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Autore: littlewhitedevil    16/01/2011    1 recensioni
Un momento in cui si accorge che tutto è finito e che alla fine non rimane niente...
Si può riuscire a ricominciare?
Si può lottare per ciò che si desidera?
Me lo chiedo spesso e mi dò sempre la stessa risposta: si può.
Ma allora perchè io non lo faccio?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Una figura si staglia in un paesaggio sfuocato.
Non distinguo nulla a parte qualche colore e quella figura.
Mi avvicino timorosa, come se sapessi, incosciamente, che stava per succedere qualcosa. Qualcosa di brutto.
 Ad ogni passo la mia paura aumenta come in un pezzo andante.
Sento il preludio di una tetra sinfonia.
Ho paura…
La nebbia si dirada a poco, a poco.
La figura diventa più nitida.
Sei tu…
Sorrido.
Mi avvicino a te un po’ più tranquilla.
Mi guardi, seria, quasi scura.
La paura ritorna…
Cosa mi vuoi dire che ti rende così tremendamente seria?
- Ci dobbiamo lasciare Yukari-
 
Mi sveglio di soprassalto cacciando un urlo.
Un sogno… ancora quel ” sogno”!
Quel momento… quel dannato momento in cui mi hai lasciata!
Mi raggomitolo tra le lenzuola, trattenendo le lacrime che tanto vorrei versare.
Dovrei alzarmi, lo so, ma non voglio.
E’ tardi… sono già le 13… fra un po’ cominciano gli allenamenti.
Dovrei alzarmi, però… però…
No!
Non voglio andare agli allenamenti sapendo che ti avrei visto.
Non voglio vederti!
Non voglio vederti assieme a colei che considero una mia nemica. Colei che mi ha rubato il tuo cuore.
Mi rigiro nel letto, sotto le calde coperte.
Sono indecisa.
Una parte di me era fermamente convinta che dovevo rimanermene rintanata nella mia sofferenza, nascosta sotto le coperte del mio sicuro rifugio, l’altra mi diceva di affrontare con coraggio questa dolorosa situazione.
Non posso di certo rimanere sotto le coperte in eterno!
Non sono più una bambina piccola che si rifugia sotto la gonnella della propria madre. Sono grande, vaccinata e forte!
Mi alzo dal letto, sicura dell’obiettivo che mi sono appena prefissata: ti affronterò a testa alta!
 
Sono di fronte al campo.
Ora non sono poi tanto sicura di volerti affrontare.
Era meglio se me ne rimanevo al sicuro sotto le calde coperte del mio letto ed invece, il mio stupidissimo orgoglio mi ha portata qui.
 Per sono ancora in tempo per andarmene, per scappare.
L’importante è che nessuno mi veda.
-Yukari-
Ecco la mia solita fortuna.
Mi giro.
-Ciao-
La mia amica Jun.
-Che aspetti ad entrare?- mi prende per il braccio e mi trascina verso il campo.
Mi sento come un prigioniero condannato a morte che viene condotto al patibolo, consapevole dell’avvicinarsi della sua morte.
Vengo trascinata verso la mia triste sorte.
Pochi passi… ancora pochi passi e le avrei viste insieme.
Sento che la gelida morsa che stringe il mio cuore, da quando mi hai lasciata. Aumenta inesorabilmente…
No…
Non ce la posso fare…
 
Ed eccomi al campo.
Tutti sono intenti a fare del riscaldamento.
Nessuno di loro si accorge del crescente disagio che si fa spazio in me.
Mi guardo intorno in cerca dell’orrido quadro che raffigura quelle due, con leggero timore.
Non le vedo.
Controllo ancora, ma niente.
Non ci sono.
Tiro un sospiro di sollievo.
Forse non ho fatto tanto male ad essere venuta agli allenamenti, oggi.
Saluto tutti con un sorriso. Un sorriso di cortesia e gli altri fanno altrettanto.
Mi sento tranquilla.
Non ho nulla da temere… o così credevo…
Come al solito, la dea della fortuna mi spinge, ghignando, verso le amare braccia di sua sorella gemella; la dea della sfortuna.
Eccole… insieme, a braccetto…
Sento una fitta al petto, come se una lama intrisa del veleno della gelosia affondasse nel mio cuore, già ferito…
Voglio fuggire…
Vorrei fuggire… ma non posso! Cominciano l’allenamento…
 
E’ finito… ma solo l’allenamento di oggi, non il dolore che si annida nel mio cuore.
Almeno ora posso andare a casa, lontano da quella sconfortante visione, al sicuro nel mio rifugio, sotto le calde coperte del mio lettino.
Però, la dea della sfortuna aveva ben altri progetti per me.
-Shibusawa, Sanada venite qui-
Ed eccola la mia solita sfortuna, ma questa volta travestita dal mio allenatore.
-Sistemate gli attrezzi nel capanno, mentre voi altri potete andare a casa-
Fantastico… seriamente fantastico…
Ora mi tocca sistemare questi maledetti attrezzi in quel fottutissimo capanno da sola con te?
Perché mi ami così tanto dea della sfortuna? Che cosa ho fatto per meritarmi tutte queste attenzioni?
Mi continua a chiedere mentre stiamo sistemando le cose nel vecchio capanno.
Siamo soli e la cosa mi mette profondamente a disagio…
Non ci parliamo, non ci guardiamo, non facciamo assolutamente niente. Stiamo solo rimettendo a posto gli attrezzi, nulla di più.
Sono sola qui con te, ma non so che dirti, non so che fare.
Mi sento bloccata.
Vorrei parlare, ma non ci riesco.
Le parole mi muoiono in gola prima che possano uscirmi dalla bocca.
Perché non riesco a parlarti?
Perché non lo fai pure tu?
Sei indaffarata a sistemare…
La porta si chiude dietro le mie spalle, quando porto dentro le ultime cose.
Abbiamo finito.
Stiamo per uscire ma la porta non si apre.
Ed eccola di nuovo.
Certo che la sfortuna mi ama davvero…
Siamo rinchiuse… a quanto pare…
Se fosse stato in un altro momento, in un’altra situazione sarei stata felice, ma ora come ora no…
La situazione non mi piace e quanto pare nemmeno a te.
Mi sento sempre peggio.
Comincio seriamente a pensare che ho fatto qualcosa di male nella vita passata e che ora il destino me la sta facendo pagare…
E ora?
Ci guardiamo negli occhi cercando una risposta.
Non avevamo i nostri cellulari. Era inutile urlare chiedendo aiuto, ormai tutti erano andati via o erano negli spogliatoi.
Tu di vai a sedere su un materassino, mi guardi e mi dici:
-Ci tocca rimanere qui finché non si accorgono della nostra assenza-
Fantastico…
La situazione è davvero peggiorata….
Perché capitano tutte a me?
Cerco una risposta e in tanto mi siedo non troppo distante da te.
Continuiamo a non guardarci, a non parlarci.
Ognuna di noi è immersa nei suoi pensieri.
Il tempo passa… ancora nulla…
Silenzio…
  
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