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Autore: RedMarauder    19/01/2011    7 recensioni
"Fisso la foto abbandonata li sopra: è un po’ stropicciata, per via dei mille viaggi che ha fatto in giro per casa, ma è ancora bellissima. Non l’aveva più lasciata: se la portava ovunque, in cucina, in salotto, sul comodino mentre dormiva.
Spesso mi fermavo a spiarla: la guardava sempre, si perdeva a disegnare con le dita sull’immagine finti cerchi intorno ai visi. Come se volesse accarezzarli."
sono tornata alla carica con una storia mooolto sentimentale, un pò triste all'inizio, ma tanto tanto romantica!
pariting--> JISBON!
Buona lettura
Giada:)
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Patrick Jane, Teresa Lisbon, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 1- 4 YEARS AGO
 
Teresa
 
Sono seduta in cucina.
Sono sconvolta. Non faccio altro che piangere da quasi due giorni.
Non ho mangiato niente, non ho praticamente dormito.
Mi sento annebbiata, stanca e debole.
Suonano alla porta.
Deve essere Grace.
Infatti è lei. Entra e mi abbraccia dolcemente. Lascio cadere la testa sulla sua spalla e comincio a piangere di nuovo.
Rimaniamo ferme per qualche minuto poi lei si stacca, mi prende per mano e mi porta in cucina.
Mi lascio cadere sulla sedia di prima. Sento i suoi occhi su di me mentre mi prende un bicchier d’acqua.
“Teresa da quanto non mangi?” mi chiede preoccupata.
“Da ieri sera” rispondo. La mi voce è roca e bassa.
“Hai fame?” mi chiede accarezzandomi la testa.
Annuisco senza dire niente.
“Ti va una pizza?”
Annuisco di nuovo muta.
Lei si alza, afferra il telefono e ordina le pizze, poi ritorna a sedersi di fianco a me.
“Come stai?” mi chiede. Nei suoi occhi leggo il dolore che sta prendendo anche lei.
Alzo le spalle “così come mi vedi”
Lei annuisce e posa una mano sulla mia
“So che probabilmente non avrai voglia di sentirtelo dire: però devi reagire Teresa! Non puoi rimanere per sempre a crogiolarti  nel dolore! Devi rialzarti e ricominciare a vivere. So quanto stai male, anzi posso solo immaginare quanto stai peggio di noi. Per te era diverso! Però ora devi smettere di autodistruggerti. Sono passati cinque giorni, e prima stavi quasi meglio, perché ora stai peggiorando?” mi chiede quasi sull’orlo delle lacrime dalla disperazione.
È davvero in pena per me! Devo essere un mostro in questo stato.
Sorrido isterica “Perché ora è diverso!” rispondo.
Lei mi guarda perplessa.
Mi volto a guardarla senza riuscire a trattenere le lacrime “Sono incinta!” confesso.
Vedo i suoi occhi e la sua bocca spalancarsi.
È decisamente diverso!
 
 
Dopo ore passate a consolarmi sul divano Grace decide di passare la notte con me.
È davvero distrutta anche lei dalla notizia.
“Vedrai troveremo una soluzione!” mi dice consolandomi.
Sospiro stancamente “Si, andrà tutto bene, ce la faremo!”
Chiudo gli occhi mentre Grace torna sul divano dove ha deciso di passare la notte.
Cerco di addormentarmi e di scacciare gli incubi che da giorni mi attanagliano la mente.
 
 
un mese e mezzo dopo
 
Dopo poco più di un mese sto bene.
Ormai piango di meno, anche se il mio cuore ha ancora la consistenza di un mucchietto di blocchi ghiacciati andati in frantumi.
Ma devo riprendermi per forza, lo devo fare..in vista del futuro.
Grace ormai è una presenza costante a casa mia e nella mia vita.Si prende cura di me, mi sostiene e mi porta dal medico per le visite.
Il feto ha esattamente quattro settimane e mezzo.
Secondo il dottore è in piena forma, ma devo mangiare di più e cercare di non stancarmi troppo.
Grace mi fa rispettare queste regola anche troppo alla lettera.
Infatti in ufficio fa quasi sempre il doppio del lavoro, per non farmi stancare. Cerco di impedirglielo in tutti i modi!
Abbiamo spiegato ad Hightower la situazione, che come tutti ha cercato di aiutarmi e di consolarmi, anche se io non ho dato segni di cedimento mentre parlavo con lei.
Rigsby e Cho fanno finta di niente, ma spesso li colgo a guardarmi con sincera preoccupazione.
Sanno quello che sto passando, e sanno che non sarà facile.
Grazie al lavoro riesco a distrarmi, ma poi quando torno a casa la voragine si riapre e io ritorno nel mio stato di depressione.
Anche se devo ammettere che ultimamente sono migliorata.
Lo devo solo a Grace!
 
