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Autore: Violet 95    15/01/2011    5 recensioni
Un ragazzo gravemente ferito si trascina, combattendo contro la morte, fino al castello dove risiede l'Organizzazione XIII per chiedere un favore: ciò che tiene stretto fra le braccia, può rivelarsi un'arma mortale, un'esperimento risultato come un fallimento agli occhi degli altri ma l'ultima speranza per molte persone. Una ragazza che nasconde molti segreti e con un passato avvolto nell'ombra, rinasce come una fenice dalle sue stesse ceneri e deve decidere da che parte stare. Dodici Nessuno che cercano un cuore e che forse lo troveranno, un'ospedale dove vengono effettuati atroci esperimenti, un potere incontrollabile che risiede in un corpo imperfetto e una libertà mai concessa. Talvolta perfino la morte è solo un'illusione...
Spero che la trama vi abbia attirato... Mi raccomando: recensite!
Genere: Azione, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Organizzazione XIII, Saix
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Open your eyes

Open your eyes

 

 

 

Life is but a walking shadow.

Out, out, brief candle!

[La vita non è altro che un’ombra in cammino.

Spegniti, spegniti, breve candela!]

Macbeth, Shakespeare

 

 

Oscurità.

 

Non vedo niente, solo un’immensa distesa di oscurità di cui non vedo la fine né l’inizio.

 

Intorno a me sento delle voci sommesse, mai sentite.

 

“Si è svegliata?”

 

“No, non ha ancora aperto gli occhi”

 

“Forse è morta… Siete sicuri che l’esperimento sia andato a buon fine?”

 

Esperimento? Quale esperimento?

 

Dove mi trovo? Ho caldo… Mi sento prigioniera. Liberatemi!

 

“Non è morta! Non vedi che respira?”

 

“Bellissima. Assolutamente perfetta: abbiamo creato un’opera d’arte!”

 

“È ancora presto per esultare. Non ha ancora aperto gli occhi e non da’ segni di vita… Forse alla fine risulterà un fallimento come gli altri”

 

Io sono un fallimento? Perché… Ho questa opprimente sensazione? Sono stanca, voglio dormire. Lasciatemi in pace. Lasciatemi da sola.

 

“Si sveglierà, non vi preoccupate. Ha solo bisogno di un giusto incitamento…”

 

“Ah, Dottore… Che cosa vuole fare?”

 

Sento un picchiettio sommesso contro una superficie di vetro. Un rumore che cade nel vuoto, proprio come me. Io mi trovo in mezzo al limbo, conducendo una non-vita… Non sono morta e non sono viva. Non dovrei neanche vivere, se è per questo. Ma sono stata richiamata da qualcuno…

Strano, mi ricordavo di essere morta. Forse lo sono, o forse no. Ma non voglio risvegliarmi: voglio restare sospesa nell’oscurità, a un passo dall’alba e dal risveglio. Il sonno mi proteggerà per sempre.

Nulla mi farà più paura.

Nulla più mi ferirà.

 

“Svegliati, apri i tuoi occhi! Apri gli occhi per una nuova vita!”

 

Una nuova vita, eh…

 

Sono rinata dalle mie stesse ceneri in nuovo corpo, per tornare a camminare, vivere e respirare. Pronta per obbedire a un nuovo padrone. Pronta per soffrire di nuovo.

Di quel momento ho pochi ricordi confusi e immagini sbiadite di persone vestite di bianco. Solo due cose sono rimaste impresse nella mia memoria: quella voce che mi invitava ad aprire gli occhi e quella luce accecante che fece fuggire l’oscurità. È buffo pensare che, più tardi, la stessa scena si ripeterà in un altro luogo, o meglio in un altro mondo. Anche lì, stessa storia.

 

Una nuova vita, una nuova morte. E forse una nuova rinascita.

 

 

Il ragazzo correva verso quella che pensava fosse la loro salvezza. Non sapeva di preciso dove si trovasse, o se quel mondo fosse veramente abitato da qualche essere umano. Solo di una cosa era certo: finalmente era riuscito a fuggire, era riuscito a eludere il sistema di sorveglianza e a varcare la soglia di quella prigione. Portando con sé lei.

Quell’esperimento imperfetto agli occhi degli altri, ma che poteva risultare un’arma potente nelle giuste mani. Peccato solo che fosse rotta. Almeno in parte.

Non importava. In un modo o nell’altro, si sarebbe impossessato anche dell’ultimo pezzo del mosaico per poter portare a termine il suo compito. Anzitutto, era necessario metterla al sicuro.

Lontano da loro.

Non potevano sapere dove si trovassero, avevano perso le loro tracce prima che lui si teletrasportasse in questo mondo sconosciuto: ci metteranno del tempo prima di riuscire a scovarla. Bene.

