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Autore: RedMarauder    20/01/2011    8 recensioni
"Fisso la foto abbandonata li sopra: è un po’ stropicciata, per via dei mille viaggi che ha fatto in giro per casa, ma è ancora bellissima. Non l’aveva più lasciata: se la portava ovunque, in cucina, in salotto, sul comodino mentre dormiva.
Spesso mi fermavo a spiarla: la guardava sempre, si perdeva a disegnare con le dita sull’immagine finti cerchi intorno ai visi. Come se volesse accarezzarli."
sono tornata alla carica con una storia mooolto sentimentale, un pò triste all'inizio, ma tanto tanto romantica!
pariting--> JISBON!
Buona lettura
Giada:)
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Patrick Jane, Teresa Lisbon, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2- TEARS AND SMILES OF AN INNOCENT LITTLE GIRL
 
 
Teresa ed Alice
 
Finalmente sono riuscita a prendere una domenica libera da passare con Alice.
Mi alzo dal letto alle 9:30 invece che alle 6:30!
Mi preparo e scendo a fare la colazione.
Alice adora i pancake ma senza sciroppo d’acero, come me. Le faccio sempre  il latte con il cioccolato e la spremuta d’arancia, per colazione.
Apparecchio per la colazione e salgo a svegliarla.
Entro in camera sua aprendo le tende e le finestre per far entrare la luce del sole.
Alice si rigira nel lettino stropicciandosi gli occhi
“Sveglia dormigliona!” mi appoggio sul suo lettino e le faccio il solletico.
Le scoppia a ridere svegliandosi e cercando di sfuggire alla tortura mattutina.
“Sono sveglia!” urla ridendo.
“Davvero?” fingo stupore “non me ne ero accorta! In tal caso” la afferro e me la carico sulle spalle “via, è pronta la colazione!”
Mentre scendiamo ridendo Alice annusa l’aria
“Hai fatto pancake!” esclama gioiosa.
Ci vuole poco per rendere felice mia figlia: pancake, gite al parco, cartoni animati preferiti, lasagne, pizza e giocare a carte con zio Rigsby. È facile!
Ci sediamo al tavolo e cominciamo a mangiare.
Alice fa fuori in men che non si dica quattro pancake, una tazza enorme di latte caldo al cioccolato, e un bicchierone di succo d’arancia.
Fortuna che corre dalla mattina alla sera altrimenti peserebbe almeno 10 kg in più!
Invece, al contrario delle aspettative di quando la vedi  a tavola, Alice è piccola di statura, ma più alta di me alla sua età, forse non  ha preso completamente da me, e magra al punto giusto, ma non ossuta.
Non per farmi le lodi, ma è una bellissima bambina! Lo diranno tutte le madri delle proprie figlie, ma ovunque vada le persone si perdono a guardarla, e molti mi fanno i complimenti.
Una volta persino un sospettato mi ha fatto i complimenti quando ha saputo che la bambina seduta nel bullpen era mia figlia.
Tanto poi era innocente quel tipo!
Tutti mi dicono che siamo due gocce d’acqua. Il che in parte è vero.
Ma chi conosce anche il padre sa che buona parte del viso di Alice è la sua copia perfetta, occhi esclusi.
