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Autore: jas_    18/01/2011    11 recensioni
If the heart is always searching, can you ever find a home?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ronnie;
Era il primo giorno di scuola e forse l'ultimo anno che avrei dovuto stare dentro a quelle aule. Mi alzai controvoglia, mi buttai sotto l'acqua fredda per cercare di aprire gli occhi e mi preparai per poi scendere sotto. Un odore di caffè mi invase le narici, come al solito mio papà aveva già preparato tutto prima di uscire al lavoro. Presi due fette biscottate e ci spalmai un po' di nutella poi bevvi un po' di caffè imprecando per essermi scottata la lingua ed uscii.

Era settembre e la temperatura si aggirava sui 25 gradi ma io ero vestita con i jeans, maglietta a maniche corte, cardigan oversize e le mie adorate Dr. Martens ormai da buttare. Nonostante fossero passati tre mesi la scuola era sempre quella, i giocatori di football, le cheerleaders, i secchioni e quelli nel mezzo, come me. Anzi, io non ero una nel mezzo, ero un'emarginata, una messa in disparte quasi quanto quelli che nel medioevo si ritrovavano con la peste.
«Vedrai che si saranno dimenticati tutto, al liceo è così. Appena succede qualcosa di nuovo tutti si dimenticano del fatto che pochi giorni prima aveva fatto clamore. Vuoi che in tutta un'estate non sia successo niente? » mi disse mio padre la sera precedente ma io non ci credevo. Sarebbe stato esattamente come la settimana di scuola che affrontai dopo l'accaduto per poi essere salvata dalle vacanze estive.
Entrai in classe giusto quando suonò la campanella e mi diressi spedita verso il mio solito banco di fianco alla finestra. Mi arrestai immediatamente. Sulla sedia sulla quale sarei dovuta esserci io c'era un ragazzo che non avevo mai visto in vita mia intento a leggere l'orario con le rispettive classi e cercando le aule sulla piantina, parve non accorgersi della mia presenza.
«Così non troverai le aule neanche per la fine dell'anno esordii », il riccio alzò lo sguardo verso di me con una smorfia indecifrabile «Se la tua scuola fa piantine che neanche uno storico saprebbe decifrare non è colpa mia». Aprii la bocca ma la richiusi senza dire nulla, acidello il ragazzo pensai, visto che era nuovo non volevo metterlo a disagio facendogli notare che era seduto sul mio posto ma dopo la sua risposta da “non rompere le palle” ci ripensai. «Beh arrangiati, sono venuta qua perché sei seduto sul mio posto quindi ti chiedo gentilmente di alzarti e trovare un altro posto per decifrare quella mappa del paleolitico» «C'è scritto il tuo nome per caso? » rispose in tono di sfida «Beh, in effetti sì” dissi indicando l'angolo in alto a destra del banco sul quale c'era scritto RONNIE col pennarello blu. Mi morsi il labbro per non ridere ma il tipetto ebbe la risposta pronta «Se prima mi lasci fare qualcosa di carino su sto banco ti cedo il posto» e mi fece l'occhiolino. Alzai il sopracciglio destro perplessa, era qua da dieci minuti e già faceva proposte. Mi avvicinai al suo orecchio e gli sussurrai «Il giorno in cui il tuo pene resterà immobile vedendo un buco» poi incrociai le braccia soddisfatta e lo guardai con un sorrisetto beffardo.
«
Williams a posto, non vorrai farmi esasperare già dal primo giorno di scuola spero» «Il mio banco è occ.. » «Non voglio sentire scuse già dal primo giorno, forza siediti» «Signore è colpa mia» intervenne il ladro di posto, «Mi sono seduto al suo banco» «In questa classe i posti non sono assegnati..» il prof guardò il registro da sopra gli occhiali «..Jonas, a meno che ci sia il suo nome sul banco» concluse con un mezzo sorriso. «Beh in effetti sì» disse il ragazzo indicando il banco, «Qui c'è scritto Ronnie». Tutta la classe scoppiò a ridere ma il prof mise a tacere tutti minacciando di chiedere i compiti delle vacanze, il ricciolino mi cedette il posto andando a sedersi di fianco e la lezione cominciò.
Le prime ore passarono velocemente, arrivò l'ora di pranzo e in mensa non seppi dove sedermi. Al mio passaggio tutti mi fissavano e si allargavano il più possibile sulle panchine per non farmi posto, che patetici, pensai. Mi sedetti di fianco all'unica ragazza che fece finta di non vedermi,
«Non credi che possa rovinarti la reputazione se mi siedo qui?» chiesi sarcastica appoggiando il vassoio sul tavolo, «Vai tranquilla, peggio di così non può andare» rispose la ragazza continuando a giocherellare con gli spaghetti che sembravano polenta da quanto erano cotti. Non le risposi, mi limitai a mangiare la mia insalata e uscii dalla stanza per andare a fumare. 
Ero tentata di andare in giro per la città piuttosto che fare educazione fisica ma se cominciavo a saltare le lezioni il primo giorno di scuola a maggio non mi avrebbe più vista nessuno. Andai in spogliatoio a cambiarmi, mi misi a ridere da sola pensando a cosa successe lì l'anno scorso ma scossi la testa e cacciai quei pensieri dalla mente.
 Fui l'ultima ad entrare in palestra, la professoressa colse l'occasione per fare la solita predica poi commentò il mio abbigliamento
«Dov'è la divisa, Williams?» «Ehm..» dissi facendo finta di pensare «Forse non l'ho mai avuta?» dissi in tono sarcastico. La signorina Gillmore fece finta di niente e cominciò a farci correre, a parte la banda di ochette con la divisa rossa di cui facevo parte anch'io l'anno precedente notai la ragazza con cui avevo "pranzato" e il riccio che, non era proprio niente male.


   
 
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