. Forse, - disse guardandolo attentamente negli occhi, - stasera ho perso la persona che amo a causa tua…ma almeno, ho ritrovato me stessa! – concluse infine voltandogli le spalle e inoltrandosi repentinamente verso l’uscita.

-         Se esci da quella porta, non potrai più tornare indietro! – la intimò freddo e distaccato.

-         Sarà un vero piacere non rivedere più un bastardo come te! -

Ignara del gelo intenso, avvolta nella stola di organza e stringendo le braccia e la borsa al petto, corse nel piazzale antistante la villa, alla disperata ricerca del suo unico, grande amore.

 

 

Senza minimamente emettere alcun sibilo, in preda ai fantasmi della sua coscienza, Ken la vide sparire oltre le scale, alla ricerca di un sentimento che lui non avrebbe mai potuto e voluto darle. 

Si chinò in terra e prese il prezioso anello che Patty aveva platealmente rifiutato a coronamento della rottura di quel fidanzamento ufficiale che non aveva avuto luogo. Lo rigirò tra le dita ammirandone l’ottima fattura, la trasparenza e la caratura del diamante, con l’occhio di un esperto. Sorrise e lo infilò nella tasca dello smoking. Si voltò verso il salone delle feste sul cui uscio si era raggruppata una folta schiera di curiosi che avevano assistito all’intera discussione. Si passò una mano tra i capelli biondi.

-         Bene amici…lo spettacolo è finito, il fidanzamento anche, - disse ironico sorridendo loro, - quindi, torniamo tutti a divertirci. Musica maestro! – esclamò alzando il braccio verso l’orchestra.

 

  
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