Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: jewelish    18/01/2011    8 recensioni
Draco sbuffò, ruotando sulla sua sedia di pelle, abbastanza scocciato.
Odiava essere citato in tribunale.
Odiava dover dipendere da qualcuno.
Odiava che quel qualcuno fosse la Granger.
E odiava il fatto di essersi giocato tutti gli avvocati dell’agenzia di Nott.
[Draco lievemente OOC]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
ff

 

 

 

DI GATTI E TEORIE FILOSOFICHE

 

Di Cicci92

 

Tutti i personaggi appartengono a J. K. Rowling.

 

 

In genere il destino si apposta dietro l'angolo,

come un borsaiolo, una prostituta o un venditore di biglietti della lotteria,

le sue incarnazioni più frequenti.

Ma non fa mai visite a domicilio. Bisogna andare a cercarlo.

 

 

 

 

 

 

 

Quando quel giorno Draco Malfoy si era ritrovato sulla scrivania una lettera di denuncia da parte di un membro del Wizengamot, era rimasto alquanto perplesso.

Perplessità che si era parecchio acuita nel leggere quella particolarissima missiva, grazie alla quale veniva informato del fatto che il signor Jeremy Friedrich Sulley lo accusava di aver corrotto alcuni funzionari del Ministero, per ottenere il posto di Redattore Capo del Profeta. 

La perplessità era presto diventata confusione perché – e quella volta ne era certo – non imbrogliava qualcuno dai tempi della guerra. Aveva voluto fare le cose per bene, e il suo posto se lo era ampiamente meritato, dopo quasi due anni di torture psicologiche da parte del suo ex-capo.

Presto irritato da quei continui – perché non era la prima volta che gli succedeva - tentativi di screditarlo in ogni modo, chiamò l’unica persona che in quel momento avrebbe potuto aiutarlo.

 

Perciò, logicamente, infilò la testa nel camino dell’ufficio e urlò un nome.

Dopo pochi istanti uno scarmigliato Theodore Nott, si materializzò nella stanza.

 

“ Levati il vizio di urlare come un pazzo ”, borbottò quello a mo’ di saluto. “ Che succede questa volta? ”

 

Draco nemmeno lo considerò, e lo invitò direttamente a sedersi. “Sono stato convocato al Wizengamot”.  

Sentendo quella risposta, il proprietario di una delle più importanti agenzie di avvocati magici, imprecò in maniera piuttosto colorita. “Porco Godric! Malfoy è la terza volta in cinque mesi! Si può sapere a chi hai pestato i piedi questa volta?”

Il Biondo mise su un’espressione così oltraggiata, che per un momento Theodore fu tentato di scoppiare a ridere. “ E’ questo il bello. Non ho scritto su nessuno, e questo... Sulley, non lo conosco nemmeno. Mi accusano di aver comprato l’ex direttore della Gazzetta, e di essere stato favorito perché il vecchio Budd conosceva mio padre!”

“ Ed è così?”

“ No... Cioè, mio padre lo conosceva, ma non hanno mai parlato da quando è uscito da Azkaban. Davvero!”, aggiunse con maggiore enfasi, quando si accorse che l’amico aveva assunto un’espressione scettica.

 

D’altro canto, se effettivamente le cose stavano come diceva Draco, Nott capì che la situazione era molto delicata. Magari erano accuse senza fondamenta, ma se la citazione arrivava direttamente da un membro del Wizengamot, l’affare si sarebbe difficilmente risolto in favore di Draco.

Il suo migliore amico aveva bisogno di un avvocato, un avvocato bravo se voleva uscirne completamente illeso.

 

 Però...

“ Malfoy sei un idiota!”, sbottò all’improvviso, senza considerare l’espressione allibita e offesa dell’altro.

“Grazie per il complimento”. Era abituato a ricevere insulti, ma non in quella maniera... gratuita. “Posso sapere perché?”

“ Ti sei giocato tutti i migliori avvocati d’Inghilterra. Non so perché”, aggiunse Theodore ironicamente. “Dopo che ti conoscono, non vogliono più vederti. La Bayer ha addirittura cambiato città pur di non incontrarti.”

“Ma andiamo!Quella era un’impedita. E credo sia normale pretendere il massimo da un avvocato. Ma questa volta non ho fatto niente, quanto ci vorrà a dimostrarlo?”

“ Malfoy, per quanto possa sembrarti strano, il Wizengamot ha un potere che non immagini. E che la denuncia parta da un suo membro complica le cose. Significa che non è solo, che ha deputati e ministri dalla sua parte. E significa che senza un buon avvocato sei fottuto.”

 

 

La visione che Theodore gli aveva dipinto, era pressoché catastrofica. E per un momento desiderò tornare indietro nel tempo, quando risolvere i problemi con un po’ di denaro sonante, non gli procurava nessun richiamo da parte della sua coscienza.

 “Nott, mi sembra ovvio che devi procurarmi un buon difensore...” , ma mentre parlava Draco si accorse che Theodore non lo stava ascoltando.

Riconobbe subito quell’espressione: la vedeva sul volto dell’amico quando aveva un’idea che però considerava irrealizzabile.

 

“ Spara”, si limitò, infatti, a dirgli.

Quello lo fissò attentamente, quasi come se cercasse le parole giuste per spiegarsi. “Effettivamente... c’è qualcuno. E’ una persona brillante, che non ha mai perso un processo in vita sua.”

“ Siamo a posto allora...”

“ Non direi proprio”, borbottò Theodore lugubremente. “Credo che avrete qualche problema a lavorare insieme...”

“ E perché? Il suo capo non va d’accordo con me?”

“ No assolutamente... E’ una...free-lance, mettiamola così.”

“ E allora perché dovrei avere problemi a lavorarci insieme?”, chiese, irritato da tutti quei misteri.

Nott emise un sospiro profondo prima di parlare.

Perché è la Granger.”

                                                                      

 

 

***

 

 

Lo shock iniziale era stato  piuttosto forte.

Dover pensare a Hermione Granger come sua unica ancora di salvezza, lo sconfortava.

Ma se quella era la sua unica chance...

 

“ Beh posso anche fare uno sforzo...” , tentò di dire, ma fu bloccato subito.

“ Infatti non c’erano dubbi su questo”, commentò Nott. “ Se riesco a convincerla, ed il problema vero è questo, dovrai comportarti come Merlino e Salazar comandano. Niente insulti, né prese in giro, né riferimenti agli anni di scuola. Dovrai mantenerla calma. Perché se te la giochi, poi...veramente saresti nella merda.”

 

Draco sbuffò, ruotando sulla sua sedia di pelle, abbastanza scocciato.

Odiava essere citato in tribunale.

Odiava dover dipendere da qualcuno.

Odiava che quel qualcuno fosse la Granger.

E odiava il fatto di essersi giocato tutti gli avvocati dell’agenzia di Nott.

 

“ Come pensi di convincerla?”

 

A quel punto, stranamente, vide farsi spazio sul viso di Theodore il sorriso di una iena.

Anzi, in onore alla vecchia Casata, di una serpe.

“ Come si convince un Grifondoro?”, sussurrò Nott a bassa voce, quasi come se stesse parlando a se stesso.           “Puntando all’orgoglio”.

 

 

                                                                       ***

 

 

Dopo poche ore da quella strana discussione, Theodore si era recato nell’ufficio di Hermione Granger per chiederle - implorarla secondo Draco - di accettare quel caso.

Che cosa fosse successo là dentro, Malfoy non lo sapeva. Comunque il suo amico gli aveva comunicato che la mente del Trio dei Miracoli aveva accettato di pensare a quella proposta.

Ed era un gran passo avanti, considerato di chi si parlava.

 

Ma il problema di Draco era un altro.

Non ricordava proprio cosa aveva fatto a quel Sulley per indispettirlo al punto tale, da farsi denunciare. Aveva la certezza matematica di non aver combinato niente, e forse questa consapevolezza lo faceva innervosire ancora di più.

Già normalmente non sopportava che gli fosse contestato qualcosa, figurarsi quando la tal cosa non aveva realmente motivo di essere contestata.

Arrivando alla conclusione che probabilmente avrebbe dovuto fare un’indagine precisa su quell’uomo, decise che per quel giorno aveva già fatto abbastanza.

Si sentiva stanco. Non era la prima volta che qualcuno cui non piaceva particolarmente, tentava di gettargli del fango addosso. E per quanto Draco potesse sembrare sempre colui che aveva la situazione in pugno, alla lunga quel genere di situazioni...stancavano.

Sospirando mestamente, si alzò dalla sedia, e dopo essere uscito, comunicò alla sua segretaria di mandare in stampa gli articoli da lui approvati.

Poi se ne tornò a casa con mille pensieri per la testa.

 

 

 

                                                                       ****

 

 

Ho deciso di accettare il caso.

Fatti trovare in ufficio mercoledì mattina alle 10.

Hermione Granger

 

 

Per la prima volta in vita sua, Draco fu puntuale.

Solitamente tendeva a dimenticare inezie quali l’orario. Infatti, non arrivava mai a lavoro prima delle undici. Ma non era colpa sua se incontrava sempre gente che lo faceva ritardare.

In fondo però era il capo, si diceva sempre orgogliosamente: nessuno poteva licenziarlo.

 

Tuttavia quel particolare mercoledì Draco fu puntale: anzi arrivò al Ministero in anticipo. La sua segretaria, quando l’aveva visto in ufficio, era quasi convinta di avere contratto una qualche malattia che causava illusioni ottiche e uditive.

 

Seduto alla scrivania, tamburellava nervosamente le dita, saltando dalla sedia quasi, ogni volta che la sua segretaria bussava per chiedergli qualcosa.

 

Theodore non si era fatto sentire quel giorno. La sera prima gli aveva solo mandato una lettera per ricordargli di comportarsi bene, perché la Granger era la sua unica soluzione, ma non si era fatto vedere quella mattina.

 

Aveva deciso di cominciare a controllare gli articoli per il giorno dopo, quando tre colpetti alla porta lo fecero rizzare sulla poltrona.

Erano le dieci.

 

Era puntuale come un orologio svizzero. O forse di più.

 

“Avanti”.

 

Fu nel momento in cui Hermione Granger varcò la soglia del suo ufficio, che  Draco si rese conto che non vedeva quella ragazza da secoli.

Dalla battaglia di Hogwarts almeno.

Era cambiata. Nonostante avesse ancora gli stessi capelli crespi, la stessa andatura fiera, e la stessa aria da stacanovista incallita, c’era qualcosa di diverso in lei. L’espressione forse.

O forse lui vedeva tutte quelle differenze, perché sapeva cosa Hermione Granger avesse passato durante la guerra.

 

“ Buongiorno Malfoy”.

Draco restò imbambolato a fissarla per un attimo, prima di invitarla a sedersi.

Gli sembrava strano trovarsi in una stanza con lei per dover decidere il giusto modo di difenderlo.

Di difendere lui!

“ Nott mi ha spiegato la tua situazione”, lo informò, fredda e professionale, senza alcun convenevole. “Ha ragione. Hai pochissime possibilità di uscirne completamente pulito. Ma se è questo quello che vuoi, io posso aiutarti.”

“ Come pensi di muoverti?”, le domandò Draco, tentando di sembrare sciolto e sicuro. In realtà quella situazione lo metteva molto a disagio. Dopo tutte le allegre bastardate che si erano combinati durante gli anni di scuola, a lui veniva un po’ difficile sembrare distaccato.

 

 

“ Beh”, stava dicendo il suo avvocato. “Ci ho pensato parecchio. Se effettivamente tu hai la coscienza pulita, loro non possono dimostrare niente. Ma detto sinceramente, anche se dovessi riuscire a dimostrare la tua innocenza, è l’opinione pubblica che conta. Tu vuoi che non ti si...cucia addosso l’immagine di raccomandato. Quindi la soluzione può essere una sola: ripagarli con la stessa moneta.”

“ In che senso scusa?”

La Granger sbuffò e, per la prima volta durante quel colloquio, Draco le rivide la stessa espressione di quando lo ignorava, mentre le dava della Mezzosangue. Quell’espressione che diceva chiaramente: usa il cervello.

“ Nel senso che, per uscirne pulito completamente”, gli spiegò, come se stesse parlando a un bambino “... Devi sporcare loro. Devi trovare il modo di capire perché Sulley ti ha denunciato, e provare che l’ha fatto solo ed esclusivamente per trarne dei vantaggi personali. E più personali sono, meglio è...”, aggiunse dopo un attimo di riflessione. “ In questo modo Malfoy, puoi stare tranquillo, nessuno ti infastidirà più.”

 

Il ragionamento non faceva una piega, e si presentava come l’unica soluzione possibile.

 

Inoltre era un ragionamento subdolo.

Un ragionamento furbo.

Quello era un ragionamento che Draco avrebbe dovuto fare da solo. E capì che anche la Granger lo pensava quando le vide sul viso un’espressione leggermente perplessa, ma comunque disinteressata.

 

Merlino e Morgana, mi sto rammollendo, pensò quasi disperato.

 

“ Quando parli di personale...”

“ Intendo personale”, confermò decisa. “ Se tu non hai fatto niente, lui ci guadagna a vederti fuori da qui. Di conseguenza ogni...azione poco lusinghiera riconducibile alla tua situazione, può essere sfruttata a nostro vantaggio.”

“ Dovrò trovare qualcuno per le indagini...”

Hermione scosse la testa. “ Ci penso io. Ho qualcuno che si occupa di queste cose.”