 
Quasi tre mesi più tardi
 
Sono passati altri tre mesi circa.
Ora sto decisamente meglio. Piango ancora di meno, sono meno depressa e sto addirittura cercando di ricominciare a sorridere.
Grace mi sta cambiando la vita e fa di tutto per rendermi felice. Anche gli altri sostengono l’iniziativa e spesso casa mia si ritrova occupata da i miei tre colleghi per passare la serata insieme.
La pancia comincia a crescere, per il momento è solo una piccola protuberanza.
Sono a casa di Grace, stiamo per uscire con gli altri.
“Sembro solo ingrassata!” mi lamento davanti allo specchio della sua camera da letto mentre Grace mi guarda storto.
“Non è vero!” esclama “è il primo arrotondamento, non lamentarti!” mi lancia la una canottiera che stava scegliendo davanti al suo armadio.
Rido e le rilancio la canottiera.
Il medico dice che è tutto a posto, e qualche settimana fa, io e Grace ovviamente, abbiamo sentito il battito del suo cuore.
Grace ha aspettato che io uscissi per confabulare con il medico.
Quando è uscita aveva in man un dischetto che ha infilato subito nella borsa. Ha fatto finta di niente, ma so cos’era: la registrazione del battito del bambino.
Spera che un giorno mi possa servire per farlo sentire a un’altra persona attualmente assente..
Quel gesto mi ha commossa, so che tiene a me. Ma mi ha anche riaperto la voragine.
Mentre Grace finisce di prepararsi io scendo disotto.
Ci sono molte foto della squadra e di lei e Rigsby in salotto.
Sono tornati insieme, e ora anche Rigsby partecipa attivamente alla campagna “Salviamo Lisbon!”
Li prendo sempre in giro per questo, ma gli sono veramente grata.
Senza di loro ora non saprei veramente come fare!
 
Un mese e mezzo ancora
 
Siamo dal dottore per l’ennesima visita.
È un femmina!
Grace è felice almeno quanto me.
Osservare da quel piccolo schermo mia figlia mi ha riempito di una gioia immensa.
Per un po’ dimentico tutto il dolore degli ultimi mesi: esiste solo lei, quella piccola e magnifica creatura che mi sta crescendo dentro!
Torniamo a casa, e per la prima volta mi sento davvero felice.
I fantasmi che assillano la mia mente scompaiono lasciando posto solo alla presenza di quella bambina che respira e vive dentro di me.
 
Passiamo la serata stese sul divano a scegliere il nome.
“Ovviamente tu sarai la madrina!” le dico sorridendole.
Lei mi abbraccia commossa “Grazie!”
La stringo forte “Devo tutto a te, è il minimo che possa fare!”
Sto bene, comincio a riemergere dal mio incubo.
Ho sempre il cuore a pezzi, ma penso che non potrà mai essere diversamente. Potrà solo migliorare e mai guarire.
Però ora ho una ragione valida per vivere: mia figlia.
 
Ancora un po’ più avanti.
 
