Anime & Manga > Inuyasha
Segui la storia  |       
Autore: ka_chan87    21/12/2005    9 recensioni
Tempi duri aspettano il Continente delle Tre Terre con un nuovo nemico a minacciare la sua stabilità. Cinque giovani per unire le Tre Terre a comabattere sotto un'unica bandiera l'odiato nemico... avventure, scontri tra la magica atmosfera di tre misteriosi paesi, ognuno con la propria storia e le proprie magie e la nascita di grandi amicizie e grandi amori... tutto questo è "La Guerra delle Tre Terre"
Genere: Romantico, Azione, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Naraku, Sango, Shippou
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Salve a tutti!! Vi prego di scusarmi per il ritardo con cui pubblico ma a scuola c’è stato il rush finale e, inoltre, questo capitolo mi ha dato più difficoltà di quanto potessi immaginare…non so dire nemmeno se sia venuto bene…-___-.
Comunque sono qui e spero che leggiate ugualmente.
Passerei immediatamente ai ringraziamenti visto che sul capitolo in sé non ho niente da aggiungere: ringrazio Vale_chAn; cri-chan (sono contenta che l’idea che questa ff sarà lunga ti piaccia. E in effetti anche per l’autore, se la storia si sviluppa bene, è un piacere portarla avanti!); Topomouse; bea; raska81; la mia amica dona ^^; Lorimhar (oh, eccoci qua! Mi ha lusingata che tu abbia esaurito il tuo buffer di complimenti per descrivere il capitolo! E inoltre ti ringrazio – anche se per questo ti sei beccato gli accidenti di Hikari!^^’ – visto che hai lasciato il 100esimo commento! Wow…cento…non ci ero mai arrivata! ç___ç vi ringrazio tutti di cuore!!*__* . Per quanto riguarda il nome di cui ti vuoi servire non c’è problema, anzi sono contenta che tu ne abbia trovato uno che tu possa usare!^^…è bello essere utili a qualcosa! Miroku e le fireball…non è detto che non ci siano!^^ comunque, come sempre, grazie di tutto!); Elychan; Hikari_Takaishi87 (Scusascusascusascusa!!! Giuro che non lo dico + che scrivo male ma non ti arrabbiare!! ç______ç Comunque vedo che il capitolo ti è piaciuto e ne sono contenta visto che aveva una certa importanza – ma mi sa che con questo non sarò così fortunata…-__- - Per quello che riguarda le descrizioni dei Draghi di Terra ti prometto che arriveranno! Comunque grazie del commento, anzi dei due commenti!^^) e infine Mech.
Bene, ora che ho ringraziato tutti lo rifaccio…nel senso che, davvero, sono troppo felice che i commenti abbiano superato la soglia del cento! Vi giuro, non ci contavo, mi avete fatto veramente un gran regalo!
Ora direi che è proprio il caso di lasciarvi a questo capitolo, scritto in modo molto travagliato!
Spero comunque sia almeno leggibile.
Vi saluto e grazie ancora per i vostri bellissimi commenti.

15° CAPITOLO “COME ANDARE AVANTI…”

Da quando era arrivata in quella città era passata circa una settimana.
Erano stai i sette giorni più belli dopo tanti anni di assoluto oblio.
Però ora un’altra cosa le pesava…. Infatti non c’era voluto molto che l’intero Palazzo, se non l’intera città fosse venuta a conoscenza del suo ritorno.
L’unica erede degli Higurashi era ancora viva!
In molti – da quello che le avevano detto e da come lei stessa aveva visto - erano venuti direttamente al Palazzo Reale per vedere lei, portando doni e richieste d’aiuto di ogni tipo… anche se la più frequente era quella di eliminare la minaccia di Naraku.
Cosa impossibile ora come ora…era troppo debole.
Comunque dovette dar credito alla voce secondo cui la Terra Centrale e soprattutto la sua popolazione, fosse un Paese straordinario, permeato di senso di giustizia e lealtà.
Gli stessi abitanti erano davvero deliziosi.
Nonostante il suo ruolo all’interno della città, ma non solo, dell’intero Paese, tutti la trattavano con semplicità…almeno, la maggior parte delle volte.
Ma a lei questo poco importava…le bastava stare con quelli che stava cominciando a considerare come degli amici.
Un piccolo sorriso le si disegnò sulle labbra mentre i suoi occhi si staccavano dalla pagina color ocra che fino a quel momento stavano leggendo.
Si trovava nella Biblioteca delle Ere dove, per tutti quei giorni, aveva trascorso la maggior parte del tempo.
Anche se Miroku l’aveva, tempo prima, già informata che sarebbe dovuta diventare un Cavaliere… la cosa non l’aveva più di tanto interessata.
Ma quando le avevano fatto conoscere i loro Draghi… tutto era cambiato.
Dopo quello che aveva studiato si era stupita del fatto che, appena incontratesi, tutte le creature degli altri suoi compagni le avessero permesso immediatamente di poter comunicare con loro. Miroku aveva provveduto subito a toglierle questo dubbio informandola del fatto che, per tradizione, i Draghi provavano rispetto incondizionato per la Famiglia Reale e soprattutto per l’erede che sarebbe diventato un Cavaliere Supremo… cioè lei.
Il Cavaliere Supremo accompagnato dal Drago Supremo.
Da quello che aveva imparato, per chissà quale mistero, nel momento in cui nasceva il Drago Supremo, allo stesso tempo veniva alla luce l’erede della Famiglia Reale. Il legame tra questi due andava al di là della comprensione sia umana che draconica.
Ma un dubbio ora la tormentava…. In tutti i libri che aveva letto veniva riportata sempre la stessa cosa…. Per un’erede femmina un Drago femmina e per un erede maschio… un Drago maschio.
Ma se le cose stavano davvero così… quell’unico uovo come poteva essere destinato a lei?
In teoria l’erede degli Higurashi doveva essere stato Souta, il suo defunto fratello… non lei…. E l’anno in cui era nato suo fratello era venuto alla luce un solo uovo che, per forza di cose, doveva contenere un Drago maschio.
“Che devo fare…?” sospirò amareggiata nel pensare che quello di diventare Cavaliere non era affatto il suo destino. E, per quello, lei non poteva farci niente… c’erano in ballo forze maggiori, misteri a lei del tutto incomprensibili e inspiegabili.
“Qual è il problema?” una voce a lei ben nota la fece trasalire.
“Niente… è tutto a posto…” rispose, senza voltarsi
“Sì… certo…” disse l’altra, sarcastica.
Tenendo la testa abbassata, Kagome poté solo vedere, con la coda dell’occhio, dei lunghi capelli argentei muoversi leggermente.
Sentì gli occhi del nuovo arrivato scrutarla, facendola sentire a disagio.
“Hai intenzione di rimenare lì a fissarmi ancora per molto?” chiese, infine, non sopportando più quell’atmosfera
“Sì, visto che non ho nient’altro da fare…”
“Ma lo sai che sei proprio insopportabile?!?” sbraitò lei, guardando finalmente in faccia il suo interlocutore
“Oh, finalmente hai avuto la decenza di guardarmi in faccia, ragazzina!”. Inuyasha ghignò nel vedere il viso arrossato dalla rabbia di Kagome, stufa dei suoi modi così irritanti
“Senti, non venirmi a fare la ramanzina sulle buone maniere perché tu sei l’ultimo che può parlare!” ribatté la ragazza, guardandolo severa
“Feh!”.
Kagome sbuffò sonoramente, tornando a posare lo sguardo sempre su quella pagina, sempre su quelle righe….
“Che c’è, già stufa di studiare?” le chiese, ironico, l’ Hanyou
“No, affatto… ho letto anche troppo” rispose l’altra, chiudendo il voluminoso libro, fissandolo poi con uno sguardo serio.
“Credo di aver intuito quale sia il problema…” disse poi il mezzo- demone, appoggiando il viso su una mano per poi guardare la ragazza.
Kagome gli rivolse uno sguardo bieco, senza dire una parola. Inuyasha allargò il suo ghigno, rispondendo allo sguardo.
Lei, seccata da quella ridicola situazione, si alzò di scatto, con il libro in mano, per poi dirigersi verso l’ala della Biblioteca da cui lo aveva preso
“Ehi! Che modi sono?! Mi pianti qui senza una parola?!?” sbraitò Inuyasha, alzandosi anche lui e guardandola indispettito
“Non mi pare di averti chiesto di passare il pomeriggio con me, Inuyasha. Faccio quello che mi pare e non ho certo bisogno di renderne conto a te” la sentì dire in lontananza mentre, con tranquillità, riponeva accuratamente il libro nel suo posto.
“Tsk! Mi chiedo ancora come ho fatto a dire di sì a Harliem che mi ha chiesto di venire a chiamarti!” borbottò fra sé, stizzito, l’ Hanyou
“Harliem vuole vedermi?!” domandò eccitata Kagome, avvicinataglisi, con gli occhi che le brillavano
“B… bè, s- sì…. Mi ha chiesto se… se ti andava di… andare a fare una passeggiata…” balbettò l’altro, spiazzato dalla reazione entusiasta della ragazza che, per la gioia, le si era avvicinata notevolmente
“Potevi dirlo prima! Dov’è, nei suoi appartamenti?”. Il mezzo- demone annuì meccanicamente, guardandola con tanto d’occhi.
Kagome si avviò veloce verso l’uscita della Biblioteca, fermandosi poi sull’ingresso, vedendo che l’ Hanyou non la seguiva
“Allora? Ti vuoi dare una mossa Inuyasha?!” lo richiamò, facendolo trasalire
“Feh!” grugnì quello, per poi andarle dietro.

