Seconda Parte.
“Cristiana.”
Lei si voltò. “È
successo qualcosa?”
“No”
risposta secca, istintiva.
“Mh.
Ti conosco bene, e vedo
quando c’è qualcosa che non va”
insisteva.
L’ascensore
si fermò.
“Scusami
Sergio, scusami, ma non
ne voglio parlare ora” e si dileguò tra gli altri
camici del reparto.
“Signora,
mi raccomando, le
lascio la lista degli alimenti che non può mangiare almeno
per due mesi, poi
verrà per il controllo e vedremo se sarà il caso
di continuare la dieta” spiegò
la dottoressa Gandini alla paziente sdraiata al box 2.
“Dottoressa”
esclamò un
infermiere sopraggiunto di corsa in quel momento.
“C’è un’emergenza, il dottor
Malosti mi ha detto di chiamarla.”
Cristiana
lasciò la donna e lo
seguì svelto.
“Non
sappiamo di preciso
cos’abbia, un signore l’ha trovato svenuto davanti
al suo negozio e ci ha
chiamati” diceva intanto Franco mentre con Eva spingeva
all’interno del pronto
soccorso la barella.
“Forza,
portiamolo in Chirurgia 1”
li sollecitò Malosti, informandosi intanto dei parametri
vitali.
Pochi
metri mancavano all’entrata
della sala.
“Eccomi.”
Una voce familiare lo
raggiunse da dietro.
“Ben
arrivata, dottoressa”
l’accolse in tono da rimprovero, senza ottenere risposta.
Nella
sala antistante Chirurgia 1
c’era un
silenzio che avrebbe spaventato
anche la più quieta delle persone: solo l’acqua
scorreva attirata dalla gravità
verso il fondo del lavandino, e una lacrima… una lacrima
percorreva lo stesso
percorso, per disperdersi in mezzo alle altre gocce, mischiarsi con la
schiuma
del sapone e scomparire inesorabilmente, chissà per quale
meta.
“Non
dovrebbe avere alcun tipo di
reazioni post-operatorie” commentava nel frattempo Malosti.
“Certo, se avesse
evitato di drogarsi…” sbuffò.
“Ma dico io, cosa mai insegnano ai figli, i
genitori di oggi?”
“E
se magari hanno fatto di tutto
pur di dare giusti insegnamenti?” intervenne a testa bassa
Cristiana, passando
la manica dell’abito blu scuro sulla guancia,
affinché anche solo l’ombra della
scia della goccia salina se ne andasse. “E se non ce li hanno
mai avuti, questi
genitori?”
“Ma
che discorsi sono?” rispose
lui duramente. “Allora perché si perdono i
genitori ci si deve drogare?” si
fermò a guardarla, ma lei continuava a fissare
l’acqua scorrere.
Riccardo
si asciugò le mani e
gettò il foglio di carta accartocciato nel cestino, poi si
avviò verso di lei,
abbassò la manovella del lavandino e le accarezzò
il capo.
“Scusa”
borbottò piano, quasi con
vergogna.
Lei
non disse nulla, lo guardò
per un attimo negli occhi, poi prese la direzione opposta e
uscì.
Non
si era neanche curata di
riprendere il proprio camice.
“Dottoressa
Gandini, va tutto
bene?” Teresa, l’agente segreto sempre pronta
all’attacco per scoprire e
diffondere novità, la vide passare veloce davanti al bancone
dell’accettazione.
Si
ricordò però di una cosa
importante che doveva chiedere alla maga del pettegolezzo –
ma sempre
efficiente –, perciò prese coraggio e, mascherando
un po’ tutte le
preoccupazione che l’attanagliavano in
quell’istante, raggiunse il desk e si
fece dare un post-it.
“Questo
è il nome del ragazzo che
abbiamo operato. Puoi provare a rintracciare i suoi genitori, per
favore?”
chiese con tono distaccato.
“Certo,
dottoressa, certo, ma…”
non rischiò di andare oltre, pensando che i dottori
avrebbero meritato un po’
di privacy, o almeno un po’ di più degli
infermieri…
Così
Cristiana poté dileguarsi,
alla volta del bagno in fondo al corridoio, per un minimo di pace, per
poter
respirare qualche secondo prima della successiva visita od emergenza.
Si chiuse
dentro, non prima di aver assistito con la coda dell’occhio
allo sguardo
stupito e curioso di Rocco appena uscito da uno dei box adiacenti.
Rocco
comparve all’improvviso
dietro di lei. “Hai visto che faccia aveva la dottoressa
Gandini?”
“Sì,
ho visto, ma non è che tutto
il giorno sto dietro ai fatti degli altri, eh.”
“Beh
insomma…” commentò
l’infermiere con il sorriso sotto i baffi.
“Però,
da quel che ho visto,
posso benissimo immaginare che un certo
qualcuno tra poco passerà di qui chiedendo di lei.