Sono al sesto mese di gravidanza.
Ormai la pancia è diventata enorme, e crescerà ancora.
Dallo schermo ora riesco a vederla ancora meglio. È già bellissima!
Inoltre abbiamo scelto il nome: Alice Grace Lisbon!
Desideravo darle, come secondo nome, il nome della persona che mi ha restituito la vita. Se non fosse per lei oggi non sarei così felice. Forse sarei ancora un mostro che si aggira per casa piangendo e distruggendosi l’anima.
“Sai stavo pensando, magari possiamo spostare l’armadio dalla parte opposta e mettere in quell’angolo la culla. C’è più luce dall’altra parte!” mi propone Grace.
Siamo nella futura cameretta di Alice, ovvero la ex stanza degli ospiti!
“Si hai ragione!” cancello sul foglio del progetto i due mobili e li inverto.
Abbiamo già ordinato tutto, o almeno quella pazza maniaca della mia amica l’ha fatto!
Ha scelto quasi tutto lei, le ho lasciato carta bianca sul portafoglio, e fra pochi giorni quella stanza diventerà magnifica.
Cho e Rigsby si sono offerti per fare i lavori. Non tanto per montare i nuovi mobili, ma per smontare e portare in cantina quelli vecchi!
Nella mia stanza ci sono già parecchie scatole piene di vestiti che Grace ha comprato per Alice. E sono anche già arrivati i regali da parte dei miei fratelli.
“Però quella lampada che ho visto al negozio non mi convinceva molto!” esclama Grace dubbiosa.
Rido della sua espressione, sfiorando il pancione con la mano.
“Grace mancano ancora tre mesi, avrai tempo per scegliere una lampada!”
“Il tempo è prezioso cara, non dimenticarlo!” esclama lei seria e divertita insieme.
Ci rimettiamo al lavoro cambiando tutte le modifiche sul progetto e poi scendiamo disotto per una tisana.
Orma il caffè mi sta lontano da mesi, e sto prendendo l’abitudine di bere tisane sane per me e per la bambina.
Devo ammettere che mi piacciono anche!
 
 
Il tempo è agli sgoccioli
 
La data stimata del parto è il 5 giugno.
Oggi è il 29 maggio!
Comincio ad essere letteralmente in ansia.
La camera è finita: Cho e Rigsby sono stati magnifici, tanto che per ringraziarli gli ho dato due giorni di ferie in più a tutti.
Grace non li ha voluti! Dice che comunque li passerebbe qui a tormentarmi, quindi non mi conviene!
La mia pancia è gigantesca, quindi limito i movimenti e me ne sto sdraiata sul divano.
 
 
 
Tempo scaduto
 
Neanche a farlo apposta, oggi, il 5 giugno, alle nove del mattino vengo portata in fretta all’ospedale di Sacramento, dove il mio medico sfrega le mani in attesa di compiere il suo dovere.
Mi sono svegliata con delle dolorose contrazioni, che sono diventate sempre più frequenti.
Grace è corsa subito da me assieme a Rigsby, che era più in ansia di lei e di me messe insieme.
Mi hanno caricata in auto e portata subito al pronto soccorso.
Dopo esattamente tre ore e mezzo e dopo un dolore lancinante al limite della sopportazione, ce l’ho fatta!
Sono stesa nel letto candido dell’ospedale con il mio piccolo miracolo in braccio.
È la cosa più bella che abbia mai visto.
Ha gli occhi azzurri, ma secondo il dottore cambieranno nel giro di due mesi, o forse meno. Dice che le scaglie verdi nell’iride sono il segnale che avrà gli occhi come i miei. Questo mi fa piacere!
I pochi capelli che ha ora in testa sono chiari. Oso già immaginare di che colore saranno..
Brontola qualcosa afferrandomi i capelli con le mani e sorridendomi.
Ha un sorriso bellissimo, ed è veramente meravigliosa.
A turno l’hanno tenuta in braccio tutti, persino Cho!
Ha già conquistato tutti quanti, ovviamente.
Ormai è sera tardi ed è rimasta solo Grace con me. Domani arriveranno i miei fratelli per conoscere la piccola Alice. La cullo dolcemente fra le braccia. Si è addormentata.
Grace si siede di fianco a me sul letto.
“è bellissima!” dico.
“è vero!” sorride lei accarezzandomi la testa.
“Vuoi che la metta nella culla?” mi chiede.
“No, voglio stare ancora un po’ qui con lei!” dico sorridendo. Sono talmente commossa che mi si annebbia la vista.
Mentre la guardo rifletto. Il peso che avevo cercato di allontanare compare: è ora di affrontarlo.
“Vorrei che fosse qui” dico in un sussurro, talmente piano che per un momento credo di aver solo immaginato di averlo detto.
Grace ha capito ovviamente.
“Lo so” dice semplicemente.
“Vorrei che la vedesse. Vorrei che fosse fiero di lei e di me”
“Perché non..glielo dici?” mi chiede nervosa, spaventata forse dalla mia reazione.
Ma io reagisco tranquillamente.
Scuota la testa “Lo sai come la penso, non sarebbe giusto. E poi non so come rintracciarlo” rispondo, rimanendo sul vago.
Lei alza le sopracciglia “Scommetto che sappia ancora usare il suo cellulare” commenta sarcastica.
Sorrido. Il mio umore è alle stelle, troppo in alto per rovinarlo anche con ricordi così dolorosi.
“Un giorno forse..” sussurro.
Continuo a guardare la mia piccola sognando una vita ancora più felice, assieme a suo padre.
 