“ Oh...va bene”, borbottò Draco.

 

Poi vide la Granger alzarsi e, scioccamente, le chiese: “ Te ne vai?”

Quella, dopo un momento di breve sorpresa, nel quale sembrò indecisa se dovesse mandarlo a quel paese o cercargli un ricovero per matti, rispose: “Perché, Malfoy, dovrei stare a farti compagnia?”

“ No, ma dovremmo parlare del caso-”

“ Abbiamo parlato. E so tutto quello che devo sapere” , lo interruppe, mentre si avvicinava alla porta. “E anche tu. Il caso è già risolto. Non ci vuole poi tanto.”

“ Non è risolto affatto. Non sai ancora perché quello mi ha denunciato”, borbottò tanto per contraddirla.

“ Sbagliato Malfoy”, gli rispose sogghignando della sua espressione quasi scioccata. “Io lo so. Tu no. Arrivederci.”

 

 

 

Dopo quasi cinque minuti dalla sparizione di Hermione Granger, Draco era ancora immobile seduto alla scrivania.

Quell’incontro e quella donna l’avevano spiazzato.

Sapeva che un colloquio del genere non sarebbe stato una passeggiata, ma non immaginava nemmeno che sarebbe andata in quel modo.

Si aspettava insulti e qualche urlo, magari.

Invece la Granger era stata professionale, fredda e distaccata.

L’aveva anche preso in giro.

Non capiva perché la cosa lo stupisse più di tanto: non si erano mai sopportati dai tempi della scuola, e di certo non si poteva aspettare niente di più amichevole.

Comunque non poteva lasciare che lei pensasse di aver vinto: quel giorno lo aveva colto alla sprovvista e lui non era riuscito a mantenere la sua solita aria annoiata e scanzonata, ma al loro prossimo incontro non sarebbe successo.

 

***

 

 

All’udienza mancavano meno di tre settimane, e Hermione Granger non si faceva vedere da quel mercoledì mattina del mese scorso.

Draco cominciava ad agitarsi.

Magari la Mezzosangue aveva organizzato di lasciarlo senza difesa, e di fargli perdere il lavoro, fingendo di volerlo difendere.

Quando aveva esposto questi suoi pensieri a Nott, quello l’aveva guardato come se fosse stato uno scarafaggio: e, dopo avergli dato dell’idiota, gli aveva anche detto che Hermione Granger stava indagando tramite Potter su Sulley, e che stava preparando la sua difesa. Ma non aveva bisogno di vederlo.

 

Tuttavia, Malfoy non era tranquillo, e fin quando il suo avvocato non si degnò di farsi vedere, non era riuscito a stare completamente tranquillo.

 

“ Maledizione Granger, pensavo ti fossi data alla latitanza!”, le sbraitò contro, quando quella si presentò nel suo ufficio, sempre con il suo solito cipiglio di superiorità.

“ Datti una calmata o me ne torno da dove sono venuta”.

 

Dopo questi primi convenevoli, Hermione sedette sulla sedia di fronte alla scrivania e tolse un fascicolo dalla borsetta rossa.

“ Allora. I fatti sono semplici. Il nome Michael Ferguson, ti dice qualcosa?” , gli chiese togliendosi il soprabito, e facendolo lievitare fino all’appendiabiti che stava in un angolo della stanza.

“ Sì... Era un mio vecchio collega” , borbottò Malfoy con aria confusa. “Ma che centra con Sulley?”

“ Centra. Principalmente non era solo un tuo collega. Era l’altro candidato alla direzione del Profeta. Ed è l’unico nipote di Sulley. Figlio della sorella. Fatti due conti... ”

 

Oh.

Ooh...

Oooh!

 

 

“ Adesso è chiaro”, sbottò nervosamente, dopo aver afferrato quello che la Granger aveva voluto dirgli.

 “ Per Salazar! Stanno cercando di incastrarmi per farmi perdere il posto! E poi dicono che io sono il disonesto.”

“ Beh non è che tu sia esattamente un angelo”, commentò Hermione a bassa voce, ma Draco finse di non sentirla. Altrimenti avrebbe causato una lite. E una lite avrebbe innervosito la Granger. E la Granger doveva stare tranquilla fino all’udienza.

“ Cosa pensi di fare per scagionarmi?”

“ Beh, principalmente porterò delle prove reali. Non ci sono grandi prelievi dal tuo conto della Gringott, e tuo padre non ha più abbastanza soldi per corrompere nessuno. In secondo luogo, informerò la giuria del fatto che Sulley ti ha citato per ragioni futili, che inoltre, gli avrebbero portato notevoli vantaggi. E nel momento in cui quelli del Wizengamot vedranno che un loro membro ha tentato di imbrogliare, lo silureranno via, parecchio rapidamente” , concluse con un sorrisetto soddisfatto, lisciandosi le pieghe della gonna marrone.

 

“ Granger da quando godi delle disgrazie altrui?”

Il sorriso di Hermione si raffreddò di qualche grado, a quella domanda.

“ Da quando ho capito che le persone ridono delle mie. Dopo la guerra siamo diventati tutti più cinici, Malfoy. Io, soprattutto.” , borbottò, fissando un punto impreciso del muro.

“ Beh non si direbbe.”

“ Ah no?”

“ No”, le rispose Draco ragionevolmente. “Altrimenti perché avresti deciso di aiutarmi? Se non per... compassione o pietà? ”.

“ Compassione?”, immediatamente riportò lo sguardo su Malfoy.  “Tu credi che io... Godric, Malfoy sei davvero ottuso”, esclamò, scuotendo la testa incredula. “ Tu credi che io potrò mai provare un sentimento simile a questo nei tuoi confronti? Ti ricordi vero che grazie a te sono stata torturata e marchiata!”, e per richiamargli alla mente quel ricordo, la Granger alzò la manica sinistra del pullover, dove ancora svettava l’ustione che recitava a lettere scarlatte “Mezzosangue”.

“Se dovessi pensare ancora che ti aiuto per un qualche sentimento benevolo, beh ti sbagli.”, sentenziò con gelida decisione. “Ho deciso di accettare il caso, perché volevo mettermi alla prova. Vedere se riuscivo a battere anche il Wizengamot. E questo non ha niente a che fare con te.”

Poi afferrò la borsa e si smaterializzò via dalla stanza.

 

Draco era impietrito.

Odiava ripensare ai periodi della guerra, e ancora di più a quando si era ritrovato Potter, Weasley e la Granger in casa sua. E poi Bellatrix, che decideva di torturare lei perché Mezzosangue, ma comunque con scarsi risultati.

Probabilmente la Granger non aveva ancora superato quell’episodio, e finalmente aveva potuto dirglielo in faccia. Non lo aveva insultato, però. Aveva semplicemente precisato che verso di lui non avrebbe mai potuto provare pietà.

 

 

 

 

Dopo tre giorni di silenzio assoluto, tre giorni in cui Draco era arrivato alla conclusione di doversi trovare  un altro avvocato, la Granger tornò  nel suo ufficio. Si comportò come se la volta precedente non fosse successo nulla. Come se non gli avesse affatto riversato addosso il suo rancore.

Ancora una volta, si comportò con eccezionale freddezza.

Freddezza che, però, cominciava a scocciare Draco parecchio.

Non aveva idea del perché, ma il fatto che lei riuscisse a... ignorarlo mentre allo stesso tempo parlava con lui, urtava i suoi, già deboli, nervi.

 

“ Granger ho bisogno di una pausa!”, esclamò stiracchiandosi. “Non ce la faccio più a sentirti parlare di Sulley. E’ da due ore che stiamo esaminando questo fascicolo”.

“ Stiamo lavorando per te, non per me”, rispose, senza nemmeno alzare gli occhi da una pergamena, che sembrava interessarla parecchio.

Ignorandolo.

“ Seriamente sei più preoccupata tu, che io. Come hai detto anche tu, non possono nemmeno dimostrare che ho fatto prelievi strani dalla Gringott, quindi possiamo anche rilassarci.”

“ Ma vuoi uscirne vivo dalla causa, o preferisci andare a distribuire giornali per Diagon Alley?”

Malfoy rise e chiuse tutti i plichi di fogli che aveva davanti. “Ho bisogno di rilassarmi.”

“ Va bene Malfoy, rilassiamoci”, il sorriso finto che si era stampata sul viso era più freddo di un iceberg. Draco cominciò a sudare.

Era successa l’unica cosa che non doveva succedere.

L’aveva fatta incazzare.

“Cosa vuoi fare? Parlare dei bei tempi andati? Che ne so, di Hogwarts magari?”

“ Sei simpatica come una padellata sulle palle”, borbottò a bassa voce senza farsi sentire, per non peggiorare la situazione.

“ Hai detto qualcosa Malfoy?”

“ Chi io? No”

 

Restarono in silenzio per un po’, ognuno perso nei loro pensieri.

Hermione fissava un punto indefinito sulla parete color crema. E ancora una volta, Draco ebbe la sensazione che lei lo stesse ignorando.

 

 E lui non poteva essere ignorato.

 

“ Perché hai deciso di aiutarmi?”, le chiese improvvisamente, facendola quasi sobbalzare.

“ Eh?”

“ Perché hai deciso di aiutarmi. Se non ricordo male, io non ti sto propriamente..simpatico, ecco.”

“ E a quanto ricordo io, la cosa è reciproca”, rispose lei piccata. “E spero che la cosa sia ancora così” , precisò, affinché non ci fossero fraintendimenti.

“ Non hai risposto alla mia domanda”.

La vide sbuffare e arricciarsi una ciocca di capelli con un dito. Di sicuro, non voleva rispondergli. Ma lui era curioso, e di conseguenza voleva sapere.

“Allora?”

“ Malfoy, sei una piaga”, sbottò Hermione, accennando una smorfia. “Perché ho deciso di aiutarti? E’ semplice. Uno, volevo mettermi alla prova, e vedere fino a che punto arrivasse la mia professionalità. Due, da quello che mi ha detto Theodore, eri davvero disperato. E innocente. E, per quanto tu possa essere un pallone gonfiato, hai gli stessi diritti di chiunque altro... ”, gli disse, fissandolo attentamente. “ Ecco svelato il mistero.”, concluse ironicamente.

Draco annuì. “Non sapevo che fossi in confidenza con Nott...” .. Lei alzò le spalle, come se fosse una cosa di minima importanza. “ Per un po’ ho lavorato per lui. Poi mi sono resa conto che avevo voglia di aiutare chi ne aveva veramente bisogno, e non i cugini dei figli dei Ministri. E l’agenzia di Nott, ha questa piccola limitazione. Invece così...beh, faccio quello che mi pare”.

Malfoy piegò la testa verso destra, come se volesse guardarla da un’altra prospettiva. “ E’strano.”, sentenziò.

“ Cosa?”

“ Immaginarti a lavorare con uno di noi”

“ Uno di voi?”, chiese Hermione, non afferrando cosa volesse dire.

“ Si, sai. Un Serpeverde.”

“ Guarda che non siamo più a scuola, sai?”, rispose lei ridendo. “Quando entrano in ballo gli interessi, la storia delle Case di Hogwarts finisce, te lo assicuro”.

“ Sì ma... le caratteristiche restano. Dovrebbe venirti difficile lavorare con uno che stava a Serpeverde, già solo per l’incompatibilità di carattere. Prendi me, ad esempio”, aggiunse alla fine. “Sono lo stesso di sempre e...”

“ No Malfoy”, lo interruppe, raddrizzandosi sulla sedia senza nemmeno rendersi conto che per la prima volta, stavano avendo una conversazione civile. “ Non sei lo stesso di prima e non te ne rendi nemmeno conto. Proprio per quello che dici tu. Resti fondamentalmente un pallone gonfiato”, precisò, “ Ma se fossi stato lo stesso dei tempi della scuola, non sarei mai riuscita a lavorare con te, né tu con me del resto”.

“ Beh, sono maturato”, le concesse, sorvolando sull’insulto. “Ma ho ancora dentro di me le qualità che mi hanno mandato a Serpeverde...”

“ Tu le chiami qualità?”, borbottò la Granger. “Furbizia e codardia, e una gran capacità di pararvi il culo...”

“ Già”, le rispose fieramente. “Almeno non sono un idiota che va a cacciarsi costantemente nei guai, per il vostro beneamato senso di nobiltà d’animo e coraggio. Credimi... ”, aggiunse scuotendo la testa, come se stesse scacciando qualche strano pensiero, “ ...Se i Potter fossero stati un po’ più codardi, probabilmente il Bambino Sopravvissuto non sarebbe stato un orfanello”.

Hermione lo fulminò con gli occhi. “Malfoy non parlare di cose che non sai. Quella che tu chiami ‘la nostra beneamata nobiltà d’animo ’ ”, disse mimando le virgolette. “Ha fatto si che Harry uccidesse Voldemort, e che io quel giorno a Villa Malfoy non vuotassi il sacco con tua zia”.

 

Draco distolse lo sguardo a quell’ultima frase. Non gli piaceva pensare, né parlare di quell’episodio.

Comunque era ammirevole che lei non avesse parlato sotto le Cruciatus varie, e con un pugnale puntato al collo.

“ Sei riuscita ad inventare una scusa in quell’occasione, quindi?” ,  il tono a metà tra lo sconvolto e lo stupito.

“ Già. E ti assicuro che non è stato semplice.”

“ Immagino.”

