Beckett era bloccata nel traffico
paralizzante di New York. Aveva una mezza intenzione di accendere la
sirena
della sua macchina, ma il suo senso civico glielo impedì.
Finalmente dopo quaranta minuti di
traffico arrivò di fronte al palazzo di Castle.
Parcheggiò.
Prima di scendere guardò
verso il terzo
piano. Le luci erano accese.
Spense la macchina, ma non scese
ancora.
Appoggiò la testa sul
sedile.
Ripensò a quando lui
prima dell’estate
era andato via dal distretto con Gina, lasciandola lì,
mentre lei era pronta ad
aprirsi, a confessare i suoi sentimenti.
Ripensò a quanto aveva sofferto per
tutta l’estate e a quanto tempo aveva impiegato per
dimenticarlo buttandosi a
capofitto sul lavoro. Quegli anni passati insieme, a come aveva dovuto
accettare questa collaborazione forzata per i suoi libri, avevano
passato
davvero dei bei momenti.
Ripensò a quando gli
aveva detto di non
toccare il caso di Johanna e lui puntualmente non l’aveva
ascoltata. Quella
volta aveva rischiato di perderla per sempre. E invece questa volta,
nonostante
la precedente scottatura, lui le era rimasto accanto.
E ora per Kate, Rick era diventato
indispensabile, quasi quanto l’aria. Ma non sapeva che quella
sensazione Castle
l’avvertiva da molto tempo nei suoi confronti.
Scese dalla macchina.
Trovò il portone aperto
ed entrò.
Fece le scale. Odiava gli
ascensori, e
poi avrebbe avuto modo di pensare. Invece lei voleva tenere la mente
occupata.
Arrivò di fronte la
porta di casa.
Sospirò.
“Magari è
impegnato” pensò.
Si voltò. Fece per
andarsene. Ma poi
d’istinto si girò nuovamente e suonò il
campanello.
Attese, ma non ci fu risposta.
Suonò per
la seconda volta. Ancora nessuna risposta.
Pensò che il suo primo
pensiero fosse
corretto e che lui fosse davvero impegnato, così si mosse
lentamente, sperando
che Castle aprisse la porta.
-“Beckett?!”-
Era Castle, in piedi
davanti alla porta. Aveva finalmente aperto.
Beckett si voltò, ma non
si aspettava che
Castle fosse lì, mezzo nudo con solo un accappatoio addosso
e un asciugamano in
mano asciugandosi i capelli.
Beckett arrossì
vedendolo in accappatoio
e disse:
-“Se sei occupato, posso
tornare un’altra
volta... ”-
-“No no...
vieni!”-. Castle le prese un
braccio e la portò dentro.
C’era sempre
un’aria accogliente in casa
sua.
Il caminetto era acceso, e alcune luci erano spente, dando
quell’atmosfera
soffusa, di calore.
-“Ehi, senti, scusa se
sono andato via
dall’ospedale, ma dovevo accompagnare Alexis da
un’amica. Ho provato a
chiamarti, ma non hai risposto, così ho pensato che volessi
stare da sola, che
volessi un po’ di spazio e ho chiesto a mia madre di andare
da tua sorella...”-
disse Castle, come se volesse scusarsi.
-“Non ti preoccupare
Castle. Non c’era assolutamente
bisogno che mandassi Martha. Sophy ha dimostrato di cavarsela anche da
sola.”-.
-“Figurati. Mia madre era
felicissima di
conoscere tua sorella. Sicuramente vorrà sapere qualche
dettaglio piccante su
di te!”- rispose Castle con malizia.
-“Sei solo?”-
chiese Beckett a bruciapelo
ignorando la battuta di Castle e, anche se sapeva bene la risposta,
voleva
sentirselo dire da lui.
-“In realtà
no. C’è anche Gina!”- disse
Castle serio.
Beckett si voltò
allarmata.
C’era Gina e lui
l’aveva fatta entrare? E
lei che si era illusa di potergli parlare. Ogni volta che ci provava
Gina,
spuntava fuori all’improvviso, quasi lo facesse apposta.
Appena sentiva che
Beckett si avvicinava al “suo Richard”, lei si
faceva viva portandoglielo via.
La mente di Kate era affollata da
questi
pensieri, e non si accorse che Castle le si era avvicinato, preoccupato:
-“Ehi! Stavo.. Era solo
uno scherzo! Gina
non è qui. Non è qui da molto tempo!”-
Beckett lo guardò e gli
lanciò una delle
sue terrificanti occhiatacce omicide.
-“Ti sei preoccupata,
vero?”- continuò
Castle non facendo caso alla sua occhiataccia, e diminuendo sempre di
più la
distanza fra di loro.