Ora che è cresciuta di più i suoi occhi sono ancora verdi, ma con delle sottilissime scaglie azzurre a renderli più lucenti. Secondo il dottore sono rarissimi questi tipi di colorazione.
Sorrido soddisfatta alla mia bambina.
Non sarà completamente merito mio, ma ho fatto un buon lavoro.
“Mamma cosa facciamo oggi?” chiede curiosa.
Le sorrido “Oggi abbiamo tante cose da fare: prima di tutto dobbiamo aiutare lo zio Wayne per la festa a sorpresa di stasera per la zia Grace!”
Oggi è il compleanno di Grace e le organizziamo una festa a sorpresa, idea di Rigsby.
“E poi?” chiede tutta contenta Alice.
“Poi prendiamo dei panini e andiamo a mangiarceli al parco, stese al sole!” le sorrido, so che adora farlo.
“Siiii!” si mette a balzare sulla sedia, poi riprende a bere il suo succo ancora sorridendo.
“E poi torniamo a casa, ci facciamo belle e andiamo alla festa della zia Grace!” concludo accarezzandole la mano.
“Forza peste, andiamo  a prepararci!”
Mi alzo in piedi prendendola in braccio.
“Mamma sono grande, lasciami camminare!”
Rido della sua espressione “Ai suoi ordini!” la lascio per terra e lei vola su per le scale.
Le prendo i vestiti dall’armadio dove ancora non riesce ad arrivare e la vesto.
Poi mentre lei aspetta disotto, io vado a prepararmi.
Indosso un paio di comodi jeans, una canottiera semplice bianca e delle vecchie scarpe da tennis bianche.
Vestiti comodi per una giornata oltre programma!
Afferro borsa, chiavi e occhiali da sole e scendo.
Raggiungo la mia bambina che è vestita identica a me, solo in vestiti decisamente più piccoli, e indossa gli occhiali da sole minuscoli che le ha regalato Grace.
“Forza si parte!”
Saliamo in macchina, Alice dietro nel suo apposito seggiolino. Mi sento più sicura se se ne sta buona in macchina.
Partiamo e andiamo a casa di Wayne e Grace.
Lei lavorerà tutto il giorno così io e lui potremo dedicarci agli addobbi e alla prima parte della cena, che finiremo verso sera.
Il piano è questo: Cho, dopo il lavoro, la costringe a prendere un aperitivo per festeggiare il compleanno, assieme all’Hightower. Intanto io e Rigsby prepariamo la cena.
Così quando loro arrivano è tutto pronto. Buon compleanno Grace!
Suono al campanello e Rigsby mi apre subito.
“Ben arrivate!” ci saluta radioso facendoci entrare.
“Zio Wayne!” grida Alice correndo fra le sue braccia.
“Ciao piccola peste!” sorride lui facendola girare in aria.
Alice con lui si diverte molto. Secondo Grace vede in lui una pseudo figura paterna.
In tal caso sono contenta per Alice, visto che la sua figura paterna non è presente.
O probabilmente solo perché il livello di comportamento sociale di Wayne spesso sfiora quello di Alice!
“Ciao Rigsby!” lo saluto.
“Ciao!” mi sorride lui mettendo giù Alice “pronta?” mi chiede facendomi l’occhiolino.
“Ho portato gli addobbi!” rispondo sorridendo e alzando l’enorme sacchetto che ho in mano.
 
