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Autore: marwari_    21/01/2011    4 recensioni
«Ricordi quando lei ancora non faceva nemmeno parte dei nostri più idilliaci sogni?» Gabrielle si era avvicinata con gli occhi colmi di lacrime, aveva deciso di non piangere, era giusto così. Ma non per Xena, lei fissava il vuoto di fronte a sé
«Non ho voglia di soffrire con questi pensieri..» disse chiudendo gli occhi cosicché anche le ultime gocce d'amina fossero scivolate sulla sua pelle
«Non voglio farti del male, voglio solo onorare la sua memoria..»
«Onorare? Non c'è onore nell'aver ucciso una ragazzina..»
«Xena, hai fatto la cosa giusta: non soffrirà mai più e.. quella non era una semplice ragazzina..»
«Hai ragione: quel frugoletto era la mia bambina.»
TEMPORANEAMENTE SOSPESA - FINO A: DATA DA DEFINIRE
Genere: Drammatico, Guerra, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Ares, Gabrielle, Xena
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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XenaGabrielle

Disclaimer: Questi personaggi appartengono tutti alla Universal Picture; con questa fan fiction non voglio infrangere nessun copyright, né ho nessuno scopo di lucro.


The angelus: grazie, beh, scusa ma il motivo lo sai. Cercherò di mantenere la velatura mistero a cui ormai mi sono abbonata... spero ti piaccia il seguente capitolo! Buona lettura.

Emmax5: grazie anche a te, fa sempre piacere ricevere commenti! Credo che si sia capito e se non si era capito lo chiarisco che non è proprio una bimba quella in questione, ma ho voluto calcare sull'aspetto "occhi di mamma"... Non posso rispondere a tutte le tue domande XP la tua curiosità la soddisferai solo leggendo. Sono onorata delle aspettative che serbi per la storia, spero solo di non deluderti! Buona lettura.

NdA: ambientazione "Many Happy Returns" (Xena e l'elmo di Mercurio); digressione all'interno dell'episodio "When Fates Collide" (Xena e il corso del destino).
Ma vi siete mai chiesti perché Xena rifiuta Caesar (Cesare) quando questi le chiede meno esplicitamente di passare una bella serata all'insegna della passione? Voglio dire, sono insieme, innamorati, s p o s a t i... cosa può spingere una moglie a rifiutare il proprio marito? E se anche Ares avesse preso parte a quell'altro destino? E se proprio grazie a quello "spietato" aiuto divino Xena fosse diventata la comandante delle legioni Romane di Caesar esattamente come - tutti ben sappiamo - accadde con Livia?