 
Insonnia
 
 
Sono quasi tre notti che faccio la veglia.
Alice ha le coliche e quindi piange tutta la notte.
Questa sera Grace e Wayne si sono offerti per stare a casa con me.
Mentre io dormo, se ne occupa Grace, alternandosi a Rigsby.
Dopo qualche ora mi rialzo anche io perché, oltre a sentirmi in colpa per loro, ho un bisogno frenetico di vedere come sta mia figlia, e così ce ne restiamo tutti e quattro in piedi.
Alice fra le mie braccia, alternando sonno e pianto.
Wayne e Grace che mi tengono compagnia, e prendono Alice quando rischio troppo di addormentarmi.
Ormai trascorrono più tempo qui che a casa loro, tanto che hanno una copia delle chiavi, per ogni evenienza.
 
Oggi Alice sta molto meglio.
La metto nella sua culla, che provvisoriamente sta in camera mia proprio attaccata al letto, e mi metto a dormire vicino a lei.
Mi risveglio solo per il consueto spuntino notturno, ma per il resto dormo divinamente.
 
Buon compleanno a me!
 
Oggi è il mio compleanno, e Alice invece ha compiuto da qualche giorno 8 mesi.
Aveva ragione il dottore: ha gli occhi verdi.
Ha i capelli biondi, ovviamente.
Lisci, però, come i miei.
Comincia già a capire e riconoscere cose e nomi, e ha provato a dire “mamma”!
La faccio gattonare spesso, e la sera mi siedo per terra vicino al divano e provo a farla camminare, spostando un po’ più lontano il tavolino.
 
In occasione della mia festa Grace ha organizzato una sorta di party a casa sua.
Ci sono tutti: Cho, Rigsby, Grace, Hightower, con i suoi due figli e persino Minelli!
Manca solo una persona, ma fingo che la cosa non mi interessi.
Tutti ovviamente seguono silenziosamente la mia stessa linea di pensiero.
Alla cena ha pensato Grace.
Mentre siamo a tavola a mangiare Alice mugugna qualcosa.
“Sta provando a dire “mamma” ?” chiede Rigsby stupito.
Sorrido “ci sta provando da diversi giorni” le prendo la manina dal seggiolone affianco a me “ieri abbiamo anche camminato, vero Alice!”
“Ha camminato?” chiede Hightower curiosa e piacevolmente sorpresa.
“Si, ha fatto fino al tavolino mano nella mano con Grace, poi lei l’ha lasciata e ha camminato da sola fino al divano dove la aspettavo io!” spiego soddisfatta della mia bambina.
“è stata bravissima, l’ha fatto per tre volte ma poi si è stancata!” spiega Grace ridendo.
La guarda anche lei dolcemente: praticamente è la sua seconda madre.
O meglio, una secondo figura che al momento non ha..
Continuiamo la serata ridendo e giocando tutti con Alice e con i figli del capo, che sono adorabili.
Grace e Wayne mi hanno regalato un week-end a Los Angeles da passare con Grace, non appena avrò tempo e spazio.
Cho , in associazione con Hightower e Minelli, mi ha regalato una splendida collana d’oro bianco con il ciondolo che forma un ghirigoro fra la lettera “t” e “a” le nostre iniziali, con due piccoli brillanti sulle punte.
Ringrazio tutti con le lacrime agli occhi.
Forse la mia vita non va poi così tanto male come pensavo poco più di un anno fa.
 