Addobbiamo tutta la casa: enormi festoni appesi alle pareti e al lampadario. Ricopriamo ogni tavolino e mobile con delle stelle in fogli argentati luccicanti.
Sistemiamo il tavolo più piccolo al centro del salotto per l’aperitivo e i dolci e Alice lo apparecchia con un bel centrotavola, piatti, bicchieri e fazzoletti rossi e argentati. I colori preferiti di Grace.
Io e Wayne allunghiamo la tavola principale e la apparecchiamo per la sera.
Prepariamo gli antipasti freddi, che dovranno riposare in frigo, e la pasta per il dolce che deve riposare un’ora.
“Cosa le hai regalato?” gli chiedo mentre cuciniamo.
Alice è in salotto che guarda la tv.
Lui mi fissa imbarazzato “sei l’unica a cui lo dico, per ora, quindi acqua in bocca!” mi sorride rosso come un peperone.
“Muta come un pesce!” rispondo sorridendo.
“Le chiederò di sposarmi!” annuncia rosso e fiero di se stesso.
Sorrido emozionata e lo abbraccio.
“è una cosa meravigliosa!”
“Grazie Teresa!” ci sciogliamo dall’abbraccio.
“Ho la tua benedizione vero?” mi chiede un po’ incerto.
“E me lo  chiedi?” lo colpisco al braccio.
“Sai, visto che Hightower ha approvato la relazione ho pensato di renderlo ufficiale. La amo e non ha senso aspettare!” esclama emozionato.
Lo guardo sorridendo “è un’ottima decisione!”
“Pensi che dirà di si?” mi chiede un po’ insicuro.
“Dubito riesca a dirti di no!” gli sorrido riprendendo a cucinare.
Abbasso lo sguardo sulle verdure che sto tagliando, pensando inevitabilmente a lui.
Cosa sarebbe successo se non fosse partito?
Sospiro senza accorgermene.
Wayne si gira a guardarmi
“Tu come stai?”  mi chiede sinceramente interessato.
Lo guardo negli occhi tranquilla.
“Bene” rispondo sincera, ma non del tutto.
“Sicura?” mi chiede alzando un sopracciglio con un sorriso.
Sorrido anche io
“Le cose vanno meglio. Sai Alice è la mia ragione di vita, a parte voi, e questo basta a farmi vivere. La amo davvero, è la cosa più bella che mi sia mai capitata!”
Wayne sorride “si, questo è vero!”
Abbasso lo sguardo sulle verdure e poi lo rialzo verso di lui
“Sai, non passa giorno in cui non mi fermi a guardarla, ad osservarla. Gli assomiglia così tanto che a volte devo concentrarmi per non trovarmi davanti il suo volto invece di quello di Alice” ammetto sincera “questo mi fa male, fa davvero male, ma lo sopporto. Vorrei solo rendere più felice mia figlia”
“E te stessa!” conclude Wayne.
Mi volto a guardarlo perplessa.
“Ti meriteresti anche tu la sua presenza, non solo lei. Hai bisogno di lui” afferma senza mollare lo sguardo dai miei occhi.
Scuoto la testa sorridendo “Sono passati quasi quattro anni..e lui ancora non è tornato. Il problema non sussiste!” affermo convinta, riprendendo a tagliare le verdure.
“Come vuoi!” risponde lui con un mezzo sorriso.
Dopo poco Alice ci raggiunge.
Finiamo di cucinare, ritocchiamo gli ultimi addobbi e salutiamo lo zio Rigsby.
 
