The
cute, stuffed, CAT-shaped thing
Era un
gatto con mantello, coroncina e stivaletti. Parlante,
per di più.
Stupidamente,
Cat controllò che Flo fosse ancora nella sua boccia,
strappando a quella faccia
di volpe una risata stridula: "…Anche se è il
pesce di quella Scarlet, non
sono così meschino!" saltò dalla brandina
trascinandosi dietro buona parte
della coperta e rotolando sgraziatamente sul pavimento "Allora,
andiamo?"
La lunga
lista di nomignoli, qualità e aggettivi che aveva stilato
nella sua prima
giornata di lavoro andò ulteriormente ad allungarsi mentre
aggiungeva una nuova
nota: Reeve Tuesti, scapolone con parenti al seguito, appassionato di
bricolage… ha un gatto parlante con gli stivali.
"…Non
sono un vero gatto. Per esempio, non posso mangiare
i pesci:
danneggerebbero tutti i meccanismi interni." sentenziò tutta
orgogliosa quella
strana creaturina, come se le avesse letto nel pensiero "Reeve mi ha costruito,
sai?"
Cat rimase
immobile sulla ginocchia, stringendo dubbiosa la boccia di Flo:
"Dunque, cosa
saresti?"
"Non
ho un nome, Reeve ha detto che vuole un parere esterno per decidere."
si
sistemò la coroncina di latta, alzando il musetto verso di
lei "A me però
piace il tuo nome, sai?"
Camminavano
lungo il corridoio silenzioso, l'uno davanti l'altra: "Cat è
un
diminutivo. Sai cos'è un diminutivo?" gli rispose dopo un
po', come se
stesse parlando a un bambino buffamente travestito per un qualche
carnevale
"Il mio nome è Cait, proprio come il gatto delle favole che
raccontano a Nord."
Se quegli
occhietti cuciti avessero potuto aprirsi, avrebbero brillato: "Mi
chiamerò
Cait, allora." Rimase un attimo pensieroso, passandosi la manina
guantata
sul mento: "Mi serve anche un cognome, però. Quel gatto ha
anche un
cognome?"
"Ne
possiamo parlare più tardi… Cait?"
Il signor Capo
Dipartimento era comparso davanti a loro con uno sguardo
ancora più
distrutto di quello che aveva accolto Cat davanti al modellino di
Midgar. Il
che non faceva presagire nulla di buono.
"Reeve,
ora ho un nome!" esultò gettandosi tutto saltelli verso il
suo creatore
"Ora manca solo il cognome e poi sarò un gatto vero!"
"Ne
discutiamo più tardi… Cait.
Ora dobbiamo parlare con la signorina
Empitsu." lo interruppe "Siamo entrati in una nuova era della
Compagnia proprio mentre lei non era presente e ci terrei ad
aggiornarla a
riguardo."
Le
sembrò
di cogliere qualche genere di ironia nei suoi confronti, e
cercò di capire che
cosa volesse mai intendere con tutti quei paroloni altisonanti.
Rimasero
immobili nel corridoio, l'uno di fronte all'altra e la strana creatura
chiamata
Cait nel mezzo. Cat pensò che se per aggiornarla bastavano
due chiacchiere in
piedi, la situazione non doveva essere poi tanto disperata.
E avrebbero
potuto anche prendersi un caffè ai distributori automatici.
"L'AVALANCHE
si è introdotta qui alla Shin-Ra."
Si
trattenne dall'aggiungere che lei aveva cercato di avvisarlo a
proposito, ma
era stata beatamente ignorata.
"Il
Presidente è stato ucciso."
In quel
momento decise di tenere la bocca chiusa fino alla fine. I passati
trascorsi
della nottata sembravano peggiori dell'essere costrette a dormire su
una
brandina aziendale con un pesce rosso.
"Sephiroth.
Immagino che lei ben sappia di chi si tratti."
Annuì
meccanicamente, cercando di mettere
ordine alle frasi sconnesse che avrebbero dovuto chiarire come mai
nonostante
fosse ormai mattina i corridoi della Compagnia fossero tanto silenziosi.
"E'
stato Sephiroth a uccidere il Presidente. E qualcos'altro
ha ucciso
tutto quello che ha trovato sul suo cammino fino ai laboratori."
Cat
provò a
tendere le orecchie per sentire la voce di qualche impiegato lamentoso
o il
semplice aprirsi delle porte scorrevoli. Ma non riuscì a
sentire niente; niente
che il suo cervello avesse registrato in tutto quel tempo come la
Shin-Ra del
primo mattino. Lo scalpiccio delle scarpe d'ordinanza, gli insulti che
uscivano
dai PHS già arroventati, l'aprirsi e chiudersi degli
ascensori.