Problemi in vista.”
“Terry,
Terry… ma se saranno sì e
no due settimane…”
“Teresa
hai visto Cristiana?” La
rossa guardò Rocco con un puntino di soddisfazione sul volto.
“L’ho
vista passare di qua, non
so di preciso…”
“In
bagno” intervenne Cannizzaro.
“Provi a guardare in bagno” e ricambiò
lo stesso sguardo a Teresa.
Si
voltarono entrambi verso il
medico, che però si era già volatilizzato.
“Teresa
non sbaglia mai” dichiarò
lei, raccogliendo alcune cartelle sparse sul bancone.
“Sì ma anche Rocco non è che
scherza…” rispose agitando in aria le braccia, ma
si zittì dopo un’occhiataccia della sua
interlocutrice.
Cristiana
si guardò allo
specchio, osservando come in pochi giorni pareva invecchiata di anni.
Occhiaie
– e abbastanza profonde da fare a gara con chi passava le
notti in discoteca –,
sguardo spento e pelle pallida.
“Sono
un mostro” disse alla sua
immagine speculare.
“No,
non lo sei.” La stessa voce,
profonda, e… sexy da morire.
Lo
vide dallo specchio, ma evitò
i suoi occhi; si stava avvicinando, con il suo camice in mano. Lei
abbassò il
capo verso il lavandino, ma non si poté sottrarre
all’inesorabile evento
successivo.
Sulle
proprie spalle avvertì
ricadere delicatamente l’indumento riportato alla legittima
proprietaria,
accompagnato da un dolcissimo gesto delle mani di lui sulle spalle di
lei, le
quali percorsero lentamente la lunghezza delle braccia, per poi
ricongiungersi
alle dita in un caldo intreccio.
Appoggiò
la testa tra il collo e
una sua spalla, ma, come Riccardo aveva presupposto, la
sentì allontanarsi da
lui, scivolare via, centimetro dopo centimetro.
Il
camice cadde a terra in un
soffio, ai loro piedi, e lo stesso avrebbe fatto lei stessa, se Malosti
non
avesse fatto da contropeso per tenerla in piedi.
Pensava
fosse uno scherzo, lei
che si lasciava andare contro il suo corpo per essere abbracciata, ma
evidentemente non lo era. L’accompagnò dolcemente
a terra e la fece sedere con
il busto appoggiato a lui, mentre con voce non troppo serena continuava
a
chiamare il suo nome.
Non
fece in tempo a ragionare su
cosa potesse essere successo, che i suoi occhi castani si riaprirono
quasi in
simultanea con un lieve sorriso.
“Riccardo…”
Solo
allora, davanti
all’espressione spaventata dell’uomo, si rese conto
di cosa fosse successo, e
rimediò subito. “Non è niente, solo un
capogiro, questa mattina non ho fatto
colazione.” Fece per alzarsi ma lui la bloccò.
“Aspetta
un attimo, finché non ti
passa del tutto. Non vorrai mica farmi prendere un altro spavento del
genere,
vero?” simulò una risata.
“Mh”
acconsentì lei portandosi
una mano sulla fronte. “Sto bene” ripeté.
“Adesso
ti vado a cercare un box
libero, così ti sdrai un po’, ok?”
“No”
rispose brusca. “Ti ho detto
che non è niente, basta che prenda qualcosa ai distributori
e vedrai che mi
sentirò meglio.”
“Ad
una condizione.” Strofinò il
proprio volto contro il suo, incrociando le braccia sul suo petto e la
strinse
verso di sé. “Ti accompagno.”
Cristiana
mugugnò qualcosa.
“Cos’hai
detto?” domandò
scherzosamente tenendola in trappola. Poi cercò i suoi
fianchi e si mise a
farle il solletico, mentre lei cercava di sfuggirgli agitandosi e
ridendo.
“Niente
niente ti prego!”
esclamava rigirandosi addosso a lui.
“Ah
ecco… altrimenti…” e riprese
a solleticarla dappertutto.
“Riccardo!”
gridava esausta.
Il
dottore si fermò, ad ascoltare
il respiro affannato di lei alternato a sbuffate.
“Adesso
però ce ne andiamo, eh”
disse lui, e si mise in ginocchio. “Se entra qualcuno e ci
vede in questa posa
potrebbe equivocare…”
“Meglio
di no” confermò Cristiana
tirandosi su.
Riccardo
la sollevò con forza e
aspettò che lei fosse pronta per uscire. Si diede una
sistemata ai capelli
arruffati e si infilò il camice dopo averlo lisciato un
po’.
“Andiamo.”
Lui la prese a
braccetto.
“No,
dai, così no!” cominciò a
lamentarsi la Gandini.
“E
se finisci ancora una volta
per terra? Devo sostenere i miei pazienti, dottoressa.” Fece
una pausa. “In
tutti i sensi.” E le stampò uno schioccante bacio
sulle labbra.