La Tela delle Parche
Diciotto anni prima...
- Basta Xena, mi gira tutto!- le urlò di Gabrielle a metà fra l'euforico e il terrorizzato, le loro risate riecheggiavano in tutta la costa a strapiombo sul mare, mentre il tramonto dipingeva suggestive immagini a sfumature rosate su tutto il fianco del litorale frastagliato. Il mare era calmo e il sole rosso si affacciava stanco all'orizzonte di fronte a loro
- Ma non è forse una parte del tuo dono per il genetliaco?-
- Sì ma adesso mi sto per sentire male!-
- Oh ma come sei noiosa: si va in nave e ti senti male, adesso non mi dire che esiste pure il mal d'aria, non ci credo!-
- Non sto scherzando, ti supplico!- dopo una sbuffata Xena si arrese e riportò Gabrielle sulla terra ferma, la quale, non appena si ritrovò sula sua benamata erbetta fresca ci si rotolò come una bambina.
Quel meraviglioso paesaggio era di ottima ispirazione per la mente sempre attiva della bionda poetessa, ma si era ripromessa di non annoiare Xena con i suoi sproloqui e soprattutto di non lasciarla sola mentre lei si dilettava a scrive, almeno non nel giorno in cui si era riscattata di tutti gli scherzi di passato, presente e futuro con quella favolosa poesia di Saffo, per non parlare del suo piano perfettamente calcolato atto ad un festeggiamento con fiocchi e controfiocchi.
Quando la Principessa ebbe terminato di accendere il fuoco, Gabrielle sorrise e un momento prima di sprofondare nel mondo dei sogni l'abbracciò forte
- Ti ringrazio Xena per essere sempre al mio fianco, ti ringrazio per questo giorno, è il più fantastico genetliaco di tutta la mia vita!-
- Vedere la luce da fanciulla che si accende nei tuoi occhi è il ringraziamento più grande per me, ti ho fatto crescere troppo in fretta...-
- No Basta!- la bloccò ponendole due dita sulle labbra - Niente piagnistei per oggi!- concluse briosa accucciandosi fra le coltri, poi sorrise furbetta
- Allenamenti doppi per la Principessa Guerriera, domani!- ridacchiò anche la bionda guerriera
- Perché, scusa?- chiese alzando il sopraccigli destro
- L'armatura ti va stretta cara la mia cicciona!-
- È un effetto indesiderato della tua distruzione della Tela delle Parche, mi sa che non hai preso bene le misure!-
- Se se, certo! Prima ti mangi delle schifezze arancioni al mercato, poi mi sputi il vino in faccia, adesso ti sta pure stretta l'armatura... non è che Callisto ti ha lasciato un altro ricordino?- Xena si voltò di scatto e prese a fissarla con aria singolare
- Cos'hai detto?-
- Nulla... era solo uno scherzo non prendertela così male!- la donna rimase in silenzio e sprofondò nelle sue coperte
- Buonanotte.- sussurrò atona
- Buonanotte.- ripose Gabrielle sorpresa dal comportamento di Xena.
Il suo cuore batteva come un tamburo, non era a posto, qualcosa mancava. Era come la sensazione di avere un enorme peso sul petto e per quanto si spremesse la mente, quel maledetto pensiero non voleva saperne di uscire. Era come lottare contro un soffio di vento gelido, per quanto cerchi di acchiapparlo, sfugge tra le dita, ma senza di esso non puoi vivere...
Doveva capire cosa le mancava, per non cadere di sotto. Doveva capire, doveva ricordare...
Quando? Dove? Cosa? Nel mondo di Caesar avevano vissuto altre vite, ma tutti erano tornati... Alti, Brutus, persino Joxer. Possibile che Ares non avesse fatto capolino anche lì, anche lui?
Ma sì che c'era, il suo era solo un ricordo sfocato. Un'ombra offuscata dalla mente, un sorriso malizioso e una carezza come un petalo di una rosa sulla pelle... cosa doveva sapere riguardo ad Ares, cosa ci faceva lì anche lui? Cosa doveva scoprire? Cosa doveva ricordare?
La sua mente vorticava nei ricordi, come un turbine viaggiava in altri mondi e in altre vite per cercare di scoprire su ciò che il Fato aveva adagiato l'oblio...
Vesti romane, drappi svolazzanti, anelli, sigilli, torce, pugnali... tradimenti e passioni... infiniti discorsi, clamore di guerra, incontri, baci e carezze... notti luccicanti, lune incandescenti, misteri, segreti, corse contro il tempo... vento tra i capelli, gare di bighe su colline verdissime e lotte e cruente battaglie e scontri e sangue e spade. Vita. Vita, in una sola parola. Vita di Roma. Vita dell'Imperatore e Vita dell'Imperatrice.
Quella Vita smaniosa di sacrificio, a cui non solo la Principessa Guerriera aveva dato anima e cuore, ma anche a cui Caesar e Alti e Ares erano destinati a vivere, e persino la dolce e pura Gabrielle c'era finita dentro, Xena l'aveva inconsapevolmente trascinata nel turbine delle sue emozioni. Non era solo una poetessa, non era solo una scrittrice d'opere... lei voleva molto di più, pretendeva molto di più. È per questo che ci si ribella, anche se si è solamente costretti dal mondo, si impugna una spada prima o poi, o pugnale che sia, e si uccide.
Che sia bastone, pugnale, spada o un semplice discorso, ognuno di noi deve essere in grado di uccidere il proprio nemico, con ogni arma a sua disposizione... ma arrendersi, mai soccombere. Ribellati e segui l'istinto, segui il cuore, chiamalo come vuoi: è un'unica scelta che devi prendere, il resto sono solo effimere giustificazioni per azioni a cui tutti non possono piacere. Ma non si vive per gli altri, bisogna affrontare il mondo, riuscire a fermarlo nel suo infinito girare...
Perché Ares era lì? Perché non si ricordava il suo volto? Perché appariva solamente come un'ombra? Perché aveva l'impressione di aver saltato un passaggio importante della sua realtà? E se quell'assurdo viaggio avesse davvero cambiato la loro esistenza? E se quell'assurdo viaggio avesse cambiato non solo le loro vite passate, ma anche quelle future e soprattutto presenti? Maledetto Destino, maledette Parche, maledette Caesar, maledetto Ares, maledetti tutti... cosa c'era che non andava?
Perché non ricordava?

