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Autore: littlewhitedevil    27/01/2011    1 recensioni
Un momento in cui si accorge che tutto è finito e che alla fine non rimane niente...
Si può riuscire a ricominciare?
Si può lottare per ciò che si desidera?
Me lo chiedo spesso e mi dò sempre la stessa risposta: si può.
Ma allora perchè io non lo faccio?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note autore:  Scusate la lunga attesa ma eccovi il secondo capitolo della storia. Vi avviso che ho modificato il primo capitolo.
Spero che questo nuovo capitolo vi entusiasmi, ma soprattutto spero che non vi commuoviate troppo xD

Ed eccoci qua, rinchiusi nel capanno.

Tu sei seduta là, sul materassino, mentre io sono seduta sopra la cavallina.
Una distante dall’altra…
Non ci parliamo…
Non ci guardiamo…
Non facciamo nulla…
Silenzio…
Un’asfissiante silenzio…
Di qualcosa!
Qualunque cosa.
Ma tu non lo fai.
Forse è il momento di prendere l’iniziativa. Di condurre il gioco per la prima volta.
Raccolgo un po’ del mio coraggio ed un bel respiro.
-Allora…- comincio un po’ titubante. Non sono certa che tu abbia molta voglia di parlarmi… e con ragione. In fin dei conti ci siamo lasciate da 3 mesi.
-Come va?-
-Bene- mi rispondi tu, asciutta.
Mi azzittisco.
Non ti va di parlare con me.
Sei così fredda nei miei confronti… Sai, è doloroso… e pensare che un tempo eri così dolce, gentile, affettuosa con me.
Che cosa ha fatto morire il tuo amore per me?
Che sia colpa di quella? Quella che è divenuta la tua ragazza? Quella che mi ha rubato il tuo cuore e che ti ha allontanata da me?
Può darsi…
-E tu?- mi chiedi.
Mi hai appena parlato.
Sono sorpresa, felice e allo stesso tempo triste.
So bene dove vuoi andare a parare con questa domanda.
Vuoi sapere se ho superato il dolore della separazione.
Se devo essere sincera ancora no…
Soffro…
Soffro perché ti ho profondamente amato, perché ti amo ancora.
Dovrei dimenticarti, lo so, ma non ci riesco. Ti amo troppo per riuscirci.
Però devo andare avanti nonostante provi questo dolore.
-Così, così- rispondo sincera alla tua domanda.
Non sono una persona che mente e tu lo sai bene.
Che tu mi abbia fatto questa domanda apposta?
Di sicuro.
Ti conosco bene: ogni tuo difetto, ogni tuo vizio, ogni tuo pregio… conosco tutto di te.
E lei?
Lei ti conosce bene come ti conosco io?
-Bene- dici tu, riportandomi alla realtà.
Ero di nuovo caduta nei miei pensieri… come al mio solito.
 