-“No, ”
-rispose Beckett, cercando di
mantenere uno sguardo indifferente -“mi stavo giusto
chiedendo come facesse a
farti aprire mezzo nudo, e a fare entrare in casa un’altra
donna!”-
-“Certo. È
questo il motivo per cui sei
arrossita! Quindi non ti da fastidio che io esca e veda altre
donne?!”-.
La gelosia di Kate era alle stelle.
Certo
che le dava fastidio se lui avesse visto altre donne. Che domanda era?
Ma non lo ammise di fronte a lui.
Si
limitò a guardarlo e gli rispose acida:
-“Fai quello che ti senti
di fare! Tanto
lo fai sempre!!”-.
Castle si faceva sempre
più vicino e
Beckett arretrava a ogni passo. Tutta la sicurezza che aveva fino a
quanto era
arrivata a casa sua, era svanita.
Quando era vicina a lui ogni
certezza, e
la durezza del suo carattere che aveva acquisito nel corso degli anni,
svaniva
via, come se lui, con un leggero soffio le spazzasse via.
Castle le prese le mani.
Beckett non fu abbastanza veloce e
riuscì
a togliere solo una mano, ma l’altra, lui la stringeva forte
nella sua.
I loro
corpi erano sempre più vicini e Kate sentiva il respiro di
Castle sul suo
collo, e poco dopo anche le sue calde labbra. Adorava quei baci sul suo
collo…
Kate si spostò
leggermente, voleva
parlare con lui ma allo stesso tempo voleva che non smettesse di
baciarla.
-“No, Castle... Aspetta,
dobbiamo
parlare.”-
-“Perché?”-
rispose Castle con la sua
voce calda e suadente, e continuando a darle dei piccoli baci sul collo.
-“Perché...
questa cosa... tra noi...
non può funzionare.”
-“Tu dici?”- le
rispose Castle mentre
iniziava a baciarle l’orecchio per poi continuare sulla
guancia.
Kate cercò di
respingerlo. Poggiò
entrambe le mani sul suo petto e nonostante l’accappatoio
sentiva i suoi
addominali sulle sue mani. Ma non si impegnò abbastanza
perché Castle la
strinse fra le sue braccia.
Kate era combattuta fra la sua
mente e il
suo cuore: la mente le diceva di staccarsi da lui, di allontanarsi, di
andare
via e chiarirgli che fra loro non esisteva nessun
“loro”.
Ma il suo cuore
voleva stare lì con lui, tra le sue braccia, sentendosi
voluta e amata.
-“You
smell like cherries.”- le sussurrò Rick
all’orecchio.
Per Beckett era troppo.
Riuscì a
liberarsi di quell’abbraccio, ma nel momento stesso in cui si
staccò, provò il
forte desiderio di ritornare fra le sue braccia.
Fece due grandi passi mettendo una
notevole distanza fra loro due.
-“Sai, quando tua sorella
era svenuta in
macchina, tu le hai chiesto di non lasciarti di nuovo da sola? Beh, tu
non ti
rendi conto che non sei sola, che hai delle persone meravigliose
intorno che ti
vogliono bene.”.
Beckett guardò Castle.
Sentiva le lacrime
affacciarsi dai suoi occhi, ma le ricacciò dentro con forza.
-“Anche tu,
Castle?”-
-“Io non ti
lascerò mai sola. “-
-“Mi hai già
lasciata sola una volta!”-
gli rispose Kate d’impulso, e subito si pentì di
aver pronunciato quelle
parole.
Si voltò per non dover incrociare il suo sguardo e si
diresse verso il
caminetto.
Era questo il punto: Castle era
andato
via con la sua ex-moglie l’estate precedente, lasciandola
sola, e Kate ne era
rimasta scottata. Avvicinarsi a lui era come stare vicini al fuoco, e
lei si
era bruciata già una volta.
-“Tu stavi con Demming,
non eri sola!”-
rispose Castle confuso, ma capendo a quale situazione lei si riferisse.
Beckett non gli disse che quella
stessa
mattina aveva lasciato Demming per andare con lui negli Hamptons, e
quando
glielo stava per dire, quando finalmente stava per riuscire a
confidarsi, era
arrivata Gina, distruggendo ogni suo progetto.
-“E’ proprio
questo il punto. Ognuno di
noi ha la propria vita da vivere, Castle!”- gli rispose Kate.
Stava cercando di
giustificarsi ma non sapeva neanche lei perché e non
riusciva neanche a trovare
delle giustificazioni valide.
Castle si accorse di questo suo
atteggiamento e si avvicinò:
-“Il punto è
che io voglio passare la mia
vita con te. Tu hai paura di questo. Hai paura di lasciarti andare, di
farti
amare, perché hai già sofferto e non vuoi
soffrire di nuovo. È per questo che
ora ti stai tirando indietro. “-
Kate smise di fissare il fuoco, e
si
voltò verso Castle, infuriata perché aveva
colpito nel segno. Aveva paura di
osare perché era già stata ferita, anche da
Castle, anche se non
volontariamente.
