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Autore: DrunkPirates    17/01/2011    1 recensioni
Vienna a sei anni ha perso suo fratello, l'unico amico e sostegno che avesse mai avuto. È riuscita a riprendersi da questo lutto solo grazie a Dorian, il suo amico immaginario che però, a nove anni, ha dovuto lasciarla per permetterle di crescere e dimenticarlo. Sarà solo durante un periodo buio della sua vita che Vienna si ricorderà di lui e lo rincontrerà, ma questa volta avrà bisogno dell'aiuto di un altro spirito: Lorence.
Una storia che parla di realtà e fantasia che si mescolano creando un nuovo colore.
Dal capitolo quattro:
-Cosa vuoi da lei?- mi chiese Lorence minaccioso come se stessi profanando qualcosa a lui caro.
-Voglio solo che provi per me un sentimento abbastanza forte da farmi diventare umano-
{Dorian}
Genere: Commedia, Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Non potevo capire totalmente quello che stava succedendo, ma sapevo che mamma mentiva dicendo che lui era andato in un posto migliore. Nessun posto era meglio che con me. Sapevo che era andato in palestra, a “farsi i muscoli”. Sapevo che Matt non era più tornato a casa. Ero piccola, ma sei anni non impedivano ad una bambina di capire che non avrebbe mai più rivisto suo fratello. La sua perdita mi provocò molti problemi. Accadde che per delle settimane intere non avevo fame oppure che la notte non riuscivo a dormire a causa degli incubi. Lui era solito farmi visita prima che mi addormentassi e se non stringevo la sua mano, che mi trasmetteva tranquillità, non riuscivo a prendere sonno. Subito dopo la sua morte attraversai un periodo della mia vita davvero terribile. L’assenza di Matt mi provocava sofferenze ad ondate irregolari, che mi colpivano a casa e a scuola, abbassando il mio rendimento scolastico già non particolarmente alto. Il mio fratellone invece era un genio. Ancor prima di iniziare la scuola sapeva leggere e credo anche scrivere. Era il primo della classe al liceo, ma non lo vedevo mai studiare molto. La maggior parte del suo tempo lo passava a suonare la chitarra elettrica o a praticare qualche attività fisica. Era bravo in tutti gli sport.

La genialità di Matt si percepiva persino entrando nella sua camera, che era sempre in disordine. Ma nella sua testa tutto quel caos era “equilibrio”.

Mio fratello era bello. Aveva gli occhi verdi e la pelle un po’ scura. I capelli ricci e lunghi erano quasi sempre tirati indietro alla nuca e racchiusi in un codino. Matt piaceva a molte ragazze e riusciva sempre a non farne soffrire nessuna. Era gentile e sincero. Era il tipo di ragazzo che ti salva la vita una volta ed è pronto a farlo ancora.

Era il mio eroe… se non ci fosse stato lui la mia vita fino ai sei anni sarebbe stata vuota. Mio padre e mia madre erano sempre fuori per lavoro, l’unico a prendersi cura di me era Matt.

L’ultima volta che lo vidi fu il giorno dopo il suo ventesimo compleanno. Andava in palestra a modellarsi. Era bellissimo come sempre ed uno stupido attacco cardiaco, forse per il troppo sforzo, l’aveva fatto sparire dalla mia vita... per sempre.

Anche dopo la sua morte i miei non erano molto a casa, così avevano dovuto trovarmi una baby-sitter. Ne cambiai varie... nessuna sembrava rendermi “felice”. Così i miei genitori mi portarono dalle nonne, in quelle case dove c’era pace e luce.

Anche dalle nonne non riuscii a riprendermi... la scomparsa dell'unica persona che era sempre stata al mio fianco mi aveva distrutta. I miei genitori non erano molto presenti , preferivano distrarsi. La morte di Matt aveva ovviamente sconvolto non solo la mia vita ma anche quella di una madre attaccatissima al suo ometto e quella di un padre fiero di suo figlio. Dopo tre anni trascorsi vedendoli pochissimo, finalmente questi capirono che avevo bisogno di loro, così cominciarono a lavorare un po' di meno e a trovare più tempo per me.

Col passare degli anni avevo superato quell'immenso dolore, lasciandomelo alle spalle e cominciando una nuova vita. Finite le scuole medie ero entrata in un liceo prestigioso, dove feci tante amicizie, tante esperienze. Divenni una ragazza assai responsabile e seria, anche se ero sempre in grado di divertirmi, soprattutto con il mio ragazzo. Si chiamava Blaise e ci mettemmo insieme in terzo liceo. Sembravamo fatti l'una per l'altro, ci innamorammo con soli due appuntamenti e rimanemmo insieme fino al diploma.

