La Grande Lilly
L’ultimo
giorno
I cigolii surreali si espandevano per
l’aria fredda della
sera.
Il vecchio alzò lo sguardo
sull’immensa montagna di ferro e
legno che aveva davanti a se.
Ne aveva vissute di avventure: dal
giorno in cui aveva
deciso di aprire quel parco di divertimenti, non era passato istante
che non
avesse lasciato il segno.
Ore ed ore spese a lavorare: sognare
e far sognare, questo
sostanzialmente era il riassunto della sua esistenza.
E Lei, la “Grande
Lilly” era stata per tutti quegli anni il
vanto e il fulcro del grande parco a tema.
Le montagne russe più alte
del paese.
Ora però era giunto il
tempo di chiudere tutto.
Ormai erano vecchie…come
lo era lui, e di conseguenza
pericolose.
Di loro sarebbe rimasto solo il
ricordo… ma tanto sarebbe
bastato quello a farle vivere per sempre.
Karl si sedette sulla panchina
rugginosa, dando le spalle
alle sue adorate montagne russe… e si perse nei ricordi
degli anni.
Punti di
vista
-Mi dispiace signore, ma non
è possibile…- la voce
leggermente irritata, ripeté la stessa cosa per
l’ennesima volta.
-Ma scusi perché? Qui dice
che l’accesso è consentito a
chiunque superi il metro d’altezza!-
-Certo signore questo è
vero, però le ribadisco che lui non
può salire-
Lo strano personaggio
sbuffò infastidito, e si mise a
grattarsi la testa.
Poi caparbio riprovò:
-Ok ma allora perché il
mio amico John non può salire sulle
montagne russe?Ci teneva così tanto-
Karl fissò
l’uomo di fronte a lui, con un misto tra rabbia e
ilarità, poi spostò lo sguardo su John.
Prese un respiro profondo e
riprovò a spiegarsi, sperando
che questa volta l’ovvio risultasse chiaro anche al suo
interlocutore:
-Perché
signore… John è una scimmia!-
Il mio sogno
più
grande
-Forza Karl muoviti ti devo mostrare
un posto speciale, e il
tramonto è il momento migliore-
I lunghi capelli color ebano si
muovevano morbidi
assecondando la brezza serale.
Corsero ancora per alcuni minuti, poi
di colpo la ragazza si
fermò.
-Guarda- disse semplicemente.
-Io non vedo nulla-
mormorò Karl perplesso fissando la lunga
distesa di prato incolto.
-Certo per ora non
c’è niente… ma solo per ora! Questo
è il
luogo nel quale sorgerà il mio sogno-
-E che sogno sarebbe?-
-Un grande parco di divertimenti! Il
più grande del mondo!-
Karl non riuscì a
trattenere una risata divertita.
-Finiscila, non è uno
scherzo… pensa che bello, un posto
dove tutti si divertono, dove il dolore non ha spazio… dove
tutto è magico-
I suoi occhi brillarono, come se
vedessero al di là del
tempo, il parco di divertimenti nel suo splendore.
-…ohh…- si
limitò a mormorare Karl stupito.
-Vieni ti faccio fare un giro-
gridò Lilly esultante
prendendolo per mano.
-Qui ci sarà il banchetto
dello zucchero filato, da questa
parte ci saranno le gioiste dei cavalli…
qui il tendone del circo-
-Circo?-
-Si immagina che bello se ci fosse
anche un circo… con
cavalli, serpenti, pagliacci con indosso una maschera
buffa, trapezisti con vestiti scintillanti… e poi ancora
ippopotami e… una grande gabbia con
i
leoni… e poi…-
-Ancora non è finita?-
-Scherzi? Ci saranno giochi di ogni
tipo dove ognuno può
vincere un giocattolo… o
un trofeo, per i più
grandi, e infine la
cosa migliore : Una gigantesca montagna russa-
-Allora che ne pensi?-
-Penso che il tuo sogno sia
stupendo… proprio come te!-
Ingegno e
dintorni
-Fermate quella donna…
fermatela è una ladra-
Una signora con un folta capigliatura
stava correndo a
perdifiato schivando la folla che riempiva le bancarelle e che si
allineava
davanti alle attrazioni.
Le guardie della sicurezza correvano
senza risparmiarsi, urlando
in direzione della donna, intimandogli l’alt.
-Non lasciatela scappare-
Karl sentendo il trambusto
uscì dal suo ufficio, giusto nel
momento in cui la donna gli sfrecciava davanti come un fulmine.
Fu una frazione di secondo e
allungato il braccio l’afferrò,
fermando la folle corsa della signora.
-Mi inseguono… sono matti
io non ho fatto nulla- rantolò la
donna con aria spaventata.
Quando i guardiani trafelati e
ansanti li raggiunsero subito
spiegarono:
-Capo l’abbiamo vista
attraverso le telecamere di sorveglianza,
rubava portafogli-
-Io non ho rubato nulla siete dei
bugiardi- urlò la donna
fuori di sé dalla rabbia.
-se non mi credete perquisitemi
pure-concluse con sguardo di
sfida.
Le guardie fissarono Karl esitanti, e
lui annuì affermativo.
Trascorsero i minuti, nei quali gli
uomini rivoltarono la
borsetta e le tasche dell’indiziata, in cerca della
refurtiva… ma non trovarono
nulla.
