Primo
-…tanta
voglia
di volare…-
ai “Matti”
"i matti tutta la vita
dentro la notte
chiusi a chiave"
F. De Gregori
Nina
cammina. Guarda dritto davanti a sè. Ha grandi occhi scuri e
tanta
paura di
cadere.
Nina
ama quel gatto che le cammina accanto. Si chiama
“Gatto”, perché Nina crede che
i nomi siano un pretesto di noi umani per arrogarci il possesso di
qualcosa. Di
qualcuno.
Nina
non ha bisogno di un nome per il suo gatto. E non ha bisogno di un nome
per
sentire di appartenere a qualcuno.
Nina
appartiene ad una voce. Ma è una voce ormai lontana.
E’ un’eco di passato. E’
un soffio di buio. E’
uno sguardo perso
nel vuoto. Nina appartiene a chi l’ha trovata per primo.
Era
un ragazzo pallido dai capelli sottili. Era il petalo di una
margherita. Era
una piccola luce inaffondabile su un oceano di disperazione.
Quel
ragazzo prese Nina per mano e allora lei sentì di essere
salva. Sentì che
adesso poteva parlare liberamente di ciò che le accadeva
dentro, perché
qualcuno, adesso, poteva capire. Nina era certa che lui potesse capire.
Ma
gli sguardi non sono parole, e Nina capì ben presto che i
propri pensieri erano
troppo persino per quel barlume di speranza dentro gli occhi di quel
giovane.
Nina
adesso ripercorre la sua vita e la sente lontana. Vede ciò
che ha vissuto e
sente di non averlo mai vissuto. Nina, adesso, ama il profumo della
notte che
l’avvolge. Ama se stessa e Gatto. Ama essere rimasta la sola
persona sulla
faccia della terra. La sola importante, perlomeno. La sola capace di
volare.
Nina
ama sentire il vuoto sotto i piedi. Gatto non può capire
quella sensazione,
perché se Gatto cadesse, adesso, atterrerebbe in piedi.
Nina, invece, si
schianterebbe al suolo. Il suo cranio diventerebbe poltiglia e presto
verrebbe
una squadra di poliziotti a raccogliere i pezzi del suo cervello
spappolato sul
marciapiede. E recupererebbero anche i pezzi schizzati lontano,
lontanissimo,
chissà dove..
Amare
per capire la vita. Nina pensa che se facesse un salto, adesso, il suo
nome
rimarrebbe impresso per sempre sulla prima pagina del giornale di
domani. Nina
sarebbe il primo cadavere del nuovo anno.
Nina
è al quinto piano e sente sotto di se i sorrisi di chi
festeggia il novello
anno. Auguri, Nina. Auguri, Gatto. Auguri
a tutti gli altri..
Nina
si sporge, adesso, e vede, dall’alto, sotto il suo alluce
nudo, un’insegna
luminosa.
Nina è matta. Matta
da legare. Lo dicono
tutti, anche i “dottori”, ma Nina è
l’unica ad esserne convinta. Nina pensa di
essere matta. Nina sa di essere matta.
Il
vento le sposta i capelli dalla spalla destra. Li fa svolazzare un
po’, poi li
riappoggia sulla spalla bianca e lunare.
Nina,
è inverno, copriti! Ma Nina sente caldo. Anzi,
avverte il freddo, ma non vuole abbandonarsi ad esso. Non
può perdere questa
nuova battaglia. Gatto fa “miao” e Nina lo guarda e
sorride.
Ha
camminato molto, Nina, dalla sua finestra sino alla fine del
cornicione. Ma è
finito quel corridoio di limbo. Adesso deve scegliere la via da
seguire. Ma è
stanca e allora si siede su quell’ultima striscia di vita.
Ciondola le gambe
nel vuoto. Guarda le luci sotto di sè e le ammira con uno
sguardo incantato ed
infantile.
Nina
sente freddo, ma non può darlo a vedere. Gatto non sarebbe
più orgoglioso di
Nina se lei si abbandonasse al freddo. E
Nina ama Gatto e non può perdere la sua stima. Ne morirebbe.
Nina respira
profondamente quell’aria di notte. Quell’aria di
buio. Di freddo. Poi una
goccia su Nina.
E
quel cielo nero, da ultimo dell’anno, inizia a piangere su
quella ragazza
seduta su di un cornicione.
