Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Renesmee_CuLLen    18/01/2011    3 recensioni
Non sarà mai come se Edward non fosse mai esistito. Senza saperlo, ha infranto la sua promessa, lasciando a Bella ciò che di più incredibile potesse donarle: due figli.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio, Renesmee Cullen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Renesmee

Ecco il quarto capitolo.

Mi piace particolarmente, mentre l’ho scritto ero estremamente presa. Spero che vi piaccia, e che vi colpisca, come ha fatto con me rileggendolo.

 

 

Complementarietà

 

 

.Renesmee.

 

Dico io, ma tutte a me?

Allora ok, è più che comprensibile il fatto che se vado in una gelateria o in un parco giochi possa trovare bambini che strattonano il proprio padre per prendere un gelato o per giocare.

Ma, caspita, non posso trovarmeli anche all’ università.

Il primo obiettivo a cui aspiravo quando ho pensato di venire qui era quello di non trovarmi mocciosi in giro che gridano “Papi!”, “Papino andiamo a casa ho sonno!”, “Papino qua, papino là” oppure “Papino gnè gnè gnè”.

Io speravo in un mondo di adulti. Un luogo in cui non vengono pronunciate frasi come queste.

E invece, dato che ho ereditato la sfortuna di mia madre, dentro la mia stanza si trovano i genitori e il fratellino più piccolo della mia compagna di stanza.

La madre non fa altro che ripetere “Io e tuo padre siamo molto orgogliosi di te”.

Andate al diavolo.

Mia madre dice sempre che non bisogna mai alterarsi con umani intorno: loro sono sensibili e fragili e comunque non farebbero mai niente di così grave da farti perdere la pazienza con loro.

Quanto vorrei che la mia dolce mammina fosse qui.

Vorrei che si insinuasse nel mio corpo, che venisse a conoscenza dei miei pensieri, che conoscesse ciò che provo nel profondo.

Poi vorrei vedere se non glie verrebbe la tentazione di azzannare questi qua.

-“Siamo molto fieri di te, lo siamo sempre stati. Sai, tuo padre non fa altro che elogiarti al bar con gli amici, è molto contento!

Basta.

Mi alzo dal letto e me ne vado frettolosamente, attenta a non sbattere la porta.

Cecilia, la mia compagna di stanza, sa più o meno la situazione.

O meglio, sa quel che le è concesso sapere.

Vengo da Forks, America, da una famiglia composta da mio fratello e da mia madre, mentre mio padre ci ha abbandonati per non so quale ragione.

Che poi, non è la verità?

In fondo lui ha abbandonato mia madre per non si sa quale ragione. Lei è perfetta, è bellissima.

Quale pazzo avrebbe trovato il coraggio per mollarla in un bosco?

E per di più, dopo averci fatto sesso.

Mi vergogno di essere, in primo luogo sua figlia, e in secondo luogo mi vergogno di appartenere per metà alla sua natura.

È colpa sua se mi odio, se odio la mia natura indefinita.

Io da che parte sto?

Nel mezzo.

Mia madre diceva sempre a me e ad EJ che eravamo essere speciali quando avevamo qualche tipo di paranoia. Fino a 5 anni me la sono bevuta, da quel momento in poi ho cominciato a vederla in modo mio: lui l’ha usata.

Punto.

Non so perché, non so cosa lo ha spinto a farlo. Ma l’ha usata.

Cazzo, l’ha usata: è successo! Non sono io che la penso così, ma i fatti!

La cosa che mi fa rabbia è che io sono nata da un abuso. Se proprio dovevo nascere, almeno potevo nascere da un unione fatta di amore, causata dal desiderio di far nascere qualcosa da quell’amore.

Invece no.

Purtroppo, per me e per EJ, quanto per nostra madre, non è stato così. Destinati ad essere senza un marito e senza un padre.

Quando ero piccola, le rare volte che uscivamo nei luoghi pubblici, a causa della rapida crescita mia e di mio fratello, rimanevo incantata ad osservare quelle scene di quotidianità tra padre e figlia.

Scene che accadono tutti i giorni, ma che non attraggono l’attenzione di nessuno.

Come, per esempio, il padre che spinge la figlia sull’altalena.

Per i bambini, ma anche per gli adulti, è una scena come tante. È normale che un padre stia vicino alla figlia e la faccia divertire.

Questo non era il mio concetto di normalità.

Questo, per me, era un’utopia, che non sarebbe mai diventata realtà.

Questo, per me, rimaneva un sogno per tutta l’eternità.

Rimanevo, e rimango tuttora, a guardare anche un padre e una figlia star fermi uno affianco all’altra, mentre non facevano niente.

Anche solo l’avvicinamento fisico, mi affascinava. Vedere un padre e una figlia suscita in me un’ammirazione incredibile. Mi davano un senso di complementarietà.

Avete capito, no? Come due angoli complementari, lo sono quando la loro somma equivale a 90°.

La somma di un padre e una figlia equivale a.. non lo so.

Armonia? Complicità? Oppure più semplicemente amore?

Non posso saperlo, non l’ho mai provato per dire cosa sia per me un rapporto col proprio padre.

Non sono mai stata spinta sull’altalena da lui, non ho mai ricevuto i suoi applausi nelle mie esibizioni col pianoforte, non ho mai ricevuto un suo abbraccio o una parola di conforto nei momenti difficili.

