E' vero, tutto vero. Non è una bugia. La luce c'è.
Il sacerdote non ha mentito.
-Lasciati andare. Sarà meno doloroso che restare-.
Mi accarezza dolce. Ha le mani calde. Da quanto non sento una carezza simile su
di me? Non so dirlo. Sembra un'eternità, ma forse non lo è.
Ho perso la percezione del tempo. E' una cosa strana. Non so né che ora è né
che giorno è. Neppure il mese. Forse è estate. Fa caldo, molto caldo. Ma questa
sensazione potrebbe fuorviarmi, potrebbe non essere vera.
Come faccio a sapere se quello che percepisco è reale, e non frutto delle
alterate condizioni del mio corpo?
Non lo so.
Non posso neppure fare affidamento a chi mi sta attorno.
Mentono. Per farmi stare meglio, almeno così dicono.
-Sto morendo?-.L'ho chiesto spesso ultimamente.
-No, no ragazzo. Starai bene-.
Mentono ancora.
Sento la vita scivolarmi, scapparmi. Non possono dirmi che questo è sbagliato.
E' vero. Morirò, morirò presto. E le parole del curato hanno confermato questo
timore, se si può definire tale. Non ho paura. Sono dispiaciuto. La paura è
un'altra cosa.
Mi dispiace di non aver avuto il tempo di servire la mia patria, come ogni
giovane dovrebbe prendersi la responsabilità di fare.
Mi dispiace per mia madre e mio padre. Ma non ho paura. Forse la morte mi fa
meno paura della vita.
-Mamma?-.L'ho chiamata spesso, invano. Non ha mai risposto. Non so dov'è, cosa
fa. Quello che so per certo è che non è qui con me.
Mia madre ha un profumo inconfondibile, e il suo tocco lo riconoscerei tra
milioni. No, non è qui con me. Spero non sia preoccupata, spero non si angosci.
Ma conoscendola non può essere altrimenti. Sono certo che il suo dolore per la
mia morte sarà discreto, moderato. In apparenza. Quando calerà l'oscurità tutta
la consapevolezza di avermi perso calerà su di lei e la squarcerà di dolore. La
conosco bene. Conosco la sua forza fragile.
L'ho sentita molte volte, di notte, nascosta dal buio, piangere e lasciare che
la sua angoscia trovasse uno sfogo. Ma solo di notte. Il giorno sembra riesca a
spazzare via ogni ombra, ogni preoccupazione e farle riprendere quella parvenza
di serenità che l'aiuta ad andare avanti. Fino ad ora.
Non credo accetterebbe la mia morte. Temo che i suoi giorni diventerebbero
uguali alle sue notte, senza darle più alcuna via di uscita.
Vorrei non vedesse, vorrei non sapesse. E' una pena sapere che le provocherò un
dolore così grande. Che senso ha essere nato se non posso godere della mia
famiglia, se non posso stare insieme ai miei genitori? E' ingiusto.
Tremendamente ingiusto. Dare per togliere.
-Il Signore sa quello che fa-. Il curato mi ammonisce di fronte ai miei dubbi.
-Il Signore vuole bene a tutte le sue creature-.
E' bene, dunque, quello che sta cercando di darmi. Forse vuole privarmi della
vita perché conscio che patirei più grevi sofferenze?
-Lui sa-.
La risposta del curato è stata laconica. E io mi affido a lui, completamente.
Ho bisogno di un appoggio, di una guida. Ho bisogno di sapere che andrà bene.
Ma non è paura. Non è neppure più dispiacere. E' speranza.
Sento una mano fredda. Mi tocca, delicata, ma percepisco che potrebbe farmi del
male, se volesse. Qualsiasi mano in realtà potrebbe farmi del male nelle mie
condizioni.
Sono malato. Malato terminale. Morirò presto. Nonostante le persone attorno a
me mentano.
Provo, tento, ma non ci riesco. Voglio aprire gli occhi per vedere. Voglio la
luce, quella del mondo. Non quella forviante che i miei occhi chiusi
percepiscono.
Quella è la via del non ritorno. Il preludio al paradiso. Non so se crederci.
Non sono pronto per morire, non ora. Voglio la luce, ma una luce diversa. Cerco
di scappare di allontanarmi, di scacciarla con la mano. Non è quella la luce
che voglio seguire.
-Sta delirando-. La voce composta di fronte a me ha pronunciato la sua
sentenza.
No, non è vero. Non lo sto facendo. Scaccio la luce della morte. Ma di fronte
alla constatazione imminente che la mia fine è vicina non posso più mentirmi.
Ho paura. Tremo dal terrore. Non so cosa mi aspetterà, e non voglio saperlo.
Voglio la mia vita, senza colpi di scena. Voglio l'abitudine.
Domani voglio svegliarmi e fare colazione con la mia fetta di pane caldo e il
mio latte. Voglio il mio letto. Voglio le mie certezze.
E' un gioco sadico. E' inutile ricordare di fronte alla morte. Io non voglio
sapere cosa lascio, voglio sapere cosa trovo. Non voglio saltare nel buio.
Voglio sapere. Voglio avere la speranza che vivrò ancora. Morirò, ma poi
ritroverò un' altra vita, diversa. E sarò sempre io. Non voglio dimenticare chi
sono. Non voglio dimenticare il gusto delle cose.
-Lo porto via-. Si, vi prego, portatemi via da questa luce che mi soffoca. Non
la voglio. Voglio il buio del sonno. Voglio il buio dell'incoscienza. Non la
luce della morte.
Che mi affanno a fare?Non ho potere. Non posso vincere contro il mio creatore.
Esso ha potere di vita e di morte. Prende le decisioni per me.
