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Autore: Melian    18/01/2011    5 recensioni
"Ci vuole coraggio per portare un sorriso agli altri, quando non si riesce a sorridere in prima persona e Marta lo sa."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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MARTA


Marta lavora nel circo fin da bambina.
C’è nata e cresciuta tra le gabbie degli animali feroci, su quella sabbia che è il pavimento del tendone variopinto su cui garriscono le bandierine, una sabbia che cambia a seconda della città in cui il circo si ferma, ma che – allo stesso tempo – è sempre la stessa, ha l’odore di casa.
Da dietro le quinte, ogni volta, assiste alle esibizioni dei suoi compagni. E ha imparato. Ha imparato a guardare ciò che gli spettatori nemmeno notano.
La gente arriva, paga il biglietto e compra il pop-corn per i bambini, guarda lo spettacolo per dimenticare la realtà che si staglia fuori dal tendone, applaude l’acrobata e ride per le comiche dei pagliacci.
I pagliacci, già. La platea ride con loro, eppure non ha la benché minima idea che – dietro il trucco sgargiante, l’allegria, le capriole e gli enormi nasi rossi – c’è un intero mondo di emozioni e idee e persino rimpianti, tristezza, mestizia. Ci vuole coraggio per portare un sorriso agli altri, quando non si riesce a sorridere in prima persona e Marta lo sa.
Il circo potrebbe chiudere. Per mantenerlo in vita occorrono troppi soldi e il pubblico non è più numeroso come prima, forse perché le persone si sono dimenticate come si può sognare davanti al trapezista che si libra in aria o al domatore tra le tigri e i leoni. O non hanno più tempo da dedicare a quegli stessi sogni.
I pagliacci fanno il giro della pista sui loro monocicli, fanno volteggiare le palline a mezz’aria, lanciano fiori fatti apparire dalle larghe maniche degli abiti pieni di toppe colorate verso le signore nelle prime file dalla tribuna.
Marta sospira, chiude gli occhi e stringe i pugni. A cosa serve andare in scena? A cosa serve passare ore e ore a provare il numero, a truccarsi e a vestirsi, se poi tutto ciò che le è più caro potrebbe dissolversi nella tristezza della quotidianità, affogata dalla mancanza di denaro? Lei non trova una risposta, ma non può rimuginarci su, non ora.
Costringe quel broncio che le fa arcuare le labbra in giù a trasformarsi in un radioso sorriso e si lancia in pista con quell’andatura un po’ sgraziata e tanto buffa per via delle enormi scarpe che indossa. La sua larga gonna a balze sventola a mezz’aria e i campanelli cuciti sopra tintinnano senza posa. Corre e sventola la mano che stringe il fazzoletto: saluta il suo pubblico, si inchina.
Si tuffa tra i suoi compagni e salta sul grande tappeto elastico, fa il suo numero, i suoi buffi salti e volteggi. Infine, getta uno sguardo agli spettatori, incrocia i loro sguardi. Si sofferma sui bimbi, sui loro sorrisi, sulle manine che battono, sulle esclamazioni di genuina meraviglia, sulle risate scroscianti e si sente rinvigorire, sente tornare la voglia di esibirsi, di portare allegria.
La risposta alla domanda di Marta è proprio il sorriso di quei bambini, un sorriso che da speranza anche a lei. Forse, il circo si salverà. Fino a che al mondo ci sarà qualcuno che saprà ancora meravigliarsi e fantasticare, Marta continuerà a fare il pagliaccio. Di città in città, lei porterà la sua forza di vivere e la sua immensa allegria.








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Note dell’autrice:

La storia partecipa all’iniziativa: “Un prompt al giorno” di Fanworld.
Il prompt usato è: “amarsi”.
   
 
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