Toc, toc.
- Avanti, avanti! - .

Kagome sorrise allegramente nel sentire nella sua mente la voce squillante di Harliem. Anche se, fondamentalmente, era per un fatto di tradizioni se tutti i Draghi che finora aveva incontrato l’avevano trattata con rispetto e, in un certo senso, affetto… avvertiva chiaramente che la cosa andava al di là di una semplice questione di etichetta.
“Allora? Pensi di rimanere lì imbambolata tutto il giorno?” la fece trasalire Inuyasha, con il suo solito tono brusco, mentre la fissava annoiato sul ciglio della porta già aperta
“Certo che potresti anche essere più gentile, eh?!” lo rimbrottò lei, severa, sorpassandolo ed entrando nell’appartamento della dragonessa.
Si guardò intorno, osservando attentamente quella stanza ormai familiare. Infatti aveva trascorso tantissimo tempo con la giovane dragonessa con cui aveva trovato una grande intesa a discapito di Inuyasha che spesso doveva subire i rimproveri di Harliem per quando si rivolgeva in malo modo alla ragazza. E Kagome, ovviamente, non aveva che potuto ridersela sotto i baffi più di una volta.
Guardandosi intorno, vide il giovane Drago accomodato su una serie di morbidi cuscini colorati d’azzurro, in forte contrasto con la sua corazza fiammeggiante. Kagome sorrise ampiamente.
Anche Inuyasha soffermò a lungo lo sguardo sulla creatura. Quando erano tornati a Eldoras dall’isola di Arlem era rimasto a dir poco sbalordito da come, in così pochi giorni, la dragonessa fosse cresciuta.
Stando a quattro zampe gli arrivava abbondantemente al ginocchio e le sue squame rilucevano di tonalità incandescenti, affascinandolo.
Ogni volta che posava gli occhi su di lei, un’intensa emozione lo pervadeva, inebriandolo.
E, ovviamente, il loro legame si andava intensificando giorno dopo giorno, oltre che a consolidarsi.
- Sono contenta che tu sia venuta! – la sentì dire, rivolta a Kagome.
- E io sono contenta che tu mi abbia voluto vedere! – rispose l’altra, guardandola dolcemente.
Inuyasha la osservò. Nonostante i loro giornalieri battibecchi… in qualche modo, quei giorni, li avevano passati sempre insieme. Ed aveva potuto capire perfettamente che in lei c’era qualcosa di naturale, di istintivo nel legarsi e nel fare in modo che tutti i Draghi che l’avevano incontrata le si fossero affezionati.
Evidentemente era vero… tra il Cavaliere Supremo e gli altri Draghi doveva esserci qualcosa che andava al di là della semplice comprensione.
- Inuyasha? -
“Mh?” mugolò, trasalendo nel sentire la voce di Harliem
- Spero che oggi tu abbia fatto il bravo…! – gli disse, con la voce che, chiaramente, insinuava qualcosa
“Che vorresti dire?! E poi che domande sono, non sei mica mia madre!” sbraitò lui, tra l’irritato e l’imbarazzato al pensiero di farsi riprendere in quel modo proprio davanti a quella ragazzina. Aveva il suo orgoglio anche lui!
- Comunque… - continuò la dragonessa, ignorandolo e facendolo irritare ancora di più mentre si sedeva vicino a loro, imbronciato – Inuyasha ti ha detto perché ti ho fatta chiamare? -
Kagome annuì.
“Mi ha detto se volevo fare una passeggiata… per me va benissimo, tanto per oggi ho finito con gli studi…”
- Bene! Perché, sai, è stata Varandir ad avere l’idea… visto che ormai non fa più così freddo, ha pensato di passare un pomeriggio tutti insieme, fuori -
“Ci sarà anche Kouga?” chiese la ragazza mentre Inuyasha inarcava un sopracciglio al suono di quel nome….
- Sì… ha detto che oggi non ha impegni… al massimo ci raggiungerà un po’ in ritardo -
“Bene! – disse allegra Kagome – È da un po’ che non lo vedo, è sempre così impegnato… avrei voglia di fare due chiacchiere con lui…. E poi ho anche voglia di vedere Slyfer!”
“Feh!” sbottò Inuyasha, non potendo fare a meno di trattenere quel grugnito
“Hai qualcosa da dire?” gli chiese calma la miko
“Tsk! Non riesco proprio a capire come tu abbia voglia di vedere quei due…. Bè, Slyfer si salverebbe anche se solo non si ritrovasse quel lupastro come Cavaliere da strapazzo!”
“Sì, peccato, però, che quel ‘Cavaliere da strapazzo ’ sia il capitano del Reggimento di Metallo!” ribatté, tranquilla, la ragazza
“Tzè!”
- Comunque… - si intromise Harliem –Allora vieni con noi? -
“Certo!” le rispose allegra l’altra, carezzandole le dure squame.
“Allora sarà meglio che ci diamo una mossa” disse Inuyasha, alzandosi “Siamo già in ritardo”
- Forza allora! – disse allegra la dragonessa, alzandosi dal suo giaciglio e avviandosi, trotterellando felice, verso la porta.
Kagome la seguì subito dopo e per ultimo Inuyasha, con la sua solita faccia tra l’imbronciato e lo scocciato.

