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Autore: Darling Eleonora    19/01/2011    3 recensioni
Nella prestigiosa Accademia San Margot, dove vi è difficile entrare, si iscrive Leonard, un ragazzo all’apparenza duro e associale ma dentro di sé nasconde un ’innato talento per la poesia, che da sempre il ragazzo ha tenuto segreto a tutti fuorché alla sua dolce sorellina Winnie, nata da pochi anni e causa del trasferimento della sua famiglia. La vita nell’accademia si scopre sorprendentemente piacevole per il nostro semiprotagonista, ma per ben poco perché inaspettatamente qualcuno viene a sapere della sua passione segreta cambiandogli la vita…
Dal secondo capitolo "La primavera":
Lei raddrizzandosi si tolse la polvere dai vestiti e in un secondo momento, si accorse che un fiore di ciliegiolo le era caduto sul viso. Lo prese candidamente e lo adagiò sul palmo mano, assumendo un’espressione tenera. Leonard capì che l’albero con la sua sfera non attirava solo cose pure ma soprattutto cose belle.
-Io mi chiamo…
Cercò di parlare nervosamente ma la ragazza non se ne accorse neppure e senza staccare lo sguardo dal fiore disse con una voce melodiosa:
-Sai che giorno è oggi?
Lui era sbalordito.
-Marte…
Lei lo interruppe nuovamente e un sorriso ironico le si dipinse in volto:
-Non in quel senso, e comunque è venerdì…
Lui arrossì e non aggiunse altro per paura di fare un’altra figuraccia. Lei si avvicinò alla sua finestra e sorridendo allungò il palmo della mano verso il suo. Lui d’impulso glielo offrì.
-Oggi è il 21 marzo…
Prese tra le dita affusolate la sua mano e vi posò sopra il fiorellino rosa con delicatezza. Poi finalmente intrecciò lo sguardo al suo con delle iridi verdi e sorrise.
-….l’equinozio di primavera.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Leonard era in camera sua, seduto sul letto a osservare il fiore posato sul comò. Era confuso, deluso mentre osservava i petali candidi e fragili che partivano dal centro con un colore rosa e poi andavano a sfumare nel bianco. La cosa che lo incupiva più di tutte era che stava per appassire ma non aveva il coraggio di metterlo dentro il libretto ad essiccare e a profumare le pagine, come aveva pensato; non aveva più avuto il coraggio neanche di aprirlo. Ormai dall’episodio della settimana scorsa (quando il CeriseClub l’aveva fatto chiamare con la scusa di esser stato chiamato in presidenza) non c’era un briciolo di buon umore in lui, neanche quell’atmosfera capace di far partorire un solo pensiero felice per scrivere una poesia così che risultasse musicale (non era adatto per le poesie tristi e fredde, quando le rileggeva risultavano alquanto patetiche). Quel fiore rappresentava qualcosa in lui che non riusciva a capire di cosa si trattasse, ogni volta che lo osservava non poteva mai bloccare il pensiero e andava inevitabilmente dalla ragazza del ciliegio: sui suoi capelli lisci, sulle sue iridi verdi e gentili che, fino a poco tempo fa, non avrebbe mai creduto fossero capaci di deluderlo. Invece eccolo lì: dispiaciuto, affranto sia per lei sia per il suo segreto, si chiedeva perché gliene importasse così tanto, aveva paura? Tutti lo vedevano come il compagno di classe associale con quell’aria fredda mentre passava le ore a guardare fuori dalla finestra, se l’avessero scoperto l’avrebbero considerato un falso o uno di quei reclusi sociali dannatamente timidi e introversi? Lui era semplicemente un ragazzo serio che credeva nelle canzoni dei vecchi cantautori, a cui piaceva suonare la chitarra, innamorarsi e pensare che la vita fosse come una poesia dove non riesci mai a capire cosa ti vuol dire veramente.
Si rassegnò e lasciò stare in sospeso i suoi pensieri e il fiore.
Andò a fare colazione. Era domenica e sapeva che il suo vicino di stanza sarebbe rimasto a dormire fino a metà pomeriggio. Come ogni mattina e ogni sera, la cena e la colazione si facevano al dormitorio, veniva servito un buffet. Si sistemò al suo tavolo preferito, in fondo alla grande sala con accanto una finestra che dava ai giardini, i tavoli  erano semideserti e c’erano solo una dozzina di ragazzi a fare colazione e non si fecero distrarre da lui, con suo piacere. Voleva stare tranquillo a bere il suo caffèlatte e mangiare la sua brioche alla nutella, una delle poche cose che in quei giorni lo rendeva davvero felice. Mentre faceva colazione non poté non notare le discussioni dei rimasti in sala: tre ragazzi, di cui uno all’apparenza più giovane; gli aveva visti al dormitorio e gli pareva che uno fosse addirittura un amico di Selen “ ma d’altronde, chi non conosce Selen?” si chiese.
