Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: oscar1755    21/12/2005    1 recensioni
Un'altra ff su Maya .... in attesa che la Miuchi si decida a mettere la parola fine a quest'opera ^_^
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ricordò con sgradito imbarazzo il giorno precedente. Il sonno le aveva, fortunatamente, portato conforto. Sakurakoji l’aveva riaccompagnata a casa, parlandole dolcemente, nel tentativo di calmarla. Richiamò alla mente il loro colloquio.
- Mi sento meglio Sakurakoji, davvero. Puoi tornare a casa ora.
- Sei sicura?
Lei lo aveva rassicurato.
- Pensi, forse, che potrei commettere qualche atto sconsiderato?
Sakurakoji arrossì, stringendole una mano.
- No, Maya. Sono semplicemente preoccupato per te. Ti ho visto così scoraggiata, che volevo accertarmi delle tue condizioni.
Maya chinò il capo, vergognandosi della propria, esagerata, reazione. Ammise con disappunto che aveva avuto una vera e propria crisi di nervi.
- Sto bene, sta tranquillo.
- Maya, scusa se te lo chiedo così bruscamente, ma qual è il rapporto che ti lega al signor Hayami?
Lei volse lo sguardo lontano da Sakurakoji rimanendo in silenzio.
- Ho capito, non ne vuoi parlare. Nel caso avessi bisogno di un amico, sai dove trovarmi.
- Ti ringrazio. Buonanotte Sakurakoji.
Al risveglio si era sentita avvolta da una strana sensazione, molto simile alla tranquillità. Solo una punta di inquietudine interferiva con la mente calma.
La lucidità che aveva ritrovato, le permise di esaminare le parole di Masumi. La sera precedente, imprigionata dal desiderio di fuggire lontano da lui, si era rifiutata di ascoltare le sue suppliche.
Nel tono dolce della voce, aveva avvertito una nota di disperazione, mentre le prometteva che sarebbe tornato.
Si era trincerata dietro ad un muro di panico, ma, nel silenzio della propria stanza, una flebile speranza rifiorì in lei.
Masumi le aveva chiesto di aver fiducia e lei si era rifiutata di ascoltarlo. Aveva, al contrario, creduto alle parole di tutti gli altri, Shiori, Eisuke, Sakurakoji e non agli sguardi ed agli abbracci dolcemente protettivi e travolgenti di Masumi. E come dimenticare quel lungo, interminabile bacio che l’aveva irrimediabilmente legata a lui.
Con calma ricordò che, effettivamente, non aveva udito le parole di Masumi. Non gli aveva lasciato alcuna possibilità di spiegarsi, nonostante lui l’avesse supplicata di ascoltarlo.
La ragione aveva voluto credere ad altri piuttosto che a Masumi, ma il cuore si era sempre opposto con singolare tenacia.

Mentre la sera allungava le ombre sulla città, si sentì pervadere da una nuova vitalità. Decise di uscire.
Concentrata sui pensieri che le riempivano la mente, non si avvide di avere percorso parecchia strada.
Sollevando lo sguardo, si rese conto che il lungo tragitto l’aveva condotta di fronte all’imponente teatro della Daito. Esitando, si avvicinò all’ingresso e lo trovò aperto.
Senza riflettere, entrò. L’atrio era illuminato solo dalle luci di servizio. I suoi passi riecheggiarono nel silenzio.
Una voce severa la fece sobbalzare.
- Signorina il teatro è chiuso. La prego di uscire.
- Mi scusi. L’entrata era aperta e non ho saputo resistere.
- Ero venuto per chiuderla. Sono il custode e stavo andando a casa, la prego di seguirmi, spengo le luci e la accompagno all’uscita.
- Potrei restare un poco qui? La prego signore, non le sarò di intralcio.
- Signorina, ho terminato il mio turno di lavoro, la mia famiglia mi sta aspettando, non posso accontentarla mi dispiace. Un momento! Ma lei non è una delle attrici che ha interpretato la dea scarlatta? Ma certo, ora ricordo! Lei è Maya Kitajima! Io ho adorato la sua interpretazione, così intensa e coinvolgente. Vorrei tanto rivederla sul palcoscenico impersonare ancora Akoya.
Gli occhi del custode brillarono di commozione al ricordo dell’ultima, drammatica scena dello spettacolo.
Maya accompagnò con un cenno di assenso la sua risposta.
- Sì, sono io. Vorrei tornare a recitare, ma il mio futuro è ancora incerto.
- Signorina, un’attrice del suo talento non può pensare di abbandonare il teatro.
Maya sorrise, ma gli occhi malinconici trasmisero al custode un messaggio ben diverso.
- A dispetto dei miei desideri, il mio destino non dipende solo dalla mia volontà. La prego, mi permetta di salire ancora una volta sul palcoscenico.
Il custode rimase in silenzio, incerto sulla decisione da prendere, mentre Maya attendeva con trepidante speranza, la sua risposta.
Sorrise, notando l’apprensione di Maya. L’espressione dolce del suo viso gli aprì il cuore e sentì che poteva fidarsi di lei.
- Mi ha convinto, signorina. Può restare. Chiuderò le porte principali del teatro. Lei potrà utilizzare l’uscita di servizio che non è accessibile dall’esterno, pertanto non avrà bisogno di una chiave. Le raccomando, comunque, di non fare troppo tardi. Non è prudente che una ragazza si muova da sola per la città, di notte.
Maya si inchinò.
- Grazie. Mi fermerò solo qualche minuto e poi tornerò a casa.
Osservò con gratitudine il vecchio custode allontanarsi. Con passo lieve e l’emozione nel cuore si diresse verso la platea. Rimase immobile, osservando il teatro dal punto di vista dello spettatore. Nella penombra, quel luogo silenzioso sembrava irreale. La sua anima la invocò incessantemente, finché lei non ne seguì il richiamo, avvicinandosi lentamente al palcoscenico. Vi salì, fermandosi al centro della scena. Il travolgente desiderio per la recitazione, irruppe nuovamente in lei. Chiuse gli occhi assaporandone la meravigliosa sensazione.

