Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: ClaireTheSnitch    20/01/2011    9 recensioni
[Altro personaggio: HELENA CORVONERO]
"La pace rifluì lentamente nel mio corpo, come miele caldo, ovattando persino il battito da colibrì del mio cuore, che non sembrava affatto pronto al Cappello Parlante."
Helena Corvonero ha undici anni.
E' come tutti vogliono che sia: perfetta. Come sua madre.
[Questa storia ha partecipato allo Smistamento Contest indetto da Circe sul forum di EFP, vincendo il Premio Miglior Corvonero e il Premio Giuria]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nickname: ClaireTheSnitch
Titolo: Just how they expected
Rating: Verde
Genere: Generale, Introspettivo
Avvertimenti: one-shot
Personaggio: Helena Corvonero (poi Dama Grigia)
Introduzione:
Come potrebbe mai sentirsi la figlia di un fondatore di Hogwarts al suo primo giorno? Allo Smistamento, soprattutto? Le sue inquietudini sono elevate alla massima potenza, non sono nulla in confronto a chi ha quattro possibilità di essere sé stesso, mentre lei ha un’opportunità di successo e tre di condanna...
Così ho immaginato l’ansia di una bambina alla ricerca di approvazione.
Eventuali note: Ero così felice di essere stata smistata nella mia Casa preferita che ho dovuto per forza scegliere un membro assolutamente illustre! Helena mi ha sempre affascinata, soprattutto successivamente, quando cresce e sviluppa quell’incredibile volontà di emulare e superare sua madre Priscilla, quasi fosse una questione di vita o di morte... Quindi mi sono detta: probabilmente da bambina doveva esserci un indizio, un piccolo accenno di questa tensione verso ciò che gli altri desiderano e verso il costante miglioramento di sé stessa.
Spero di essere riuscita nel mio intento e che sia una one-shot decente!

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Just how they expected

 

Amavo le mie trecce.
Quella sera rilucevano alle fiammelle delle candele e mi sembrava di scintillare, di sbocciare di fronte a loro, tanto ero orgogliosa. Erano una parte di me.
Me.
Non di mia madre, anche se era lei l’unico motivo per cui all’improvviso ogni sguardo cominciò a scrutarmi avidamente, per cui ogni mia mossa venne giudicata senza pietà, per cui le mie guance, ormai, stavano pigramente bruciando d’imbarazzo.
Mi voltai, fissai un ragazzo sconosciuto e sbiancai. Non sapevo neppure chi fosse.
Un sussurro, una zaffata di profumo, poi qualcuno mormorò che ero soltanto una bambina, e ancora altre ciance inutili, menzogne mugugnate, i miei pensieri che cominciavano a difendersi da quella situazione... Le sensazioni mi aiutarono ad isolarmi dalle loro occhiate colme di aspettative.
Il lago era stato la realizzazione di un sogno: la traversata aveva scatenato in me le più ferventi fantasie sui mostri che sicuramente vi si nascondevano e sulle sirene, che avevano affascinato i miei sogni sin da quando ero molto piccola; lo sciaguattare dell’acqua nera come petrolio riempiva ancora le mie orecchie e potevo sentire il sapore vagamente glaciale e salmastro dell’aria sulla mia divisa.
Ma i mormorii avevano superato il livello di sopportazione: volevo soltanto che la smettessero.
Cosa poteva mai significare che mia madre era Priscilla Corvonero?
Cosa poteva mai...
Oh.
La Sala Grande mi mozzò il fiato: non era assolutamente come mia madre l’aveva descritta, ma molto meglio. Stendardi vividi e quasi minacciosi pendevano dalle pareti, come se nascessero direttamente dal soffitto spruzzato di stelle, e le tavolate - ricolme di prelibatezze che in quel momento passarono in secondo piano - rilucevano di studenti, sorrisi e nuove idee pronte a germogliare.
Non avevo sentito altro che mormorii molto percepibili nella stanza che avrebbe dovuto condurmi al mio Smistamento, ma ora tutto era indistinto, un chiacchiericcio confuso che finalmente non riuscivo a distinguere.
Non m’importava più che parlassero di me.

La pace rifluì lentamente nel mio corpo, come miele caldo, ovattando persino il battito da colibrì del mio cuore, che non sembrava affatto pronto al Cappello Parlante.
Non ancora!, gridava.
Aspettate!
Non puoi farlo adesso, non sono ancora pronta...
In realtà ero cosciente di essere pronta.
-Corvonero, Helena.-
La voce di mia madre tagliò l’aria come una lama, imperscrutabile ma fremente. Io lo sapevo: se non fossi stata smistata nella sua Casa, sarei stata un’onta terribile per la mia famiglia.
Il Cappello calò sulla mia testa e mi coprì gli occhi, risparmiandomi l’imbarazzo di doverli strizzare davanti a tutti per la mia preghiera.
Fa’ che io sia come vogliono. Corvonero. Lo dice anche il mio cognome, non puoi sbagliare.
-Lo so.- sussurrò il Cappello dentro la mia testa.
Sì, lo sapevo anch’io.
Ero perfetta per la reputazione di mia madre: nessun cambiamento clamoroso, nessun voltafaccia, nessuna elevazione sopra il mondo per dimostrare di essere differente.
Avevo cervello. Attitudine. Acume. Bellezza.
Forgiata da un fabbro clemente, sprizzavo già di blu e argento.
-CORVONERO!-
Il Cappello si sollevò e tutto scomparve: l’ansia lasciò il posto ad una serenità totale.
Ero nata esattamente come loro si aspettavano.






Questa storia ha vinto il premio Miglior  Corvonero e il Premio Giuria!!
Grazie, Circe!!! ^^

Qualcuno vorrebbe lasciare un commentino?
 
 
 

   
 
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: ClaireTheSnitch