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Autore: Sedge    16/01/2011    1 recensioni
La trasformazione di Edward
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
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E' vero, tutto vero. Non è una bugia. La luce c'è. Il sacerdote non ha mentito.
-Lasciati andare. Sarà meno doloroso che restare-.
Mi accarezza dolce. Ha le mani calde. Da quanto non sento una carezza simile su di me? Non so dirlo. Sembra un'eternità, ma forse non lo è.
Ho perso la percezione del tempo. E' una cosa strana. Non so né che ora è né che giorno è. Neppure il mese. Forse è estate. Fa caldo, molto caldo. Ma questa sensazione potrebbe fuorviarmi, potrebbe non essere vera.
Come faccio a sapere se quello che percepisco è reale, e non frutto delle alterate condizioni del mio corpo?
Non lo so.
Non posso neppure fare affidamento a chi mi sta attorno.
Mentono. Per farmi stare meglio, almeno così dicono.
-Sto morendo?-.L'ho chiesto spesso ultimamente.
-No, no ragazzo. Starai bene-.
Mentono ancora.
Sento la vita scivolarmi, scapparmi. Non possono dirmi che questo è sbagliato.
E' vero. Morirò, morirò presto. E le parole del curato hanno confermato questo timore, se si può definire tale. Non ho paura. Sono dispiaciuto. La paura è un'altra cosa.
Mi dispiace di non aver avuto il tempo di servire la mia patria, come ogni giovane dovrebbe prendersi la responsabilità di fare.
Mi dispiace per mia madre e mio padre. Ma non ho paura. Forse la morte mi fa meno paura della vita.
-Mamma?-.L'ho chiamata spesso, invano. Non ha mai risposto. Non so dov'è, cosa fa. Quello che so per certo è che non è qui con me.
Mia madre ha un profumo inconfondibile, e il suo tocco lo riconoscerei tra milioni. No, non è qui con me. Spero non sia preoccupata, spero non si angosci. Ma conoscendola non può essere altrimenti. Sono certo che il suo dolore per la mia morte sarà discreto, moderato. In apparenza. Quando calerà l'oscurità tutta la consapevolezza di avermi perso calerà su di lei e la squarcerà di dolore. La conosco bene. Conosco la sua forza fragile.
L'ho sentita molte volte, di notte, nascosta dal buio, piangere e lasciare che la sua angoscia trovasse uno sfogo. Ma solo di notte. Il giorno sembra riesca a spazzare via ogni ombra, ogni preoccupazione e farle riprendere quella parvenza di serenità che l'aiuta ad andare avanti. Fino ad ora.
Non credo accetterebbe la mia morte. Temo che i suoi giorni diventerebbero uguali alle sue notte, senza darle più alcuna via di uscita.
Vorrei non vedesse, vorrei non sapesse. E' una pena sapere che le provocherò un dolore così grande. Che senso ha essere nato se non posso godere della mia famiglia, se non posso stare insieme ai miei genitori? E' ingiusto. Tremendamente ingiusto. Dare per togliere.
-Il Signore sa quello che fa-. Il curato mi ammonisce di fronte ai miei dubbi.
-Il Signore vuole bene a tutte le sue creature-.
E' bene, dunque, quello che sta cercando di darmi. Forse vuole privarmi della vita perché conscio che patirei più grevi sofferenze?
-Lui sa-.
La risposta del curato è stata laconica. E io mi affido a lui, completamente. Ho bisogno di un appoggio, di una guida. Ho bisogno di sapere che andrà bene. Ma non è paura. Non è neppure più dispiacere. E' speranza.
Sento una mano fredda. Mi tocca, delicata, ma percepisco che potrebbe farmi del male, se volesse. Qualsiasi mano in realtà potrebbe farmi del male nelle mie condizioni.
Sono malato. Malato terminale. Morirò presto. Nonostante le persone attorno a me mentano.
Provo, tento, ma non ci riesco. Voglio aprire gli occhi per vedere. Voglio la luce, quella del mondo. Non quella forviante che i miei occhi chiusi percepiscono.
Quella è la via del non ritorno. Il preludio al paradiso. Non so se crederci. Non sono pronto per morire, non ora. Voglio la luce, ma una luce diversa. Cerco di scappare di allontanarmi, di scacciarla con la mano. Non è quella la luce che voglio seguire.
-Sta delirando-. La voce composta di fronte a me ha pronunciato la sua sentenza.
No, non è vero. Non lo sto facendo. Scaccio la luce della morte. Ma di fronte alla constatazione imminente che la mia fine è vicina non posso più mentirmi. Ho paura. Tremo dal terrore. Non so cosa mi aspetterà, e non voglio saperlo.
Voglio la mia vita, senza colpi di scena. Voglio l'abitudine.
Domani voglio svegliarmi e fare colazione con la mia fetta di pane caldo e il mio latte. Voglio il mio letto. Voglio le mie certezze.
E' un gioco sadico. E' inutile ricordare di fronte alla morte. Io non voglio sapere cosa lascio, voglio sapere cosa trovo. Non voglio saltare nel buio. Voglio sapere. Voglio avere la speranza che vivrò ancora. Morirò, ma poi ritroverò un' altra vita, diversa. E sarò sempre io. Non voglio dimenticare chi sono. Non voglio dimenticare il gusto delle cose.
-Lo porto via-. Si, vi prego, portatemi via da questa luce che mi soffoca. Non la voglio. Voglio il buio del sonno. Voglio il buio dell'incoscienza. Non la luce della morte.
Che mi affanno a fare?Non ho potere. Non posso vincere contro il mio creatore. Esso ha potere di vita e di morte. Prende le decisioni per me.
Come fa ad essere certo che non servo più a niente?Ho 17 anni potrò aiutare pur in qualcosa. Forse siamo troppi. Forse la sorte ha indicato me come possibile nulla. E il nulla scompare nel niente. Semplice. Chissà dove sarò..tra un'ora, o forse solo tra un paio di minuti. Vorrei essere a casa, ma il mio è solo un sogno. Irrealizzabile.
Due braccia forti mi sollevano. Sono quelle di prima. Sono fredde, gelide. E' l'angelo della morte?Continuo a vedere la luce, non ho ceduto. Perché mi sta già portando via?Tento di divincolarmi, ma le braccia cadono inerti lungo il mio corpo. Tutta la mia forza, tutto il mio vigore sono scomparsi. Sono un fantoccio, un corpo inerme.
Tento di ascoltare il battito del mio cuore. Lui mi darà la sicurezza che non sto morendo. Se batte forte, significa che sono ancora vivo. Finché batte, c'è speranza. Ma non lo sento, non lo trovo. O forse è troppo debole perché io possa sentirlo.
Sono di nuovo sdraiato. Non sento più le braccia fredde avvolgermi.
-Edward, mi senti?-. Conosco questa voce. Voglio rispondere di sì,che la sento. Ma non so se ci riesco. Tento di aprire la bocca, ma non sono certo che qualche suono esca dalle mie labbra. Forse un mugolio...ma vale come risposta?
-Mi dispiace-. Di nuovo quella voce. Vorrei ricordare a chi appartiene, ma non ci riesco. Mi sforzo invano. Cerco di spostare la mia attenzione su qualcos'altro.
Perché mi ha detto mi dispiace?Per la mia morte?Nessuno dovrebbe dispiacersene, se non io. Nessuno ne è responsabile.
Vorrei parlare con chi mi sta accanto. Vorrei chiedergli perché è dispiaciuto, ma non ne ho la forza. La mia mente è così piena di domande, ma il mio corpo non riesce più a veicolarle all'esterno. Sono imprigionato.
Spero di essere di fronte all'angelo della morte. A questo punto solo lui potrebbe porre fine alla mia prigionia. Voglio tornare ad essere libero.
Ti prego angelo della morte, fai in fretta.
Sento di nuovo le mani gelide sul mio collo. Il mio angelo mi sta dando ascolto. Ha un buon profumo. Annuso l'aria attorno a me. Una cosa tanto infame come la morte, può essere tanto attraente? Immobile, aspetto che termini la sua opera. Porrà fine alle mie sofferenze. Scopre il mio collo e mi accarezza la fronte. Non pensavo che la morte potesse essere così pietosa. L'altra mano scorre lungo la mia spalla e il mio braccio. La sento appena. Mi stringe la mano, e la inchioda al letto. C'è motivo di essere così violento?Non posso andare da nessuna parte. Ma le mie riflessioni rimangono custodite dentro di me.
Fai presto. Ti prego.
Un dolore atroce invade il mio collo. Non riesco a capire. Non è fin troppo doloroso comunque? E' davvero necessario infliggermi un'ulteriore pena?
Tento di portare la mano libera sul mio collo. Sento un forte dolore. Sembra che due lame mi stiano recidendo la pelle,la torturano,affondano sempre di più all'interno di essa.
Cerco di divincolarmi, di oppormi a quella cosa che mi sta accadendo...cerco di urlare, ma la mano fredda preme sulla mia bocca,impedendomi di riuscirci.
"Perché", penso." E' già così duro morire...". E poi capisco.Non sono ancora morto. Il mio cuore ha emesso un battito, poi un altro...E sento una nuova forza, una nuova energia scorrermi nelle vene e bruciare.