Buon compleanno piccola Alice!
 
Finalmente oggi Alice compie un anno.
La festa si svolge a casa mia, in giardino vista la perfetta giornata di sole.
Ci sono le stesse persone del mio compleanno, oltre a due dei miei fratelli e le loro famiglie.
Alice ha capito perfettamente che questa festa è per lei vista la quantità di regali che ha ricevuto!
Sta spesso insieme a me o a Grace, o con i miei fratelli.
Tutti le girano intorno e la vogliono tenere e questo la fa esaltare.
Ora dice “mamma” correttamente, e comincia persino a dire qualcosa di simile a Grace.
Inoltre sta provando a dire altre semplici ed utili parole come pappa, acqua e tv.
Si le piacciono molto i cartoni! Ecco perché ha imparato a dire tv!
Dal prossimo mese tornerò al lavoro, nel frattempo è stato Cho il capo della squadra e Rigsby il suo secondo.
Quindi al compleanno c’è anche Anna, la futura baby-sitter di Alice: si sono già innamorate l’una dell’altra, quindi tiro un sospiro di sollievo.
Sarà durissima separarmi dalla mia piccola.
Inoltre la mattina Alice la passerà al nido, da settembre. Quando gliel’ho spiegato ha riso contenta battendo le mani: certo, davanti alle parole giochi, colori e altri bambini non poteva fare altrimenti!
Sto chiacchierando con Grace e Anna, mentre guardo Alice giocare con Rigsby: un giorno mi toccherà spiegarle la situazione.
Ho paura di quel momento, ma so che arriverà.
Mi chiederà perché tutte le altre bambine hanno un papà e lei invece no.
Mi chiederà dov’è e perché non è con noi.
E io dovrò inventarmi una scusa plausibile.
 
Quando finisce il compleanno riamiamo in casa io, Alice e Wayne e Grace.
Mentre Rigsby gioca con Alice in salotto, io e Grace andiamo a farci un caffè in cucina.
Ora che ho smesso di allattare posso finalmente riprendere a berlo!
Fisso la tazza riperdendomi nei pensieri del pomeriggio.
“Che hai?” mi richiama Grace.
Ormai capisce quando qualcosa non va.
“Cosa le racconterò?” alzo lo sguardo un po’ triste.
Grace mi guarda perplessa.
“Da settembre andrà al nido, tutti i bambini parleranno o disegneranno mamma e papà, lei si chiederà perché ha solo una madre e due zii fuori di testa” spiego con un sorriso triste.
Grace abbassa la testa capendo il peso della mia domanda.
“è una bambina troppo intelligente, sai che lo farà” le dico.
Grace annuisce “si è vero”
Scuoto la testa appoggiandola alla mano.
“Potresti raccontarle la verità” azzarda Grace incerta ancora prima di proporlo.
Alzo lo sguardo sorridendo sarcastica “Certo le racconterò che un bastardo assassino a cui davamo la caccia da una vita finalmente è stato catturato e condannato a morte, che suo padre confuso e addolorato se n’è andato perché aveva bisogno di tempo, lasciandomi qui con poche spiegazioni e distruggendo ogni contatto fra noi,  che solo pochi giorni dopo ho scoperto di essere incinta e che lui nemmeno sa di avere una figlia”
Qualche lacrima sfugge ai miei occhi, rompendo il tono sarcastico e trasformandolo in disperato
“Non posso dirle la verità o mi odierà fino al college!”
Grace sorride all’ultima battuta “avrei qualcosa da ridire, ma ti risparmio la paternale!”
Scuoto la testa “Lo so, secondo te avrei dovuto dirglielo”
Lei annuisce, ma sa meglio di me che infondo il mio ragionamento non è poi così errato.
Se voleva tornare a casa dalla donna che amava a quest’ora era già sotto la porta.
“Allora dille solo una parte della verità” mi risponde.
“Cioè?” chiedo dubbiosa.
“Dille che tu e suo padre avete avuto dei problemi, che papà è partito per andare lontano prima di sapere di avere una figlia, altrimenti sarebbe rimasto, e non provare a contraddirmi perché sai che è così!” mi punta il dito contro prima che possa aprire bocca.
“Lo sai Teresa, lo conosci bene, non ti avrebbe mai fatto una cosa del genere se l’avesse saputo!” esclama.
“Mi ha abbandonata lo stesso” dico piano mentre sento i blocchi di ghiaccio del cuore creparsi ancora di più.
“Mi ha abbandonata comunque, dicendo di amarmi. Non è tanto diverso” aggiungo con la voce rotta dall’improvvisa fitta di dolore.
Grace si alza e viene ad abbracciarmi
“Scusa piccola mi dispiace” si scusa stringendomi.
Le accarezzo la testa “Non è colpa tua, è soltanto colpa mia e della mia stupidità” la tranquillizzo.
Lei si stacca guardandomi “Non dire così..”
“No, invece è proprio questo il problema Grace” dico con un sorriso triste e una lacrima fra le ciglia “perché io sono solo un’illusa. Non passa giorno in cui non speri di vederlo arrivare, di vederlo tornare per restare. E mi sto solo illudendo, perché lui non tornerà”
Lei mi accarezza la guancia “Ma ha detto che l’avrebbe fatto”
Sorrido ironica “Ah be allora mi è di conforto”.
Sorride della mia battuta.
Ci ricomponiamo prima che Alice venga da noi e ci veda così, soprattutto a me.
Vorrei crederti Grace, vorrei davvero crederti..
 