-Che palle le lezioni della Right, sono una lotta!
Disse lamentandosi il ragazzo robusto che beveva il succo.
-Hahaha, Nate, ce l’avete anche voi? Cavoli quella lì mette rapporti anche solo se apri il libro alla pagina sbagliata!
Scherzò il più giovane mentre addentava una fetta biscottata. Poi gli chiese:
-Che programma fate voi di quarta?
Il ragazzo di nome Nate disse indicando il coetaneo:
-Credi davvero che ricordi il nostro programma di storia? Chiedilo a Hostin.
Quest’ultimo alzò gli occhi dal suo latte e cereali e gli sorrise.
-Guarda che io non seguo. Il trucco è non guardarla fissa negli occhi sennò ti becca impreparato. Poi, visto ce l’ho come insegnante guida nel club di poesia, sono il suo cocco.
Tutti e tre risero.
-A voi come va il club di basket?
Il ragazzo più giovane sbuffò:
-Bene anche se Nate mi fa sempre inciampare! Non faccio in tempo a entrare in campo che viene lì a fare lo sbruffone e a rompere! Pure il coach gli dice di andarci piano!
L’amico rise arruffandogli i capelli biondicci.
-Ragazzi avete sentito della lotta tra i club…?
Chiese in un bisbiglio Hostin interrompendoli e accendendo la loro curiosità.
-…vi ricordate dell’annuncio di sabato scorso? Quello dell’inizio della primavera…
Leonard drizzò di scatto le orecchie. I suoi amici annuirono, spingendolo a proseguire.
-Il CeriseClub lesse una poesia di uno studente, non rivelando il nome. Bene, ho sentito dire dagli amministratori del mio club che si stanno dando da fare per cercarlo, dicono prometta davvero bene, sono rimasti impressionati dalla sua bravura e si fanno a gara con il LittératuresClub eccetera per accaparrarselo!
A Leonard cascò nella tazza il pezzo di brioche che teneva in bocca. “Ho sentito bene?” si chiese allarmato, subito dopo ne ebbe la conferma.
-Stanno cercando un tizio su duemila studenti solo perché ha scritto tre righe sui fiorellini?
Chiese Nate stupito, l’amico annuì.
“Mi stanno cercando?! Non credevo che arrivassero a tal punto, cioè, immaginavo che a qualcuno potesse venire una qualche curiosità nei miei confronti, non sapendo chi sono, ma certo non da avviare un rivalità tra club così importanti!”.
-Il CeriseClub non ha voluto rivelare il nome neanche dopo e sicuramente non è uno di loro. Mi chiedo chi possa essere…
Leonard si alzò svelto dal tavolo, lasciando la colazione interminata e avviandosi in camera. Quando passò accanto al loro tavolo lo fece con più fretta possibile ma il ragazzo che aveva parlato fino a quel momento lo fermò:
-Hey scusa…
Leonard si girò di scatto allarmato a chiedersi cosa volesse.
-Sai mica che ore sono?
Lui tirò un sospiro di sollievo.
-No mi spiace.
E se ne andò via a passo di carica ignorando la reazione dei tre ragazzi alla sua fuga. “Che brutta situazione…” aveva appena avuto a che fare con il famoso CeriseClub che aveva rivelato a tutti, tecnicamente, il suo segreto e adesso altri maledetti club lo volevano al loro seguito così da migliorare i loro gruppi “…che assurdità!” pensò. Chiunque sarebbe stato lusingato ma per lui erano solo scocciature che, se avesse potuto, ne avrebbe fatto volentieri a meno, aveva già rifiutato bruscamente una volta e non voleva che l’episodio si ripetesse, per giunta aveva il presentimento che l’avessero scoperto, non l’avrebbero trattato gentilmente come i ragazzi del CeriseClub, come lei in particolare. La notizia si sarebbe sparsa arrivando al giornale scolastico, che lui non leggeva ma era molto seguito, arrivando a disturbare la sua quiete.
Entrò in camera e chiuse la porta. Poco dopo Gregory lo invitò a unirsi a lui per andare a fare il bucato. Leonard accolse l’invito e con le ceste di panni sporchi in mano si avviarono alla stanza delle lavatrici, lì trovarono una Rina in tuta.