 

“ Perdonami Malfoy, ma non credo”, rispose, sorridendo mestamente. “ E comunque è sempre questione di scelte”, aggiunse dopo una breve pausa. “Se io quel giorno avessi parlato, probabilmente ora tu non avresti bisogno di un avvocato, e saresti già nella tomba per la tua bacchetta”, gli disse, facendo riferimento a uno dei leggendari Doni della Morte.

“ Suppongo che sia come dici tu. Le scelte di una persona condizionano parecchio.”, convenne con lei.

“ Già. E c’è da dire una cosa. Non condizionano solo la persona che sceglie”, sussurrò Hermione, come se stesse parlando a se stessa. “ Condizionano fatti e persone diverse. A volte quello che fai, direttamente o indirettamente, provoca reazioni e conseguenze inimmaginabili.”

Draco annuì. “Suppongo sia per questo che è sempre difficile scegliere.”

Hermione scosse la testa, in netto disaccordo. “ Assolutamente no. Scegliere...significa essere liberi. Avere la possibilità di decidere tra due o più cose, implica che tu possiedi una tua libertà personale”.

“Beh, c’è da dire che però scegliere la cosa sbagliata può provocare danni enormi”.

“La decisione che tu prendi non sarà mai sbagliata”, gli spiegò, quasi come se stesse tenendo un discorso filosofico. “ Almeno non per  te. E visto che tu prendi una decisione in relazione alla tua felicità, difficilmente prenderai la decisione sbagliata. Se dovessimo pensare che ogni nostra decisione può provocare guai, entreremo in un circolo vizioso che non finisce più”, concluse pensosamente.

“ E’ un po’ angosciante”, concordò Draco.

“ Lo diceva anche Kirkegaard ”

“ Chi?”

“ Un filosofo babbano.”

“Dice che scegliere è angosciante?”

“ Più o meno”

Draco annuì con decisione. “ Sono d’accordo con lui.”

“ Io no.”, puntualizzò Hermione. “ E’ vero. Non è facile scegliere. Ma è una nostra responsabilità. Dobbiamo farlo, nel bene e nel male.”

“ La fai facile Granger. Non è proprio così.”

“ Ah no?”

 “ No.”, sentenziò freddamente Draco. “No. Per esempio, quando Greyback ha portato Potter, te e Weasley a casa mia quel giorno, io non avrei...voluto consegnarvi. Almeno, per quanto riguardava Potter e te... Con Weasley non sono mai andato d’accordo...”

“ Beh nemmeno con me e Harry”

“ Vero. Ma in un certo qual modo credo di aver sempre avuto un minimo di rispetto, o comunque di timore nei vostri confronti...”

“ Ma alla fine ci hai consegnati” , concluse come se stesse dicendo qualcosa di ovvio.

“ Sì...Se avessi mentito a mio padre, sarei morto, e con me i miei genitori. Perché il Signore Oscuro avrebbe capito. Fondamentalmente non potevo che prendere una decisione. Consegnarvi.”

“ Malfoy non entriamo in questo discorso. Silente ti ha dato un’opzione alternativa quando eravamo al sesto anno se non sbaglio. Saresti dovuto andare immediatamente da lui. Ma non l’hai fatto, quindi...”

“ A sedici anni è difficile-”

“ No!”, lo bloccò, serrando i pugni. “Non nasconderti dietro la scusa dell’età. Perché io avevo diciassette anni quando sono stata torturata a casa tua. E Harry ne aveva sedici, quando ha visto morire Silente sotto i suoi occhi, quando ha combattuto contro gli Inferi, quando ha lasciato la ragazza che stava cominciando ad amare. Tutto questo per poter proteggere il mondo magico.”

Draco si alzò di scatto dalla sua sedia, facendola traballare, per poi portarsi vicino ad un mobiletto. “ Vedi Granger, non capisci!”, mormorò, afferrando una bottiglia di Whiskey Incendiario. “Solo perché tu hai fatto qualcosa, non significa che gli altri possano riuscirci. Diciamocelo, in questi anni ognuno di noi è andato avanti con un solo obiettivo: arrivare vivo alla fine della guerra. C’è chi ci è riuscito e chi no. Io ce l’ho fatta. In modo diverso da te o da Potter, ma ci sono riuscito. E non rinnego assolutamente le mie scelte. ”

Draco guardò per un attimo il bicchiere mezzo pieno di whiskey, e poi prese a berlo lentamente.

Il fatto che dopo una discussione con Hermione Granger dovesse ricorrere all’alcool, era preoccupante.  

 

 

Hermione lo fissava con aria imperscrutabile. In realtà si sentiva molto colpita da quelle parole.

Scosse la testa quando lui le offrì da bere. Non voleva annebbiare una discussione come quella, che si era rivelata parecchio interessante.

Non immaginava che Malfoy fosse così. Comprese che probabilmente nemmeno per quel ragazzo biondo che le sedeva di fronte, la vita era stata molto semplice negli ultimi anni.

 

Draco, d’altro canto, capì subito che lei lo stava vedendo per la prima volta in maniera diversa. Probabilmente aveva riconosciuto in lui una persona simile a lei.

 

Un uomo disperato.

 

Perché anche lei lo era. Una donna disperata.

Una donna che era stata spazzata via dalla guerra, e stava tentando pian piano di rimettere a posto i cocci di una personalità forte e determinata.

E ci stava riuscendo.

 

“ Malfoy?”

“Mmh?”

“ Posso farti una domanda?”

Draco fece spallucce. “ Lo faresti anche se ti dicessi di no.”

Hermione annuì. “ Probabilmente hai ragione”

“ Spara, allora.”

“ Hai mai pensato di essere stato dalla parte sbagliata? Hai...mai desiderato opporti a Voldemort?”

Incapace di trattenersi, Malfoy sorrise con aria mesta. “ Ogni giorno, da quando  prese il possesso di casa mia. Ero un ragazzino quando sono stato marchiato, e a quel tempo poter servire Tu – Sai – Chi mi sembrava l’onore più grande che una persona potesse ricevere. Quando poi ho capito in che guaio mi ero cacciato, beh...era troppo tardi.”

Hermione annuì, e lo graziò di un piccolo sorriso consolatore. E per la prima volta in vita sua, Draco non fu infastidito dalla compassione altrui.

 

Quell’attimo di solidarietà, però, durò poco.

 

“ Fine del momento psicologico, Malfoy. Rimettiamoci a lavoro” .

 

Draco cambiò idea.

 

La Granger non stava cercando di rimettersi in sesto dopo la guerra.

Lei c’era già riuscita.

 

 

***

 

 

“ Allora adesso ascoltami e fai tutto quello che ti dico. Quando entrerai in aula, dovrai parlare solo ed esclusivamente per dire il tuo nome e per dichiararti innocente. Poi resta muto. Io parlo. Tu non dovrai dire niente né rispondere a nessuna provocazione, perché ce ne saranno ovviamente. Tutto chiaro?”

 

Era arrivato il giorno dell’udienza.

 

“ E se mi fanno una domanda?”

“ Allora non l’hai sentita? Draco, non devi dire una parola! Parlerà lei.”

“ Ecco Nott, spiegaglielo anche tu gentilmente.”

 

L’anticamera dell’aula del Wizengamot era uno stanzino. Un buco che poteva fare tranquillamente da ripostiglio per le scope, dotato di un paio di sedie per accomodarsi.

 

“ Ho capito, non c’è bisogno che mi trattiate come un cretino”.

Ritrovarsi seduto praticamente a terra, mentre Hermione Granger e Theodore Nott lo accerchiavano, dandogli consigli che a lui più che altro sembravano minacce, non era il massimo.

Anzi, più che altro quei due stavano riuscendo a mettergli ansia.

 

“ Okay, siete stati chiarissimi”, sbottò innervosito. “Ora, gentilmente, levatevi davanti. Ho bisogno d’aria.”

 

Draco si alzò per andare a sgranchirsi le gambe.

Non era la prima volta che entrava in quel tribunale.

Lo aveva fatto per la prima volta quando aveva dovuto difendersi dalle accuse di attività di Mangiamorte. C’era ritornato poi per le udienze dei suoi genitori.

In quell’anticamera si era ritrovato a ringraziare Harry Potter per aver difeso sua madre.

Un supplizio.

 

Di conseguenza, gli veniva piuttosto difficile restare calmo.

 

“ Malfoy!”

 

Draco si voltò immediatamente verso la voce che lo chiamava.

Era la Granger.

La porta dell’aula era aperta.

 

“ E’ ora”

 

***

 

 

 

 

L’aula del Wizengamot era enorme.

Draco non ricordava che fosse così grande, né che i membri del Wizengamot fossero così numerosi. La scalinata dove erano seduti era piena, senza nemmeno un posto libero.

 

Volevano proprio godersi lo spettacolo.

 

Alle spalle del Ministro Shacklebolt, una fastidiosa contrazione dello stomaco gli notificò la presenza di Dolores Umbridge, sempre rotondetta, sempre più vecchia e sempre più rosa. Si chiese come fosse possibile che quella fattispecie di rospo infiocchettato avesse ancora una qualche autorità all’interno del Ministero, dopo tutto quello che aveva combinato prima a Hogwarts – e in quel caso le aveva dato man forte -, e poi durante la guerra..

 

“ Udienza del 25 maggio 2003.”

 

 

Il Ministro della Magia si alzò dalla sua postazione centrale. La lunga veste blu svolazzò ai suoi piedi, mentre si allungava per afferrare una pergamena passatagli da un anziano mago.

 

“ Signor Draco Lucius Malfoy”, cominciò con voce ferma . “Lei è stato denunciato per atti di presunta corruzione. Come si dichiara di fronte alla legge?”

 

Draco, tenendo a mente i moniti – minacce – della Granger, e restando immobile sulla sedia al centro dell’aula, rispose: “ Innocente, signore.”

 

Subito, com’era prevedibile, un brusio di sconcerto si alzò nell’aria. Malfoy alzò lo sguardo sul suo accusatore, Sulley, e gli rivolse un breve sorrisetto.

“ Silenzio!”, intimò il Ministro. “Signor Malfoy”, continuò “...chi è il suo testimone per la difesa?”

 

Oh sì, avrebbe voluto urlare, beccatevi questa.

“Hermione Jean Granger “.

 

E se prima c’era stato solo un semplice brusio alla sua dichiarazione d’innocenza, quando i membri del Wizengamot sentirono quel nome, non riuscirono a trattenersi.

Le bocche spalancate, gli occhi increduli e i diversi “Impossibile!” che si diffondevano rapidamente nell’aula, erano segni di un vero e proprio colpo di scena. Anche il Ministro sembrava colpito.

La Mezzosangue Hermione Granger, eroina della Seconda Guerra Magica, che difendeva il Purosangue Draco Malfoy, probabile ex Mangiamorte, era un’occasione da non perdere. Nessuno si sarebbe aspettato un’accoppiata del genere.

 

E Theodore Nott in un angolino dell’aula, sorrise soddisfatto.

 

 

***

“ La parola alla difesa” .

 

Come Hermione aveva previsto, l’avvocato di Sulley si era concentrato sull’amicizia tra l’ex direttore della Gazzetta e Lucius Malfoy, soffermandosi in particolar modo sul vizietto di Malfoy Senior di far passare oro sottobanco per tirare l’acqua al suo mulino. Non erano mancati nemmeno, seppur lievi, i riferimenti al sospetto passato di Draco come Mangiamorte.

L’immediata obiezione di Hermione sull’irrilevanza di quei commenti, era stata accolta dai membri della giuria.

 

“ Grazie Signor Ministro”  

 

Draco si soffermò ad osservare attentamente il suo avvocato: non l’aveva mai vista a lavoro.

Stava in piedi, dritta, davanti ai membri del Wizengamot.

Li fissava con fiera freddezza, e mentre parlava non si sbagliava né si inceppava mai. Sicuramente la sua fama era meritata.

 

“ ... Quindi possiamo smentire subito l’accusa di tangenti in questo modo”, stava dicendo, riferendosi all’assenza di prelievi dalle banche in cui i Malfoy tenevano le loro ricchezze. “L’unico denaro che Draco Malfoy ha preso dal suo conto”, aggiunse ironicamente, rivolta alla giuria “... è quello che gli è servito per pagare la mia parcella. E ve lo assicuro, è parecchio salata”, concluse facendo ridere più di una persona.

 

“ Beh, e noi come facciamo a sapere che la famiglia Malfoy non ha altri fondi...magari illeciti?”, chiese l’avvocato di Sulley, dall’alto della sua postazione sulle gradinate del Wizengamot, accanto al suo cliente.

 

Quel ‘magari illeciti’ era tutto un programma.

Ma se Sulley pensava di far saltare i nervi a Draco in quel modo, si sbagliava di grosso. Infatti, il biondo si limitò a un’occhiataccia mentre la Granger rispondeva, senza scomporsi.

 

“ Mi sembra ovvio. I Malfoy hanno dovuto pagare una multa parecchio onerosa durante i processi ai Mangiamorte. Le loro finanze si sono ridotte moltissimo, tanto che molti immobili appartenenti alla famiglia del mio cliente sono stati venduti, così come anche una parte di Villa Malfoy. Tutti gli averi del mio assistito si trovano in una singola camera blindata alla Banca Gringott.”

 

Draco trattenne uno sbuffo a quella spiegazione così dettagliata della sua situazione economica: era vero, non stava bene come parecchio tempo prima, ma si sarebbe potuto permettere di corrompere qualcuno.

Forse però, era il caso di tenere per sé quello sfoggio di amor proprio.