Siamo arrivate al parco con le nostre coperte e i nostri panini.
Ci stendiamo al sole in un punto isolato  e cominciamo a mangiare.
Alice mi fa ridere mostrandomi dei buffi balletti che hanno fatto all’asilo, e cerca di insegnarmeli.
“No mamma!” mi rimprovera ridendo per l’ennesima volta.
“Non devi muoverle così le mani, ma così!” mi dice prendendomi le mani con le sue minuscole e muovendole al posto mio.
Rido con lei “Non avevo capito!” mi giustifico.
“Mamma ti ricordi che sabato prossimo c’è la festa dell’asilo vero?” mi chiede squadrandomi e strizzando gli occhi.
Quando fa così gli assomiglia ancora di più. Ha preso quasi tutti i suoi modi di fare, come se fosse stato sempre qui ad insegnarglieli.
“Certo che mi ricordo tesoro. E mi ricordo anche che devo fare la torta alla crema!” le sorrido fingendomi fiera della mia ottima memoria.
Certe volte, quando parlo con Alice, mi sembra di parlare con una bambina molto più grande della sua età.
“Brava mamma!” mi prende in giro dandomi un buffetto sul naso.
Poi vedo il suo sorriso spegnersi, piega la testa verso il basso e fissa la coperta con gli occhietti spenti.
Riconosco quell’espressione.
“Cosa c’è Alice?” chiedo preoccupata.
“Niente” risponde piano lei alzando le piccole spalle.
Sorrido dolcemente “Lo sai che la tua mamma è addestrata a scovare i bugiardi, è il mio lavoro, quindi non provare a fregarmi!”
Lei sorride e alza la testa, poi ritorna triste, ma continua a guardarmi.
“Vorrei tanto che venisse anche papà” dice piano.
Sospiro:  avevo perfettamente riconosciuto quell’espressione sul volto di mia figlia.
Era la stessa che aveva ogni volta che pensava a lui. In questo ci somigliamo molto.
“Lo vorrei anche io” dico sincera.
“Anche la mia amica Rosalie non ha qui il suo papà” mi racconta.
“E come mai?” chiedo esitando.
“Lavora molto lontano, a New York, ma loro non possono partire perché la nonna di Rosalie sta tanto male” mi risponde.
“Queste cose possono succedere Alice. Lo capirai quando sarai più grande” le dico, con il cuore spezzato dal suo dolore.
“Si ma il papà di Rosalie verrà lo stesso alla festa!” esclama mentre una lacrima le bagna la guancia.
Il mio cuore lotta contro una nuova fitta. Non posso vedere mia figlia soffrire.
La abbraccio forte, e quando so che non mi può vedere lascio andare le lacrime.
E se avesse ragione Grace?
E se per il bene di mia figlia lo dovessi chiamare e raccontargli tutto?
Infondo cosa mi impedisce di farlo? Il troppo dolore che potrei subire?
Non vale niente rispetto alla felicità di mia figlia.
“io non gli vorrò mai bene” dice mia figlia contro il mio petto.
La allontano guardandola negli occhi
“No, Alice non dire così..” la supplico asciugandole gli occhi.
“Lui non ci vuole bene, perché noi invece dovremmo?” chiede piangendo.
È più intelligente di quanto pensassi.
“Papà non sa di te” le ripeto cercando di distoglierla dal suo ragionamento.
“ma di te si! Tu sei la mia mamma, tu c’eri anche prima!” le trema la voce per il pianto.
Il ghiaccio nel mio cuore si sgretola ancora sotto il peso del dolore. Come può una bambina di tre anni e poco più capire cosa mi è successo?
“Lo so, ma tu devi volergli bene comunque” dico convinta.
“Perché?” mi chiede asciugandosi gli occhi.
“Te lo spiegherò quando sarai più grande. O forse sarà lui a farlo” le dico accarezzandole i capelli.
È una storia troppo dolorosa da raccontare ad una bambina di appena tre anni e mezzo.
Anche se, ci scommetto tutto, lei la capirebbe benissimo.
Alice mi guarda intensamente poi mi fa una domanda
“Com’è?” mi chiede con un piccolo sorriso.
Le sorrido di rimando.
“Gli assomigli molto” rispondo, leggermente commossa.
“Anche lui sa giocare a carte?” chiede improvvisamente entusiasta.
Rido, reclinando la testa all’indietro
“Certo che lo sa fare. E anche lui capisce bene le persone come te” rispondo.
Alice sbatte le mani gioiosa “Anche lui capisce quando qualcuno dice le bugie?” chiede allegra.
“Lo capisce eccome!” le sorrido.
“Vedi Alice” abbasso lo sguardo cercando le parole giuste poi torno a guardarla.
Lei ascolta seria senza staccare gli occhi dai miei
“tuo padre non è una cattiva persona. Ha sofferto molto nella sua vita e questo, purtroppo, l’ha cambiato. La scelta che ha fatto, quella di andarsene, forse per noi sarà ingiusto, ma per lui significava qualcosa. Ha sempre avuto paura di farmi soffrire, e questa paura l’ha portato a farlo davvero, senza rendersene conto. Un giorno lo capirai meglio. Quello che voglio è che tu possa perdonarlo. Perché comunque vadano le cose, lui è tuo padre, e ti proteggerà sempre”
“Tu lo perdoni mamma?” mi chiede incerta.
Sospiro abbassando lo sguardo.
Bella domanda.
“Se servirà ci proverò” rispondo sicura.
È la risposta migliore alla domanda che tanto mi turba.
Se lui tornasse cosa ne sarebbe di noi?
Lo cancellerei dalla mia vita?
Lo riprenderei con me?
 
