Serie TV > Terapia d'urgenza
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Autore: Dea Elisa    16/01/2011    1 recensioni
“Non c’è logica nell’amore.” Una frase. Incisiva. Esattamente quello che ci voleva per farla zittire e meravigliare.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cristiana Gandini, Riccardo Malosti, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Seconda Parte.

“Cristiana.” Lei si voltò. “È successo qualcosa?”

“No” risposta secca, istintiva.

“Mh. Ti conosco bene, e vedo quando c’è qualcosa che non va” insisteva.

L’ascensore si fermò.

“Scusami Sergio, scusami, ma non ne voglio parlare ora” e si dileguò tra gli altri camici del reparto.

 

“Signora, mi raccomando, le lascio la lista degli alimenti che non può mangiare almeno per due mesi, poi verrà per il controllo e vedremo se sarà il caso di continuare la dieta” spiegò la dottoressa Gandini alla paziente sdraiata al box 2.

“Dottoressa” esclamò un infermiere sopraggiunto di corsa in quel momento. “C’è un’emergenza, il dottor Malosti mi ha detto di chiamarla.”

Cristiana lasciò la donna e lo seguì svelto.

 

“Non sappiamo di preciso cos’abbia, un signore l’ha trovato svenuto davanti al suo negozio e ci ha chiamati” diceva intanto Franco mentre con Eva spingeva all’interno del pronto soccorso la barella.

“Forza, portiamolo in Chirurgia 1” li sollecitò Malosti, informandosi intanto dei parametri vitali.

Pochi metri mancavano all’entrata della sala.

“Eccomi.” Una voce familiare lo raggiunse da dietro.

“Ben arrivata, dottoressa” l’accolse in tono da rimprovero, senza ottenere risposta.

 

Nella sala antistante Chirurgia 1 c’era  un silenzio che avrebbe spaventato anche la più quieta delle persone: solo l’acqua scorreva attirata dalla gravità verso il fondo del lavandino, e una lacrima… una lacrima percorreva lo stesso percorso, per disperdersi in mezzo alle altre gocce, mischiarsi con la schiuma del sapone e scomparire inesorabilmente, chissà per quale meta.

“Non dovrebbe avere alcun tipo di reazioni post-operatorie” commentava nel frattempo Malosti. “Certo, se avesse evitato di drogarsi…” sbuffò. “Ma dico io, cosa mai insegnano ai figli, i genitori di oggi?”

“E se magari hanno fatto di tutto pur di dare giusti insegnamenti?” intervenne a testa bassa Cristiana, passando la manica dell’abito blu scuro sulla guancia, affinché anche solo l’ombra della scia della goccia salina se ne andasse. “E se non ce li hanno mai avuti, questi genitori?”

“Ma che discorsi sono?” rispose lui duramente. “Allora perché si perdono i genitori ci si deve drogare?” si fermò a guardarla, ma lei continuava a fissare l’acqua scorrere.

Riccardo si asciugò le mani e gettò il foglio di carta accartocciato nel cestino, poi si avviò verso di lei, abbassò la manovella del lavandino e le accarezzò il capo.

“Scusa” borbottò piano, quasi con vergogna.

Lei non disse nulla, lo guardò per un attimo negli occhi, poi prese la direzione opposta e uscì.

Non si era neanche curata di riprendere il proprio camice.

 

“Dottoressa Gandini, va tutto bene?” Teresa, l’agente segreto sempre pronta all’attacco per scoprire e diffondere novità, la vide passare veloce davanti al bancone dell’accettazione.

Si ricordò però di una cosa importante che doveva chiedere alla maga del pettegolezzo – ma sempre efficiente –, perciò prese coraggio e, mascherando un po’ tutte le preoccupazione che l’attanagliavano in quell’istante, raggiunse il desk e si fece dare un post-it.

“Questo è il nome del ragazzo che abbiamo operato. Puoi provare a rintracciare i suoi genitori, per favore?” chiese con tono distaccato.

“Certo, dottoressa, certo, ma…” non rischiò di andare oltre, pensando che i dottori avrebbero meritato un po’ di privacy, o almeno un po’ di più degli infermieri…

Così Cristiana poté dileguarsi, alla volta del bagno in fondo al corridoio, per un minimo di pace, per poter respirare qualche secondo prima della successiva visita od emergenza. Si chiuse dentro, non prima di aver assistito con la coda dell’occhio allo sguardo stupito e curioso di Rocco appena uscito da uno dei box adiacenti.

 

Rocco comparve all’improvviso dietro di lei. “Hai visto che faccia aveva la dottoressa Gandini?”

“Sì, ho visto, ma non è che tutto il giorno sto dietro ai fatti degli altri, eh.”

“Beh insomma…” commentò l’infermiere con il sorriso sotto i baffi.