"L'AVALANCHE
è riuscita a fuggire da qui con il nuovo soggetto di Hojo.
Ed è a riguardo
dell'AVALANCHE che il nuovo Presidente mi ha affidato l'incarico."
abbassò
lo sguardo su Cait per poi alzarlo su di lei "Più
esattamente, direi che
questo incarico riguarda tutti e tre."
La vocetta
stridula di Cait invase il corridoio: "Andiamo in missione!"
esultò,
brandendo in aria un assurdo megafono gigante "Andiamo da
quell'AVALANCHE!"
"A una
ragazza più o meno della sua età potrebbero
piacere i gatti robot?" Reeve ignorò
gli strilli allegri della sua creazione "In particolare, lei cosa ne
pensa
di un gatto robot capace di prevedere il futuro?"
Un
Cait Sith. Il
fortune-teller delle favole dei paesi a Nord.
"Un
suo amico della SOLDIER mi aveva parlato qualche tempo fa della sua
capacità di
vedere il futuro: certo, non mi serve che tutte le previsioni di Cait
siano
esatte, ne basta anche solo una ben azzeccata... per guadagnarci la
fiducia del
gruppo."
Tutto
iniziava a farsi troppo complicato per una semplice chiacchierata da
corridoio.
Anzi, era tutto troppo assurdo per essere vero.
Il
Presidente morto, Sephiroth vivo.
"Ho
controllato personalmente lo stato delle sue conoscenze. Non si
preoccupi,
stanno bene. Ora le devo chiedere di concentrarsi su quello che le
dico. Sono
ordini del nuovo Presidente."
Il nuovo
Presidente, meglio noto come lo Scapolo d'Oro Rufus
Shin-Ra (ovvero
il motivo Numero Uno per cui la maggior parte delle impiegate facevano
il
lavoro che facevano. I maschietti avevano il mito di Sephiroth, le
femminucce
il buon partito. Insomma, la Compagnia si reggeva su grandi e nobili
ideali)
era volato a Junon. Lasciando gli HQ lordi di sangue e interiora per
dedicarsi
ad allestire una bella parata in mondovisione.
Manie di
grandezza da ragazzino viziato.
Anche il
signor Reeve aveva detto lo stesso, quindi Cat poteva ripeterlo
all'infinito
senza rischiare di venire licenziata per una quisquilia come 'ingiurie
a
superiori'. Articolo 683bis comma 35.
"L'AVALANCHE
è ora il secondo problema per noi della Shin-Ra. La
preoccupazione maggiore,
come può ben comprendere anche lei, è il ritorno
di Sephiroth. O chi per lui,
ovviamente."
In quel
momento -come poteva ben comprendere anche un pesce rosso- si era
chiesta che
cosa c'entrasse un discorso del genere da parte del suo nuovo capo, uno
scapolo
con parenti al seguito appassionato di modellismo e pupazzi meccanici.
L'AVALANCHE
era fuggita da Midgar su un furgoncino e una motocicletta bellamente
rubati
dagli espositori dell'Exhibit Room verso una meta vattelapesca.
Sephiroth
sembrava gironzolare per il Pianeta in compagnia di un corpo senza
testa e una
spada lunga qualche chilometro. Il suo capo non usciva dagli HQ da
qualche
decennio e invitava chiunque a non mettere il naso fuori casa. E per di
più la
sua occupazione maggiore era quella di assemblare piccoli pezzi di
Midgar.
Di
conseguenza, chiedersi che ruolo potesse mai avere il Capo Dipartimento
Reeve
Tuesti nella corsa al recupero dell'AVALANCHE era una domanda del tutto
lecita.
"Così
come io vorrei sapere da quando anche la SOLDIER è candidata
alle pulizie
generali."
Le inutili
lamentele di Will rimasero senza risposta. Nessuno commentò
con qualche parola
di commiserazione l'occhio nero lasciatogli da una sventola
di terrorista
sbucata da dietro l'angolo, che aveva fatto da ritornello a
tutta la
giornata. Perché lui l'AVALANCHE l'aveva
combattuta. Perdendo
miseramente contro la sopraccitata terrorista solo perché a
farle da spalla
aveva un bulldog degli Slums e un tizio che assomigliava troppo a uno
dei
giochini di Hojo. Più correttamente, uno dei giochini di
Hojo finiti male.