Masumi, contrariato, risalì in macchina, ripiegò i documenti che teneva in mano, li ripose con cura nella tasca interna della giacca e partì ad alta velocità. Le prime luci della città si opponevano alla crescente oscurità della sera e fra non molto la notte avrebbe avvolto Tokyo.
Maya non era in casa. La conferenza stampa si era trasformata, come aveva previsto, in un energico scontro con il padre, dal quale ne era uscito vincente.
Era quasi fuggito dall’assalto dei giornalisti, impazienti di ottenere nuove notizie, ma la sua brama di raggiungere Maya era più importante di qualunque altra dichiarazione.
Si chiese dove poterla cercare, sperando che non fosse fuggita di nuovo.
Fermandosi ad un semaforo, notò l’anziano signore che attraversava la strada. Scese dall’auto e lo chiamò, seguendo un impulso inspiegabile.
- Signor Yashimoto.
L’uomo si voltò, sorridendogli.
- Signor Hayami, buonasera.
- Sta tornando a casa dalla sua famiglia? E’ molto tardi.
Il vecchio lo scrutò.
- Sì è tardi, ma mi sono trattenuto qualche minuto a conversare con l’attrice che interpretò la dea scarlatta, Maya Kitajima.
Il custode si intimorì, notando il repentino cambiamento del giovane presidente della Daito.
- Maya? E dove l’ha vista?
- E’ venuta al teatro, mentre stavo per chiudere e…
Il cuore di Masumi accelerò i battiti.
- E cosa? Finisca la frase! Lei dov’è ora?
Il custode imbarazzato, temeva, rispondendo, di danneggiare il proprio lavoro, ma il volto serio di Masumi gli suggerì che non era opportuno mentire.
- Mi ha chiesto se poteva rimanere qualche minuto all’interno del teatro. Sembrava così triste che non ho potuto negarglielo.
Masumi sorrise, visibilmente sollevato.
- Mi dia le chiavi.
- Cosa?
- Ha capito benissimo. Mi consegni le chiavi del teatro. Non si preoccupi, sono in buone mani.
Accompagnò le ultime parole con una leggera risata.
Perplesso, il custode gli porse il mazzo di chiavi accuratamente numerate.

L’immagine di Masumi le invase la mente. Sentì nel profondo della propria anima, il calore di Akoya fiorire di nuovo. Le parole fluirono spontaneamente, diffondendosi nel teatro silenzioso.
“Quel giorno, quando ti incontrai per la prima volta nella valle, compresi immediatamente che tu eri la mia anima gemella… Quando il mondo era ancora nel caos, gli dei generarono dei figli che scesero sulla terra, allora l’unica anima si divise in due yin e yang che andarono a dimorare nei rispettivi corpi carnali. Quando gli uomini si fossero incontrati, avrebbero ritrovato l’unità portando l’armonia tra yin e yang e sarebbero diventati dei per rinascere a nuova vita. E’ allora che si sarebbe sviluppata una forza straordinaria, la forza che chiama l’anima dell’altro. Non esistono età, aspetto, rango….quando si incontrano, queste anime si attraggono vicendevolmente, cercando l’altra metà di se stesse, ansiose di trovare l’unità, implorano pazzamente l’altra….”
Travolta dalla profonda armonia delle parole che lei stessa stava declamando, chiuse gli occhi evocando la metà della propria anima con una soavità stupefacente.
“…Cosa sono nome e passato, rispetto al poter vivere con me, ora che mi hai incontrato? Abbandona, te ne prego il tuo passato, diventa solo mio, amore mio…”

Era entrato in silenzio, racchiudendo nel cuore la segreta speranza che lei lo potesse perdonare. Immobile, in fondo alla platea, la contemplò, emozionato. L’amore che nutriva per lei era talmente intenso da paralizzarlo. Il lancinante desiderio di stingerla tra le sue braccia nacque improvviso nel suo intimo, travolgendolo.
Mosse alcuni passi, fermandosi immediatamente all’udire la sublime voce di Akoya. Fu catturato dalla sua preghiera, come quel giorno nella valle della dea scarlatta. La ascoltò, rapito dalla sua bellezza. La chiamò con la voce dell’anima, cercando, con la mente, il calore del suo corpo.

Maya pronunciò le ultime parole in sussurro, mentre l’animo, avvolto dall’ardore di un abbraccio appassionato, la ricondusse alle emozioni percepite nella valle della dea scarlatta.
Imprigionata dall’emozione, percepì l’anima unirsi di nuovo alla propria metà. Sollevò lo sguardo, intuendo nel buio che avvolgeva la platea, la presenza di una persona.
Il cuore prese a batterle freneticamente. Sapeva che era lui. Lo sentiva, era tornato da lei, come aveva promesso.

continua

  
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