“Però, da quel che ho visto, posso benissimo immaginare che un certo qualcuno tra poco passerà di qui chiedendo di lei. Problemi in vista.”

“Terry, Terry… ma se saranno sì e no due settimane…”

“Teresa hai visto Cristiana?” La rossa guardò Rocco con un puntino di soddisfazione sul volto.

“L’ho vista passare di qua, non so di preciso…”

“In bagno” intervenne Cannizzaro. “Provi a guardare in bagno” e ricambiò lo stesso sguardo a Teresa.

Si voltarono entrambi verso il medico, che però si era già volatilizzato.

“Teresa non sbaglia mai” dichiarò lei, raccogliendo alcune cartelle sparse sul bancone.
“Sì ma anche Rocco non è che scherza…” rispose agitando in aria le braccia, ma si zittì dopo un’occhiataccia della sua interlocutrice.

 

Cristiana si guardò allo specchio, osservando come in pochi giorni pareva invecchiata di anni. Occhiaie – e abbastanza profonde da fare a gara con chi passava le notti in discoteca –, sguardo spento e pelle pallida.

“Sono un mostro” disse alla sua immagine speculare.

“No, non lo sei.” La stessa voce, profonda, e… sexy da morire.

Lo vide dallo specchio, ma evitò i suoi occhi; si stava avvicinando, con il suo camice in mano. Lei abbassò il capo verso il lavandino, ma non si poté sottrarre all’inesorabile evento successivo.

Sulle proprie spalle avvertì ricadere delicatamente l’indumento riportato alla legittima proprietaria, accompagnato da un dolcissimo gesto delle mani di lui sulle spalle di lei, le quali percorsero lentamente la lunghezza delle braccia, per poi ricongiungersi alle dita in un caldo intreccio.

 

Appoggiò la testa tra il collo e una sua spalla, ma, come Riccardo aveva presupposto, la sentì allontanarsi da lui, scivolare via, centimetro dopo centimetro.

Il camice cadde a terra in un soffio, ai loro piedi, e lo stesso avrebbe fatto lei stessa, se Malosti non avesse fatto da contropeso per tenerla in piedi.

Pensava fosse uno scherzo, lei che si lasciava andare contro il suo corpo per essere abbracciata, ma evidentemente non lo era. L’accompagnò dolcemente a terra e la fece sedere con il busto appoggiato a lui, mentre con voce non troppo serena continuava a chiamare il suo nome.

Non fece in tempo a ragionare su cosa potesse essere successo, che i suoi occhi castani si riaprirono quasi in simultanea con un lieve sorriso.

“Riccardo…”

Solo allora, davanti all’espressione spaventata dell’uomo, si rese conto di cosa fosse successo, e rimediò subito. “Non è niente, solo un capogiro, questa mattina non ho fatto colazione.” Fece per alzarsi ma lui la bloccò.

“Aspetta un attimo, finché non ti passa del tutto. Non vorrai mica farmi prendere un altro spavento del genere, vero?” simulò una risata.

“Mh” acconsentì lei portandosi una mano sulla fronte. “Sto bene” ripeté.

“Adesso ti vado a cercare un box libero, così ti sdrai un po’, ok?”

“No” rispose brusca. “Ti ho detto che non è niente, basta che prenda qualcosa ai distributori e vedrai che mi sentirò meglio.”

“Ad una condizione.” Strofinò il proprio volto contro il suo, incrociando le braccia sul suo petto e la strinse verso di sé. “Ti accompagno.”

Cristiana mugugnò qualcosa.

“Cos’hai detto?” domandò scherzosamente tenendola in trappola. Poi cercò i suoi fianchi e si mise a farle il solletico, mentre lei cercava di sfuggirgli agitandosi e ridendo.

“Niente niente ti prego!” esclamava rigirandosi addosso a lui.

“Ah ecco… altrimenti…” e riprese a solleticarla dappertutto.

“Riccardo!” gridava esausta.

Il dottore si fermò, ad ascoltare il respiro affannato di lei alternato a sbuffate.

“Adesso però ce ne andiamo, eh” disse lui, e si mise in ginocchio. “Se entra qualcuno e ci vede in questa posa potrebbe equivocare…”

“Meglio di no” confermò Cristiana tirandosi su.

Riccardo la sollevò con forza e aspettò che lei fosse pronta per uscire. Si diede una sistemata ai capelli arruffati e si infilò il camice dopo averlo lisciato un po’.

“Andiamo.” Lui la prese a braccetto.

“No, dai, così no!” cominciò a lamentarsi la Gandini.

“E se finisci ancora una volta per terra? Devo sostenere i miei pazienti, dottoressa.” Fece una pausa. “In tutti i sensi.” E le stampò uno schioccante bacio sulle labbra.






   
 
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