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Autore: DrunkPirates    17/01/2011    0 recensioni
Vienna a sei anni ha perso suo fratello, l'unico amico e sostegno che avesse mai avuto. È riuscita a riprendersi da questo lutto solo grazie a Dorian, il suo amico immaginario che però, a nove anni, ha dovuto lasciarla per permetterle di crescere e dimenticarlo. Sarà solo durante un periodo buio della sua vita che Vienna si ricorderà di lui e lo rincontrerà, ma questa volta avrà bisogno dell'aiuto di un altro spirito: Lorence.
Una storia che parla di realtà e fantasia che si mescolano creando un nuovo colore.
Dal capitolo quattro:
-Cosa vuoi da lei?- mi chiese Lorence minaccioso come se stessi profanando qualcosa a lui caro.
-Voglio solo che provi per me un sentimento abbastanza forte da farmi diventare umano-
{Dorian}
Genere: Commedia, Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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-Dorian, devi proprio andare?- mi chiese Lee con le lacrime agli occhi. Mi faceva male vederlo così ma sapevo che avrei dimenticato quel dolore proprio come avrei dimenticato il suo volto. Era sempre stato così. Il suo nome sarebbe stato aggiunto alla lista dei miei compiti svolti, nulla di più.
-Coraggio, non piangere. Vai a dormire e domani mattina, quando aprirai gli occhi, avrai tutta una nuova vita davanti, piena di felicità e di nuove amicizie-
-Non voglio nuove amicizie! Tu sei il mio migliore amico adesso e lo sarai per sempre-
-No, Lee. Domani compirai nove anni, è arrivato il momento che tu cresca senza di me. Dammi retta e vai a dormire. Non avrai alcun ricordo di me e non soffrirai, te lo assicuro-
-Ma perché deve essere così?!-
-Te l’ho detto. Ti sono stato vicino finché hai avuto bisogno di me. Adesso sei grande e devi andare avanti da solo. Non posso restare, sono costretto a lasciarti. Per favore, fidati di me e fai come ti dico. Vai a letto. Ti leggo una storia finché non ti addormenti-

Presi il primo libro che trovai ed incominciai a passare di capitolo in capitolo fino a che non fui certo Lee stesse dormendo.
Posai il libro sul comodino, spensi la luce e diedi un dolce bacio sulla fronte del bambino, dicendogli addio.

Passai attraverso i muri della sua stanza per lasciare la casa senza fare rumore e pochi passi dopo mi ero già dimenticato di Lee ed attendevo solo di sentire il richiamo di un altro bambino a cui prestare soccorso. Accadde però qualcosa di insolito, che mi spaventò non poco. Mentre camminavo tra le foglie arancioni che coloravano i marciapiedi, mi uscì il sangue dal naso.

All’inizio sentii qualcosa di bagnato vicino alla narice ed anche se non stava piovendo non pensai minimamente al sangue e tranquillamente mi asciugai con il dorso della mano. Quando lo vidi macchiato da una scia rosso scuro cominciai a chiedermi cosa potesse essere successo. Il sangue era una caratteristica umana, come poteva essersi verificato un evento simile?

Curioso e preoccupato tirai fuori dalla tasca dei jeans il piccolo manuale degli amici immaginari che portavo sempre con me e cercai qualcosa che potesse spiegare l’accaduto. Dopo aver sfogliato quasi tutto il libro trovai la nota che più si avvicinava a ciò di cui avevo bisogno:

Nel caso un bambino si ricordi del suo amico immaginario, l’aiutante riceverà un segnale umano.
Sarà in quel momento dovere di quest’ultimo raggiungere chi ha nuovamente bisogno di lui e completare il suo compito così da poterlo abbandonare nuovamente. Dopo di ché, come regola attenderà un nuovo incarico.


Quel che non capivo era come mai non sentissi il richiamo di questo bambino. Se era vero che si era ricordato di me e che dovevo raggiungerlo, perché non sentivo la sua aurea? Cominciai a vagare senza meta per la città, nella speranza che qualcosa cambiasse.

Ma niente.

Se non mi fossi sbrigato a trovare quel ragazzino sarei dovuto rimanere sulla terra per sempre e quella cosa mi spaventava parecchio.