“Salve ragazzi!”. La voce allegra di Miroku li accolse mentre si avvicinavano alla grande fontana circolare del grandissimo giardino del Palazzo.
Kagome si riparò gli occhi con una mano, ferita dalla luce abbagliante del sole che quel giorno brillava con tutta la sua forza.
Le temperature giornaliere andavano aumentando giorno per giorno anche se l’aria fredda del dopo inverno continuava a farsi sentire.
Ma quel giorno faceva insolitamente più caldo.
“Inuyasha cos’è quell’aria imbronciata?” gli chiese Miroku, guardandolo attentamente mentre l’Hanyou gli si sedeva di fianco sul bordo della fontana
“Feh!” grugnì l’altro, in risposta. Il ragazzo dal codino sorrise maliziosamente, avvicinandoglisi e mettendogli un braccio dietro le spalle
“Eheh… credo di aver capito…. Ti sei fatto fare la ramanzina da Harliem, non è vero?”.
Inuyasha, sentendosi punto sul vivo, lo scostò bruscamente con uno sguardo furente. Quella reazione, però, non fece altro che far allargare il sorriso sornione del Ningen
“Caro Inuyasha… non ti devi vergognare, so benissimo come ti senti!”
“Tu non sai un bel niente, Mago dei miei stivali!! E smettila di dire assurdità! Io non mi faccio fare la ramanzina proprio da nessuno!”
“Accidenti… vi siete appena visti e già litigate?” intervenne Sango, guardandoli, insieme a Kagome, con una faccia quasi insofferente
“Non è di certo colpa mia se questo idiota non fa altro che dire assurdità!” protestò il mezzo- demone
“Se le dice significa che tu gliene hai dato occasione…” si aggiunse Kagome, senza nemmeno guardarlo, accarezzando dolcemente le teste squamate di Sieg e Harliem sotto lo sguardo sereno di Varandir, accucciata vicino a loro.
“Pure tu ti ci metti adesso?!? E poi cosa vorrebbe dire che gliene ho dato occasione? Figurati se è per mia volontà che questo scemo continua a sparare cavolate!!” sbraitò Inuyasha, guardandola furente. No, non andavano proprio d’accordo.
“Dai, dai Inuyasha, calmati! Siamo qui per rilassarci non per litigare!” disse ingenuamente Miroku, circondandogli di nuovo le spalle con un braccio. L’Hanyou lo guardò furente
“Ma se è proprio per colpa tua che abbiamo cominciato!!” gli sbraitò contro cominciando a rincorrerlo – come sempre – per tutto il giardino.
- Ma perché devono essere sempre così infantili?!? – esclamò innervosita Varandir, guardando il suo Cavaliere
-Vi prego di scusare Inuyasha… è sempre così nervoso… - disse Harliem, sconsolata
“Non ti rattristare, non è mica colpa tua!” cercò di consolarla Sango.
- Allora Kagome… - cominciò poi Varandir – Come procedono i tuoi studi? -
Kagome la guardò per qualche istante per poi abbassare lo sguardo, rimanendo in silenzio
“Bè… procedono… solo che-”
“Buongiorno a tutte! Ma come… tranne Sieg, siete solo donne?” una voce a loro ben nota la interruppe.
Voltandosi, incrociò gli occhi azzurri di Kouga che le guardava sorridendo. Accanto a lui c’era il fedele Slyfer, più imponente e maestoso che mai.
A Kagome ritornò alla mente quando il Demone lupo volle farle incontrare il suo Drago. L’aveva portata nella grande Palestra del Palazzo e lì aveva potuto ammirare Slyfer durante i suoi esercizi di volo.
Senza fiato. Si era ritrovata a rimanere senza fiato per la figura maestosa del Drago.
Si ritrovò a fissare gli occhi argentati della creatura, così simili ai suoi.
- Buon pomeriggio, Slyfer – gli disse, con un tono tra il dolce e il referenziale.
- Buon pomeriggio… Kagome – le rispose quello e lei poté notare il certo imbarazzo con cui l’aveva salutata. Sorrise divertita.
“Ciao Kouga! – lo salutò Sango – Comunque non ci siamo solo noi… ci sono anche Miroku e Inuyasha solo che, come al solito, si sono messi a litigare e ora si stanno rincorrendo chissà dove per il giardino!”
“Uff… ma possibile che debbano sempre fare così quei due?!” sbottò irritato lo Youko sedendosi accanto a Kagome mentre Slyfer si accucciava poco distante da Varandir, salutando sia lei che i cuccioli mentalmente.
“Ma veramente… - cominciò di nuovo Sango – Tu fai lo stesso con Inuyasha…”.
I tre ragazzi rimasero in silenzio, consci della verità di quelle parole.
“Certo che oggi è stranamente caldo, non trovate?” sbottò l’ ookami Youkai, cambiando totalmente discorso.
Kagome e Sango lo guardarono con un sorrisetto tirato per poi sospirare sconsolate… sia Kouga che Miroku che Inuyasha erano… assolutamente immaturi.
“Kagome… i vostri studi… come vanno?” le domandò poi, il Demone, con un tono titubante, quasi temendo di farle del male nel porle quella domanda…. Forse anche lui, come gli altri del resto, aveva i suoi stessi dubbi.
Per la seconda volta tentò di rispondere a quella domanda quando irruppero Inuyasha e Miroku che, finalmente, dopo aver praticamente percorso l’intero giardino – e non un giardino qualunque… ma ettari e ettari… - avevano fatto ritorno.
“Ma… maledet…” cercò di dire il mezzo- demone, impedito dal fiato corto.
Miroku stramazzò direttamente sull’erba, respirando profondamente, ma, nonostante la stanchezza che lo pervadeva, sul suo viso era stampato un gran sorriso di soddisfazione.
“Ma non vi stancate proprio mai, voi due?!?” li riprese Kouga, dall’alto della sua ‘maturità ’….
“Accidenti… alla fine sei venuto sul serio!” disse seccato Inuyasha, cercando di riprendere un po’ di contegno
“Perché, la cosa ti disturba?” gli rispose in tono di sfida l’altro. I due si fissarono con sguardi fiammeggianti per alcuni momenti per poi voltarsi emettendo contemporaneamente un “Tsk!”.
L’Hanyou andò a sedersi sull’erba, accanto ad Harliem e lo stesso fece Miroku che si affiancò a Varandir.
I cinque ragazzi, insieme ai loro Draghi, rimasero in silenzio alcuni momenti, godendo del tepore della giornata.
“Ah, Kagome!” sbottò poi all’improvviso Miroku con un’aria più che entusiasta. La ragazza lo guardò incuriosita, aspettando che il cugino le riferisse quella che sembrava essere una grandiosa notizia
“Mio padre mi ha detto che dalla prossima settimana potrai cominciare ad allenarti con la Magia!” la informò, più contento che mai.
“Dici sul serio?!” gli domandò di rimando l’altra guardandolo a sua volta entusiasta.
Il ragazzo annuì vigorosamente
“E indovina chi sarà il tuo maestro…”
“Tu?!” gli chiese nuovamente, mentre un ampio sorriso le si stampava sul volto
“Precisamente! Vedrai, faremo scintille!”.
“Feh! – sbottò Inuyasha - Spero tu non seguirai alla lettera ciò che hai appena detto! Siete proprio convinti che sia sicuro insegnare la magia a questa ragazzina?! Potrebbe far saltare in aria il Palazzo in-” l’Hanyou si dovette interrompere perché una più che affilata lama gli puntava pericolosamente la gola.
Kagome, infatti, innervosita dalle sue continue offese, alla fine non aveva resistito all’avvicinarglisi e a puntargli contro la sua katana
“Hai altro da aggiungere o pensi di aver finito?! No? Bene, sappi che dopo che avrò appreso anche la Magia verrò a cercarti e ci batteremo così vedremo se salterai in aria tu o il Palazzo” e, detto questo, si scostò e si allontanò, dirigendosi dalla parte opposta a dove si trovavano loro.
“Accidenti! Questa volta si è arrabbiata sul serio!” disse Miroku, rabbrividendo.
“E ha fatto bene! – si intromise Sango – Inuyasha possibile che tu, nemmeno per una volta, possa risparmiarti di sputarle addosso il tuo veleno? Già ha le sue preoccupazioni a tormentarla e tu ci aggiungi pure le tue cattiverie…! Dove… dove vai Kouga?” disse poi, vedendo l’amico alzarsi in piedi
“Vado da Kagome” rispose l’altro, guardando la ragazza allontanarsi
“Ecco, è arrivato il lecchino della situazione! Sei patetico con questo tuo finto interes-” e nemmeno questa volta riuscì a terminare la frase perché il Demone lupo lo afferrò per la maglia, alzandolo di qualche centimetro da terra, soffocandolo
“Non ti permettere, Inuyasha! Tu non sai niente di me, perciò non ti azzardare mai più a sputare sentenze senza senso! E, soprattutto… se provi ancora a dire cattiverie su Kagome non risponderò più di me. Fino adesso ti ho considerato come un rivale degno di nota ma credo di aver sbagliato a giudicarti…” e dopo ciò lo lasciò malamente, per poi seguire Kagome.
Inuyasha tossicchiò, tastandosi la gola. Quella non era proprio la sua giornata.
Senza dire nulla cominciò ad allontanarsi rifiutando anche la compagnia di Harliem.
“Ma perché deve sempre finire così?!” esclamò Sango, amareggiata.
“Io credo che però non si odino veramente…” rifletté Miroku, guardando il cielo terso “Mah… so solo che non si può continuare così…” e i due rimasero soli, a contemplare la calma del giardino….