-Ti è entrato un gatto in testa?
Scherzò Gregory riferendosi hai capelli scompigliati della ragazza. Era strano vederla in quello stato, di solito era impeccabile, sempre con i suoi perfetti capelli color caramello ben acconciati e la sua uniforme ben stirata, una volta conosciuta era meno elegante e raffinata di come te l’aspettavi…
-Ciao scemo, ciao Leo…
Salutò scoccando un’occhiataccia.
-Ciao Rina.
Le sorrise Leonard. Misero in moto le lavatrici con i loro panni.
-Hey ragazzi io devo andare da Selen per chiederle delle ripetizioni di matematica. Fatemi un favore, ho messo in funzione la numero 23, me la spengete voi se non arrivo in tempo? Grazie!
Disse Gregory avviandosi.
-A dopo!
Lo salutarono. Erano rimasti soli e si erano accomodati sopra le lavatrici a giocherellare con il cesto delle mollette mentre la centrifuga sotto di loro era in azione.
-Come fai a sopportarlo come tuo vicino di stanza?
Gli chiese Rina.
-Non lo so, mi sveglia di continuo la notte perché vuole razziare la cucina, viene sempre in camera mia a rompere, fa incavolare Dories che se la prende anche come me e fa dei maledettissimi scherzi a chiunque.
Risero.
-Vedo che ti sei ambientato bene, alla Margot.
Osservò la ragazza rivolgendogli uno sguardo acceso tramite i suoi occhi marroni.
-Sì, merito vostro, mi avete accolto benissimo e poi questo è un bel posto.
Rispose Leonard mentre ebbe nella mente la fugace immagine del ciliegio.
-Già, l’anno scorso appena arrivata credevo di essere in paradiso. Però mi sentivo spaesata, come chiunque al primo anno, non tutti hanno un carattere come il tuo!
Scherzò lei attaccandogli una molletta ad un dito. Leonard la osservò in un’espressione interrogativa.
-Tu hai un carattere così sereno! Non ti poni problemi: sei uno di quei tipi tosti che stanno in disparte e si adattano perfettamente a qualsiasi situazione, scatenando l’interesse di tutti e il loro rispetto. A proposito, Tiffany e molte altre ragazze ti adorano!
Dalle labbra delle ragazza emerse un risolino malizioso.
-Ma che dici Rina!
Scherzando le cercò di attaccarle una molletta sul naso, senza riuscirci e questa rise ancora di più.
- Leo, adesso ti dico una cosa: Marc e Gregory e persino Philippe sono dei ragazzi gentili e vanno d’accordo con tutti, ma è difficile diventare loro amici intimi! Non si aprono con chiunque e vengono ammirati da tutti: Marc è il vicepresidente del club di calcio, Philippe è uno studente con molti meriti, non certo estroverso ma poco importa, e Gregory…- smise di parlare in modo ironico cercando di individuare un talento dell’amico –…bè Gregory è l’anima della festa! E poi ci sei tu, ultimo ma non meno importante, piaci a tutti ma sono timidi per avvicinarsi a te e ti guardano come lo studente figo appena arrivato!
Lui sorrise incredulo.
-Solo tu ti fai questi filmini mentali!
Le attaccò una molletta al braccio ma non ci badò e parve stupirsi.
-Dai Leo, non sto mica scherzando! Da quel che ho potuto vedere, sei molto gentile e molto più sensibile di tanti altri, una volta che hai degli amici ti apri e incominci a scherzare liberamente in fondo…
-Vuoi dire che nessuno mi si avvicinerebbe perché sono troppo figo e non perché sembro lo sfigato di turno?
Chiese scettico ma, sotto sotto, meravigliato.
-Bè per me lo sei!
Si ritrovò addosso una manciata di mollette tirategli dall’amico.
-Tu invece sei la solita ragazzina che si rivela fin da subitotroppo socievole e quindi irritante!
Tutti e due risero e si tirarono addosso altre mollette. In quel momento Gregory, che si ritrovò lanciateli addosso qualche dozzina di mollette, entrò nella lavanderia e nello stesso istante la sua lavatrice concluse i giri e lui andò a spengerla riparandosi dalla raffica di colpi.
-Hey ragazzi, se mi unisco anche io siete morti!
La mattinata si concluse con una sgridata da parte di Dories che notò il loro casino a causa degli schiamazzi mentre giocavano a tirarsi a dosso le mollette per stendere i panni.
 
-Che noia!