Per tutte quelle persone io ero invisibile, persino per i bambini, solitamente mia unica ragione di vita. Restare in quella specie di fase di transizione sarebbe stato uguale a non esistere.
Mentre pensavo a come sarebbe stata terribile la mia vita lì, mi accorsi però che l’umanità era ricca di aspetti che non avevo mai contemplato. Negozi dalle insegne colorate, profumi diversi che si fondono nell’aria autunnale, il sapore delle caldarroste ed il passo leggero delle belle ragazze. Già… le ragazze. Non mi ero mai interessato del loro aspetto fisico eppure più ne incontravo più restavo colpito dal loro fascino.

I miei occhi si fermavano su quei capelli, su quelle labbra, su quelle forme… e mi portavano a fremere di desiderio.
Queste nuove emozioni e sensazioni inizialmente mi lasciarono confuso e turbato ma cominciai ad apprezzarle quando notai una donna che mi tolse il fiato.
Era mattina e lei stava piegata, con il suo stretto e corto vestito, per fare le carezze al suo cagnolino.

I lunghi capelli marroni brillavano al sole e ricadevano voluminosi sulla sua schiena e sul suo petto. Il suo viso era dolce ma gli occhi risaltavano grazie agli zigomi e brillavano di vita, le sue labbra carnose la rendevano sensuale ed il neo sulla guancia elegante.
Il suo sedere era poesia e quando cominciò a passeggiare con il suo amato animale domestico, non riuscii a non restare stregato dal suo movimento.

La seguii fino a casa sua, ringraziando la mia invisibilità. Entrai nel suo appartamento e rimasi affascinato dalla cura dell’arredamento.
Se mai avessi avuto una casa, l’avrei voluta così.
Mentre studiavo ogni singolo angolo di ogni singola stanza, mi resi conto che la donna più bella del mondo si era chiusa nella doccia.

Un sorriso malizioso mi si dipinse sul volto mentre entravo nel bagno, raggiungendo poi il getto d’acqua che colpiva il corpo nudo della mi “dea”.
Vederla senza vestiti mentre si massaggiava il corpo insaponato mi eccitava da impazzire e mi chiedevo quanti uomini sarebbero voluti essere al mio posto in quel momento.

Allungai lentamente una mano, per toccarla, ma lei percepì la mia presenza e spaventata si scansò, guardando davanti a sé con gli occhi spalancati, come per catturare con lo sguardo qualcosa che a prima vista non era riuscita a vedere. Scosse la testa come per tranquillizzarsi e riprese lavarsi.

Parzialmente bagnato dalla doccia, uscii dal bagno togliendomi le scarpe per non lasciare impronte sul pavimento e poi mi recai nuovamente in strada. Adesso che sapevo che le persone non potevano vedermi ma potevo sentirmi, ero contrariato. Per quanto guardare fosse bello avrei voluto godere di quelle piccole ebbrezze che caratterizzavano i volti di due amanti che vedevo stretti l’un l’altro sul bordo di un muretto.

Mentre provavo invidia verso di loro, vidi un’altra bella ragazza passarmi vicino. Era vestita come altre che uscivano da un edificio e capii che quella che indossava era una divisa scolastica. La sua gonna di media lunghezza oscillava ad ogni suo passo ed al tocco del vento, facendo salire in me strane fantasie.
Non appena si avvicinò abbastanza diedi un colpo alla gonna, sollevandola.

Non riuscii a trattenere una risatina di soddisfazione, ma evidentemente gli umani non potevano sentire la mia voce.
La situazione che vivevo presentava aspetti positivi e negativi, ma da bravo ottimista preferivo concentrarmi sui primi.

Quando il sole cominciò a tramontare notai per la prima volta la bellezza di quello spettacolo e percepii il calore che mi circondava scemare progressivamente, con l’arrivo della notte.

Le strade cominciarono a riempirsi di luci ed i ristoranti di persone, mentre dalle cucine aleggiava un profumino invitante. Con tranquillità entrai in quello che mi ispirava di più ed entrai nelle cucine per sgraffignare qualcosa. Feci lo stesso in alcuni pub ed ogni giorno scoprivo un sapore nuovo o sentivo con maggiore chiarezza quello di un alimento assaggiato precedentemente. Giorno dopo giorno apprezzavo di più l’aspetto delle donne, l’odore della loro pelle, la pienezza del loro petto e riuscivo persino a percepire il loro sex appeal.