“Kagome!”. Kouga corse dietro la ragazza, raggiungendola in pochi istanti.
Lei si fermò, girandosi verso di lui.
“Tutto bene?” le domandò premurosamente lui, guardandola negli occhi. La ragazza sbuffò sonoramente agitando una mano davanti al volto.
“Sì, sto bene! È solo che quel cretino tutte le volte riesce a farmi perdere le staffe” rispose, seccata.
Però era vero. Anche Kouga dovette ammettere che aveva visto la ragazza scaldarsi solo con Inuyasha….
“Senti…” riprese poi Kagome con uno sguardo più rilassato
“Ti va di fare due passi?”. Lui la guardò sorpreso per poi sorridere. Era da alcuni giorni che non si vedevano e gli faceva più che piacere poter passare qualche momento con lei.
“Andiamo” le disse semplicemente, sorridendole.
I due presero a camminare tranquillamente per l’immenso giardino del Palazzo, dirigendosi verso la zona in cui la vegetazione era più fitta.
Proseguirono lentamente e silenziosamente, immersi in chissà quali pensieri.
Ma nonostante tutta quella calma che la circondava, l’animo di Kagome continuava ad essere agitato. L’aver letto, per l’ennesima volta, quella mattina, che lei non era nella pratica destinata ad essere il Cavaliere Supremo la faceva impazzire.
Alzando lo sguardo da terra rimase sorpresa nel ritrovarsi davanti un bellissimo lago su cui si rifletteva il sole che stava tramontando.
“Non pensavo ci fosse un lago, qui” sussurrò, incantata da quello stupendo scenario.
“Magnifico, vero?” disse Kouga, anche lui ammirato da quel paesaggio così familiare.
Kagome avanzò verso la riva del lago, specchiandosi nelle sue acque limpide. Dopo alcuni istanti sospirò, volgendo lo sguardo verso il cielo carminio.
“Cosa c’è che non va? È da quando l’ho vista che ho notato che c’è qualcosa che la preoccupa…” le chiese, affiancandosele
“Ti prego… te l’ho già detto di darmi del tu…” gli disse lei, guardandolo con un leggero sorriso
“Ah, sì… scusatemi, cioè, no, scusa…” balbettò in risposta l’altro, facendola sorridere.
Poi il suo sguardo si riposò sulla superficie piatta del lago, ammirandone la limpidità. Sospirò di nuovo e chiuse gli occhi, cominciando a parlare
“Non credo che potrò assolvere al mio compito in modo completo…” disse, in un soffio.
Anche Kouga emise un leggero sospiro.
“Te l’eri immaginato, eh?” gli chiese lei, con un mezzo sorriso, guardandolo.
“Immaginavo che sarebbe sorto questo problema. Chiunque sarebbe preoccupato, al tuo posto. Per il Cavaliere Supremo è diverso rispetto agli altri Cavalieri; lui, appena nasce, sa di essere il prescelto. E nel tuo caso è ancora più complicato visto che si è avuto un solo uovo…. Posso capire la tua frustrazione…”.
Kagome annuì, distogliendo lo sguardo.
“Ma nonostante tutto… - continuò l’ookami Youkai – Non devi nemmeno lasciarti andare. Secondo me vale la pena tentare”.
“Grazie… Kouga…” gli disse, flebile, lei. Era riconoscente al ragazzo per tutta la premura che le aveva dimostrato in quei giorni e anche per quel tentativo di rassicurarla… tentativo che, per quel momento, non si era rivelato immediatamente efficace. Ma una cosa era certa: non poteva arrendersi senza aver prima appurato con i suoi stessi occhi che non sarebbe diventata Cavaliere. Sarebbe stato doloroso ma almeno non sarebbe vissuta col rimpianto di non averci almeno provato.
“Credo che sia meglio se torniamo al Palazzo… si sta facendo buio…” le fece notare il Demone. Kagome annuì e, silenziosamente, fecero ritorno alla grande dimora degli Higurashi.