Quei bastardi, però, l’avevano colpito. Il suo corpo era ricoperto dal sangue, suo e di coloro che gli avevano sbarrato la strada. I suoi vestiti erano ormai ridotti a uno straccio, forse era stato perfino infettato dal morso di quei cani. Non voleva diventare come loro! Non poteva…

Ma lei era incolume e questo bastava per calmarlo. Non si era mai accorto di quanto fosse pesante…

 

Ci siamo quasi!

 

Finalmente il castello era vicino. L’aveva visto da lontano, appena arrivato, e gli era sembrata l’unica ancora di salvezza. Quel castello di un bianco immacolato, sicuramente dimore di un re – pensava -, che sembrava toccare il cielo perennemente nero, la cui unica luce era rappresentata da una gigantesca luna a forma di cuore. Brillava di strani colori, ma era bellissima.

lei sarebbe stata al sicuro.

Allentò il passo e ricominciò a prendere fiato, ormai esausto e al limite delle proprie forze. Arrivò dinanzi al portone e fece ancora qualche passo, per poi gettare un ultimo sguardo alla luna e accasciarsi a terra sfinito. L’oggetto che teneva in braccio, come se fosse stato un bambino da proteggere o un tesoro di enorme valore, cadde a terra con un sonoro tonfo di fianco al corpo del ragazzo.

Lui attendeva, in una specie di dormiveglia a cui era ormai abituato da anni. Attendeva che qualcuno, chiunque, si accorgesse della loro esistenza.

Sperando in qualche aiuto che temeva non sarebbe mai arrivato.

 

Il primo a notarli fu Axel.

Il ragazzo con i capelli rossi si accorse della loro presenza dopo aver udito il tonfo di quel pacco. Risuonò nel castello, rompendo il silenzio a cui era abituato. Si voltò e si affacciò a una finestra, gettando occhiate attente a scorgere ogni minimo movimento sospetto nel cuore della notte. Alla fine guardò in basso e li vide: un ragazzo in una pozza di sangue e un enorme pacco avvolto in stracci polverosi e sporchi, dalla forma allungata e con il profilo di un essere umano.

Nonostante il ragazzo non potesse provare alcun sentimento, un brivido gli percorse la schiena, vedendo quello spettacolo. Aprì un portale oscuro, deciso di chiedere aiuto a qualcuno.

 

In breve tempo dodici individui vestiti di nero comparvero dal nulla e circondarono il corpo del ragazzo, escludendo lo strano pacco. Il primo a chinarsi sul corpo era un uomo vecchio, con i segni leggermente visibili di rughe lungo il volto scarno e magro. L’uomo, che si chiamava Vexen, controllò il polso al ragazzo, mostrando una smorfia contrariata e disgustata dalla vista di tutto quel sangue.

 

“È ancora vivo, ma non per molto”

 

“Che cosa possiamo fare? L’avevo visto dall’alto e non potevo certo sapere delle sue vere condizioni…” cercò di giustificarsi Axel.

 

“Zitti, si sta riprendendo!” ordinò un ragazzo, chiamato Zexion, con un enorme ciuffo blu che copriva l’occhio, lasciando quell’altro, di un azzurro intenso, scoperto.

 

Il ragazzo mosse impercettibilmente una mano, poi emise un debole gemito e alzò la testa per incontrare gli occhi dei dodici individui che lo guardavano. Il suo volto era stanco e affaticato, ricoperto di cicatrici che lo facevano sembrare più vecchio, nonostante alcuni tratti del viso indicavano una gioventù ancora fresca ma sull’orlo del degradamento; gli occhi, neri come la notte eterna, erano solcati da profonde occhiaie ma nel suo sguardo ardevano fiamme combattive e piene di speranza, forse anche di supplica. I capelli, con i ricci scompigliati che ricadevano dolcemente sulla fronte, erano argentei. Un colore innaturale per un ragazzo della sua età.

 

“Aiutatemi” sussurrò flebilemente.

 

“Chi sei?” domandò bruscamente un uomo con una benda sull’occhio e delle cicatrici lungo il volto.

 

“Non ho molto tempo… Vi prego, prendetela con voi”

 

Detto questo, alzò debolmente una mano e indicò il pacco fuori dal cerchio. I Nessuno gettavano occhiate furtive ad entrambi. Poteva essere una trappola.

 

“Da dove vieni?” chiese Axel.

 

Il ragazzo sospirò e vomitò sangue. Mentre gli altri indietreggiavano disgustati, il ragazzo cominciò lentamente a svanire mentre il suo corpo veniva invaso da una luce quasi accecante.

 

“È giunto il momento di andare…” disse tristemente.

 

“Ehi, aspetta! Dove credi di scappare?!”

 

Il ragazzo guardò fisso negli occhi coloro che si trovavano di fronte a lui e sorrise placidamente.

 

“Ve la lascio in custodia, tornerò a prenderla… Proteggetela, vi prego: è la nostra ultima speranza!”

 

Con queste ultime parole, scomparì avvolto dalla stessa luce di prima, lasciando i Nessuno con quel pacco e con poche parole enigmatiche. Parole di speranza.

 

 

 

  
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