 

“ Capisco”, rispose, meditabondo, il Ministro. “Ma, signorina Granger, se quello che dice è  vero, perché mai il signor Sulley, avrebbe citato Draco Malfoy?”

 

Draco vide la Granger sorridere in un modo straordinariamente freddo e calcolato, e capì che stava per sfoderare un qualche asso nella manica.

 

“ Beh, Ministro... Conosce il detto babbano  chi è senza peccato scagli la prima pietra’?”. Dolce come il miele e insinuante come una serpe, la sua voce pose quella domanda mentre il suo sguardo si posava su Draco, quasi come a rassicurarlo.

“ Certo”, rispose Kingsley, con aria confusa. “ Ma cosa centra con l’udienza?”

“ E’ un detto attinente alla nostra situazione. Vede... chiunque abbia un figlio, vuole il meglio per lui, ed è disposto a tutto pur di vederlo felice”, commentò, facendo intendere come la cosa fosse ovvia e naturale.

“Il signor Sulley non fa eccezione.”

 

Draco, seduto e in silenzio, guardava il suo accusatore sul cui viso avanzava un’espressione sempre più preoccupata, man mano che la Granger andava avanti con la sua orazione.

 

“... Ecco, come ben sa...” , stava dicendo Hermione “...il signor Sulley non ha figli. Ma ha un nipote. Michael Ferguson”.

“ E tutto questo come ha a che fare con Draco Malfoy?” , chiese ancora una volta il Ministro, nonostante avesse già capito dove il discorso di Hermione Granger sarebbe andato a parare..

“ Due anni fa, quando il mio cliente è stato designato nuovo Direttore della Gazzetta del Profeta, c’era un secondo possibile candidato. Per l’appunto Michael Ferguson. Il vecchio Direttore Budd designò Draco come suo successore più adatto. I motivi non stiamo qui ad elencarli, perché sono noti a tutti. Infatti sono stati messi agli atti e possono essere consultati. Però se ancora oggi il signor Malfoy dovesse essere sollevato dal suo ruolo, gli subentrerebbe il signor Ferguson. Infatti, Budd aveva espressamente chiesto che, in caso di un rifiuto da parte del primo candidato, Micheal Ferguson ottenesse il posto. Ecco spiegato...” , concluse spietata, ma sempre sorridente “... il motivo dell’accanimento di Jeremy Sulley nei confronti di Draco Malfoy.”

 

“ Granger non ha alcuna prova di quello che dice!” , urlò Sulley, scattando in piedi come uno di quei vecchi giocattoli a molla, e ignorando i richiami del suo avvocato. “... Si ritenga appena citata per diffamazione...”.

“ No, si ritenga lei citato per diffamazione!”, commentò Hermione laconicamente. “Ha volutamente tentato di gettare fango su Draco Malfoy, solo perché sapeva che con il suo passato sarebbe stato semplice far credere alla gente che aveva ottenuto il suo lavoro corrompendo qualcuno”, la voce che si alzava sempre di più, confermò a Draco che il suo avvocato stesse perdendo le staffe. “ E’ anche per gente come lei, se ci troviamo in questa situazione! Prima i Mangiamorte perseguitavano i Mezzosangue. Adesso demonizziamo i figli dei criminali, solo perché hanno avuto genitori idioti! ”

 

 

“ Silenzio!”, urlò il Ministro battendo il suo martelletto sul tavolo, mentre Draco osservava la scena allibito. Hermione Granger aveva alzato la voce per difenderlo. Gli sembrava così strano...Non credeva che avrebbe mai potuto assistere ad una scena del genere.

D’altro canto non pensava nemmeno che un giorno si sarebbe dovuto far difendere da una Grifondoro, che per sette anni l’aveva mal sopportato.

 

“ Hermione” , disse Kingsley, dimenticando per un attimo la formalità del suo ruolo. “Jeremy ha ragione. Per fare accuse di questa portata devi avere delle prove...” .

 

Immediatamente richiamato alla realtà da quel commento del Ministro, Draco cominciò a preoccuparsi. Tentò di guardare la Granger per avere una qualche rassicurazione, ma era voltata di spalle e non poteva vederla in viso.

Loro non avevano prove, si disse il biondo. Supposizioni e certezze sì, ma prove non ne avevano.

Eppure, quando lo raggiunse, lei sembrava tranquilla.

Anzi sorrideva.

  

“ Ovviamente...” , rispose ad alta voce, “Ed infatti, le ho”, commentò, stupendo tutti, perfino lui.

“ Bene, mostracele.”

 

Draco la vide aprire la borsa e armeggiare con qualcosa che somigliava molto ad un frammento di vetro. Poi la vide sussurrare qualcosa e sorridere ancora.

Dopo qualche secondo si udirono dei colpi sordi nell’aula.

Era qualcuno che bussava dall’anticamera.

“ Ministro posso aprire?”, chiese Hermione con gentilezza. “Sa, sono le mie prove” , aggiunse scherzosamente.  

Kingsley annuì e fece un cenno con la bacchetta.

 

Le porte si spalancarono, e fece il suo ingresso l’unica persona che Draco odiava anche solo vedere, perché sempre portatore di guai e rogne.

 

 

***

 

L’uomo che aveva appena varcato la soglia creò nuovamente brusio tra i membri del consiglio del Wizengamot.

I giornalisti invece gioirono per quel nuovo colpo di scena: la persona in questione aumentava sempre le vendite delle loro testate.

 

Fisico magro – croce di sua suocera -, i capelli nerissimi senza alcun ordine, e due occhi verde brillante. Probabilmente quei segni lo identificavano molto di più della cicatrice che portava sulla fronte.

 

“ Harry?”

 

Potter? Ma stavano scherzando?

La Granger allora voleva rovinarlo. Non gli sembrava umanamente possibile che il Bambino Sopravvissuto avesse accettato di difenderlo di nuovo.  

E probabilmente nemmeno il Ministro Shacklebolt vedeva la cosa di buon occhio, considerata l’espressione sorpresa quando l’aveva visto.

 

“ Ministro, l’Auror Potter ha fatto delle indagini, che hanno portato alle prove di cui parlavo prima-”

“ E’ illegale!” , protestò l’avvocato di Sulley. “ Signor Potter, può essere anche l’eroe del Mondo Magico, ma non ha il diritto di indagare sulle persone solo perché una sua amica lo pretende. E’ violazione della privacy!”

“ Verissimo” , rispose Harry educatamente, portandosi affianco di Hermione. “Ma posso farlo quando esistono motivi che possono portare a sospettare di qualcuno. E considerata l’esistenza di un’udienza, i motivi esistevano. Ovviamente l’indagine si è protratta su due fronti...” , precisò, mentre porgeva alcune pergamene al Ministro e alla giuria. “E mentre su Draco Malfoy non è emerso nulla d’illegale, tranne il fatto che tenga ad una squadra di Quidditch improponibile...” , commentò con tono schifato, “...Tra Jeremy Sulley e Michael Ferguson è esistita una fitta corrispondenza, il cui contenuto può essere riassunto facilmente. Il signor Sulley ha tentato di far licenziare Malfoy per far ottenere il posto al nipote. Quelle... ” , e indicò le pergamene consegnate “...Sono le copie delle lettere.”

L’avvocato di Sulley scoppiò a ridere. “ Mi sembra ovvio che sono false.”

 

Draco aveva pensato la stessa cosa. Le lettere potevano essere falsificate, per questo motivo non venivano considerate mai nei processi.  

“ Le assicuro che sono reali”, dichiarò Potter. “ Anzi, ho voluto fare le cose per bene. Ho portato le lettere ai laboratori di identificazione del Dipartimento Auror. E come può vedere Ministro, oltre alla loro autentificazione, c’è anche quella degli Indicibili. ”

 

Draco emise un sospiro di sollievo, e per un breve momento  ringraziò il cielo che Hermione Granger fosse la migliore amica di Harry Potter. Poi notò che il viso di Jeremy Sulley era impallidito improvvisamente. Qualcosa gli diceva che stava per concludersi tutto bene per lui. E anche la Granger pensava sicuramente la stessa cosa, perché a stento riusciva a trattenere un sorriso.

 

Kingsley fece un segno di assenso con il capo, prima di passare le pergamene al suo assistente.

“Bene. Direi che è il caso di passare alla votazione. Chi ritiene che Draco Malfoy sia colpevole?”

 

Draco chiuse un attimo gli occhi, sentendo la pesantezza di tutta quella situazione realmente per la prima volta.

La Granger gli si portò di fianco e gli posò una mano sulla spalla, mentre Potter andò a sistemarsi vicino alle porte. Non si aspettava da lei un gesto così gentile, per questo le sussurrò un grazie molto imbarazzato.

 

Poi rivolse gli occhi alla giuria.

Vide tante, molte mani alzarsi.

Ma, si rese conto in un moto di repentina lucidità, non bastavano.

 

L’assistente del Ministro prese nota dei voti, e poi Kingsley passò alla seconda opzione.

 

“Chi lo ritiene innocente?”

Il primo ad alzare il braccio fu il Ministro. Poi fu seguito da molti altri.

 

Sollevato, Draco emise un profondo sospiro di sollievo e sorrise in direzione di Nott.

 

Ce l’aveva fatta.

 Di nuovo.

 

 

***

 

 

 

Da quando era uscito dall’aula, Draco non aveva visto più né la Granger, né Potter. Erano rimasti chiusi dentro a parlare con il Ministro della Magia di chissà che cosa.

 

“ A quanto pare, sei di nuovo in debito con Harry Potter.”  

Draco fece una smorfia e alzò gli occhi al cielo. “Già. Quell’uomo è una persecuzione.”  

“ Beh, senza di lui non saresti uscito vivo da lì dentro” , commentò Nott, indicando la porta dell’aula.

“ Ancora peggio”, si lamentò Draco. “ Guarda, il dovere qualcosa a Harry Potter è l’unico lato negativo di tutta la faccenda...”

 

“ Bene Malfoy. Sono felice di sentirti simpatico come al solito!”

 

Draco incassò la testa nelle spalle, mandando mentalmente a quel paese Theodore per non averlo avvisato di avere l’oggetto della loro discussione dietro le spalle.

“ Potter, qual buon vento?” , chiese ironicamente, voltandosi verso il Bambino Sopravvissuto.

E la risposta che ottenne fu ancora più tagliente. “Nuovamente il tuo deretano da salvare. Onestamente Malfoy” , aggiunse Harry con un sottilissimo ghigno, “Vai a fare una statua d’oro a Hermione. Dentro Sulley sta cercando di farla fuori in tutti i modi...” .

“ In che senso?” , borbottò, tentando di sembrare disinteressato. Non voleva che Potter e Nott pensassero che si preoccupava per la Granger

“ Insiste a dire che si è venduta.” gli spiegò ridendo. “Ma ovviamente ha trovato pane per i suoi denti...”

“ Immagino” , ridacchiò Nott.

“ Io vi consiglio di non infastidirla quando esce. Una mezzora passata a dire che il fatto che tuo padre fosse un Mangiamorte, non fa di te un criminale, farebbe saltare i nervi a chiunque!”  

“ Fottiti Sfregiato!” , rispose annoiato.

“ Sempre finissimo.”, commentò Harry. “ Beh, io andrei signori. Al contrario di voi, oggi sono parecchio impegnato...” .

Detto questo, Harry Potter si smaterializzò via, lasciando i due Serpeverde da soli.

 

***

 

Quando Draco sentì la porta del Wizengamot aprirsi, deviò la sua attenzione da Theodore, per rivolgerla alla donna che stava uscendo.

Hermione Granger aveva un qualcosa di selvaggio quel giorno.

E, no,non erano i capelli particolarmente...voluminosi.

Forse era la consapevolezza di essere riuscita a superare se stessa nuovamente. O lo scontro che aveva avuto con Sulley.

Ma era diversa, Draco se ne accorse in quel momento.

Sembrava ancora più in alto di quanto non fosse già normalmente, e questo la rendeva, ai suoi occhi, più bella e inarrivabile.

 

“ Malfoy”, lo chiamò ad alta voce, facendolo alzare dalla panca dove si era seduto per andarle incontro.  “Considerati completamente scagionato”, sentenziò.

Il sorrisetto soddisfatto sul volto di Draco, fece capire a Hermione che probabilmente l’aveva intuito.

“Per quanto mi costi ammetterlo Granger, sei stata una iena lì dentro” , si complimentò il biondo, indicando le porte del Wizengamot.

“ Sono fatta così. O faccio le cose per bene, o lascio perdere.”, gli rispose, e le sue labbra si piegarono involontariamente in un sorrisetto .

“ Beh sono stato fortunato allora.”

“ Direi che ti è andata bene, si.”

Quel semplice botta e risposta li fece sorridere, ma Hermione tornò subito seria. “Bene, il mio lavoro qui è finito.” , esclamò, con tono quasi sollevato.

“ Immagino ti sarai tolta un peso...”

“ Da un certo punto di vista...” , rispose enigmatica. “Comunque ora devo andare. Domani passerò nel tuo ufficio per farti firmare dei documenti...tra i quali il mio stipendio” , concluse soddisfatta.

Draco annuì e le diede appuntamento per il giorno seguente al le dieci.

 

Un altro mercoledì alle dieci.

 

“ Bene. Allora, arrivederci Malfoy” , salutò, prima di Smaterializzarsi via.

 

 

Nott gli arrivò alle spalle, mentre ancora stava fissando senza un apparente motivo il punto in cui prima c’era il suo avvocato.