In verità, sì, ho sempre sofferto per tutto ciò, ma il dolore, non solo sentito interiormente, ma anche esteriormente, come se mi fossi umiliata con altre persone, l’ho provato quando ricevetti il primo invito, al liceo, per il tradizionale ballo padre-figlia.

Lì, cominciò la rabbia, la frustrazione e l’ odio, per quella persona.

Mi sono sentita umiliata, distrutta, non andando a quel ballo.

Vedere le mie amiche scegliere il vestito, sentirle parlare per un mese esclusivamente di questo e, infine, dire loro che non ci saremmo viste in pista, fu per me la più grande umiliazione che avessi mai provato.

Ma, contro tutte le aspettative, con questo fatto smisi di soffrire.

E cominciò la mia tortura.

 

Non piangevo più per tristezza, ma per rabbia.

Non me ne stavo a soffrire in camera, ma andavo nel bosco e spaccavo qualsiasi cosa trovavo.

Non parlavo più con nessuno, cercavo in tutti i modi di reprimere la rabbia, in modo da non far del male a nessuno.

Ma purtroppo, una volta falii.

 

.Flashback.

 

Erano passati due anni da quando mamma ci aveva raccontato la sua storia, la sua vera storia.

Una storia triste, niente da dire.

Lei soffriva molto, ma non capivo perché non fosse arrabbiata con quello là.

Io e EJ stavamo pranzando e mamma era seduta con noi.

-“Oggi un ragazzo mi ha chiesto di uscire!” trillai contenta a tavola.

EJ cominciò a strozzarsi, segno evidente che il boccone gli era andato di traverso.

-“COSA?!” il mio fratellone era molto geloso nei miei confronti.

Ha sempre saputo della mia sofferenza per la mancanza di un padre, e quindi anche della gelosia che prova questo nei confronti della figlia. I primi tempi pensavo che EJ lo facesse apposta per farmi contenta, ma poi quindi mi vide effettivamente con un ragazzo impazzì e diventò quasi assillante. E lo adoravo per questo.

-“Eh Già!” Sorrisi, consapevole della sua prossima reazione.

Mio fratello cominciò con la sua solita ramanzina da geloso, mentre mia madre la vedevo assente.

Sapevo che dopo la sua terribile esperienza era molto stizzita riguardo questi argomenti.

Si può dire che aveva quasi paura del genere maschile, eccezion fatta per mio fratello.

-“Mamma che c’è?” Le chiesi, cauta.

-“Tu non uscirai con questo ragazzo.” Mi disse, con lo sguardo rivolto a terra.

Non capivo il suo atteggiamento, perché doveva comportarsi così?

-“Ma che dici mamma, perché non dovrei uscirci?”

-“Perché no, Renesmee, il discorso è chiuso!” Alzò la voce di due toni, guardandomi negli occhi.

Io cominciai ad irritarmi.

-“Mamma ma mi spieghi il perché di tutto questo!?” Urlai, alterata.

-“Non alzare la voce, Renesmee!!” Mi urlò in risposta.

-“Dimmi perché mi hai detto che non posso uscire con questo ragazzo!” Il fatto che mi avesse detto di non poterci uscire, non mi importava granché. Ero piuttosto ‘curiosa’ di scoprire il perché di questa reazione, che mi stava alterando.

-“Perché te lo vieto io! E smettila di urlare!” Mi urlò.

-“No! Non la smetto! Voglio sapere!!!!” Urlai, ancora più forte, se possibile di prima.

Sebbene quel giorno commisi un errore, non fu questo.

Sentii un dolore incredibile al viso e istintivamente misi una mano sulla guancia. Alzai lo sguardo, e notai mia madre che, se avesse potuto, avrebbe pianto come non so cosa.

Ma io in quel momento non avevo né compassione, né tristezza.

Era pura rabbia, che non riuscii più a controllare.

-“Che c’è? Hai paura che mi faccia usare come è successo a te???” Le urlai in faccia.

La sua espressione mutò in una ancora più triste.

Quell’ espressione che quando la vedi ti viene un colpo al cuore.

Quell’ espressione che quando la noti nel viso di un tuo caro, ti viene da piangere con lui.

Quell’ espressione che, quando sai di averla causata tu, ti viene voglia di sparire.

Ero andata oltre. La rabbia mi aveva sopraffatta.

Avevo fallito.

 

Fine flashback.

 

Poco tempo dopo ci scusammo a vicenda.

Lei per lo schiaffo e io per le brutte parole dette, anche se sono certa che quello che avevo fatto io era molto più grave di quello che avevo subito.

La mia rabbia aumentò ancora, fino a diventare parte integrante di me.

Sono isterica per natura, ormai. Anche se non è quello che ho sempre desiderato.

Perché quello che ho desiderato, e che desidero da sempre, è di non deludere mai i miei cari, soprattutto mia madre.

Non desidero far soffrire i miei cari per colpa mia, sebbene io abbia sofferto per colpa di quel che dovrebbe essere mio padre.

Ci sono persone che ti calpestano un piede e ti chiedono scusa.

Ci sono persone che ti calpestano il cuore, e nemmeno se ne accorgono.

 

 

 

 

 

Spero davvero tanto che vi sia piaciuto.

Mi fate sapere? :)

 

 

Renesmee_Cullen

 

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Renesmee_CuLLen