Poco distanti da lì stavano ancora altri due membri della compagnia, Miroku e Sango, intenti a godersi la calma e la bellezza del tramonto.
Erano rimasti solo loro due, visto che anche Varandir e Sieg si erano allontanati.
“Miroku…” lo chiamò, dopo alcuni minuti, Sango.
Il ragazzo dal codino volse i suoi occhi blu mare verso di lei, guardandola curioso, aspettando che la ragazza gli dicesse qualcosa. E quel qualcosa doveva essere importante, vista la sua espressione leggermente tesa e incerta. Sorrise, intuendo, forse, l’argomento che di lì a poco avrebbero affrontato.
Si alzò in piedi, allentandosi di pochi passi da lei, stiracchiandosi la schiena.
“Credo di sapere di cosa vuoi parlarmi…” le disse, senza voltarsi per guardarla.
“E- ecco io…” balbettò la ragazza, non riuscendo ad esporre i suoi dubbi e le sue domande
“Scommetto che ti sarai chiesta perché non ti ho detto che sono un Majutsushi, vero?” le chiese, sta volta voltandosi verso di lei e guardandola sorridendo.
Sango annuì, con le gote leggermente arrossate. Aveva fatto una pessima figura, pensò.
“Nonostante io ami profondamente la disciplina che con così tanti sacrifici sono riuscito a gestire… non ho mai ricevuto un qualche incoraggiamento o una qualche approvazione verso quella che era la mia stessa natura.
“Tu forse non lo sai ma non tutti i Maghi devono per forza apprendere la Magia… ce ne sono alcuni – e sono molto rari – che nascono con la magia nelle vene. Questo è il mio caso.
“Sono grato di avere questo dono, mi ha dato tante gratificazioni, mi ha permesso di dare il meglio di me, di far vedere quello che valgo…ma mi ha portato anche tante sofferenze” strinse i pugni, mentre immagini dolorose della sua infanzia e della sua adolescenza gli scorrevano davanti agli occhi.
“Miroku… - lo richiamò, flebile, Sango – Io… io non volevo farti tornare alla mente tristi ricordi. Non devi parlarne per forza…. Io… ecco… volevo solo capire come mai… ecco tu…”
“Da una parte avrei voluto dirtelo, sul serio. Ma non ero sicuro di come l’avresti presa. Troppe volte ho visto persone che fino a un momento prima mi parlavano amichevolmente per poi voltarmi le spalle e guardarmi con diffidenza. Noi Maghi non siamo proprio ben visti, la maggior parte delle volte!” ridacchiò, cercando di far sembrare la cosa meno importante di quello che era in realtà.
“Mi spiace. Non avrei mai pensato che…” disse Sango, mortificata anche per quello che lei stessa aveva pensato dopo aver saputo che Miroku era un Majutsushi.
“Non ti preoccupare. Avrei capito se ti fossi sentita a disagio. Non sei la prima né sarai l’ultima. E poi, se si tratta di ‘estranei ’ fa anche meno male…” sussurrò, con gli occhi pieni di dolore e di rabbia.
“Che… che vuoi dire?” osò domandargli la ragazza, incerta sul significato di quelle parole ma sicura di tutto quel dolore che leggeva negli occhi del Cavaliere.
Miroku la guardò, un sorriso sarcastico dipinto sul volto.
“Chi credi che sia stato, per primo, a farmi odiare, a farmi vergognare di quello che mi scorre nelle vene?” le disse, con la voce, di solito così calma e gentile, distorta in un tono sprezzante e di frustrazione.
“Non… vorrai dire…” balbettò Sango, sorpresa
“Già… mio padre…” disse lui in risposta, sorridendo tristemente
“Ma… ma perché?! Insomma…avrebbe dovuto essere fiero di te!”
“Non lo so per quale motivo… forse per gelosia…”
“Gelosia?”
“Credo sia sempre stato geloso del rapporto che c’era fra me e mia madre. Lei è sempre stata l’unica ad incoraggiarmi, a farmi credere che sarebbe stato meraviglioso se fossi diventato un grande Majutsushi e se fossi diventato Cavaliere… erano tutte qualità che a mio padre mancavano…”
“Tuo padre… non è un Cavaliere?! – esclamò sorpresa la ragazza del Nord – In effetti… ora che ci penso né tu né lui avete mai affermato il contrario… l’avevo dato per scontato…”
“Non sei l’unica, non preoccuparti. Però non lo è e per questo mi ha odiato e forse lo fa ancora…” disse, rabbioso
“No! Io non lo penso affatto! Non credo che tuo padre ti odi, anzi, penso che si senta molto in colpa per come ti ha trattato…!” disse con foga la ragazza, alzandosi e avvicinandoglisi
“Non lo so… - sospirò l’altro – So solo che ci sono tante, troppe cose in sospeso e che continuano a tormentarci… ma non credo che ora come ora possano essere risolte…. Forse, col tempo…” sussurrò, parlando più con se stesso che con Sango.
Lei sorrise debolmente, mettendogli una mano sulla spalla
“Sono convinta che tutto si aggiusterà. Ora hai anche Kagome accanto a te e hai amici fedeli che non ti volteranno le spalle”
“Oh, Sango…” bisbigliò lui, guardandola “Sei così dolce!” disse, infine, accarezzandole il fondoschiena.
“Maledetto porco!!” urlò lei, dandogli uno schiaffo e lasciandogli le solite cinque dita stampate sulla guancia.
“Possibile che tu non riesca mai a stare serio per cinque minuti?!? Sei irrecuperabile!!”
“Eheh!” ridacchiò l’altro in risposta, carezzandosi la guancia lesa.
“Comunque…” riprese poi, guardando la ragazza con uno sguardo furbo “Qui non sono di certo l’unico ad aver nascosto qualcosa…”
“Che… che vorresti dire?!” domandò Sango, sospettosa
“Non fare la finta tonta… so che, un tempo, anche tu eri una Syuryouka…”
“Come… come fai a saperlo…?” chiese di nuovo l’altra, questa volta con un tono molto più serio
“Me l’ha detto tuo padre… ma non è andato nei dettagli, non mi ha spiegato per quale motivo tu abbia lasciato i Cacciatori…” le disse, assumendo anche lui un tono serio.
La ragazza gli volse le spalle, fissando il terreno.
“Tre anni fa… li ho lasciati tre anni fa…” bisbigliò
“Perché?” le chiese, semplicemente, Miroku, con calma
“Ho faticato, ho lottato pur di far parte di quel corpo… ero stata così entusiasta, così orgogliosa di me stessa quando avevo superato la prova di ammissione. Credevo in quello che stavo facendo….
“Io, però, a differenza di tutti gli altri, ero diversa. Non ho mai detestato i Demoni in maniera indiscriminata… non potevo attribuire colpe a chi, invece, si rivelava essere innocente, non potevo, non era giusto, non è giusto. Ma loro…quelli del Nord sono così ottusi, a volte! – disse, stringendo i pugni per la rabbia.
“All’inizio ero entusiasta di farvi parte per i programmi che il corpo portava avanti, ero desiderosa di poter, con la mia sola forza, difendere chi ne aveva bisogno… ma non in quel modo”
“Cos’è successo?” la incalzò Miroku, vedendola tacere
“Hanno… hanno ucciso, sterminato un intero villaggio di innocenti…. Eravamo in cerca di un gruppo di Youkai che già da qualche tempo avevano fatto numerosi danni in diversi villaggi… e sulla nostra strada abbiamo avuto la sfortuna di incrociare un altro villaggio… ma loro non centravano niente con quelle aggressioni! – urlò dolorosamente al ricordo della distesa di cadaveri dopo il loro passaggio – Avevo cercato di fermarli… ma non ne ho avuto la forza… così, appena tornammo a Mendeon… ho lasciato per sempre gli Syuryouka” sul suo viso si dipinse un triste sorriso, al ricordo di quanto le era costata quella decisione.
“Mi spiace veramente… so che significa essere impotenti…”
“Quel che mi rammarica è il fatto che non era così, quando fu creato, il corpo degli Syuryouka. Ricercavano la pace, erano portatori di giustizia e aiuti… mentre ora sono solo una macchina con lo scopo di eliminare tutti gli Youkai, buoni o cattivi che siano…” disse, con gli occhi addolorati e rabbiosi. Quella situazione la faceva impazzire… il suo era un Paese giusto solo che, nel corso del tempo e a causa degli ultimi eventi… stava fabbricando macchine assassine… sperò, in cuor suo, che suo fratello avrebbe capito qual era la cosa giusta da fare, anche senza il suo aiuto e la sua guida.
“Noi Uomini, spesso… siamo peggio anche dei Demoni più sanguinari…. È nella nostra natura… quello che serve, in ogni epoca, in ogni era… è una guida giusta che sappia indirizzare il cammino di tutti verso una società migliore… ma purtroppo questo non accade così di sovente…” disse Miroku, guardando le prime stelle della sera
“Sango… forse non ti farà sentire meglio, ma io credo che tu abbia fatto la cosa giusta. Non è cosa da tutti avere il coraggio per andare contro corrente…” aggiunse poi il ragazzo, guardandola con un dolce sorriso.
La ragazza del Nord lo guardò, sorridendo a sua volta, rincuorata dalle sue parole.
“Dai, andiamo! Gli altri magari ci staranno aspettando!” disse allegra il Cavaliere, avviandosi velocemente verso l’entrata del Palazzo
“Ehi, aspettami!” Miroku le corse dietro, mentre il tappeto di seta blu e stelle cominciava a stendersi sopra la grande città di Eldoras.