 
Momenti difficili
 
Alice va al nido da circa tre mesi.
Si trova molto bene e questo mi rende felice.
Il lavoro per me è come prima, e sono contenta di essere tornata, anche se sento spesso la mancanza della mia bambina.
E anche di un’altra persona, ma cerco di non pensarci.
Ma questa sera, improvvisamente, per me, arriva il giorno del giudizio.
Sto mettendo a letto Alice, che ora ha un anno e mezzo, ed è più intelligente di prima.
Sto per raccontarle la solita favola della ninna nanna, ma lei mi ferma.
“Mamma” mi chiama con la sua voce delicata e squillante allo stesso tempo.
“Dimmi tesoro” le dico sedendomi sulla nostra poltroncina delle favole con lei in braccio.
“Io ho un papà?” mi chiede con un piccolo sorriso, così simile al suo.
Una scossa mi ferma il cuore. Sento il dolore riaffiorare, ma devo rimanere salda per poterle parlare.
Non posso cedere.
Le sorrido
“Certo che ce l’hai” le rispondo.
“E alloa dov’è?” mi chiede un po’ triste.
“Aspetta qui!” la faccio sedere al mio posto e vado nella mia stanza.
Io e Grace c’eravamo preparate per questo momento.
Spulciando fra scatoloni di vecchie foto sia a casa sua che a casa mia, avevamo trovato quello che cercavamo: una foto mia e di Jane, scattata al CBI dopo che avevamo chiuso un caso qualche anno prima. Era stata la serata delle foto ricordo, ne avevamo ritrovate parecchie, e lui aveva insistito per farsi fare una foto con me. Mesi dopo, il giorno del mio compleanno, il suo regalo aveva come biglietto di auguri la nostra foto.  A quel tempo eravamo solo amici, ma è l’unica foto che ho con lui.
La prendo in mano e la osservo:  siamo noi due mentre sorridiamo all’obbiettivo. I suoi occhi azzurri brillano come se fossero vivi e non immortalati, il suo sorriso così simile a quello che vedo ogni giorno sul volto di Alice.
 L’ho guardata spesso ultimamente.
Torno di là da mia figlia, la prendo in braccio e mi siedo come prima.
Tengo la foto stretta al petto, esitando.
Poi prendo coraggio e gliela porgo.
Lei la prende, tenendola fra le sue piccole manine e la guarda.
Dopo qualche secondo traccia il contorno del suo viso con il ditino.
“è papà?”chiede.
“Si” rispondo con voce tremante.
Non so cosa mi stia commovendo di più, se i ricordi o la vista di mia figlia che osserva per la prima volta il volto di suo padre.
Una lacrima le scivola sulla guancia, nello stesso tempo in cui una scivola lungo la mia.
“pecchè non è con noi?” chiede mentre il labbro le trema leggermente.
Mi guarda negli occhi.
Sospiro asciugando la lacrima dai suoi occhi
“Vedi amore, papà è andato via prima che tu nascessi. Io e lui” esito cercando di controllarmi “be avevamo qualche problema. È dovuto partire”
Lei continua a guardarmi “tornerà, velo?” mi chiede speranzosa.
Le sorrido “Io lo spero sempre. Ascoltami tesoro” le dico prendendole la manina “papà non sa di te, ma se lo sapesse tornerebbe subito, e ti vorrebbe sicuramente bene. Sei sua figlia e comunque vadano le cose lui ti amerà sempre!” esclamo convinta.
Questo è vero, e Grace ha pienamente ragione.
Lei mi guarda ancora un po’ triste “e a te vuole bene?” mi chiede.
Esito mentre altre lacrime scivolano giù “Non lo so” rispondo sincera.
Lei mi abbraccia gettando le sue piccole braccia attorno al mio collo e strofinando la guancia sul mio petto
“Ti voglio bene mamma” mi dice.
Singhiozzo stringendola a me “ti voglio bene anche io tesoro”
Restiamo qualche minuto così, poi la metto nel suo lettino.
“Ora dormi” le accarezzo la testa.
“Tienila tu la foto, portala sempre con te ogni volta che vuoi” le sorrido appoggiando la foto sul comodino.
“Notte mamma” mi dice lei chiudendo gli occhi.
“Notte piccola” esco spegnendo la luce.
Senza esitare vado disotto e mi lascio cadere sul divano.
Resisto nemmeno cinque minuti e scoppio a piangere, reprimendo i singhiozzi nel cuscino per non svegliare Alice.
Sento il muro tanto bene costruito crollarmi addosso e riaprire la voragine che pensavo di aver chiuso.
Il cuore mi fa male, e non riesco a sentire altro che dolore.
Sento la mente sprofondare in un buco nero e scuro, dove mi sento sola e persa.
Mi addormento sul divano mentre sto ancora piangendo.
 
