Me ne sto qui, soltanto a guardarlo respirare, addormentato sul mio petto nudo. Percorro piano la sua schiena con le mie dita, muovendole leggere e lente sulla sua pelle calda, la mia testa piena di domande a cui non saprò fornire una risposta.
Il momento è arrivato, Rob. L’hai tanto aspettato, ora è lì ad attendere te. Ad attendere noi. Cosa c’è, hai paura? Tutto ad un tratto ti spaventa l’idea di affrontare quel mondo scintillante e pazzo da cui cerchi mentendo a te stesso di fuggire?
Perché domani presenterò una categoria dei Golden Globes, e gli ho chiesto di accompagnarmi alla cerimonia. Mi sembrava un’ottima idea, in quel momento, e sono stato felicissimo quando m’ha risposto subito sì, il sorriso a trecentosessanta gradi dipinto sul volto. Mi sono sentito completo.
Gli rivolgo un cenno triste che non vedrà, sfrego piano il mio naso tra i suoi capelli, mi perdo tra il suo odore di erba bagnata e resina, socchiudendo gli occhi e rimanendomene lì per qualche attimo. Sento una sorta di muta responsabilità nei suoi confronti, qualcosa che sì, prima di noi non avevo mai provato prima, e che mi fa riflettere più volte prima di fare qualsivoglia cosa.
Di cosa hai paura, Rob? Di non essere abbastanza, di non riuscire a proteggerlo?
Ho paura, e vorrei non averne. Vorrei svegliarlo e baciarlo, vorrei specchiarmi in quei suoi occhi così cangianti e sorridergli, dirgli che lo amo così tante volte da stancarlo, poi prenderlo per mano e correre fuori, sulla spiaggia deserta perché siamo nel cuore della notte e i ragazzi sono tutti quanti a L.A. centro, e lì lo bacerei ancora e ancora, stringendolo a me e sussurrandogli piano che sono suo, la mia vita appartiene a lui da ora, e per sempre.
Gli accarezzo la faccia e scuoto piano la testa, tenendolo ancora più stretto in un vano e goffo tentativo di sentirmi rassicurato. Perché di notte rimango solo, quando lui si addormenta, e troppo spesso la mia mente vaga per conto suo, disegnando regni del terrore invece di distese assolate.
Poi è un attimo. Lo sento muoversi piano su di me, ancora addormentato, i suoi baffi che mi solleticano il cesto, la sua mano che inconsapevolmente vaga nel buio cercando a tentoni la mia, trovandola e stringendola lentamente, intrecciando le sue dita con le mie. Lo sento mormorare sottovoce il mio nome come fosse un’ancora di salvezza a cui aggrapparsi mentre la nave affonda.
Gli sorrido teneramente e lo stringo forte a me, lasciandogli qualche soffice bacio sulla guancia. Sento il cuore rilassarsi e la mente purificarsi, e so di avere finalmente trovato la mia risposta, la mia certezza. Avvicino le mie labbra al suo orecchio e gli sussurro “I love you”. E nel sonno osservo le sue labbra distendersi piano in un sorriso.
Sometimes at night I lie awake
I pull you close and feel each breath you take
AUTHOR'S CORNER: Si può pensare che non abbia niente da fare. Il che è vero xD Però a mia difesa posso dire che è da quando ho saputo che Rob avrebbe partecipato alla Cerimonia dei Golden Globes che avevo in mente questa take sulla sera prima, e quindi ecco spiegata la prolificità di questi giorni xD
@ Jude: This is for you. :3