[…]

Kagome, quella mattina, si svegliò davvero presto.
Non aveva mai avuto l’abitudine di dormire fino a tardi, ma quel mattino si era svegliata prima del solito.
Aveva deciso, si era convinta che non si sarebbe arresa alle poche probabilità di successo per quello che sarebbe stato il suo destino. Non era il tipo da abbattersi di fronte alla prima difficoltà.
Da quel giorno in avanti si sarebbe dedicata esclusivamente ai suoi studi e agli allenamenti.
Si vestì velocemente, scendendo in modo altrettanto frettoloso verso il primo piano sotterraneo per andare a fare una leggera colazione. In giro non c’era quasi nessuno.
Dopo essersi rifocillata si diresse verso la Biblioteca delle Ere.
Quel posto le piaceva davvero molto. A parte la vastità della raccolta che custodiva, la Biblioteca era stata curata sotto ogni punto di vista, sia nella struttura architettonica sia nell’estetica.
Si trattava di una stanza ottagonale con pareti altissime e tutte occupate da altrettante imponenti librerie dalle scaffalature ricolme di tomi.
Stranamente, quel luogo non era affatto permeato dalla tipica aria chiusa, dall’odore di muffa e piena di polvere solitamente caratteristica di luoghi di quel genere.
Infatti ogni libro era estremamente curato, pulito, anche quelli più vecchi e nascosti. Evidentemente era per via di un incantesimo, ipotizzò Kagome.
Oltre al preciso ed efficace sistema di illuminazione, il locale era estremamente illuminato grazie alle enormi finestre che, in modo alternato, occupavano le grandi pareti con i loro disegni colorati e le bellissime scene mitiche ivi rappresentate.
Il luogo ideale sia per rilassarsi che per trovare la concentrazione.
Appena entrata, Kagome si diresse verso una delle scaffalature più basse dove vi era un’intera sezione dedicata alla fisiologia dei Draghi. Prese qualche tomo e li andò a posare su uno dei tavoli più vicini ad una delle grandi finestre, in modo tale di poter godere il più possibile della luce naturale.
Poi si mise nuovamente alla ricerca di altri libri che potessero darle qualche altro tipo di informazioni. Ne scelse alcuni riguardanti lo sviluppo dei poteri magici dei Draghi e anche alcuni riguardanti la strutturazione della loro società.
Curiosa, oltre che di trovare libri riguardanti solo i Draghi anche di rintracciare qualcos’altro che potesse attirare la sua attenzione, salì sulla piccola scala che conduceva nella scaffalatura superiore.
Le pareti, infatti, erano costituite da una serie di modeste passerelle e scale, tramite le quali si poteva arrivare fino al soffitto.
Percorse lentamente una serie di quelle, passando gli occhi sui titoli di ciascun libro, stupendosi della varietà e della quantità di tomi che c’era per ciascun tipo di argomento. Alcuni di quei libri dovevano valere una fortuna.
Le era sempre piaciuto leggere ma, purtroppo, a Kandem, i libri costavano caro e lei solo poche volte si era potuta permettere il lusso di comprarne alcuni.
Le si illuminarono gli occhi al pensiero che ora aveva la possibilità di poter leggere ciò che voleva senza aver l’impedimento del denaro.
Guardando in alto, dopo aver passato anche la sesta scaffalatura e trovandosi già a parecchi metri dal suolo, la sua attenzione venne attirata da una targhetta dorata che luccicava poco sopra la sua testa.
Camminò veloce anche sulla sesta passerella per arrivare alla settima.
Si avvicinò al luccichio che prima aveva visto e si rese conto che la targhetta apparteneva a un tomo decisamente corposo.
Si trattava di un libro molto antico e, intuì, anche dal contenuto importante.
- Forse l’hanno messo qui perché non tutti lo potessero notare…in effetti sembra così antico… - pensò.
Sul fianco del tomo non era riportato né il titolo né l’autore perciò, seppur con una certa fatica vista la mole, estrasse il libro dalla scaffalatura, prendendolo tra le mani.
- ‘Il Drago Supremo ’ – così si intitolava. Cercò con gli occhi il nome dell’autore sulla superficie in pelle nera, consumata, rilegata in oro, finché notò, nell’angolo in basso a sinistra, una scritta sbiadita.
Anche se c’erano diverse lampade, la scritta era così chiara che quelle luci non bastavano per capire cosa vi fosse scritto.
Curiosa di capire a chi appartenesse quell’opera scese dalle passerelle, con il libro stretto tra le mani.
Tornò al tavolo su cui aveva posato gli altri libri e, sempre tenendolo in mano, si avvicinò alla finestra da cui proveniva una luce maggiore, per riuscire a capire quella scritta.
Le lettere, in modo quasi intervallato, erano molto sbiadite ma, bene o male, riuscì a distinguerle visto che la calligrafia era precisa e molto curata.
Con un po’ di difficoltà riuscì a rimettere insieme ogni lettera e man mano che ognuna di quelle si univa alle altre il suo sguardo, da curioso, si trasformò in una espressione di pura sorpresa.
“Que… questo…” balbettò, incredula “Questo libro… è stato scritto da Eldeor Higurashi?!?”.
Eldeor Higurashi. Il fondatore di Eldoras, il suo avo.
Depose, ancora con più cautela di prima, il libro sul tavolo, guardandolo incredula.
Né sfiorò la copertina con una mano, indecisa sul da farsi.
Ormai lo aveva trovato…tanto valeva leggerlo, pensò. Anche perché, sicuramente, non sarebbe riuscita a ignorarlo.
Come se fosse stato cristallo, sollevò con tutta la delicatezza che poteva la copertina in pelle. Le pagine del libro erano ancora perfettamente intatte e, a differenza della copertina, sembravano ancora immacolate e l’inchiostro ancora fresco.
Una cosa del genere non era possibile, si ritrovò a pensare. Anche su quel libro doveva essere stato effettuato un qualche tipo di incantesimo.
Prese a sfogliarlo, curiosa di venire a conoscenza di ciò che il fondatore della città aveva scritto di suo pugno.
Poté piacevolmente notare che il tomo, da come suggeriva il titolo, era incentrato esclusivamente sul Drago Supremo ed anche più in generale sui Draghi d’Oro.