Un calore innaturale mi avvolge. Contrasta con le mani fredde del mio angelo.
Brucia. La mia pelle brucia. Sto andando a fuoco.
"E' l'inferno, sto bruciando all'inferno", penso. Cosa ho fatto per meritarmi una fine simile?Stringo i pugni attorno al lenzuolo che mi copre. Il dolore non cessa, mi soffoca.

-Perdonami-, sussurra. Il mio cuore cessa di battere. Lo sento chiaramente. Il rumore inesistente del suo silenzio è più forte del suo battito irregolare.
Ma i miei pensieri non cessano. Perché la mia mente non la smette di pensare? Perché non muore assieme al mio corpo?
Cerco di spalancare gli occhi, guardare il soffitto e cercare quell'aria, quell'ossigeno che il dolore mi sta negando. Ho bisogno di respirare, di inspirare aria pulita.
Non riesco a capire dove sono.
C'è qualcosa che non va nella mia morte. Dovrebbe alleviare le mie sofferenze, non provocarmene delle altre. Il dolore di prima era nulla, niente in confronto a questo. Questo dolore è straziante, lacerante. Qualcosa di velenoso, di malvagio sta scorrendo dentro di me, e mi plasma e mi piega suo piacimento. E' un fuoco velenoso che brucia, scioglie le mie membra, incendia le mie carni. Sembra voglia impedirmi anche di sfogare la mia sofferenza in urla perché dalle mie labbra non riesco a far uscire niente. Tutto il dolore rimane al mio interno. Maledico tutti in quel momento. La vita, la malattia, il curato che è venuto a benedirmi...tutti quelli che mi hanno ingannato, facendomi credere che la morte fosse altro. Non certo qualcosa di piacevole, ma almeno di sopportabile. Oltre al dolore per la perdita della vita e delle persone ad essa legate devo sopportare anche questo dolore fisico, mentale che rende tutto assolutamente inspiegabile e inconcepibile.
Voglio che la mia sofferenza finisca. Non voglio essere cosciente della mia morte. Non mentre sta avvenendo.

   
 
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