Fu proprio seguendo una ragazza dalla sensualità incredibile che però feci una terribile scoperta.
L’avevo vista dalla vetrata di un pub e, come sempre, mi preparai a traversare il vetro per non aprire la porta che, agli occhi delle persone presenti, si sarebbe mossa da sola. Contro ogni aspettativa mi scontrai con la vetrata, generando uno spaventoso rumore che sconvolse l’intero pub.

Caddi all’indietro sbattendo il sedere per terra, al quale portai una mano per massaggiarmi mentre facevo lo stesso con l’altra, sul naso.
-Che cazzo sta succedendo?- domandai a me stesso sconvolto. Il mio umore era diventato ad un tratto pessimo. A tirarlo su fu il passaggio di una prostituta in minigonna.
Mi sdraiai con nonchalance sul marciapiede freddo, sbirciando tra le gambe di questa e notando che non portava le mutande.

Il mio viso fu caratterizzato dall’ennesimo sorriso, mentre il mio corpo mostrava la stessa felicità.
Mi ripresi da quell’estasi poco dopo, vedendo la ragazza salire a bordo di un’auto e venire subito tastata da un uomo di mezza età.
Perché non potevo essere come lui? Perché la vita era così crudele da farmi provare tutte quelle voglie senza poterle soddisfare?

Sembrava che il mondo avesse deciso di mandarmi merda addosso. Prima mi illudeva di poter passare tra i muri, e poi mi ci faceva sbattere contro. Prima mi faceva assaporare la bellezza della vita umana, e poi non mi permetteva di parteciparvi!

Avrei voluto trovare subito quel maledetto bambino per porre fine a questa sofferenza e dimenticarmi di tutto.
Passarono dei giorni prima che il mio desiderio venisse, in parte, esaudito.

Mentre ero sdraiato su una panchina di marmo a contemplare le più strane forme che assumevano le nuvole, percepii miracolosamente il richiamo tipico di un bambino che dovevo raggiungere.
Seguii questa sensazione come ero solito fare ed il prima possibile raggiunsi quella che doveva essere la mia destinazione.

Mi ritrovai in una stanza d’ospedale dove c’era un letto bianco con accanto un uomo. Questi si girò verso di me quando entrai ma, convinto fosse stato per via della porta che avevo aperto, non gli diedi molto peso.
Mi avvicinai al letto per guardare chi vi era sdraiato, convinto di trovare il bambino o la bambina che si era ricordato di me. Invece davanti ai miei occhi c’era una ragazza di circa vent’anni.

-Non sei un po’ grandina per aver bisogno di me?- le domandai retoricamente.
-È quello che dico anche io-
Era stato l’uomo lì vicino a parlare. Quasi più a se stesso che a me, ma era chiaro mi avesse sentito. Alzai gli occhi verso di lui, spalancandoli.
-Riesci a sentirmi?- gli domandai.
-Tu ci riesci? Ero convinto fossi umano! Invece…-
-Sei un amico immaginario!- dicemmo in coro.
Ci guardammo un attimo storto.
-Penso tu abbia sbagliato persona. Vienna ha bisogno di me- mi disse l’uomo.
-Te la lascerei volentieri, ma sembrerebbe si sia ricordata di me. E da quando l’ha fatto mi sono successe delle cose stranissime… solo ora però ho percepito il suo segnale-
-Vuol dire che si sta per svegliare-
-Davvero? E allora perché tutto il tempo prima che ciò avvenisse sono dovuto restare qui senza far niente?-
-Perché lei si stava ricordando di te, impedendoti d’essere libero per altri incarichi. Hai detto che ti sono successe cose strane, scommetto intendessi d’aver assunto diverse caratteristiche umane. Più un adulto si ricorda di te, più ti lega alla realtà umana, più forte è il sentimento che prova per te e più tu diventerai uomo-
Parlava in modo pacato, sembrava un filosofo. E poi come faceva a sapere tutte quelle cose?
-Devi essere vecchietto se sei così documentato- gli dissi in tono canzonatorio.
-O forse faccio semplicemente il mio lavoro con più attenzione di te- mi rispose freddo.

Era chiaro che non eravamo destinati ad andare d’accordo. Ma le sue parole mi erano state molto utili ed avevano acceso in me la speranza di poter godere finalmente a pieno di quella vita che amavo e che ero convinto avrei dovuto dimenticare.

In ogni caso non volevo ringraziarlo, anzi ero pronto a contraccambiare la sua freddezza.
Ma qualcosa mi bloccò, facendomi capire che non era il momento di litigare.

Vienna stava aprendo gli occhi.
  
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