Quelle lacrime che aveva respinto prima, non si fecero attendere.
Riemersero dai suoi
occhi ma stavolta Kate non riuscì a trattenerle, e caddero
calde sulle sue
guance.
Castle le prese il viso tra le
mani, e
con i pollici asciugò le lacrime.
Kate non poteva resistere a quel
suo
tocco, al suo viso dolce e per paura che il suo sguardo la tradisse
abbassò gli
occhi. Ma lui aspettandosi da lei una reazione così, le
sorrise, si avvicinò di
più e in un attimo la baciò.
La baciò dolcemente,
teneramente, sulle
sue labbra morbide e anche Kate si abbandonò a quel tenero
bacio.
Non poteva resistere. Amava Richard
Castle e qualsiasi cosa la sua mente razionale le dicesse lei non
poteva farci
nulla: il suo cuore batteva per lui.
Castle la condusse verso il divano
e la
fece sdraiare. Si adagiò sopra di lei facendo attenzione a
non riversarle
addosso tutto il suo peso, e continuarono a baciarsi per ore,
assaporandosi a
vicenda, senza parlare.
Gli unici suoni che si sentivano
erano
gli schiocchi dei loro baci.
Erano lì, nel divano,
completamente nudi.
Smisero per un istante di baciarsi,
per
riprendere fiato, e Castle osservò Kate, lì con
lui, nuda.
La sua pelle chiara in contrasto
con il
colore scuro del divano, i suoi capelli lunghi e sciolti, le sue mani
su di
lui, le loro gambe intrecciate e i suoi fianchi sui suoi…e i
suoi occhi, in
quel momento verdi, incantevoli, luminosi, che lo guardavano
intensamente come
due grandi gemme, come se lei fosse irreale talmente era immensa la sua
bellezza.
-“Sei bellissima...
”- le sussurrò Castle
all’orecchio.
Non trovava altre parole per
descriverla.
Era bellissima e lui non poté fare a meno di dirglielo. La
adorava. La amava
profondamente. Non aveva amato né Gina né
Meredith in quel modo.
Amava solo
lei, Kate.
Kate gli sorrise, abbassando gli
occhi e
arrossendo leggermente, come una bambina a cui viene fatto un
complimento. Ma
poi riprese a guardarlo negli occhi, fissandolo e lui le chiese
sorridendo:
-“Che
c’è?”-
-“You
make me smile.”-. Glielo
disse guardandolo, in quei grandi e splendidi occhi azzurri.
Rick in sua risposta le sorrise
felice,
la baciò e le rispose:
-“Ti amo, detective.
“- la abbracciò e la
tenne più stretta che poteva, e Kate dal canto suo gli
sussurrò all’orecchio:
-“Ti amo
anch’io, scrittore da strapazzo!”-
Kate si svegliò tra
morbide lenzuola
bianche.
Non dovette sforzarsi per
ricordare. Ogni
singola scena, ogni emozione e sensazione che aveva provato erano
impresse
nella sua mente. L’unica cosa, non ricordava
com’era finita nel letto di
Castle. Ma non le importava.
Sentiva due splendide e muscolose
braccia
che le cingevano la vita, e la stringevano sempre più, quasi
avessero paura che
lei scappasse via, che si allontanasse un’altra volta.
Ma Kate non andò da
nessuna parte.
Si girò e ad attenderla
c’era il sorriso
magnifico di Richard Castle, il suo Rick.
Kate era davvero felice per la
prima
volta dopo tanto tempo.
Aveva ritrovato la sorella e
finalmente
si era sentita libera e pronta di amare ed essere amata da Rick.
Non dissero nulla, si limitarono a
guardarsi, a sorridersi, ad accarezzarsi e a baciarsi.
Non c’era bisogno di
parlare.
Tutto ciò che avevano da dirsi lo esprimevano i loro occhi colmi di felicità, per quel nuovo amore, per quella nuova vita che avrebbero passato insieme.
ciao a tutti....
oddioooo l'ultimo capitolo...ok so che è un finale molto alla Walt Disney, ma per una volta visto che inel telefilm bisogna aspettare molto molto tempo, passatemela! XD
detto ciò mi viene quasi da piangere al pensiero che devo flaggare il quadratino completa!! XD
questo capitolo lo dedico a tutti voi, che avete pazientemente seguito questa fanfiction, chi leggendola, chi recensendola.. e a tutti quelli che l'hanno inserita nelle storie da seguire o preferite..
ringrazio tutti voi di cuore...
e ovviamente ringrazio la mia amicona Ilaria che mi ha convinta a pubblicarla, nonostante i miei dubbi...
un abbraccio a tutti voi e
tanti sbaciotttiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii....
kate24