 
Alice e Grace
 
Sono al parco con la piccola Alice.
Teresa lavora oggi, mentre io avevo il pomeriggio libero, così mi sono offerta si stare con lei e di lasciare la giornata libera alla baby-sitter.
Dopo il nido l’ho portata al parco.
Stiamo prendendo il sole stese su una grossa coperta che abbiamo steso sull’erba.
“sia Gace?” mi chiama Alice.
Ancora non sa dire il nome, tanto meno quello di Wayne!
“Dimmi piccola!” apro gli occhi e mi metto a sedere insieme a lei.
Mi guarda prima sicura, poi più titubante.
“Vuoi chiedermi qualcosa?” provo ad incoraggiarla con un sorriso.
Lei annuisce arrossendo.
“Puoi chiedermi tutto quello che vuoi piccola!” abbasso il volto fino ad averlo all’altezza del tuo.
“Tu sei una bava poliziotta, vero?” chiede lei già sicura della risposta.
“Certo che lo sono, sono molto brava!” le sorrido.
Chissà cosa vuole chiedermi!
“Alloa, vitto che sei bava, puoi trovae il mio papà e riportarlo da noi?” mi chiede con gli occhi tristi.
Una fitta mi prende il cuore. Povera piccola..
Non so nemmeno cosa risponderle. So che qualche giorno fa ha parlato con Teresa.
Non molla più quella foto da quel giorno.
Quando è venuta al CBI con la baby-sitter aspettando sua madre, ce l’aveva in mano. Ricordo le facce di tutti quando l’hanno vista: maschere di ghiaccio e di dolore.
Sospiro provando a rispondere “Tesoro non so se posso farlo” ammetto sincera.
“La mamma piange sempe,non voglio più vedela piangele!” esclama mentre una lacrima le scivola sulla guancia rosea.
Mi si spezza il cuore vedendola così.
La abbraccio poi la guardo negli occhi.
“Ascolta Alice!” le dico “la mamma è forte, non devi preoccuparti per lei! Lo so che piange tanto, ma devi essere forte anche tu! Papà un giorno tornerà, ne sono sicura, e allora le cose si sistemeranno. Ma fino ad allora devi essere forte come la tua mamma!” le sorrido.
Lei annuisce
“Me lo prometti?” le chiedo
“Si” mi risponde sorridendomi.
La stringo forte in una abbraccio.
Odio doverle mentire, ma resto convinta che lui tornerà.
Deve farlo! Altrimenti un giorno lo andrò a cercare io e lo riporterò qui, a costo di girare mezzo mondo per trovarlo!
 