Come fa ad essere certo che non servo più a niente?Ho 17 anni potrò aiutare pur
in qualcosa. Forse siamo troppi. Forse la sorte ha indicato me come possibile
nulla. E il nulla scompare nel niente. Semplice. Chissà dove sarò..tra un'ora,
o forse solo tra un paio di minuti. Vorrei essere a casa, ma il mio è solo un
sogno. Irrealizzabile.
Due braccia forti mi sollevano. Sono quelle di prima. Sono fredde, gelide. E'
l'angelo della morte?Continuo a vedere la luce, non ho ceduto. Perché mi sta
già portando via?Tento di divincolarmi, ma le braccia cadono inerti lungo il
mio corpo. Tutta la mia forza, tutto il mio vigore sono scomparsi. Sono un
fantoccio, un corpo inerme.
Tento di ascoltare il battito del mio cuore. Lui mi darà la sicurezza che non
sto morendo. Se batte forte, significa che sono ancora vivo. Finché batte, c'è
speranza. Ma non lo sento, non lo trovo. O forse è troppo debole perché io
possa sentirlo.
Sono di nuovo sdraiato. Non sento più le braccia fredde avvolgermi.
-Edward, mi senti?-. Conosco questa voce. Voglio
rispondere di sì,che la sento. Ma non so se ci riesco. Tento di aprire la
bocca, ma non sono certo che qualche suono esca dalle mie labbra. Forse un
mugolio...ma vale come risposta?
-Mi dispiace-. Di nuovo quella voce. Vorrei ricordare a chi appartiene, ma non
ci riesco. Mi sforzo invano. Cerco di spostare la mia attenzione su
qualcos'altro.
Perché mi ha detto mi dispiace?Per la mia morte?Nessuno dovrebbe dispiacersene,
se non io. Nessuno ne è responsabile.
Vorrei parlare con chi mi sta accanto. Vorrei chiedergli perché è dispiaciuto,
ma non ne ho la forza. La mia mente è così piena di domande, ma il mio corpo
non riesce più a veicolarle all'esterno. Sono imprigionato.
Spero di essere di fronte all'angelo della morte. A questo punto solo lui
potrebbe porre fine alla mia prigionia. Voglio tornare ad essere libero.
Ti prego angelo della morte, fai in fretta.
Sento di nuovo le mani gelide sul mio collo. Il mio angelo mi sta dando
ascolto. Ha un buon profumo. Annuso l'aria attorno a me. Una cosa tanto infame
come la morte, può essere tanto attraente? Immobile, aspetto che termini la sua
opera. Porrà fine alle mie sofferenze. Scopre il mio collo e mi accarezza la
fronte. Non pensavo che la morte potesse essere così pietosa. L'altra mano
scorre lungo la mia spalla e il mio braccio. La sento appena. Mi stringe la
mano, e la inchioda al letto. C'è motivo di essere così violento?Non posso
andare da nessuna parte. Ma le mie riflessioni rimangono custodite dentro di
me.
Fai presto. Ti prego.
Un dolore atroce invade il mio collo. Non riesco a capire. Non è fin troppo
doloroso comunque? E' davvero necessario infliggermi un'ulteriore pena?
Tento di portare la mano libera sul mio collo. Sento un forte dolore. Sembra
che due lame mi stiano recidendo la pelle,la torturano,affondano sempre di più
all'interno di essa.
Cerco di divincolarmi, di oppormi a quella cosa che mi sta accadendo...cerco di
urlare, ma la mano fredda preme sulla mia bocca,impedendomi di riuscirci.
"Perché", penso." E' già così duro morire...". E poi capisco.Non sono ancora morto. Il mio cuore ha emesso un
battito, poi un altro...E sento una nuova forza, una nuova energia scorrermi
nelle vene e bruciare.
Un calore innaturale mi avvolge. Contrasta con le mani fredde del mio angelo.
Brucia. La mia pelle brucia. Sto andando a fuoco.
"E' l'inferno, sto bruciando all'inferno", penso. Cosa ho fatto per
meritarmi una fine simile?Stringo i pugni attorno al lenzuolo che mi copre. Il
dolore non cessa, mi soffoca.
-Perdonami-, sussurra. Il mio cuore cessa di battere. Lo sento chiaramente. Il
rumore inesistente del suo silenzio è più forte del suo battito irregolare.
Ma i miei pensieri non cessano. Perché la mia mente non la smette di pensare?
Perché non muore assieme al mio corpo?
Cerco di spalancare gli occhi, guardare il soffitto e cercare quell'aria,
quell'ossigeno che il dolore mi sta negando. Ho bisogno di respirare, di
inspirare aria pulita.
Non riesco a capire dove sono.
C'è qualcosa che non va nella mia morte. Dovrebbe alleviare le mie sofferenze,
non provocarmene delle altre. Il dolore di prima era nulla, niente in confronto
a questo. Questo dolore è straziante, lacerante. Qualcosa di velenoso, di
malvagio sta scorrendo dentro di me, e mi plasma e mi piega suo piacimento. E'
un fuoco velenoso che brucia, scioglie le mie membra, incendia le mie carni.
Sembra voglia impedirmi anche di sfogare la mia sofferenza in urla perché dalle
mie labbra non riesco a far uscire niente. Tutto il dolore rimane al mio
interno. Maledico tutti in quel momento. La vita, la malattia, il curato che è
venuto a benedirmi...tutti quelli che mi hanno ingannato, facendomi credere che
la morte fosse altro. Non certo qualcosa di piacevole, ma almeno di
sopportabile. Oltre al dolore per la perdita della vita e delle persone ad essa
legate devo sopportare anche questo dolore fisico, mentale che rende tutto
assolutamente inspiegabile e inconcepibile.
Voglio che la mia sofferenza finisca. Non voglio essere cosciente della mia
morte. Non mentre sta avvenendo.