 
Poche ore dopo siamo a casa a farci belle.
Porto Alice e il suo vestito in camera mia, così possiamo cambiarci insieme.
Lei mette il suo vestitino rosso preferito, con le ballerine argento.
Visto che sono i colori preferiti della zia ha voluto indossarli!
Io metto un vestito nero che mi ha regalato Grace, che scende morbido fino a sopra il ginocchio, ed è stretto fino alla vita.
Pettino i lunghi capelli di Alice, legandole due ciuffi dietro la testa, con un fermacapelli d’oro che le è stato regalato dai miei fratelli. Una fatina dorata che tiene in mano un luccicante smeraldo, simbolo dei suoi e dei miei occhi.
In generale gli occhi dei Lisbon!
Vestita così sembra una fatina: è bellissima!
“Mamma sei bellissima!” esclama quando finisco di acconciare i capelli in uno chignon abbastanza artistico.
“Sei più bella tu amore mio!” la prendo in braccio e le do un bacio sulla guancia.
“Siamo due Lisbon!” esclama lei alzando la mano per darmi il cinque.
La sbatto contro la sua sorridendole e ricambiando
“Siamo due Lisbon!”
Scendiamo e saliamo in auto, pronte per la magnifica festa della zia Grace.
 
 
Inutile dire che a Grace a momenti viene un infarto quando ritrova il suo salotto pieno di addobbi, occupato dagli ospiti e pieno di bicchieri di Champagne.
Ed inutile dire che ha accettato di sposare Wayne!
Gliel’ha chiesto a pranzo, davanti a un romanticissimo panorama in un parco!
La serata è davvero bellissima.
Grace è la stella del momento: tutti puntano l’occhio all’anello che splende al suo dito!
Alice ha saltellato per quasi venti minuti quando ha saputo che gli zii si sposavano.
Il cibo è ottimo, lo champagne è buonissimo e il chiacchiericcio continuo è rilassante ed energizzante allo stesso tempo.
Nonostante il permanente vuoto che sento ogni giorno, sono questi i momenti che mi fanno credere quante cose belle ho avuto dalla vita.
Lui non c’è, e forse non ci sarà mai, ma io ho una famiglia, una figlia meravigliosa, e tante persone che mi vogliono bene.
I pilastri delle mia vita sono saldi: ora sono certa che non crollerò mai!
 
Solo alle 2:30 la casa è completamente vuota!
Rimaniamo solo io, Grace, Alice, che si è addormentata fra le braccia della zia da più di due ore, e Wayne e Cho, che stanno pulendo, per far riposare noi donne.
Li sentiamo scartabellare in cucina, mentre noi ce ne stiamo comodamente sul divano.
“Oggi mi ha chiesto di lui” racconto a Grace.
Lei sgrana gli occhi sorpresa
“Sul serio?”
Annuisco sorridendo.
“Che cosa le hai detto?” chiede dolcemente.
“Che si assomigliano molto e che non deve giudicarlo. Lei mi ha detto che non gli vorrà mai bene, e io le ho risposto che invece non deve essere arrabbiata con lui, e che deve volergli bene, perché è suo padre” spiego.
Grace mi guarda stupefatta
“Da che pulpito viene la predica!” ironizza.
Sospiro con un sorriso, guardando mia figlia addormentata
“Per me è diverso”
“Non ci vedo tutta questa differenza!” commenta Grace.
“Grace è diverso!” le spiego “mi ha detto che mi amava, e il giorno dopo è sparito con pochissime spiegazioni e moltissime scuse. Mi ha abbandonata, senza mai cercarmi, ne farsi sentire, per dirmi dov’era o se stava bene. Alice può ancora perdonarlo. So che lo farà, perché quando, e se, Jane saprà di lei, farà di tutto per poterle stare accanto”
Grace sospira “ragion per cui dovresti dirglielo”.
Fisso il tavolino di fronte a me
“Non sono io a dovergli dare un valido motivo per tornare. Deve sentirlo dentro. Deve essere volontario” rispondo “inoltre voglio che sia Alice a chiedermelo. Quando lei mi chiederà di farlo tornare allora io lo farò!” aggiungo sicura.
“L’ha già chiesto a me!” puntualizza lei.
“Si, ma l’ha fatto perché non voleva vedermi soffrire. Oggi era arrabbiata con lui. Ha detto che non gli vorrà mai bene! Voglio che si convinca del contrario prima di incontrarlo”
“E tu puoi perdonarlo?” mi chiede interessata Grace, cambiando il filo della conversazione.
Esito prima di rispondere.
“Non lo so, Grace. È molto ciò che si deve far perdonare. Gli accredito il fattore Alice, ma solo perché non lo sapeva” rispondo, con una leggera fitta al cuore tipica dei momenti in cui ripenso a lui.
“Pensavo di poter iniziare una vita bellissima. Finalmente innamorata, finalmente libera dai miei e dai suoi incubi. E invece è sparito tutto prima ancora che potessi viverlo davvero” aggiungo triste.
Grace allunga una mano tenendo Alice con l’altro braccio, per stringere la mia.
“Le cose cambieranno Teresa! Ne sono sicura!” mi conforta decisa, con un sorriso dolce.
Le sorrido anche io
“Ci spero sempre” confesso sincera.
Restiamo ancora un po’ mano nella mano in silenzio. Poi io mi alzo e vado a casa salutando tutti.
Una volta a casa infilo il pigiama a Alice e la metto a letto, sciogliendole prima i capelli.
La accarezzo dolcemente e torno in camera mia.
Mi stendo sul letto esausta.
Prima che possa fermarlo un barlume di speranza ripara alcuni pezzi distrutti del mio cuore.
Il problema è che è solo una speranza, e se non accadrà, farà ancora più male..
 