-Bene ora che avete appurato che non
sono una ladra, esigo
delle scuse- disse la donna con voce cattiva.
Mentre le note dell’ultima
parola si spegnevano, dietro di
loro il carrello dalla “Grande Lilly”,
sfrecciò ignaro continuando la sua corsa
sulla strada di rotaie.
Il movimento creò un forte
spostamento d’aria e… alla donna
cadde la parrucca.
Parrucca sotto la quale erano
nascosti nove portafogli e tre
orologi di valore.
La sottile
differenza
tra sogno e utopia
Entrò nel grande atrio di
vetri e marmo. Senza attendere un
istante si diresse verso la reception e si annunciò:
-Sono Karl Shultzer,
l’architetto De Carlos mi sta
aspettando-
Lo fecero accomodare in una imponente
sala d’attesa e, dopo
pochi minuti, venne raggiunto
da un uomo
sulla trentina alto e allampanato.
Si strinsero la mano e
l’architetto, senza giri di parole
l’apostrofò:
-Ho letto la sua
richiesta… montagne russe così alte non
sono mai state costruite… il suo è un bel sogno,
ma non è realizzabile-
-Mi sono rivolto a lei
perché credevo fosse il migliore…
evidentemente mi sbagliavo… le utopie sono
irrealizzabili… i sogni al contrario
lo sono eccome… sono semplicemente difficili, ma non
impossibili. Mi scuso se
l’ho scomodata, arrivederci-
Karl si calcò il cappello
sulla testa e volgendogli le
spalle fece per allontanarsi, ma l’altro lo fermò.
-Ok… ci stò, sia che
riusciamo nell’impresa sia che falliamo…
sarà comunque un’avventura
entusiasmante!-
Solo la tua
felicità
-Ohh Karl ci sei riuscito…
hai realizzato il mio sogno- il
sussurro debole ma nonostante tutto vibrante di passione
uscì dalle labbra
stanche di Lilly.
-Si tra un mese inaugureremo il parco
divertimenti più
grande del paese… il tuo parco divertimenti-
-Il nostro… il mio sogno
è diventato anche il tuo tanto
tempo fa- mormorò con malinconia la donna.
-No ti sbagli! Il mio sogno
è sempre stato quello di
renderti felice! Sei felice Lilly?-
-Si lo sono-
Karl sorrise dolcemente al volto
pallido della moglie.
-Bene! Vieni ti porto a casa
così ti riposi- concluse
sospingendo la sedia a rotelle sul selciato.
La routine
giornaliera
-Tuuuu bastardo… quando
scendi giù me la paghi-
Una signora sulla cinquantina urlava
a squarcia gola, senza
preoccuparsi dei volti sconvolti della gente.
-Ti ammazzo giuro che lo faccio-
Karl e altri due uomini della
sicurezza intervennero
cercando di placare le ire della donna.
-Perché sta urlando? Posso
esserle utile?-
La donna per tutta risposta si
levò una scarpa e la scagliò
contro il treno che correva veloce sui binari della Montagna Russa.
-Signora se non la smette di tenere
un comportamento tanto
indecoroso, mi vedrò costretto ad allontanarla dal Parco-
-Indecoroso io?- inveì
quella di rimando.
-L’unico essere in decoro
ed immondo sta su quella stupida
giostra- urlò indicando la Grande Lilly che continuava la
sua corsa.
-Mi scusi ma temo di non
capire…-
-Quello schifoso di mio
marito… mi ha tradito con una
ragazzina che potrebbe essere sua nipote… MI HAI
SENTITO… TUA NIPOTE, SEI UN
VECCHIO PORCO!-
-Signora la prego- tentò
nuovamente di calmarla Karl –Non
urli… spaventa i bambini.-
-Ohhh ma quando scende
l’ammazzo, si l’ammazzo e poi
festeggio. Che stupido pensava veramente che non l’avrei
scoperto? Anzi
doppiamente stupido, per sfuggirmi è salito al volo su
questa stupida giostra…
cosa crede che quel trenino lo porterà da qualche
parte… TANTO PRIMA O POI
DOVRAI SCENDERE… MI HAI SENTITO?-
Karl sbuffò indeciso se
ridere o se piangere… da che aveva
aperto quel posto non c’era stato un giorno senza
inconvenienti.
Scrollò la testa con fare
rassegnato, in fondo quella vita
gli piaceva un sacco.
Conclusione
Karl si stiracchiò, poi
con gesti lenti si rimise in piedi.
Afferrò il suo bastone da passeggio, guardò per
l’ultima volta la “Grande
Lilly” e poi si avviò verso l’uscita.
-Suvvia nonno, perché
quella faccia?- il volto preoccupato
del nipote lo scrutò negli occhi.
-Mi mancherà questo
posto…-
Il ragazzo lo fissò un
po’ perplesso, poi con rinnovata
allegria gli passò un braccio attorno alle spalle magre e
incurvate dagli anni.
-Quante storie, vecchio brontolone,
mica lo radiamo al
suolo! Lo chiudiamo solo per sei mesi, giusto il tempo di dargli una
restaurata… un po’ di Make Up… alle
vecchie signore come la “Grande Lilly”
qualche ritocchino ogni tanto occorre!-
Karl alzò il volto e
sorrise al nipote… si aveva ragione,
non era poi la fine del mondo.
End
Partecipante al contest Parco giochi indetto da Naime22 e Ryku24 Prima classificata