‘ Tutti i Draghi, da quelli d’Acqua a quelli d’Oro, sono creature speciali, incomprensibili per tutte le altre razze.
‘ Ci sono cose inspiegabili anche per loro stessi e anche per gli stessi Cavalieri che, quasi totalmente, ne condividono le coscienze.

‘ Ciò che più di tutte è ancora oggi considerato come un mistero, è il rapporto tra le nascite dell’erede della Famiglia Reale e l’erede della Specie Suprema.
Ovvero ciò che lega me e il mio amatissimo Xerioth.

‘ Scrivo questo libro con l’intento di aiutare ma anche di guidare i Cavalieri Supremi futuri, coloro che si dovranno occupare, dopo di me, del nostro amato Paese e che dovranno difendere e tutelare la pace conquistata con così tante difficoltà.

‘ È nostro dovere, insieme ai Draghi nostri compagni, tutelare ciò che di più bello al mondo abbiamo: la libertà.

‘ Non venite mai meno a questo compito ’.

Questa non era altro che l’introduzione.
Parole sagge, parole dettate dall’amore e dalla giustizia.
Kagome sorrise…. Grazie a quel libro, forse, avrebbe potuto capire cose anche di se stessa.
Incoraggiata e ammaliata da quelle parole tanto belle, decise di continuare quella lettura, desiderosa di apprendere più cose possibili.
In fondo, chi meglio di un altro Cavaliere Supremo poteva darle le informazioni che cercava?

‘ I Draghi d’Oro sono in assoluto i più potenti. Sono color che, per eccellenza, rappresentano la specie dei Draghi.
‘ In loro racchiudono le caratteristiche di ciascuna specie, sintetizzandole in un’unica, potente, formidabile e maestosa creatura.
‘ Come il Cavaliere Supremo che, di norma, è dotato sia di poteri spirituali che magici, così il Drago Supremo riesce a impossessarsi di incantesimi anche di quarto livello oltre che a poter soffiare tutti i tipi di fiamma delle diverse specie.
‘ Per quel che riguarda la differenza tra maschi e femmine, più che nelle altre specie, in quella d’Oro è più che mai evidente.
Le femmine sono rivestite da un’armatura squamosa completamente dorata, così come i loro occhi.
I maschi, invece, sono completamente neri con gli occhi di un colore oro intenso.
La stazza fisica, tra i due, cambia di poco ed entrambi possono arrivare a raggiungere grandezze mastodontiche.

‘ Le femmine appartenenti alla specie d’Oro, però, sono meno fertili rispetto a quelle delle altre razze e le loro covate sono costituite da poche uova, in un numero variabile da un minimo di uno a un massimo di cinque.
‘ Il primo uovo è, per eccellenza, l’erede della Specie Suprema e, come ho già detto, la sua nascita coincide con quella dell’erede della Famiglia Reale.
‘ Non saprei però spiegare nemmeno la ragione per cui, oltre a coincidere il momento, coincidono anche i sessi dei due eredi ’.