Blaise era alto e snello. I suoi occhi erano scuri e i capelli tra il liscio e il mosso avevano un colore simile alla paglia. La pelle era molto chiara, talmente in contrasto con i suoi occhi neri da farlo sembrare cattivo. Ma in realtà era pacato ed intelligente, carismatico e riflessivo. Con me era gentile e a volte malizioso. Per niente arrogante ma ambizioso.

Le nostre famiglie si conoscevano, i suoi genitori erano direttori di un’importante azienda della zona. Passavamo tantissimo tempo insieme e nonostante questo non mi stancavo mai di stare con lui. E come in ogni coppia perfetta anche fra di noi non mancavano litigate da veri coniugi.

Era tutto quello che una ragazza può desiderare: lo avrei seriamente sposato.

Ormai diciottenni, presa la maturità, ci godevamo le giornate insieme.

In un’afosa giornata di Agosto andavamo tranquillamente al mare, mano nella mano.

La spiaggia ci aspettava, facendo a gara con il mare per chi brillava di più. Era perfettamente dorata e calda, illuminata dal sole che faceva capolino tra qualche grassa nuvola. Il rumore dei nostri sandali si mescolava ai i rumori delle macchine che ci sfrecciavano vicino cercando posto negli ultimi parcheggi rimasti.

Ad un certo punto , Blaise si fermò per osservare una moto parcheggiata sul marciapiede dove camminavamo. Una bella Suzuki rossa. Wow.

-Che coraggio ha il proprietario a parcheggiarla sul marciapiede- sussurrai specchiandomi nella carrozzeria colorata.

-Direi che se lo può anche permettere.. con questa moto puoi fare come ti pare!- disse lui, osservando le due marmitte.

Sorrisi. Lui amava le moto.

-Papà ha detto che se voglio mi compra una macchina... –

Eh già, una bella BMW.

-Fatti comprare una bella moto!- mi guardò lui sorridendo.

-Mi immagini su una moto?- ridacchiai io, alzando le sopracciglia.

-No, in effetti non ti ci voglio immaginare- rispose lui voltandosi.

Io rimasi un po' delusa.

-Saresti troppo sexy e poi qualcuno deciderebbe di darti la caccia- sussurrò alla fine al mio orecchio, con una voce più calda del sole.

Sorrisi. Una frase del genere era tipica di Blaise.

-Ne sei così sicuro?-

-No... forse non deciderebbero di darti la caccia. Con me al tuo fianco ci penserebbero bene prima di fare una cosa del genere- mi scompigliò un po' i capelli e poi mi cinse la vita con un braccio, avvicinandomi a lui e alle sue labbra piene.

Ero così presa da quelle labbra che non mi accorsi di quello che stava accadendo intorno a noi: le mie orecchie erano come ovattate, e probabilmente anche le sue.

Un terribile rumore. Pensai che mi avrebbe distrutto i timpani.

Blaise mi venne addosso... anzi, mi spinse e caddi, sbattendo la testa contro qualche cosa.

Mi sentii invadere da acqua fredda e poi un dolore immenso si insinuò in me. Svenni.


 

Un giorno, due giorni, tre giorni… un mese, due mesi…

Scoprii cosa era successo tempo dopo, non so precisamente quando.

Un autobus aveva sbandato ed io e Blaise eravamo stati presi in pieno; o meglio, Blaise mi aveva spinto e non era riuscito a spostarsi in tempo. Avevo sbattuto la testa contro il marciapiede ed ero arrivata in ospedale con un forte trauma cranico. L'impotenza mi stava uccidendo, ci furono dei giorni in cui credetti stesse tutto per finire.

Speravo in una fine.

Avrei preferito morire invece di starmene in un letto senza poter neanche piangere.

Ero in coma ma sentivo tutto ciò che la gente diceva.

Ogni volta che sentivo nominare Blaise mi sentivo travolgere da un violento senso di panico, come un'ondata di marea. Sentivo le vertigini e forti dolori al cuore distruggermi.

Avrei voluto ritornare in quel posto, per tenerlo stretto fra le mie braccia e morire con lui.

Non riuscivo ad immaginare un giorno senza Blaise...

La mia esistenza era diventata un susseguirsi confuso di sofferenza. Niente riusciva a rendere la sua perdita meno straziante, neanche il sentire qualcuno, vicino a me. Solo nel periodo che precedette il mio risveglio una presenza che non conoscevo riuscì ad infondermi, almeno qualche volta, un po' di serenità.