“ Direi che è il caso di festeggiare” .

Draco si voltò verso di lui, gli occhi sfavillanti per la soddisfazione di aver vinto la causa, e per quella che, già sapeva, sarebbe stata una serata deliziosa.

“Che cosa hai in mente?”

Una singola parola, gli bastò come risposta.

 Burlesque.”

 

 

 

 

 

 

 

“ Mi dispiace, ma il signor Malfoy non è ancora arrivato.”

 

Aveva detto che si sarebbe fatto trovare in ufficio alle dieci.

 Ed era mezzogiorno.

Due ore di ritardo.

 

“ Mi scusi signorina, ma non è che per caso sa dove posso trovarlo?”  

La segretaria parve sentirsi a disagio a quella domanda.

Magari quel damerino stava facendo qualcosa di illegale?

“ Beh... non ha comunicato niente oggi. E ieri sera si vociferava che sarebbe uscito a festeggiare la vittoria della causa con il signor Nott...” .

Hermione sospirò esasperata. Non voleva nemmeno immaginare cos’erano capaci di fare Nott e Malfoy quando uscivano a festeggiare.

Una cosa era certa, però. Malfoy aveva fatto tardi e aveva deciso di non andare a lavorare quella mattina, non considerando, come al solito, nessuno che non fosse la sua stronzissima persona.

Scocciata per quell’attesa che si era rivelata inutile a quel punto, si rivolse alla segretaria intimandole, con aria minacciosa, di darle l’indirizzo del Furetto Platinato .

“ Veramente non posso...” , tentò di rispondere quella, ma l’occhiata  di fuoco tipicamente grangeresca, la bloccò. “ Subito” .

“ Certo” , squittì la segretaria terrorizzata. “25, Portobello Road. L’ultimo piano del palazzo.”  

Hermione annuì e ringraziò rigidamente.

Quella non l’avrebbe fatta passare liscia a Malfoy. Aveva bisogno urgente della sua dannata firma, e lui si permetteva di stare a dormire proprio quel giorno.

 

Rapidamente si smaterializzò a quell’indirizzo, e guardando l’imponente palazzo vittoriano, pensò che Malfoy non si faceva mancare proprio niente.

Notting Hill.

Era riuscito a trovare il quartiere snob anche tra i babbani.    

 

Arrivata all’ultimo piano, Hermione bussò energicamente all’unico portone che c’era su quel pianerottolo. Sbuffò irritata mentre sentiva qualche rumorino provenire da dietro la porta, segno che il suo cliente era vivo. Perfetto. Avrebbe provveduto lei a mettere fine a quella inutile e viziata vita..

 

Dopo un paio di minuti, Malfoy ancora non aveva aperto.

Hermione perciò, stanca e nervosa, sfoderò la bacchetta per passare alla maniere forti – Bombarda, per esempio - , ma un lieve cigolio la distolse dal suo proposito.

 

 

 

***

 

 

Theodore l’aveva detto.

Anzi, l’aveva predetto.

La Granger che, arrabbiata come una furia, sarebbe arrivata sulla sua porta di casa per ucciderlo, se quella mattina non si fosse presentato a lavoro.

Già dallo spioncino del portone aveva capito che quel giorno le avrebbe prese, ma quando infilò la testa fuori dalla porta, ebbe la stessa sensazione che provava di solito vicino ai Dissennatori.

 

Gelo.

Completo e totale gelo.

 

“ Buongiorno” , si azzardò a dire.

“ Buongiorno?” , gli sibilò Hermione Granger, molto simile ad un cobra. “Hai anche il coraggio di dire buongiorno? E’ da due ore che aspetto nel tuo fottuto ufficio!” , strillò, e Draco capì di trovarsi in seri guai: non l’aveva mai sentita imprecare.

“ Ehm...si...capisco il tuo punto di vista...ma perché non entri?”

La strategia di difesa era scarsa, ma dopo una sbornia e solo sei ore di sonno era il massimo che poteva fare.

“ Voglio solo che mi firmi questi dannati documenti, e poi non voglio più vederti per i prossimi vent’anni!” , continuò a dire in maniera un po’ inquietante.

“ Ti firmo quello che vuoi ma entra” , la implorò. “Granger abita gente in questo palazzo. Non vorrai farmi buttare fuori di casa per i tuoi strilli, vero?”  

“ Meriteresti di peggio” , mormorò lugubremente, per poi entrare nell’appartamento e dirigersi su invito del padrone di casa in cucina.

 

 

Draco si fiondò in camera sua a mettere qualcosa sotto la vestaglia, perché non poteva proprio presentarsi d’avanti a quella donna come mamma l’aveva fatto.

Quando tornò in cucina, la trovò in piedi vicino al camino, rigida come un manico di scopa.

“ Guarda che puoi sederti” , le disse, cercando di mostrarsi gentile.

 

“ Io...Certo...Va bene.”

 

Malfoy era alquanto perplesso. Tutta la rabbia e il nervosismo di Hermione Granger erano spariti, per lasciare spazio ad un cocente imbarazzo, forse dovuto a quel ritrovarsi nella tana del lupo- o di un serpente.

“ Vuoi un caffè?”, le chiese, ma lei non gli rispose. Si limitò a scuotere la testa e a porgergli delle pergamene.

Merlino, era forse la gentilezza che la destabilizzava?, si domandò. Infondo si erano urlati contro per sette anni della loro vita. Gli unici sette anni in cui si erano visti.

“ Tutto a posto, Granger?”

“ Si, perché?” , rispose quella, fingendo una scioltezza che assolutamente non possedeva in quel momento.

“ Niente. Sembra solo che ti abbiano ficcato una bacchetta su per il cu-”

“ Grazie, ho capito” , lo fermò, disgustata. “Malfoy per favore, firma quei documenti così ci sbrighiamo e io posso... andarmene da qui.”

Draco la fissò fintamente oltraggiato. “Che c’è avvocato, non le piace la mia casa?”

 “ No...anzi è...carina.”

 Anche se carina era dire poco, soggiunse mentalmente Hermione.

Quella casa era semplicemente perfetta. E il fatto che ovunque ci fossero cuscini di velluto, aumentava quella perfezione di parecchio.

“ Allora non capisco perché vuoi andare via...”, continuò Draco, ormai trattenendo le risate, senza degnare quei fogli di uno sguardo.

“ Perché la tua casa è sicuramente frequentata da gente con cui io ho rapporti instabili” , sbottò innervosita. “ E il solo pensiero che tuo padre o tua madre possano smaterializzarsi qui da un momento all’altro, beh.... mi mette un po’ d’ansia.”

 

Il biondo la guardò incuriosito. “Hai paura di mio padre, Granger?”

“ Sai com’è” , gli rispose sarcasticamente, senza riuscire proprio a trattenersi. “Su un massimo di cinque volte che l’ho incontrato, almeno quattro ha tentato di farmi la pelle. Ma no, non ho paura”, precisò stizzita. “ Semplicemente non mi va di vederlo.”  

Draco annuì, anche se si sentiva un po’ infastidito dal fatto che con lei si tornasse sempre sugli stessi discorsi. “ Puoi stare tranquilla”, le disse comunque. “ I miei non vengono a trovarmi. Vado io da loro.”

“ Effettivamente non ce lo vedo proprio Lucius Malfoy in un appartamento babbano”, commentò pensosamente Hermione.

“ Ci è venuto una sola volta”, precisò Draco. “ E mi ha distrutto il televisore. Pensava che fosse una passaporta per riportarlo ad Azkaban.”

“ Hai un televisore?”, le chiese, stupita da quello sfoggio di babbanofilia.

“ Già.”, le rispose, ignorando volutamente quel tono sorpreso e incredulo. “ E mio padre ha ben pensato di mandarlo al creatore.”

Hermione rise e gli passò i documenti da firmare. “ E’ vero allora che abbiamo paura di quello che non conosciamo. Sapendo che bastava così poco, per Natale avrei mandato un elettrodomestico ciascuno ad ogni Mangiamorte.”

 

“ Non sarebbe stato necessario” , la informò, fingendo di leggere una delle pergamene per cui lo aveva buttato dal letto. “Anche senza televisione, eri parecchio... temuta tra i Mangiamorte..”

“ Come?”

“ Io non partecipavo a tutte le riunioni. Ma quando ci andavo tutti erano d’accordo su un punto...”, le spiegò.  “ ... che se volevano arrivare facilmente a Potter, prima di tutto si doveva togliere te dai piedi. Eliminare il cervello di Potter, sarebbe stato un grande passo avanti, non credi anche tu?”

 

Hermione lo fulminò con lo sguardo.

Odiava che si parlasse con così tanta leggerezza della morte. Della sua morte. E odiava essere semplicemente considerata ‘il cervello’.

Prima di tutto era una persona.

“ Certamente” , rispose gelida. “ Ma tra tutti voi non ce n’è stato uno capace di fare fuori me, Harry o Ron. Ragazzini di diciassette anni.”

“ Granger” , le disse bruscamente, alzando finalmente gli occhi per guardarla. “ Non dire voi. Io non ero un Mangiamorte.”

“ Se non sbaglio il tuo braccio sinistro, non è immacolato, giusto? ”

Draco rise freddamente e annuì. “Tesoro, te l’ho detto già l’altra volta. Il mio scopo era arrivare vivo alla fine della guerra, e ci sono riuscito senza ammazzare nessuno. Io ero un Mangiamorte quanto tu una persona indegna dei tuoi poteri.”

“ Che centra questo ora?”

 “ Beh...se non sbaglio...” , le disse indicando il braccio marchiato “...un tatuaggio ce l’hai anche tu. Me l’hai giusto fatto vedere le prime volte che ci siamo visti. E credimi, fossi in te non lo porterei in giro come un trofeo.”

A Draco sembrò che la Granger digrignasse i denti, mentre gli rispondeva. “Perché non dovrei? Dice semplicemente ciò che sono: una Mezzosangue.”

“ Non dire sciocchezze.” , sbottò, parlandole come se stesse cercando di spiegare qualcosa a un bambino particolarmente testardo. “ Se non erro, prima di tutto sei Hermione Granger, strega londinese” , la freddò  “...e poi sei tutto quello che vuoi. Un paio di volte me lo hai anche detto a Hogwarts” , concluse con un sorrisetto soddisfatto.

 

Hermione lo fissò in silenzio, un po’ incredula per quelle cose che le stava dicendo, e un po’ arrabbiata per non esserci arrivata da sola.

Malfoy aveva ragione.

Prima di essere qualsiasi cosa, era una strega.

 

Ma da quando Draco Malfoy era maturato così?

 

Touchè” , mormorò, sorridendogli veramente per la prima volta. “Questa volta hai vinto tu.”

 

Draco rise e afferrò una piuma, per firmare i documenti che avevano portato a quella discussione.

“ Mi spieghi perché ti servivano così in fretta?” , le chiese mentre scriveva il suo nome sull’ultima pergamena, portando il discorso su un argomento più leggero.

Stranamente, la vide arrossire e passarsi una mano tra i capelli scuri.

“ Beh...queste sono tutte cose che vanno a finire nell’Ufficio Misteri per essere messe agli atti. Sono le varie deposizioni del processo e...la richiesta che ho presentato per indagare su Sulley.”

“ Ma...la richiesta non doveva essere già presentata?” , chiese Draco sospettoso.

“ Effettivamente lo era” , gli rispose, arrossendo sempre di più. “E’ solo che... quel giorno non ti si trovava da nessuna parte. Perciò mi sono permessa di firmare al tuo posto, ecco”.

 

“ Ah”

 

“ Già.”, rispose senza scomporsi più di tanto. “ Ovviamente all’Ufficio Misteri se ne sono accorti. Per fortuna c’era  Cormac McLaggen...”, Draco sbuffò pensando a quel pallone gonfiato. “... Mi ha detto che, ovviamente, per me poteva fare uno strappo alla regola, e darmi ancora qualche giorno...”

 

Hermione aveva assunto un colore molto simile al Rosso Weasley in quel momento .

Effettivamente confessare a lui, proprio a lui che da lei era stato difeso da un’accusa di corruzione, di aver ‘corrotto’ Cormac McLaggen chissà come, doveva essere imbarazzante.

 

“ Chiaro” , si limitò a dire Draco, senza comunque riuscire a trattenere un sorrisetto.

“ Avanti, ridi!” , sbottò Hermione dopo qualche istante, senza essere realmente irritata, considerato che anche a lei la situazione sembrava un po’ ridicola.

 Ma il biondo stranamente non rise.

Si limitò solo a qualche commento. “Beh, se non ricordo male, un certo feeling c’era già a Hogwarts se non sbaglio...”

Un cuscino apparso da chissà dove, gli andò a finire direttamente in faccia. “Ero uscita con quel... carciofo, solo per far ingelosire Ron” , sbraitò la Granger. “E pensandoci ora, mi sarei dovuta risparmiare la tortura, considerando com’è finita.”, aggiunse con aria meditabonda.

“ Perché, com’è finita?”

“ Con Ron e Luna Lovegood sposati. Per carità, sono felice per loro...”, precisò ridendo. “... Sono entrambi miei cari amici. Ma se lo avessi saputo a quei tempi avrei evitato qualsiasi rapporto con quel Troll.”

“ Con Weasley?”

Il secondo cuscino lo colpì dietro la nuca. “Con McLaggen, idiota.”