 
Alice
 
Sono in macchina con lo zio Wayne.
La mamma ha una riunione importante “con quelli in alto” o qualcosa di simile.
Mi chiedo sempre perché si chiamino “in alto”.
Boh, non lo so, lo chiederò alla mamma.
La zia Grace aveva molto lavoro, così è venuto lo zio a prendermi all’asilo.
Sono seduta sul mio seggiolino, la mamma gli ha prestato la sua macchina, vicino al finestrino.
Siamo fermi a un semaforo vicino al parco. Mi perdo ad osservare i passanti e il loro volti.
A volte sono proprio buffi!
La mamma dice che io sono come papà, e capisco le persone, quindi forse un giorno diventerò brava anche con quelle che non conosco!
“Zio Wayne!” lo chiamo.
“Dimmi piccola!” risponde voltandosi con un sorriso.
“Secondo te un giorno sarò brava come papà a capire le persone?” chiedo sinceramente interessata.
Lui mi sorride “Certo, diventerai anche più brava! Soprattutto se è tua madre a crescerti!” esclama.
Mi giro sorridendo soddisfatta verso il finestrino.
Guardo di nuovo la folla nel parco, c’è davvero tanta gente!
Uffa, ma quanto ci mette questo semaforo!
Sbuffo e lo zio Wayne capisce
“Siamo quasi arrivati peste, sta tranquilla!”
Mentre guardo la gente penso a papà. È davvero bello, quasi quanto la mamma. Anzi no sono belli uguali.
Zio Cho dice che è molto simpatico! E che è anche un rompiscatole, ma secondo me non è vero!
Sto pensando così tanto a lui che mi sembra quasi di vedere solo persone bionde nella folla.
In quel momento scatta il verde e lo zio Wayne parte.
Nello stesso istante un’ombra cattura il mio sguardo: una testa bionda e riccia come la sua.
No, è proprio lui!
“Zio Wayne!” urlo, facendogli prendere un infarto.
Scatto dritta, incollandomi al finestrino e guardando indietro.
Ritorno delusa al mio posto.
Non c’è più, era solo un’illusione.
“Alice che succede? Ti sei fatta male?” mi chiede agitato lo zio.
Scuoto la testa, mentre una piccola lacrima scende dai miei occhi. La asciugo prima che lo zio possa vederla.
“No, pensavo di aver visto..una cosa” rispondo delusa.
Lui mi squadra dal finestrino, dubbioso.
Gli sorrido per tranquillizzarlo e mi sorride anche lui.
Era troppo bello per essere vero!
 
 
Wayne
 
Siamo appena arrivati al CBI.
Si crea una specie di festicciola quando entra Alice: la adorano tutti!
Poi lei vola nell’ufficio con sua madre, e io rimango solo con Grace nel bullpen.
Appena Teresa chiude la porta, mi avvicino a Grace, deciso a fare quello che sto per fare.
Quando Alice ha urlato, il mio istinto mi ha fatto guardare subito nello specchietto retrovisore e in quello laterale: deformazione professionale.
In quell’istante i miei occhi avevano catturato un’immagine.
Non poteva essere vero..
Ero convinto di averlo solo immaginato, avevo ripreso fiato e avevo chiesto ad Alice cosa non andava. Una lacrima le aveva rigato il viso.
Prima urlava entusiasta, poi piangeva delusa. Aveva visto qualcosa, non me la dava a bere.
E se avessimo visto la stessa cosa?
Magari lei ha pensato a un’illusione, ma io voglio chiarire ogni dubbio.
Mi avvicino a Grace le spiego in un orecchio cosa ho visto.
“Sei sicuro?” mi chiede allibita.
“Deve averlo visto anche Alice, ma lei, quando si è girata non l’ha più ritrovato e avrà pensato di esserselo immaginato. Non ho le allucinazioni Grace! Manca a me, ma non così tanto da immaginarlo!” esclamo convinto.
Grace si volta verso il computer come una furia.
Per tutti questi anni ha segretamente seguito i suoi spostamenti e quelli della sua carta di credito, di nascosto da Teresa.
Io e Cho la aiutavamo, e ci tenevamo aggiornati.
Mentre il computer compie la ricerca ripenso a quell’immagine.
Quella testa bionda e riccia, quel viso così famigliare: no, non l’ho immaginato.
Jane è a Sacramento!
 
 
DICE L’AUTRICE:
Dico solo: odiatemi! Il finale è proprio sul mio stile ma ci provo troppo gusto!
Ringrazio tantissimo tutti quelli che mi stanno seguendo e tutti quelli che recensiscono: fa sempre piacere sentire il vostro parere!!
La parola passa a voi: commenti? : )
A prestissimo.
Bacione : ) Giada

 
  
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