Adesso
quell’aria di notte e di buio e di freddo sa anche di
pioggia. E diventa sempre
più freddo.
Nina
trema, e Gatto le salta sulle gambe e si accovaccia dentro di lei. Nina
trema e
fa molta pena a Gatto, che le si accovaccia dentro proprio per farla
soffrire
di meno. Ma se Nina deciderà di saltare, allora Gatto
dovrà scostarsi. Deciderà
da solo se seguirla o meno. Nina non vuole scegliere anche per lui.
Nina non
vuole costringere nessuno ad essere come lei è. Ad essere
come lei vorrebbe che
fosse.
Nina
ama e quell’amore le bolle dentro. Le scoppia dentro. Nina
pensa ad una ragazza
seduta ad una scrivania, chissà dove, che scrive, e scrive
di lei e di Gatto.
E’ una ragazza riccia e irrequieta, Nina la vede. Ma non la
conosce. Non sa chi
sia. E’ una ragazza seduta e ferma, quella che Nina sta
osservando. Una ragazza
immobile che viaggia fra i sogni. Nina sta iniziando ad amare anche
lei. E se
deciderà di saltare giù, nell’ultimo
istante della sua vita, penserà a Gatto e alla
sua scrittrice. Lo promette a se stessa.
Nina
si scosta e si siede più comodamente. Gatto le miagola
qualcosa che sembrerebbe
una canzone d’amore. Una canzone commovente e densa.
E’ una canzone che ti
scorre addosso e ti si appiccica alla pelle. E’ vischiosa e
dolce. E’ miele
caldo tradotto in amore. Tradotto in sentimento.
Nina
sa che ciò che pensa è assurdo eppure verissimo.
Adora pensare in quel modo,
perché nessuno penserebbe mai così. Adesso Nina
pensa in modo tale che almeno
Gatto e la scrittrice possano capire. Sta stemperando la sua follia in
un po’
di quel miele caldo.
Nina
si sente forte abbastanza, adesso. E decide di decidere.
Perché
io l’ho vista, in questa notte di pioggia e di auguri,
scivolare giù da quel
cornicione, lentamente, quasi non volesse disturbare. E atterrare su
quel
marciapiede duro e bagnato. Ed ho visto quella testa di matta esplodere
all’impatto con il suolo. E distruggersi in mille pezzi.
Ed
io ho visto Nina, in questa notte di brindisi e sorrisi e
l’ho vista
arrampicarsi su per il cornicione e rientrare, dalla finestra, nella
sua
stanza. L’ho vista camminare febbrile verso
l’armadio. L’ho vista mentre lo apriva e
ne estraeva un maglione
bianco. L’ho vista indossare quel maglione e dare la buona
notte a Gatto.
In
questa notte di auguri e ipocrisia ho visto Nina seduta su un
cornicione. L’ho
osservata ed era ferma, e guardava la notte negli occhi e respirava con
lei. Ho
visto Nina rimanere seduta su un cornicione e fondersi con la notte.
Ed
ho scelto che la realtà fosse quest’ultima
immagine.
Ma
non ti dirò quale delle tre immagini sia quella reale,
perché non ve ne è
alcuna realmente reale. Sono tutte reali e tutte false. Ne esiste una
reale per
ognuno di voi. E sono tutte diverse. E quelle che ti ho prospettato
sono le tre
immagini che io sono riuscita a vedere, ma ognuno di voi potrebbe
vederne altre
cento, altre mille. Altre mille fini per Nina.
Non
ti dirò se adesso Nina dorme dentro un maglione di lana
bianca o giace
spappolata su un marciapiede o aspetta, seduta, che la notte le dia una
risposta.
E
non te lo dirò perché lo sai già.
Sai
già, in cuor tuo, quale sia stata la sorte di Nina.
Nina
è tutto ciò che vorresti che finisse o che
continuasse in eterno. Nina è ciò
che tu non puoi fare. Nina è ciò che non puoi
scegliere. Nina è vera e
immortale. Nina è un sogno. E’ libertà.
Nina
è la libertà di scegliere. Nina è la non-paura
di scegliere.
Scegli,
pensa cosa ne è stato di Nina e del suo Gatto senza nome e
della sua
scrittrice.
E
dà a lei ciò che ti spaventa.
Nina
saprà come custodirlo.