Seduti l’uno di fronte all’altra, si fissarono fintamente in cagnesco, giusto per mantenere le tradizioni, e poi scoppiarono a ridere senza una precisa motivazione.

 

Era una situazione insolita, se ne rendevano entrambi, ma forse per caso, o di proposito, non lo diedero a vedere.

Draco si rese conto di non conoscerla affatto.

Di lei sapeva solamente che a scuola fosse un’ asso, e che probabilmente era una delle donne più intelligenti che in quel momento stavano ai vertici del mondo magico.

Era diventata una persona furba, tagliente, brillante, di successo. Aveva ancora quel carattere un po’ brusco e un po’ acido – o forse erano reazioni che solo lui riusciva a farle scattare -, ma era diventata una gran donna.

Attraente, inoltre, e di certo la cosa non guastava.

 

Quando si ripresero dalle risate, Draco si alzò per andare a prendere dell’acqua per lui e la sua ospite.

 

Mentre la osservava bere, un’idea fulminea gli attraversò la mente.

Un’idiozia.

Anzi, una pazzia che forse lo avrebbe portato direttamente al San Mungo.

 

 

“ Granger?”

“ Si?”

“ Ti va di pranzare insieme?”

 

 

***

 

“ Ma parli sul serio?”  

“ Si”

 

Silenzio perplesso...

 

“ Cioè, hai veramente...”

“ Si...”

 

Silenzio incredulo...

 

“ Ma proprio nel senso di...”

“ Dannazione Theodore, ti ho detto di SI!”

 

L’urlo chiarificatore di Draco Malfoy si diffuse per tutti gli uffici della Gazzetta del Profeta.

 

“ Beh, Draco, converrai con me che è qualcosa di piuttosto anomalo. Voglio dire...Tu e la Granger a pranzo insieme!” , Nott scosse la testa, più scettico che incredulo. “Come credi che possa andare a finire?”

“ Senti, ma io ti ho fatto mai tutte queste storie quando dovevi uscire con qualcuna?” , sbottò Draco esasperato. Da quando gli era sfuggito che aveva chiesto alla Granger di uscire insieme e che lei aveva accettato – aveva accettato per Salazar! -, Theodore non gli dava tregua.

“ Sono casi che non si paragonano nemmeno...Ti stai facendo infinocchiare dal tuo avvocato, te ne rendi conto?”

“ Non è vero!”  

“ Ah no?” , ghignò Theodore. “E dimmi, se quella donna non ti interessasse veramente, le avresti mai chiesto di uscire?”

“ Ma che centra ora...”

“ No! Te lo dico io!” , lo interruppe senza lasciarlo parlare. “Perché sai che la Granger non è esattamente una tipa semplice.”

“ E allora?” , chiese Draco esasperato. “Okay, mettiamo il caso che io sia veramente interessato a lei, quale sarebbe il problema?”

 

Theodore lo fissò shockato prima di scattare dalla poltrona di fronte alla scrivania dell’amico. “Stai scherzando, vero? Quale sarebbe il problema?” , esclamò, facendo il verso a Malfoy. “Ti faccio un paio di nomi. Che ne so... Lucius. O Narcissa. E ringrazia che Miss Lestrange è morta” , concluse ironicamente.

Draco sbuffò, incrociando le bracci al petto, e inchiodando l’amico con lo sguardo. “Senti non me la devo sposare. Né devo presentarla ai miei. Devo solo uscirci insieme. Andare a pranzo con lei” , precisò. “Non ho già pronto un contratto matrimoniale.”

“ No, ma l’hai invitata a pranzo!” , gli disse Nott, puntandogli un dito contro, quasi come se stesse svelando l’esistenza di un nuovo Signore Oscuro.

“ E allora?” , sbottò Draco al massimo dell’esasperazione. “Cos’ha che non va il pranzo?”

“ Significa chiaramente che vuoi che sia una cosa seria” , gli spiegò, come se stesse tenendo una lezione di una qualche materia particolarmente misteriosa. “ Voglio dire, il messaggio subliminale di ‘ Ti va di venire a cena con me’, è ‘ Voglio portarti a letto’. Quello di ‘ Ti va di pranzare insieme’, ‘ Sei diversa, e non voglio subito saltarti addosso ’ .”

Draco fissò l’amico shockato da quello stranissimo sproloquio.

“ Tu sei malato!” , gli disse, comunque. “ Ma come ti vengono certe idiozie in testa? Lei hai lette sul Cavillo?”

“ Non sono idiozie, e lo capirai presto” , affermò Nott solennemente, tanto che Malfoy non sapeva più se ridere o piangere. “ Okay, sii serio”, aggiunse. “ Tu credi veramente che tra te e la Granger possa funzionare?”

“Ma non l’ho invitata fuori per far funzionare qualcosa” , tentò di spiegargli.  “L’altra mattina a casa mia abbiamo parlato un po’. E trovo che sia una persona piacevole, rispetto a quello che pensavo.”

“ Mi stai dicendo che ti piace...dentro?” , gli chiese Nott, quasi schifato da quella prospettiva.

“ No. Si.” , Draco sbuffò confuso. “ Voglio dire... Anche. E’ una...donna attraente e ha una personalità... particolare. Certo...” , aggiunse con coerenza. “A volte è matta come un cavallo. E altre fa paura come una banshee. Ma tolto questo cinquanta percento, resta una metà positiva.”

 

“ Fai come vuoi” , borbottò Nott, “ Ma poi non venire a lamentarti da me”.

 

 

***

 

 

Erano passati otto giorni dall’udienza.

Era passata una settimana da quando Draco si era ritrovato con Hermione Granger in casa, e l’aveva imprevedibilmente invitata a pranzo.

 

Era di nuovo mercoledì.

Ed in quel momento erano le dieci.

 

Draco si sarebbe dovuto vedere con Hermione direttamente in un ristorante di Diagon Alley, il “Filton”. Malfoy lo frequentava con i suoi genitori sin da piccolo, e quando aveva detto  alla Granger se le andasse bene, lei aveva annuito con una faccia strana, borbottando poi frasi incomprensibili su una certa Paris Hilton e sul capitalismo mondiale.

 

Ad ogni modo, sapendo che se fosse arrivato in ritardo anche quel giorno probabilmente le avrebbe prese da una donna, cominciò a darsi da fare.

Passò mezzora nella doccia, dove dopo i primi dieci minuti realmente necessari a lavarsi, i restanti venti furono usati per riflettere e pensare sotto il getto bollente dell’acqua.

Era conscio di dover tenere un profilo molto basso e di dover evitare argomenti scottanti, dalla sua Babbanofobia, alla Guerra. Allo stesso modo si impose di evitare tutti i dispregiativi che era solito usare, parlando di Potter e dei Weasley. Infine, si chiese anche se magari non dovesse portarle dei fiori, ma, dopo un’attenta analisi, arrivò alla conclusione che lei si sarebbe imbarazzata, e quindi era meglio evitare.

 

Uscito dalla doccia, Draco passò direttamente alla camera da letto, dove si vestì con calma, afferrando senza esitazione un paio di pantaloni beige e una camicia azzurra. Poi andò nel suo studio per leggere come ogni mattina la Gazzetta, e controllare se i suoi sottoposti avessero fatto un bel lavoro. Per un momento, visto che mancavano ancora più di due ore, pensò di andare a trovare Theodore.

Poi si ricordò di tutte le paranoie dell’amico e cambiò immediatamente idea.

Però, qualcosa che Nott aveva detto il giorno che aveva dato fuori di matto, gli era rimasta ben impressa in testa.

Infatti, se anche le cose con la Granger avessero avuto una qualche possibilità di andare bene, per loro due sarebbe stato comunque parecchio difficoltoso. In particolar modo, quell’idea si rafforzava pensando ai signori Malfoy: non sarebbero mai riusciti ad accettare una Mezzosangue, per quanto di rilievo, nella loro famiglia. In loro era troppo radicato l’ideale della purezza del sangue, e forse anche in lui c’era ancora qualcosa, se pensava che quando sentiva parlare di Babbani non riusciva ad eliminare i pregiudizi. Non gli piacevano proprio, ed essendo senza poteri, non riusciva a non considerarli inferiori.

 

Ma forse questo era meglio non dirlo a Hermione Granger.

 

 

***

 

 

Draco e Hermione erano arrivati insieme al ristorante.

Il biondo stava infatti parlando con il maitre quando lei era andata a raggiungerlo. Lui non l’aveva sentita, e ritrovandosela di fronte, quando si era girato per andare a sedere al tavolo, per poco non esalò  un strillo che di mascolino e virile aveva pressoché nulla.

 “ Per Merlino Granger. Se non ti andava di venire bastava dirlo, non c’era bisogno di tentare di uccidermi...”, biascicò tenendosi una mano sul cuore.

 “ Non è mica colpa mia se sei facilmente impressionabile”, gli aveva risposto con un sorrisetto vispo. “ Bel posto”, aggiunse, riferendosi alla sala del ristorante, che esalava magia da ogni angolo.

 

Quell’iniziale scambio di convenevoli, avvenuto mentre seguivano il cameriere per prendere posto, ebbe il potere di sciogliere ogni eventuale imbarazzo.

Draco aveva già notato a casa sua che la Granger tendeva a stranirsi quando lui si comportava gentilmente. Di conseguenza per godersi quel pranzo avrebbe dovuto solamente continuare per la strada della cafoneria.

 

Ottimo.

 

 

 

“ Andiamo Malfoy! Come puoi dire che le Sorelle Stravagarie sono meglio dei Magic Wizards...”

“ E’ semplicemente la verità!” , rispose Draco con enfasi, prima di imboccare un pezzo di arrosto. “Sono un gruppo storico, e fanno una musica fantastica!”

“ Non sono un gruppo storico. Sono...antiche!” , esclamò Hermione, scuotendo la testa. “Andiamo, Celestina Warbeck ha sessant’anni e passa. Dovrebbe darsi al ricamo, non a quella...fattispecie di punk!”

 

La discussione, nonostante accesa per le diverse opinioni, si manteneva comunque su terreni neutri e leggeri. Divertenti per entrambi inoltre, in quanto davano loro il pretesto per essere in disaccordo anche sulla musica.

 

“ Vogliamo parlare dei Magic Wizards? Voglio dire...andiamo ragazzi! Un po’ più di originalità. Porco Godric, vivete nel mondo magico, siete maghi. Chiamare un gruppo ‘ Maghi Magici’... mi sembra poco creativo.”   

Hermione rise, mentre finiva di mangiare la sua insalata. “Okay, magari il nome del gruppo non sarà il massimo, ma la musica è semplicemente fenomenale. Scrivono canzoni profonde. Le Sorelle Stravagarie invece restano sullo stile di ‘ Calderon di un amor bollente’... Nemmeno Molly Weasley le ascolta più!”

Draco la fissò spaesato, non comprendendo il nesso logico. “Che centra ora la madre di Weasley?”

Hermione avvicinò il suo volto al suo, come se stesse per svelargli un segreto di proporzioni e conseguenze enormi Ma l’unica cosa che Draco notò in quel momento era la loro eccessiva vicinanza...

 “Una volta durante le vacanze di Natale, è successa una catastrofe”, cominciò a dire, con un tono di voce che ricordava molto la Cooman. “...Una tortura...ci ha fatto passare un’intera cena con quella canzone.”, aggiunse allontanandosi da lui per alzare le braccia al cielo. “ Quelli dell’Ordine erano già abbastanza preoccupati per la situazione della guerra. Beh, ti basti sapere che Celestina Warbeck li ha ammazzati del tutto.”

“ Oh...mi stai dicendo che ho gli stessi gusti di una donna di sessant’anni Granger?”

“ Non l’avevo nemmeno pensato...” , gli rispose ridendo. “Però...sì!”

 

Draco si passò una mano sugli occhi, fingendosi disperato.

“Perfetto. I Mangiamorte hanno passato anni cercando di sbarazzarsi dell’Ordine della Fenice, quando bastava semplicemente un Grammofono con le Sorelle Stravagarie. Inoltre ho i gusti musicali di una sessantenne. Che bella giornata!” , esclamò concludendo drammaticamente, afferrando al volo un flute pieno di champagne che alcuni elfi domestici portavano avanti e indietro per la sala.

Hermione rise e scosse la testa, per poi ritornare al suo arrosto. “Sei completamente matto.”

“ Perché non mi piacciono i Magic Wizards?”

“ Anche per quello.” , disse piano Hermione, inclinando la testa verso la spalla sinistra.

“ ‘Anche’, implica che ci sia dell’altro.”

“ Effettivamente...”

Draco si finse oltraggiato e si poggiò una mano sul cuore con espressione addolorata.  “Stai per caso insinuando che io abbia qualche rotella fuori posto?”

Hermione fece spallucce prima di rispondere.

“ Beh...Forse....Mi hai invitata a pranzo.”

 

Ahi.

Quella era una cosa che Draco avrebbe preferito non sentire da lei.

“ Mi consideri pazzo per una cosa del genere?” , le domando, improvvisamente serio.

Hermione poggiò la forchetta sul tavolo e annuì. “Beh, ammetterai che è qualcosa di inaspettato...”

“ Inaspettato non è sinonimo di pazzo.”

“ No, effettivamente hai ragione. Non sei tu matto. E’ la situazione ad essere strana” , spiegò lentamente, come se cercasse le parole migliori. “Alla fine dei conti, se dieci anni fa, mi avessero detto che un giorno io avrei pranzato con te, beh...non l’avrei presa molto bene.”