Disse Adam mentre il CeriseClub era comodamente sdraiato sui divani della sede al quarto piano. Di punto in bianco Oscar, che fino ad all’ora era rimasto in silenzio tra i suoi pensieri, introdusse il fatidico argomento che per una settimana nessuno si era azzardato a toccare in presenza della regina del club (nota per le sue severe e vendicative punizioni):
-Che peccato però…ci deve esser rimasta davvero male…
Tutti lo fissarono capendo al volo.
-Lo dicevo io che quello era uno stupido!
-Adam! La signorina Cerise non sceglie a caso i membri del club!
Lo sgridò Mariù.
-Già. Se gli ha dato l’opportunità di entrare è perché aveva bisogno di noi e noi di lui.
Concluse Oscar.
-Ragazzi, ma l’avete visto bene?! E’ un’associale!
Mariù intervenne:
-Oh sciocchezze! Sembra così intrigante! Con quell’aura da poeta maledetto!
-Ah! Ma quante cavolate!
Rispose Adam geloso arrossendo.
-Dovremmo cercare di convincerlo!
-Non possiamo. Lui è stato chiaro, non vuole unirsi a noi.
Disse impassibile Julie.
-E’sbagliato forzarlo, se vorrà venire noi lo accetteremo volentieri!
-No Oscar! Quello stupido depresso ha sprecato un’opportunità così preziosa e rimane irripetibile! Quando vorrà unirsi a noi saremo noi a ripudiarlo! Hahaha! Così impara ad umiliarci! Chi si crede di essere?! Noi siamo delle divinità in terra qua! Nessuno osa ostacolare il nostro cammino!
Rise maligno Adam con stupidità. Tutti sospirarono.
-Comunque sia, abbiamo un altro grosso problema, o maglio altri
Tutti si concentrarono su Oscar cercando di capire a cosa si riferisse.
-Il fatto è che…non solo noi siamo rimasti stupiti dalla bravura del nostro poeta. Gli altri club si stanno scannando cercando di capire chi è…in fondo non c’è pericolo nemmeno noi sappiamo nulla di lui! Ma non c’è da star tranquilli, in fondo siamo stati noi a metterlo nei casini.
-Non è esatto.
Lo corresse Julie. Si avvicinò e spostando gli occhialini d’orati sul nasino incominciò a leggiere su di un quaderno ad anelli:
-Leonard Mircle: secondo anno sezione H, nato il 22 Giugno (segno zodiacale del cancro), voti alti nelle materie letterarie e medio alti nelle materie scientifiche-matematiche; è riservato e con uno spiccato senso della narrazione poetica.
Sorrise con la sua solita aria da bambina intelligente.
 
La campanella dell’intervallo di metà mattinata suonò e tutti si alzarono dai banchi avviandosi in corridoio. Entrò in classe una ragazza che Leonard non aveva mai visto: portava i capelli raccolti che le permettevano di mostrare in bella vista gli orecchini, di perle come la collana, “ tipica ragazza dedita allo studio di famiglia ricca” pensò. Con sua sorpresa, salutò Selen e le chiese qualcosa che non riuscì a sentire e quella indicò dalla sua parte. La ragazza altolocata venne al suo banco dicendo:
 -Tu devi essere Leonard Mircle.
Lui alzò la testa e le mostrò un’espressione cordiale.
-Piacere, tu sei…?
Lei scosse la testa e proseguì.
-Non ti interessa. Sono venuta per consegnarti questa.
Gli porse una busta, lui la prese d’impulso.
-Ti saluto.
Notò l’espressione irritata che fece prima di congedarsi. Lui la ignorò poi chiamò:
-Selen…dimmi una cosa: chi era quella studentessa?
Lei con la sua solita cordialità senza battere ciglio rispose:
-Il suo nome è Nicole, è nella 3B. La conosco perché al mio primo anno mi chiese di aiutarla con gli studi, è nel mio stesso piano al dormitorio.
-Grazie Selen.
In quell’istante Rina la chiamò dalla parte opposta della classe e lei, prima di seguirla, non poté far a meno di lanciare uno sguardo incuriosito alla busta tra le mani del ragazzo. Lui si decise ad esaminarne il contenuto. Voltò la busta e notò che era stata sigillata con il tipico timbro a cera liquida “Siamo nel ventunesimo secolo, correggetemi se sbaglio”  pensò divertito. Osservò il timbro, raffigurava un libro aperto, assottigliò lo sguardo per poi spalancarlo a causa dello stupore che ebbe a leggiere la scritta in basso: LittératuresClub.
 
 

  
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