Ritorna ancora quell’opprimente silenzio.
E’ un silenzio davvero seccante!
Io non parlo e tu non fai altrettanto.
Stiamo zitti ognuna impegnata nei propri pensieri.
Non abbiamo nulla da dirci?!
Che succede?
Ti secca stare qui, rinchiusa con me?
Non sopporti la mia presenza?
Alzo gli occhi in cerca dei tuoi per avere una risposta.
Incontro il tuo sguardo.
Come sono diversi i tuoi occhi dai miei…
I miei sono grigi e tu mi dicevi sempre che di me amavi soprattutto loro. Il fatto che cambiassero tonalità a seconda della luce.
I tuoi, invece, sono di un caldo color castano.
Quante ora mi ero persa all’interno delle loro profondità?
Tante… ma ora non più!
Ora è lei a farlo al posto mio.
Tu distogli velocemente i tuoi occhi dai miei. Non sostieni il mio sguardo pieno d’amore e guardi dall’altra parte.
Nasce in me un moto di rabbia.
Guardami!
Non comportarti da ipocrita, non evitare il mio sguardo.
Guardami!
Per favore…
Guardami…
Ma tu non lo fai.
La mia rabbia aumenta.
-Non hai il coraggio di guardarmi dopo che mi hai lasciata?- ti chiedo piena di risentimento.
Soffro… fa male. Mi fa davvero male.
Gli occhi mi bruciano.
Sto per mettermi a piangere.
Trattengo le lacrime.
Non voglio mettermi a piangere di fronte a te. Mi sentirei solo peggio.
Il formicolio continua, come il mio attacco nei tuoi confronti.
-Sei un’ipocrita, un’idiota!- ti dico, mentre sono sempre più vicina al baratro del pianto.
Tu non rispondi ai miei attacchi. Sei indifferente.
Soffro ancora di più.
Guardami!
Non essere fredda con me. Non essere indifferente!
Guardami!
Sento qualcosa di bagnato corrermi lungo le guance.
Sto piangendo…
Dannazione!
Sto piangendo davanti ai tuoi occhi.
Dannazione, sto piangendo e non riesco a fermare le mie lacrime!
Mi giro dall’altro lato per non farti vedere le mie gocce d’acqua salata che rigano le mie gote, anche se non puoi vedermi piangere, starai sentendo i miei singhiozzi.
Non riesco a fermarmi.
-Yukari, mi dispiace-
-Sta zitta!!!-
Non voglio sentire le tue scuse.
Non voglio sentire niente!
Sto male…
-Mi dispiace-
-Ti ho detto di stare zitta!- mi giro verso di te.
Sto ancora piangendo, i miei occhi sono offuscati dalle lacrime, ma riesco comunque a distinguere la tua immagine.
-Non voglio sentire le tue sfottute scuse! Mi fanno stare peggio. Sei un’idiota!-
Mi alzo di scatto e mi dirigo verso di te.
Mi avvicino a te e con violenza poso la mia mano sulla tua guancia.
Ti ho appena tirato uno schiaffo.
E’ la prima volta che schiaffeggio qualcuno.
La mano mi formicola un po’. La tua guancia è rossa e pulsante.
Ti starà facendo male, di sicuro, ma perché non ti sei scansata?
Volevi che ti schiaffeggiassi?
Volevi che mi sfogassi?
Cosa diavolo vuoi da me?!
Guardo i tuoi occhi.
Voglio una risposta.
Mi allontano da te, tremando…
I tuoi occhi… non guardarmi così… ti prego!
Non guardarmi con quello sguardo di scusa.
Smettila!
Non guardarmi così!
-Perdonami davvero- mi dici.
No…
Sta zitta!
Non guardarmi così. Non dirmi le tue scuse.
Non voglio vedere!
Non voglio sentire!
Continua ad indietreggiare.
Ho le spalle al muro.
-Ti prego… smettila…- ti dico tra i singhiozzi.
Ti sto supplicando.
A che livelli penosi sono giunta?
Ti sto supplicando, ti rendi conto?!
Io che sono un’orgogliosa testarda, ti sto supplicando.
Cominci ad avvicinarti a me, con passo sicuro.
Non ti avvicinare!
Stammi lontana!
Tu continui ad avvicinarti.
Sei a pochi centimetri da me. Allunghi le braccia e poi posi le tue mani sulle mie spalle, dopo di che mi attiri a te e mi stringi in un abbraccio.
Voglio respingere quest’abbraccio familiare, eppure non lo faccio. Sono ancora stretta fra le tue forti braccia.
Respiro il tuo buon profumo, mentre tu mi accarezzi la testa.
Mi sembra di tornare indietro nel tempo, quando ancora eri mia ed io ero tua.
Che strana sensazione… familiare…
Che la mia sia un’illusoria felicità o una concreta nota di dolore?
Sono ancora stretta in questo familiare calore del tuo abbraccio. Dovrei allontanarmi da te, lo so… eppure non lo faccio. Ho ancora il mio viso sul tuo petto.
Quanti ricordi mi tornano in mente, mentre sono cullata da questo tepore.
Un tepore velenoso.
Un dolce veleno che conduce alla morte la mia ragione, che cerca di avvertirmi del pericolo, mentre droga il mio cuore.
Vorrei che mi baciassi, come facevi ogni qual volta che mi mettevo a piangere, in quelle rare volte, o quando ero triste.
Baciami!
Posa le tue morbide labbra sulle mie in un bacio.
Un bacio che rappresenterebbe il tuo tradimento a lei e il tuo riavvicinarti a me.
Baciami…
Ma tu, naturalmente, non lo farai.
Non tradiresti mai nessuno. Non ne sei capace.
Sei buona; troppo, di una bontà che mi fa male.
Ti spingo via.
Ormai il dolore è penetrato a fondo nel mio cuore.
Questo dolore è una lama di freddo acciaio che gioisce all’idea di uccidere il mostro, il mio cuore, me!
Acconsenti a lasciarmi andare. Sai bene che se riprovassi ad avvicinarti a me, io ricopierei a piangere.
Ritorno nel mio angolino e tu nel tuo.
Ed ecco che il silenzio rifà la sua apparizione.
Un silenzio carico di imbarazzo, da parte mia. Da parte tua non so…
Forse potrei saperlo, ma sono, troppo, sconvolta dal dolore per concentrarmi su di te.
Silenzio…
 
Si sentono dei passi provenire da fuori dal capanno e poi una voce.
Una voce odiosa per le mie orecchie. Una voce amata, invece, per le tue.
-Amore dove sei?-
La tua ragazza…
Quanto la odio, perché ti ha portata via da me…
Quanto ti odio, perché ti sei fatta abbindolare da quella sgualdrina…
Quanto mi odio, perché non sono riuscita a tenerti salda a me.
Se solo fossi stata più forte…
Se solo…
Non so nemmeno io cosa dovevo essere, forse è per questo che ti ho perso.
 
-Sono qui- rispondi, tu, al richiamo di quell’ochetta.
Si sentono dei rumori provenire dalla porta. Un miscuglio di voci ed infine la luce.
La porta è aperta.
Mi fiondo fuori, con la testa bassa. I miei capelli nascondono gli occhi.
Non guardo nessuno. Non saluto nessuno.
Punto dritta allo spogliatoio, prendo le mie cose e me ne torno a casa.
Il giorno dell’allenamento è finito, ma il mio dolore continua a persistere…



  
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