Draco annuì, dandole ragione quella volta. “Eppure oggi sei qui.”

“ Già.”

“ Perché?”

Hermione alzò le spalle, come se non avesse una risposta adatta.  “Non so. Beh, sicuramente perché mi incuriosisci. E poi...sembri diverso. Resti sempre un pallone gonfiato arrogante...” , precisò, in modo che non ci fossero fraintendimenti. “... però con meno cattiveria e...stronzaggine, sì, passami il termine.”

“ Mi fa piacere che pensi questo di me. Ma io volevo sapere un’altra cosa.”

“ Cioè?”

 

Draco girò la testa per guardare oltre una delle grandi vetrate che attraversavano le pareti della sala. “Pensi che ci possa essere un seguito?”

“ Nel senso di...uscire di nuovo, intendi?”

Malfoy annuì e la guardò, in attesa di una risposta che non tardò ad arrivare.

“ Beh...suppongo di sì.” , gli disse con tranquillità come se stesse parlando del tempo, e non della possibilità di iniziare una qualche relazione con Draco Malfoy. “Anche se comunque vorrei sapere come ti è venuta l’idea di invitarmi a pranzo.”

Il sorrisetto compiaciuto che era spuntato sul viso di Draco durante la prima parte della risposta, sparì subito nella seconda.

In un primo momento, pensò di mettere in campo l’idea di Nott – il pranzo non è sinonimo di voglio saltarti addosso  - , perché dirle la verità – ho scoperto che mi piaci, dopo anni passati con la convinzione di odiarti -, suonava troppo zuccheroso.

“ Allora?” , lo incalzò Hermione.

“ Oh... perché tra me e te c’è...alchimia”, borbottò Draco. Era stata la prima cosa che gli era passata per la mente, ma non era certo che lei si sarebbe accontentata di una risposta del genere...

 

E infatti...

 

“ Alchimia” , ripeté la Granger con tono scettico. “Tu credi che fra due persone che per sette anni di fila hanno cercato di farsene di tutti i colori, e che ancora oggi devono impegnare a mantenere toni civili, ci sia alchimia.”

Draco annuì nuovamente, sogghignando. “Certo. Quell’aggressività che ti porti dentro, io lo so, è tutta tensione sessuale repressa” .

 

Hermione arrossì e poi si guardò intorno con calma.

Appurato che non ci fosse nessuno, mosse sotto il tavolo la bacchetta e una serie di uccellini di carta si lanciarono sull’uomo che aveva di fronte.

“ Okay Granger, ho capito. Non ti piace la mia teoria.” , strillò il biondo, dopo essersi levato i volatili cartacei di dosso. “E comunque ti ho invitata a pranzo anche perché credo che io e te in fondo, siamo simili. Molto simili.”

“ Malfoy, tu hai bevuto troppo...”

“ Sei simpatica come uno yogurt andato a male, sai?”

 “Sai che c’è Malfoy?”, mormorò a bassa voce, tanto che Draco fece fatica a sentirla. “ Io credo di sapere perché tu mi abbia chiesto di uscire”.

“ Illuminami.”, commentò laconico.

“ Io e te non ci vedevamo da qualche anno. E in questo tempo siamo cambiati entrambi. Il mio cambiamento ti ha in qualche modo affascinato e hai deciso che potevi provare la nuova esperienza di uscire con una ragazza... come me. ”

“ Come te?”

“ Si”, rispose lei imbarazzata. “ Una...nata babbana”.

Draco la guardò incredulo e un po’ irritato. “Tu credi che sia una specie di...scommessa personale, fammi capire?”

“ Non è così?”

“ No!”, esclamò. “ Assolutamente no!”, aggiunse e, per rincarare la dose, sbatté le mani sul tavolo.

 

 “ Guarda che non me la prendo se è così”, commentò Hermione, quasi come se volesse rassicurare Malfoy. In realtà, l’unico risultato che ottenne fu quello di farlo innervosire ancora di più.

“ Ma infatti sono io che me la prendo” , sbottò Draco guardandola male. “Io non ti ho chiesto di uscire per questo motivo sciocco che ti sei messo in testa.”

“ E perché allora?” , chiese Hermione con un’aria così scettica, che Draco si chiese perché stesse ancora lì a perdere tempo. Era ovvio che quella ragazza, forse anche per colpa sua, sarebbe rimasta per sempre ancorata ai suoi pregiudizi.

“ Fondamentalmente perché mi piaci” , sibilò a bassa voce. “Non capisco perché tutti vantino il tuo cervello., quando alla fine non sei in grado di arrivare ad un concetto così semplice.”

“ Ehi!”

“ Non osare lamentarti. E’ la verità!” , esclamò Draco in preda al nervosismo.  “Perché diavolo credi  che un uomo inviti una donna a pranzo? Non per saltarle addosso, né per qualche altra idiozia che ti possa passare nella mente. No! Un uomo chiede ad una donna di uscire per un pranzo, perché probabilmente la ragazza in questione gli piace.”

“ Malfoy smettila di trattarmi come una cretina, ho capito!”  sbottò Hermione, rossa in viso un po’ per la dichiarazione improvvisa, un po’ per quante ne stava sentendo.

“ Se fai alcuni discorsi, questo sei.” , le rispose acidamente Draco.

“ Ma come ti permetti!” , strillò la ragazza, fulminandolo con lo sguardo. “ Tu non hai alcun diritto di...”, poi si interruppe improvvisamente. “ Sai cosa? Io me ne vado! Lo sapevo che sarebbe andata a finire così.”

“ Non è colpa mia se hai la stessa autostima di un vermicolo!”, sbottò, prima di darsi dell’idiota. Aveva esagerato. Lo capiva dal viso arrabbiato della Granger, che per quanto era rigido, sembrava essere scolpito nella cera. Lo capiva dai suoi occhi che sembravano stranamente... lucidi?

“ Granger-”

“ Sai che c’è?”, mormorò mentre appellava borsa e giacca. “Non è colpa mia se uno che mi ha trattata uno schifo per non so quanto tempo, adesso se ne arriva dicendo che gli piaccio. Non sono io ad avere poca autostima di me stessa. Sei tu che pretendi troppo e subito!”

“ Granger...”

Ma lei si era già materializzata via.

 

 

***

 

 

Theodore non sapeva come comportarsi.

Non appena quella mattina aveva messo piede nell’ufficio di Draco, aveva capito che l’appuntamento con la Granger non doveva essere andato un granché.  La sua tesi era avvalorata dall’eccessiva rigidità del suo migliore amico- che sembrava essere seduto su una sedia di chiodi particolarmente appuntiti-, dalla sua momentanea poca voglia di discutere, e dal nervosismo che trasudava da ogni poro.

 

“ Non dire una parola...”

Quella voce sembrava venire dall’oltretomba.

Oh si.

 Malfoy incazzato era una toccasana per la sua giornata grigia e triste. Quantomeno si sarebbe fatto due risate.

“ Non ho detto nulla, infatti.”

“ Ecco. Continua su questa strada.”

 

Nott fissava Draco mentre sbuffava e borbottava, leggendo l’ultima copia del Profeta, e contò fino a tre. Sapeva infatti che Malfoy non sarebbe stato zitto più di tanto.

 

Uno.

 

Due..

 

Tre...

 

“ Ti giuro Theo, quella è pazza!”

 

Bingo!

Nott sogghignò senza farsi vedere, in modo da non innervosire ancora di più il biondo. “Perché?” , si limitò a chiedere.

“ Stavamo parlando! E ridendo! Stavamo avendo una conversazione civile, e poi non so nemmeno io come, siamo arrivati ad insultarci!” , esclamò ad alta voce, gesticolando furiosamente.

“ Immagino che la Granger avrà perso le staffe...”

“ Si, e per un motivo idiota!”

Theodore sbuffò, stanco di quella conversazione da psicanalisi. “Cioè?”

 

“ Velatamente, le ho dato della cretina. E le ho detto che ha poca autostima.”

 

Nott inarcò un sopracciglio.  “Potresti ripetere?”

“ Hai capito”

“ E come mai sei sopravvissuto?”

 

Draco lo fulminò con lo sguardo, prima di spiegargli tutta la storia dal principio. E man mano che Theodore ascoltava le motivazioni dell’amico, si chiedeva come fosse possibile che non solo Draco, ma anche Hermione Granger, una donna che lui aveva sempre considerato molto arguta, fosse così stupido.

Incredibile, ma vero, quei due si piacevano.

E ancora più incredibile, Draco ci era arrivato prima del grande genio di Hogwarts.

“ Beh, prima di tutto dovresti chiederle scusa” , propose ragionevolmente Theodore.

“ Io?”

“ Tu.”

“ E perché?”

“ Draco, le hai detto che ha la stessa autostima di un vermicolo. E non credevo di dover essere io a ricordartelo, ma difficilmente con quest’atteggiamento riesci a combinare qualcosa con una donna. Tanto più se stiamo parlando di una come Hermione Granger.”

 Il biondo sbuffò, consapevole che l’amico avesse ragione. Sapeva di aver esagerato un po’. Lo aveva capito nell’esatto istante in cui aveva pronunciato quella frase.

Ma chiedere scusa... Non era proprio nel suo DNA. Il suo codice genetico si opponeva con forza ad ogni forma di richiesta di perdono.

Attiva o passiva che fosse.

“ Ipotizziamo per un attimo che io dovessi seguire il tuo consiglio”, borbottò a bassa voce, senza fissare Nott. “Poi cosa dovrei fare? Pretendere delle altre scuse?”

“ Ma che...No!” , esclamò Theodore. “Non dire idiozie.  Dopo...dovrai cercare di spiegarle che non scherzavi quando parlavi del tuo interesse nei suoi confronti.”

 

“ Sarà la mia autostima a raggiungere quella di un vermicolo” , mormorò lugubre, fissando un punto imprecisato sulla scrivania.

Theodore, d’altro canto scoppiò a ridere, sentendo lo sfoggio di tutto quel...dolore.

“ Beh,  un bagno d’umiltà non ti farà male.”, rispose, rallegrato quasi dalla disperazione di Malfoy. “Inoltre... stiamo parlando di Hermione Granger. Per lei ne vale la pena, no?”

 

Già Draco.

Per lei ne vale la pena.

O no?

 

 

***

 

 

Aveva dovuto faticare per trovare la casa della Granger.

Dopo aver tentato inutilmente con i vari incantesimi di localizzazione, o con le voci di corridoio – dannata donna che lavorava per i fatti suoi -, era ricorso alla sua spina nel fianco per eccellenza: Harry Potter.

Il giorno in cui era andato a trovarlo gli era andata di lusso, poi: c’era anche la dolce consorte del Bambino Sopravvissuto. Ginevra Weasley era ancora lo stesso scricciolo bastardo che era stata a scuola. E se Potter si era soltanto limitato a sogghignare quando, gentilmente, gli aveva chiesto l’indirizzo di Hermione Granger, Miss Piattola Weasley in Potter, non aveva potuto esimersi dall’esternare il suo parere a riguardo.

 

Io ti consiglierei di portarti degli Auror di scorta. L’ho sentita giusto ieri ed era piuttosto propensa a far riesaminare il tuo caso. Per mandarti dritto ad Azkaban, infilandoci di mezzo qualche reato terroristico ”.

 

Però, dopo le prese per i fondelli, era riuscito ad ottenere l’indirizzo che gli serviva. Ed era riuscito ad arrivare a casa Granger.

Un appartamento nel pieno centro di Londra

 A Draco quel portone nero faceva paura. Ci era arrivato da quasi mezz’ora ormai, e non aveva ancora avuto il coraggio di suonare.

 

In fondo, non era un Grifondoro lui.

 

Quando però decise di bussare, accadde un fatto curioso.

La porta che aveva davanti si aprì bruscamente, e un’ Hermione Granger parecchio annoiata gli si parò di fronte e lui restò immobile con il pugno alzato.

“ Stavo cominciando seriamente a pensare ad una denuncia per stalking se avessi passato altri dieci minuti a fissare la porta”, esordì freddamente. “Si può sapere che ci fai qui?”

 

Draco la fissò un attimino sconcertato, senza sapere come rispondere.

In fondo non si aspettava che lei sapesse di trovarlo lì fuori.

“ Come facevi a sapere che ero fuori dalla porta?”

“ Incantesimi anti-intrusi, e spioncino. Che ci fai qui, Malfoy?” , domandò una seconda volta, e Draco capì di non avere via di scampo.

“ Dovrei parlarti” , rispose, tentando di sembrare deciso.

“ Oh, ma io non ho nulla da dirti. Come la mettiamo?”

 

Quel tono acido e sarcastico fece capire a Draco che no, non sarebbe stato semplice discutere con lei.

“ La mettiamo che mi fai entrare e mi ascolti?” .

Hermione finse di ridere, prima di tornare alla sua espressione di ghiaccio.

“Sbagliato. La mettiamo che ora te ne torni da dove sei venuto.”

 E gli chiuse la porta in faccia.

 

Malfoy sbuffò e cominciò a bussare forte. “ Granger, giuro che o mi apri o non mi muovo di qui!”

“ Crepa!”

 

Draco sospirò, prima di cominciare ad urlare. “Granger vuoi che tutti sappiano che tu sia una...”. Non fece in tempo a dire ‘strega’. La porta si aprì immediatamente, e Draco si trovò senza nemmeno sapere come, nell’appartamento di Hermione Granger.

“ Sei matto!” , stava sbraitando. “E’ un condominio babbano!”