Sentivo qualcuno che mi accarezzava i capelli, provocandomi piacevoli brividi. A volte mi carezzava la fronte o la guancia, oppure mi rimboccava le lenzuola la notte, quando le infermiere si scordavano di farlo. Questo qualcuno non era né mia madre né mio padre. Neanche le mie amiche potevano essere, venivano di giorno a trovarmi e questi dolci tocchi erano tipici della notte. Probabilmente era un uomo, lo percepivo dalle mani grandi e calde. Ogni volta che sentivo quella presenza mi chiedevo perché non parlasse, avevo bisogno di sentire la sua voce. Non mi aveva rivolto neanche una parola… forse pensava non potessi sentirlo.

Oltre alla presenza “oscura”, fino a tardi rimaneva anche mio padre, che si portava il lavoro dall'ufficio. Lo sentivo scrivere con il computer poggiato sulle ginocchia mentre sedeva su una sedia vicina al mio letto.

Oltre alle sue visite ricevetti anche quelle di molte altre persone. Di alcune riconoscevo la voce, di altri no.

In un periodo era venuta anche mia madre, che mi teneva la mano e mi parlava teneramente.

Una volta restò per molto tempo, raccontandomi tante cose. Mi disse di quando aveva ricevuto la chiamata dalla polizia, del gelo che le aveva attraversato il cuore, di quando mi aveva vista con il viso gonfio e livido. Sentivo la sua voce soffocata, straziata e disperata mentre raccontava. Poi si rilassava carezzandomi il braccio e smetteva di piangere.

Mi parlò di alcuni suoi ricordi di quando ero bambina e si scusava di non essere stata molto con me, soprattutto dopo la morte di Matt. Si scusava e poi piangeva ancora, pregandomi di svegliarmi e di perdonarla. Arrivò a raccontarmi le mie fantasie infantili: del mio amico immaginario. All'inizio dentro di me sorridevo ed ero molto incuriosita dal fatto che non me ne ricordassi assolutamente. Avevo mai avuto un amico immaginario?

Continuavo a pormi questa domanda mentre lei era passata col suo racconto a quando avevo compiuto sedici anni e avevo organizzato una festa in maschera, dove era presente anche Blaise. A quel punto altri ricordi riaffiorarono nella mia testa, dolorosi ricordi che se fossi stata padrona dei miei muscoli mi avrebbero fatto gridare e sbattere i pugni contro qualsiasi cosa.

Avrei voluto che smettesse di parlarmene, di farmi rivivere i sorrisi splendidi del mio ragazzo, la sua incredibile parlantina, i suoi occhi... le labbra.

Anche quando mia madre se ne era andata continuai a tormentarmi, ripensando a tutta la mia vita insieme a lui. Pensavo che se non avessi voluto andare al mare, quel giorno, saremmo stati felici per sempre.

La notte arrivò presto e come ogni sera speravo che la mia mente si addormentasse velocemente, per non dover pensare. Quando il sonno arrivò, mi addormentai.

Immagini sfocate, risate, pianti, colori.. tante immagini strane nella mia mente si susseguivano senza controllo. Sognavo il passato, un passato che non sembrava appartenermi, un passato che non ricordavo. Eppure era evidente si trattasse del mio.

Un ragazzo, una bambina. La bambina ero io ma il ragazzo non era Matt, l'unico con cui parlavo quando ero piccola.

Ricordi, voci, giochi… e un letto.

A quel punto le immagini nella mia mente cominciarono a diventare più nitide, a riordinarsi.

Un giorno, di pomeriggio e con il sole alto nel cielo, vidi per la prima volta Dorian. Il mio amico immaginario era piombato nella mia vita quando avevo precisamente sei anni e mezzo; piuttosto grandina, eh?

Ero a casa mia quella mattina, e stavo nel mio letto. Piangevo, come ero solita fare ogni volta che mi svegliavo, reduce da un incubo. Matt mi mancava incredibilmente... e stare a casa con la baby-sitter invece che con i miei genitori mi faceva sentire ancora peggio, abbandonata.

All’improvviso Dorian si era sdraiato a pancia sotto ai piedi del letto, giocando con uno dei miei pupazzi. Sentivo la sua presenza alla fine del materasso e non riuscivo a muovere bene le gambe. Fu così che, una volta sollevato dalle coperte il viso arrossato dallo sfogo, lo vidi. Dorian aveva un viso giovanile ed un sorriso sfacciato. I suoi occhi erano color del ghiaccio e i suoi lineamenti, anche se delicati, gli conferivano carattere. La cosa che mi piacque di più di lui furono i capelli castani che gli coprivano leggermente la fronte, forse perché era l’unica mancanza che avevo sempre criticato a mio fratello.

Non so per quanto tempo rimasi a guardarlo, era così bello e diverso da me che tutto di lui mi attirava e mi incuriosiva.

-Ciao Vienna- mi salutò lui. Aveva una voce giovanile, da ragazzino. Però era molto alto, come un adulto. Tuttavia era diverso dagli altri grandi, era più... come Matt.