 
 
Spiacevoli incontri
 
Sono al supermercato con Alice, alla vigilia del suo terzo compleanno.
Stasera vengono a cena Grace, Rigsby e Cho, per festeggiare e la cena la prepariamo io ed Alice.
Lei adora cucinare.
Sono davanti allo scaffale del caffè per prenderne una bella scorta per stasera, mentre Alice sta andando  dalla parte opposta, lontana da me, ma a portata di vista, per prendere i nostri biscotti al cioccolato preferiti.
“Teresa Lisbon!” sento un’esclamazione alle mi spalle.
Mi volto sorpresa e davanti mi ritrovo Walter Mashburn.
“Mashburn!” esclamo senza troppo entusiasmo, costringendomi ad accettare il bacio sulla guancia che vuole darmi.
“è incredibile, ne è passato di tempo!” esclama “come stai?”
Esito leggermente “Bene, tu?”
“Bene grazie. È bello rivederti!” mi sorride radioso.
Gli sorrido poco sincera.
“Avremo così tante cose da dirci, perché non usciamo?” mi propone con la sua tipica spavalderia.
Sorrido esasperata dai suoi modi tipici “Non penso sia una buona idea!” commento.
Si finge esterrefatto “Perché?” chiede.
“Perché, fidati, non è una buona idea! E poi non mi va di uscire!” rispondo sincera.
“Ma come! Non mi dire che sei troppo impegnata!” mi sorride ammiccante.
 “Si effettivamente si!” esclamo sorridendo.
Sta per parlare, ma viene interrotto dalla cristallina voce di mia figlia
“Mamma,mamma i nostri preferiti non ci sono!”
Resto a guardare l’espressione sbalordita di Mashburn, e poi mi volto sorridendo verso mia figlia, piegandomi sulle ginocchia per arrivare al suo livello.
“Allora scegline degli altri!” le sorrido e lei riparte a razzo verso i biscotti.
“Non correre!” le urlo dietro, ma sorrido.
È cresciuta tanto, i capelli le arrivano a metà schiena, formando un’ onda liscia e bionda ogni volta che si muove. Dice sempre che li adora perché sono morbidi come i miei e lunghi come quelli della zia Grace.
E dello stesso colore di quelli di papà..
Mi volto nuovamente verso Mashburn, che guarda ancora in direzione di mia figlia sbalordito.
“Hai una figlia?” mi chiede sorpreso tornando a guardarmi.
“Già!” rispondo fiera di lei.
“Una bambina con i capelli biondi e il sorriso facile!” commenta lui guardandomi.
Una piccola fitta fa traballare il mio sorriso.
“Perché ho l’impressione che mi ricordi qualcuno?” chiede retoricamente con un sorriso.
“è abbastanza evidente!” confermo io cercando di imitare il sorriso di prima.
“Sono due gocce d’acqua!” afferma lui “Congratulazioni allora!” mi porge la mano e io la stringo sorridendo.
“Grazie!”
“Salutami il fortunato consulente!” mi sorride e si dilegua prima che riesca a rispondere.
Ha più probabilità di salutarlo lui di persona..
“Eccomi mamma” si annuncia Alice, arrivando con i biscotti.
“Brava, adesso andiamo che abbiamo tante cose da fare!”
Ci avviamo verso la cassa sorridendoci.
 
 
 
DICE L’AUTRICE:
Care donzelle, spero che il capitolo vi sia piaciuto! Ho voluto fare un remix di questi 4 anni, piccoli momenti presi lungo il tempo per spiegare cosa è successo a Teresa e Alice.
Detto ciò: al prossimo capitolo!
Ringrazio tutte le persone che hanno recensito e che continuano a seguirmi: grazie di cuore, siete voi la mia unica ispirazione!
Un bacione:)
Giada
  
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