“ Bella casa” , gli rispose però lui, con una gran faccia tosta, e un sorriso irriverente.

“ Fottiti idiota!”

 

Erano nell’entrata della casa. Un vano circolare, dalla quale partivano una serie di corridoi che portavano a varie stanze. Draco non avrebbe mai detto da fuori che quell’appartamento fosse così spazioso, poi arrivò alla conclusione che si trattasse di semplice magia.

 

“ Ascoltami...”

“ No, ascolta tu!” , lo bloccò lei. “Mi hai invitata a pranzo e ti sei divertito ad insultarmi. Secondo te, dovrei avere una qualche ragione per ascoltarti?” .

Draco sospirò per la seconda volta nell’arco di cinque minuti.

Non stava andando come previsto.

“ No. Però devi sforzarti. Pensi di riuscirci?” , le chiese cautamente e, visto che lei non accennava a rispondere, prese quel silenzio come un sì. “Se ti ho chiesto di uscire con me, non è per quello che pensi tu. Non è stato per un qualche vanto personale o per levarmi uno sfizio. E ti prego di credermi.”

Hermione emise uno strano suono, quasi come uno sbuffo, e Malfoy pensò che fosse il caso di rincarare la dose, ed essere sfacciatamente sincero. “Granger è la verità. Mi piaci. Voglio dire, sei matta e pericolosa.”, precisò. “Da quando sei diventato il mio avvocato, vivo con il terrore che tu possa cambiare idea e mandarmi ad Azkaban, vero. Però mi piaci. Sotto quel carattere che tu ritrovi, sei anche una persona intelligente. Una donna di successo. E...beh, è innegabile che tu sia anche...fisicamente gradevole”. Avrebbe voluto dire ‘bella’, ma proprio non ci era riuscito.

Hermione lo guardò stupita. “Ma ti rendi conto che riesci ad insultarmi, anche mentre mi dici che ti piaccio?”

“ Ti soffermi troppo sulle sfumature.” , esclamò esasperato. “Il nocciolo della questione non sono gli insulti. E comunque mi dispiace per quelli. Ho sbagliato a dirti quelle cose” , aggiunse, ricordando il discorso di Theodore. “Il punto è un altro.”

“ L’ho capito!”

“ Beh, gradirei una risposta.”

 

Draco la vide arrossire, e distogliere lo sguardo da lui.

Improvvisamente la Granger sembrava aver perso un po’ della sua aggressività. E cominciò a temere che quel cambiamento gli avrebbe portato altri guai...

 

“Tu vorresti una risposta.”

“ Mi sembra normale.”

Lo sbuffo che Malfoy ottenne in risposta gli confermò che non sarebbe stato affatto facile ottenerla quella dannata, schifosa risposta.

“ Allora?”

“ Allora...Malfoy è una situazione strana!” , sbottò Hermione, senza però dirgli nulla di nuovo. “Ti rendi conto che per sette anni o giù di lì, abbiamo tentato di...scannarci o qualcosa del genere, vero?”

“ Ovvio” , rispose lui, facendo un passo verso la ragazza. “Ma siamo cresciuti se non sbaglio. Qualcuno...” , aggiunse ironicamente, “ Mi ha detto che i tempi di Hogwarts sono passati, no?”

“ Era un altro tipo di discorso!” , esclamò lei, inalberandosi.

“ Certo. Ora ti conviene che sia un altro discorso...Ma tralasciamo questo. Non mi hai ancora risposto.”

 

Hermione sospirò, e si lasciò cadere su una sedia presente nell’entrata di casa sua. “Magari non voglio risponderti”, borbottò.

“ Però me lo devi” , aggiunse Draco, senza muoversi dal pilastro dove era poggiato.

“ Già” . Hermione sorrise in modo forzato, e ancora una volta Draco non riuscì a capire cosa le passasse per la testa. Con le donne solitamente se la cavava bene, ma con lei era sempre impossibile riuscire a capirci qualcosa.

“ Allora?”

“ Merlino, che stress che sei!” , sbottò voltando la testa di scatto. “ Okay, cosa vuoi che ti dica? Che mi piaci? Si è vero. Da quando ci siamo incontrati di nuovo, mi era venuto il sospetto che fossi cambiato. Passando del tempo con te, ne ho avuto la conferma, e sai com’è, da cosa nasce cosa. Non penso che tu voglia saper esattamente le ore, i minuti e i secondi di come è successo. Però è successo e non so proprio come sia potuto accadere, perché, Godric!, tu sei Draco Malfoy ed io Hermione Granger, e non ci siamo mai sop- ”

 

Hermione non ebbe modo di terminare.

Qualcosa di morbido, freddo e anche un po’ umido aveva appena interrotto bruscamente il suo monologo. Dopo un momento di acuta riflessione, capì che si trattava di un paio di labbra – e che labbra, precisò la parte più libertina della sua coscienza .

Malfoy la stava baciando.

 

Malfoy la stava baciando!

 

Mentre il biondo continuava a dilettarsi in quella piacevole attività, Hermione capì di avere due possibilità. Mandare al diavolo Malfoy, o mandare al diavolo la sua autocoscienza che le imponeva limiti assurdi, specialmente in quel particolare momento, nel quale il ragazzo che aveva occupato i suoi pensieri nelle ultime settimane, le carezzava i fianchi con sapienza tentatrice.

 

Dopo una rapida riflessione, Hermione si alzò per trascinarsi dietro Malfoy nella sua stanza da letto.

E a quel punto fu chiaro: per una volta la ragione avrebbe ceduto il passo ad altro.

 

 

 

Draco si svegliò quando sentì qualcosa di morbido carezzargli il viso. Inizialmente sorrise beato, convinto com’era che stava per esserci un secondo meraviglioso round di quello che era successo poche ore prima, ma poi cominciò ad avere qualche dubbio.

Infatti la morbidezza di ciò che lo stava sfiorando, non era sicuramente la pelle di Hermione Granger – ora che ne aveva conosciuta la morbidissima superficie, e il profumo fresco l’avrebbe riconosciuta anche in mezzo a mille donne -, ma qualcosa che sembrava...soffice.

Non erano sicuramente i peli della donna che dormiva accanto a lui, perché ricordava esattamente come le sue gambe fossero lisce quando le aveva afferrate, per...Beh, quando le aveva afferrate.

Cautamente, dischiuse gli occhi, e per un momento pensò di trovarsi all’inferno.

Tutto era rosso e arancione.

Con una mano afferrò la cosa che aveva d’avanti fermamente, e ciò che ne conseguì fu il peggior risveglio di la sua vita.

Tutto quel rosso e quell’arancione, altro non era che il gatto malefico della Granger – Grattaballe o qualcosa di simile - , il quale, dopo che Draco gli ebbe stretto la coda, si girò su se stesso per stampare un graffio ampio sul braccio del biondo.

L’urlo di Malfoy, fece sobbalzare Hermione, che dopo anni passati a combattere i Mangiamorte, non perse tempo ad afferrare la bacchetta e a puntarla contro la fonte del rumore. Malfoy.

Malfoy che aveva addosso un’espressione pressoché terrorizzata.

 

Messa a fuoco la situazione, Hermione non riuscì a trattenersi dallo scoppiare a ridere, facendo infuriare l’uomo che fino a poco tempo prima aveva pacificamente dormito accanto a lei.

“ Invece di ridere, fai qualcosa per il mio braccio!”, strillò in preda al panico Draco. “Sto morendo dissanguato! “.

Quell’esclamazione, esagerata per altro, non fece altro che aumentare le risate di Hermione, la quale mossa da pietà, portò Malfoy nel bagno per medicarlo. Per qualche motivo, aveva più fiducia delle garze babbane, che degli incantesimi curativi.

Dopo aver pulito la ferita e molti  Fa un male atroce!” , e “Mi stai uccidendo!” , e “Dannata sadica!” , Hermione riuscì a bendare alla meno peggio il braccio di Draco.

“Adesso va meglio?” , gli chiese sorridendo.

“ No che non va meglio! Il tuo gatto ha tentato di uccidermi!” , borbottò il biondo uscendo dal bagno e seguendo Hermione verso la cucina.

“ E’ geloso, lo faceva anche con Ron, tempo fa. Bacon o frittelle?”

“ Frittelle. E per favore non paragonarmi più a Weasley” , aggiunse schifato. “Potrei sentirmi peggio di quanto non mi senta già” .

“ Idiota”, fu la candida risposta che ottenne.

E, stranamente, Malfoy annuì.

Il gatto della donna con cui era stato, aveva tentato di farlo fuori e lui si trovava ancora in quella casa. Non era ancora fuggito.

Si, decisamente si sentiva un idiota.

 

“ Credi di poter sopportare Grattastinchi?”

 

Stavano facendo colazione in silenzio.

Hermione aveva preparato frittelle e caffè, e poi si erano messi  a mangiare, silenziosi come mai, forse troppo persi nei loro pensieri. Era cambiato qualcosa quel giorno, e decisamente era difficile accettarlo per due tipi come loro.

 

“ Grattastinchi?”

 

Hermione annuì, posando la tazza del caffè. “Già. Credi di poterlo sopportare? Intendo...” , aggiunse piano, senza guardarlo, “ E’ un...gatto particolare. Sembra un demonio all’inizio, ma se riesci a prenderlo per il verso giusto...potrebbe cominciare ad affezionarsi e ti assicuro che non ti...aggredirebbe più. A meno che tu non lo faccia innervosire ovvio.”

“ Grattastichi” , ripeté stupidamente Draco, consapevole perfettamente di chi la Granger stesse in realtà parlando.

“ Già. Tu credi...che potresti sopportarlo? Sai, ogni tanto può sembrare pazzo e irritante. E nevrotico. Ma...è un bravo gatto.”

Rossa in viso, Hermione alzò lo sguardo per guardarlo in faccia.

 

Draco aveva un’espressione un po’ perplessa. Non aveva idea se dovesse rispondere direttamente, o avrebbe dovuto inventarsi anche lui un animale domestico per mandare avanti la discussione.

Era una situazione demenziale.

“ Beh, suppongo di si” , rispose a bassa voce. “Infondo...è tutta questione di fiducia, immagino. Una volta che Grattaballe...”

“ Grattastinchi”

“ Si, insomma lui! Una volta che imparerà a fidarsi di me, immagino che le cose saranno più semplici di adesso.”

Hermione sorrise, senza farsi vedere, ed annuì. Stava per alzarsi e posare i piatti, quando Draco la fermò.

“ Anche io ho un...animale!” , esclamò.

“ Davvero?” , rispose Hermione, quasi intenerita da quello sforzo per adattarsi a lei e alla sua timidezza.

“ Già...Si chiama...Blaise” .

Draco sparò il primo nome che gli passò per la testa. Ed era ovvio che fosse Blaise – Blaise Zabini -, la condanna della sua vita. Un maledetto idiota che aveva sempre bisogno di favori che, puntualmente, lo coinvolgevano in qualche modo.

“ Che animale è?” , chiese Hermione innocentemente, ma l’occhiata di Malfoy la gelò. Era meglio non calcare troppo la mano.

“ E’ un essere...vanitoso. Ed irritante a volte. Molto bello” , sottolineò compiaciuto, facendola ridacchiare. “E ha bisogno dei suoi tempi per adattarsi alle...situazioni che non conosce. Magari... avrà bisogno di aiuto ogni tanto per capire alcune cose.”

“ Potrebbe aiutarlo Grattastinchi” , propose Hermione, con voce piccola .

“ Suppongo di si. Anzi sono sicuro che spesso sarà impossibile fare diversamente.”

“ Sono certa che non ci saranno problemi...”

“ Per esempio “, borbottò Draco. “Blaise è un tipo...egocentrico. Non sa come comportarsi in...un rapporto a due... Almeno, non in quella fase che va oltre...l’accoppiamento”

 

Hermione annuì, comprendendo la domanda di Draco.

 In vita sua aveva avuto molte donne, ma con poche aveva stabilito un rapporto serio. E il fatto che ora le chiedesse consigli, le faceva capire che forse lui aveva davvero buone intenzioni con lei.

“Immagino che basterà un po’ di...attenzione verso l’altro.” , gli spiegò ragionevolmente. “Il resto verrà da se.”

 

“ Bene. Lo...riferirò a Blaise” , borbottò Malfoy, un po’ colorato in zona guance. Salazar, non arrossiva da quando il vecchio Piton lo aveva beccato nello stanzino delle scope con Astoria Greengrass.

Ma onestamente in quel momento gli interessava poco. Se per stare con Hermione Granger sarebbe dovuto arrossire ogni tanto, gli stava bene.

 

Poi si alzò e si avvicinò a Hermione, dall’altra parte del tavolo, per baciarla lievemente.

“Grazie”, le sussurrò.

Lei sorrise e mormorò un Prego, che si spense sulle labbra di lui.

 

 

 

 

La frase all’inizio è tratta dal libro “ L’ombra del vento” di Carlos Ruiz Zafòn.

 

 

 

 

 

Ben ritrovati!

Sono di nuovo qui, con la mia seconda one-shot, su questi due dannati personaggi. Giuro, mai avuto prove più ostiche di una Draco/Hermione decente. Questa stazionava nei meandri del mio computer da mesi ormai, e ho deciso di riprenderla e pubblicarla.

Quindi...grazie per avermi dedicato un po’ del vostro tempo, e alla prossima!!!

 

Francesca

 

This Web Page Created with PageBreeze Free HTML Editor

   
 
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: jewelish