"Siamo
crollati ancora di numero. Se Hojo e Heidhegger non ricominciano a fare
nuove
selezioni, della SOLDIER rimaniamo solo noi degli HQ e quei pochi
sparsi nei
reattori in giro. E abbiamo un'AVALANCHE da recuperare. E un Sephiroth,
per il
Pianeta."
Fuori
dall'ingresso principale della Shin-Ra.Inc, la vita trascorreva
tranquilla come
ogni giorno. Forse per lo stridere dei treni e il borbottare dei motori
delle
auto del Settore 0 sembrava proprio la solita, brutta Midgar.
Il Pianeta
allo scatafascio che Cat aveva visto ogni mattina.
Solo che ora
era un pochino più allo scatafascio del
solito.
"Hanno
davvero una faccia da terroristi, non trovi?" Will sbirciò
la cartellina
da sopra la sua spalla "Specie quello biondo… Killer
psico-sociopatico o
qualcosa del genere. Imbottito di Mako, aggiungerei."
Cat fece
spallucce tornando ai fascicoli che le erano stati sbattuti in faccia
da un
qualche sottoposto di Heidegger: anche se certe volte lei stessa si era
chiesta
come facessero certi della Turks a essere ancora in piedi tra sbronze e
fallimenti assortiti, doveva ammettere che quelli del Dipartimento di
Pubblica
Sicurezza sapevano fare il loro meschino lavoro. Naturalmente, solo
dopo aver
messo da parte l'ideuzza di trovarsi sempre e comunque nel bel mezzo di
un film
d'azione-spara-spara-ammazzali-tutti di quinta categoria.
"Estendendo
la tua brillante teoria, anche tu apparterresti alla famiglia del
killer
psico-sociopatico." commentò piatto Theo, aggiustandosi il
cerottone che
avrebbe dovuto sistemargli il naso, pietosamente rottosi dopo una
rovinosa
caduta dalle scale per sfuggire al qualcosa che
aveva sterminato un buon
numero di schiavi del Dipartimento di Scienza e Ricerca. Schiavi ormai
definitivamente ex-colleghi, dei quali il buon dottor Hojo aveva dato
ordine di
raccoglierne in fretta i resti e buttarli nel condotto di scarico
più vicino.
Cat
approfittò
nuovamente del momento di silenzio che era calato tra i due per
sfogliare i
fascicoli: un ex-minatore, una ex-barista, un ex-soggetto di studi
sull'ibridazione, uno strambo felino arancione e un killer
psico-sociopatico dal
passato sconosciuto.
Avrebbe
dovuto inventarsi una previsione più o meno azzeccata sul
futuro di uno dei
gruppi di terroristi peggio assortiti della storia del Pianeta,
affidarla a un
gatto meccanico di peluche e sperare che la cosa funzionasse?
Probabilmente
la risposta che il signor Reeve aveva era un sì.
Niente altro che un sì.
"Io
dico di no. Non è possibile." che gli occhi colorati di Mako
potessero addirittura
emettere scintille, non era un dato certo. Tutto intento a torturare la
coroncina
di latta del nuovo pupazzo da compagnia della sua ex-ex-ex-ragazza, in
quel
preciso momento Will avrebbe potuto essere candidato come nuovo
soggetto di
studio sull'argomento: "Non può farcela da solo; deve avere
un qualche
congegno lì dentro per poter muoversi. E pure un qualche
genere di coscienza
artificiale per attentare al pesce di Scarlet."
"Non
esistono le coscienze artificiali."
puntualizzò Theo, afferrando
malamente il neo-battezzato Cait Sith per il mantellino rosso "Ma tu di
intelligenza
è ovvio che ne sappia davvero poco."
Il pupazzo
cercò di divincolarsi dalla presa, agitando le zampine e
levando gli stessi
strilli acuti di una cavia in vivisezione, cosa a cui probabilmente
tutti
quelli del Dipartimento di Scienza e Ricerca dovevano essere ben
abituati.
"Lascialo
stare, se dovesse rompersi…" Cat cercò di mettere
fine alla disperazione
della bestiola, anche se pure lei aveva iniziato a porsi qualche
domanda
esistenziale sullo strano marchingegno che il signor Tuesti l'aveva
incaricata di
portare a spasso per i corridoi fino a nuovo ordine.
Doveva trovarne
difetti e apportare suggerimenti utili
per l'interazione con il gruppo dell'AVALANCHE.