Kagome sbuffò a quest’ultima affermazione. Anche qui, seppur in modo decisamente più dettagliato, le veniva detta sempre la stessa cosa.
Come poteva lei essere il Cavaliere Supremo? Ci fosse stato un secondo uovo… no, nemmeno quello poteva ‘salvarla ’.
Spostò lo sguardo dalle pagine del libro al paesaggio al di là della finestra.
Da quando si era recata lì alla Biblioteca erano passate circa due ore e ora la città brulicava di persone, chi indaffarato nel compiere le sue mansioni chi nel provvedere alla spesa per i pasti del giorno.
Era davvero una bella città. Le sembrava una sorta di Kandem ingrandita.
Il suo sguardo si incupì mentre la sua mente ritornava all’immagine di Kaede con il volto rigato dalle lacrime il giorno in cui era partita.
Si chiedeva cosa avesse dovuto provare la donna nel prendersi cura di colei che è stata la causa della morte di sua figlia…. Nuovamente la morsa dei sensi di colpa ritornò a far presa su di lei, facendola ritornare nello stato in cui aveva versato fino a pochi giorni fa. Tutte le volte che credeva di essere riuscita a smorzare quel dolore, lo stesso si faceva risentire e in maniera maggiore.
Nascose il volto tra le mani, col desiderio di scomparire.
I fatti erano chiari. Se il suo defunto fratello era stato l’erede della Famiglia Reale e se c’era un unico uovo era palese che non era lei colei che doveva o che avrebbe potuto ricoprire il ruolo di Cavaliere Supremo.
Tolse le mani dal volto e guardò nuovamente il grosso libro che aveva davanti.
Sconsolata, lo chiuse di botto, prendendolo tra le mani e avviandosi verso la scaffalatura in cui l’aveva trovato, per rimetterlo al suo posto.
L’avrebbe finto di consultare un’altra volta.
Dopo aver finito di riporre tutti i tomi al loro posto uscì dalla Biblioteca, camminando in maniera distratta.
Dopo alcuni minuti durante i quali non aveva prestato attenzione alla direzione da lei presa, si rese conto di essere arrivata in un punto del Palazzo a lei sconosciuto.
Si trovava in un largo corridoio, con poche porte alternate.
Una di esse attirò la sua attenzione: era decisamente più grande e più elaborata delle altre.
Curiosa, mise una mano sulla fredda maniglia di ottone laccato e la girò, contenta di vedere che la porta si apriva. Spinse leggermente quest’ultima ed entrò nella stanza, lasciando la porta socchiusa per avvertire l’eventuale arrivo di qualcuno.
La stanza era al buio ma, seppur con qualche difficoltà, riuscì a distinguere le pesanti tende che impedivano alla luce di filtrare attraverso le vetrate. Si diresse verso queste ultime e le tirò, rimanendo per alcuni istanti abbagliata dai raggi solari.
Si girò, cercando di abituarsi al cambiamento e quando i suoi occhi si abituarono alla luce del mattino si ritrovò a fissare un enorme dipinto.
I suoi occhi si allargarono di sorpresa mentre scorrevano lungo la grande tela.
Il quadro ritraeva… lei, da bambina… insieme alla sua famiglia.
Scorse le iridi incredule lungo la figura di quello che doveva essere stato suo padre. Un uomo alto, dai folti capelli castano scuri che, con il volto illuminato da un dolcissimo sorriso, posava una mano sulla spalla di una bellissima donna dai capelli neri, i suoi stessi capelli. Inconsapevolmente, si ritrovò a posare una mano sui suoi capelli mentre continuava a fissare il ritratto di sua madre. Due occhi color cioccolato sorridevano mentre tra le braccia stringeva un piccolo fagotto: lei. E di fianco alla donna vi era un bambino, somigliante in tutto e per tutto al padre. Si ritrovò a sorridere nel guardare l’espressione allegra del ragazzino mentre teneva posata su di lei la sua mano.
Quelli erano i suoi genitori e quello suo fratello.
Lacrime di dolore misto a gioia cominciarono a sgorgare dai suoi occhi argentei, mentre si stringeva le braccia con le mani, come a rannicchiarsi su se stessa.
Le erano stati portati via sia i suoi genitori naturali che quelli addottivi e, verso questi ultimi, non poteva far a meno di provare un forte senso di colpa.
Un singhiozzo le sfuggì, mentre la sua schiena era scossa da diversi tremiti.
Era la seconda volta che si ritrovava a piangere in quel modo e, ancora una volta, se ne vergognava.
Però, anche questa volta, insieme a lei, anche se non lo sapeva, c’era chi la prima volta l’aveva consolata: Inuyasha.
Inuyasha che, per quasi tutta la mattina, era stato sul punto di mettersi alla ricerca della ragazza senza sapere neanche per quale motivo. O forse lo sapeva…quello di scusarsi per quello che aveva detto il giorno prima.
Era stato sulle sue tracce fin da quando era stata nella Biblioteca ma, avendo sentito che se ne stava andando, si era allontanato in modo tale che non si incrociassero. Poi l’aveva seguita fin lì ed ora la fissava mentre piangeva di fronte all’immagine dell’infanzia che le era stata rubata.
Rimase immobile per alcuni minuti, con il solo sottofondo dei sommessi singhiozzi di Kagome per poi decidere di andarsene. La sua presenza, in quel momento, era totalmente inutile. Anzi, se l’avesse visto, forse, sarebbe stato anche peggio.
Perciò Kagome rimase nuovamente sola, versando le lacrime per quella vita che avrebbe potuto avere ma che, invece, le era stata sottratta ingiustamente.
Pianse ancora per diversi minuti fin quando riuscì a calmarsi, tornando di nuovo a fissare quel bellissimo dipinto. Sorrise tristemente per poi assumere uno sguardo serio e deciso.
Come il giorno in cui le avevano rivelato la sua vera identità, si rinvigorì in lei il motivo per cui ancora il suo corpo aveva vita: la vendetta.
Non sarebbe diventata un Cavaliere Supremo? Pazienza, avrebbe acquisito la forza necessaria per rimediare a questa mancanza.
Si sarebbe concentrata sui suoi poteri spirituali e su quei latenti poteri magici che sapeva di possedere.
Niente le avrebbe impedito di vendicare la morte di tutti coloro a cui aveva voluto bene e tutti coloro che erano morti ingiustamente per mano di Naraku.
Avrebbe svolto il suo dovere, avrebbe seguito le volontà di Eldeor: avrebbe tutelato, difeso, a costo della vita, la giustizia e la libertà dell’intero Continente.

FINE 15° CAPITOLO.

Non avete idea della fatica che ho fatto per scrivere questo capitolo. E non ne capisco il motivo…sarà la stanchezza.
Comunque, anche se un po’ più corto dei precedenti, ce l’ho fatta.
Non è che succeda niente di particolare ma, almeno, ho finalmente inserito e risolto la questione, finora rimasta in sospeso, riguardante Miroku e Sango, ci sono – giustamente – anche i nostri draghetti e ho pure descritto un po’ i Draghi d’Oro.
Comunque se non vi è piaciuto vi posso capire…non vi biasimo
. Bè, direi che non ho nient’altro da aggiungere…spero di aver accontentato Hikari che mi chiedeva della questione Sango- Miroku anche se per i Draghi di Terra dovrà aspettare ancora un po’.
Mi scuso ancora per il ritardo con cui ho pubblicato ma, come ho già detto, ho avuto qualche difficoltà.
Spero in vostri commenti e spero, la prossima volta, di pubblicare come mio solito lunedì. Vi auguro un Buon Natale e colgo l’occasione di dire, se qualcuno vuole contattarmi, che mi può trovare anche su Messenger! La mia mail è: fre_chan87@hotmail.it
Ancora tantissimi auguri di Buon Natale e di buone vacanze!
Baci,
ka-chan

  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inuyasha / Vai alla pagina dell'autore: ka_chan87