Non gli risposi... ero imbarazzata, ma non spaventata. Non pensavo neanche fosse strano che un estraneo fosse entrato a casa mia. Un po’ perché avrebbe potuto essere qualcuno che conosceva la baby-sitter e, soprattutto, perché la sua vicinanza mi infondeva calore, quasi avessi una certa familiarità con lui. Ma per quanto potesse sembrarmi normale che fosse lì, ero sempre timida davanti ad uno sconosciuto.

Mi misi seduta ma abbassai un po' lo sguardo, tirando su col naso.

-Non piangere Vienna, ora ci sono io... ci divertiremo, vedrai- disse assumendo la mia stessa posizione e scostandomi un capello da sopra gli occhi. Ne avevo uno anche tra le labbra ma quello lo tolsi io. Avevo smesso di piangere non appena mi aveva sfiorata. Non ricordai esattamente cosa provai in quel momento, ma fu una sensazione particolarissima.

Ricordai invece perfettamente le parole che ci scambiammo durante la nostra prima conversazione.

-Ma tu chi sei?-

-Mi chiamo Dorian. -

-Perché la signora Parteau non ti vede?-

-Perché non sono suo amico... io sono solo amico tuo, ed è per questo motivo che la tua baby-sitter non può vedermi. Solo tu puoi farlo. Tu sei speciale-

Mi ricordai anche di quando mi parlò del suo amato manuale.

-Cosa tieni sempre in tasca?-

-Il mio libro.. è un manuale.-

-Che cos'è un manuale?-

-E' un libro di regole, hai presente il vocabolario? Per me tutte le parole stanno in questo manuale-

-Okay.. -

E di quando cominciai ad affezionarmi a lui.

-Lo sai che mio fratello è morto?-

-Si, lo so-

-Però sto bene… se sei con me-

-Ti sentivi sola, prima?-

-Si-

-Ora che ci sono io stai meglio?-

-Si-

E mi tornò alla mente anche il mio settimo compleanno.

-Fra due giorni sai che succede, Dorian?-

-Lo so che succede! Mica mi scordo le cose!-

-Allora dillo!-

-Non credi che lo sappia?-

-No, ti credo.. però dillo!-

-Compi sette anni. Diventi sempre più grande!-

-Si! Hai visto, sono cresciuta di due centimetri!-

-Ho visto! Non diventare troppo alta però, che poi mi sento basso-

Ed anche l’anno successivo.

-Non vengono, tanto.. mamma dice che ha troppo lavoro e papà sta in America. Non è il primo compleanno che passo da sola-

-Non lamentarti, io non li ho nemmeno mai visti i miei genitori! Per sono felice!-

-Perché sei felice?-

-Perché sto con te, naturalmente. Mi basti tu!-

-Davvero?-

-Certamente! Quindi non li odiare, loro lavorano tanto per poterti far avere delle cose bellissime... e poi dato che loro non ci sono, noi possiamo stare insieme!-

-Se loro stessero qui tu non ci staresti?-

-Non lo so… non sarei qui da te-

-Allora sono contenta che lavorino-

E non mi capacitai d’essermi dimenticata fino a quel momento di quando mi coccolava perché non prendevo sonno.

-Non riesco a dormire... -

-Ma come! Dopo tutte quelle ore a saltare sul letto non ti senti stanca?-

-Sì, sono stanca, ma non riesco comunque a dormire-

-Perché?-

-Mi viene in mente Matt...-

-Sono passati due anni… ti manca molto?-

-Non è che mi manca… ora ho te e sono felice. Però se mi entra in testa non riesco a farlo uscire!-

-Che ti dice?-

-Niente... è solo che certe volte se non guardo una sua foto nemmeno mi ricordo la sua faccia-

-Questo ti spaventa?-

-Si... non sarei una brava sorella se non mi ricordassi la sua faccia-

-Tu sei un’ottima sorella. Solo che non vedendolo sempre è normale che ti dimentichi i lineamenti del suo viso... è umano scordarsi i volti-

-Hai ragione... ma questo non mi aiuta a prendere sonno-

-Fammi posto, spostati un po'… ecco, ora ti massaggio la schiena, dimmi se ti piace-

-… sì, è' bello-

-Ti addormenterai se continuo?-

-Sì…-


 

I flash back mi colpirono profondamente, come schiaffi d'aria. Prima le voci erano lontane, poi sempre più vicine. Mi sentivo parte di quei momenti, come se fossi vicina alle due persone che parlavano. Ricordavo, era stato tutto vero. Possibile?

Tanti altri ricordi, tante voci, immagini, dialoghi... dolci carezze, risate….

Quella notte non sognai altro che Dorian.

  
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