"Il
Capo del tuo Dipartimento crede davvero che questa
cosetta qui riuscirà
a tenere il passo con quelli?" commentò saccente Theo, che
aveva iniziato
a muovere la sua nuova cavia in un complicato esperimento di stretching
pomeridiano "Guarda che zampine. Sarà anche a forma di gatto
e sarà amato
da voi ragazze, ma quelli corrono su una motocicletta e nemmeno con
della Mako
nei suoi cosiddetti circuiti potrebbe reggere. Se il Presidente avesse
affidato
questo genere di incarichi a noi della
Ricerca…"
Dietro di lui,
Will iniziò a fargli il verso: l'orgoglio degli schiavi del
dottor Hojo era
piuttosto noto anche tra quelle teste pompate della SOLDIER.
"Il tuo
capo era troppo occupato a pensare ad altro. Lascialo stare, vale tutto
il mio
prossimo stipendio." Tagliò corto Cat, mentre un finalmente
libero Cait
Sith si lanciava verso di lei per poi nascondersi tremante dietro la
sua
schiena. Affastellando piccole maledizioni che sarebbero state
utilissime per
un futuro come veggente in un qualche angolo del Wall Market.
Dove
l'assurdità era di casa.
Rimasero a
guardare senza troppo interesse il traffico che continuava a scorrere
davanti
agli HQ: un'altra notte stava per calare su Midgar e nessuno di loro
sembrava
avere avuto il minimo permesso di prendere il primo treno e tornarsene
a casa.
O meglio, questo riguardava Cat, ancora preoccupata per la sua finestra
in
frantumi in un buco qualsiasi del triste Settore 6. Probabilmente anche
quella
sera avrebbe dovuto dormire su una brandina aziendale, in compagnia di
un gatto
meccanico.
Si
alzò in
piedi, facendo rovinare a terra Cait che dal momento in cui si era
liberato non
le aveva più staccato le zampine dalla giacca: "Vado a
sentire se il mio
capo si è inventato qualcosa di geniale per allungare le
estremità anteriori
dei suoi peluche meccanici…" abbassò lo sguardo
al musetto offeso sotto le
sue ginocchia "…Vieni anche tu, a meno che non voglia
conoscere i
bellissimi Laboratori del Piano 67…"
"Potresti
portarmi sulle spalle."
Will non si
preoccupò di soffocare una risata, mentre Theo
sbuffò di rimando: "Ora ha
persino delle pretese?"
"Oh,
non sarai geloso di un ammasso di pelo sintetico e coscienza
artificiale!"
lo punzecchiò l'altro, facendo l'occhiolino in direzione di
Cait "Tenero,
carino e diretto. Così ci si lavora le ragazze!"
"Non metto
in discussione l'intelligenza superiore degli esseri umani a un robot
destinato
ai bordelli…" bofonchiò sistemando la fascia da
lavoro che gli era caduta
sugli occhi "…Intendevo solo dire che…"
"Probabilmente
è una buona idea?" Cat si piegò sulle ginocchia,
poggiando i fascicoli sul
gradino "L'hai detto anche tu che con le sue zampine non sarebbe in
grado
di reggere il passo. Se qualcuno gli prestasse delle gambe
più lunghe potrebbe
invece riuscirci benissimo."
Assai
contento e senza alcuna intenzione di nascondere la gioia per la
rivincita, Cait
trotterellò dietro di lei, arrampicandosi sulla sua schiena
per poi mettersi a
cavalcioni sulle spalle: "Però non vedo niente!" e
così detto si alzò
su quelle zampette assurde, aggrappandosi senza troppi complimenti ai
pon-pon
della neo-eletta segretaria del suo creatore.
"Tira
un solo capello e sarò io il tuo prossimo incubo. Ancor
prima del dottor
Hojo." lo minacciò Cat, ignorando gli strilli vittoriosi
della cosina
abbarbicata sulla sua testa. Salutò con un cenno i due,
facendo retro-front
oltre la grande porta scorrevole della Compagnia Elettrica
Più Potente del
Mondo.
Con un
gatto meccanico sulle spalle.
Una spia,
di nome Cait Sith.
***____*_**___*
Sproloqui
dell'Autrice: (coff-coff)
sì, uhm, sono tornata. Per un solo capitolo, ma almeno poi
ho l'ansia giusta
per continuare questa cosa qui.
Transizione,
gente, transizione. E le email di
"macomesarebbeadirechehaiilbloccodelloscrittore?!" della mia beta.
Forse
perché
non sono una scrittrice e quindi logicamente non dovrei averlo :D