Davanti a lei c'era solo l'infinito mare aperto. Era come stare su una nave, in alto, e invece era sulla terra ferma, con i piedi ben fissati tra l'erba ricoperta dalla rugiada mattutina; era fresca e i suoi piedi nudi venivano solleticati soventemente dai pochi ramoscelli e dal venticello profumato di mare.
Aveva combattuto diverse settimane laggiù, aveva praticamente conquistato tutto ciò che c'era da conquistare, spingendo le poche popolazioni di ribelli verso le coste o nelle radure, braccandoli e circondandoli per farli sentire in prigione... prima o poi si sarebbero arresi, era la dura legge di Roma: si comandava indistintamente col pugno di ferro. E non c'era pietà per nessuno, nemmeno donne e bambini... erano quasi considerati disumani, crudeli, forti, e tiranneggiavano sul Mondo intero, con Xena come comandante Legionaria, nessuno osava sfidarli.
Se Roma metteva l'occhio su una terra, Roma l'aveva; i popoli si potevano anche dare per fatti... tutti chinavano il capo alla presenza di Roma.
Fama, potere, guerra, morte e distruzione... era inebriante, una strana emozione combattere per Roma, si sfiorava quasi l'invincibilità, il divino.
La Vita era piena. Xena poteva avere tutto ciò che desiderava. Xena era l'Imperatrice, sposata con Caesar. Xena era la comandante delle Legioni Romane che l'avrebbero seguita fino alle colonne d'Hercules. Lei era Xena, l'invincibile e inarrestabile Xena. Lei aveva tutti ai suoi piedi, il popolo l'adorava; il suo imperatore l'adorava. Poteva avere una frotta di amanti, poteva avere migliaia di schiavi, poteva trucidare altrettanti innocenti al giorno per uno stupido capriccio... ma lei non lo faceva. Dentro qualcosa le diceva cosa fare, come agire, chi addolcire e come farlo... non era Gabrielle sta volta, in questa strana vita Gabrielle non esisteva, o meglio non ancora.
Qui c'era Xena, Caesar, Roma e Ares.
Ares non era come gli altri, lui aveva consigliato a tutti i grandi condottieri, anche e soprattutto quelli Romani. Era la loro guida, il loro mentore, la loro salvezza e la loro immensa rovina.
Ed in più, possedeva un'arma a cui Xena non poteva resistere: la seduzione. Faceva parte del suo passato e con altrettanta influenza aveva preso parte ad una vita parallela errore immenso delle Parche e la guidava, la plasmava a suo volere; lei non era malvagia, non era pazza, non era innamorata, lei era soltanto confusa, lei era soltanto senza Gabrielle.
Per questa semplice ragione quel dannato mondo non aveva avuto equilibrio, per questa semplice ragione quel mondo si era presto accartocciato su sé stesso ed ognuno di loro aveva pagato, chi più chi meno, con la propria vita... ed era tornato tutto alla normalità... tutto o quasi.
Si trovavano tutti in una strana realtà, in un altro mondo completamente errato, completamente differente, ma nessuno poteva sospettare un avvenimento tanto grosso... tutto era normale per loro, ognuno di essi viveva la sua vita, senza il minimo dubbio, senza la minima incertezza...
Xena stava a piedi nudi in cima alla costa, in lontananza si potevano scorgere i litorali frastagliati; era una soleggiata mattina d'estate e c'era una strana quiete, uno strano odore nell'aria.
Aveva combattuto troppo a lungo lontano da casa, lontano dal suo sposo e il segreto che serbava in lei la spinse all'ultimo gesto di follia. Si volse verso le tende e fece suonare il corno per far radunare tutti i soldati che avevano costituito il suo piccolo, temerario e invincibile esercito.
Li guardò a lungo negli occhi, ad uno ad uno tutti i cinquanta soldati muniti di armature e stemma imperiale
- Quest'oggi combatteremo gli ultimi ribelli, saccheggeremo il loro villaggio poco distante da Ostia e poi... faremo ritorno a casa.- gridò con tono solenne, le ultime parole le aveva pronunciate quasi con sollievo, già pregustava il suo rientro. Il consenso dei soldati si rese udibile da urla di gioia e di lance che sbattevano vigorosamente contro gli scudi - Si partirà a mezzogiorno, quando il sole sarà alto nel cielo e gli Dei ci potranno assistere. Giungeremo a casa, a Roma, al calar del sole cosicché l'immensa coltre della notte ci avvolga nell'eterno e protettivo abbraccio della terra natia. Forza Roma, conquista le terre, sii forte e coraggiosa, e noi, da umili mortali, tuoi fedeli sudditi, festeggiamo e celebriamo la nostra grande madre, la capitale del Mondo!- alzò il pungo destro serrato e assaporò le grida di gioia e cariche di coraggio dei suoi uomini. Davano forza, energia, voglia di combattere, ogni secondo, ogni istante dell'esistenza, sempre con più ardore, sempre con più collera, sempre con più passione.
Si voltò soddisfatta di sé e dei soldati e si infilò nella sua tenda spostando una parte dei drappi che fungevano da ingresso.
Si sedette sul giaciglio fatto di pelli ed incominciò a vestirsi per la partenza; la sua tenuta era piuttosto scomoda, ma seguiva le fattezze Romane e in quanto comandante e per di più Imperatrice era suo preciso dovere indossarla, durante i combattimenti soprattutto. I medaglioni d'oro luccicavano come le fini borchiature che decoravano la fredda pelle su cui erano incise e il tutto terminava con un pesante elmo che le imprigionava il capo; ma a lei non piaceva indossare un elmo, lei preferiva vedere i suoi nemici ad occhi nudi, senza impedimenti, ma come ennesima regola dell'esercito ed etica Romana doveva farlo
- Hai deciso di tornare da Caesar?- gli domandò una voce ferma e profonda
- Sì caro il mio Dio della Guerra, non ho più voglia di conflitti. Ho bisogno di tranquillità e tempo e voglio tornare a casa, da mio marito.- rincarò sulle ultime parole par far capire ad Ares che non avrebbe mai potuto separarli, almeno per quanto la riguardava
- Hai bisogno di tempo per pianificare...-
- Già. Non vedo l'ora, sai, Caesar desiderava tanto questo momento...-
- Questo lo so anch'io ma come ben saprai non sarà molto contento quando scoprirà tutti i fatti.-
- Non è un mio problema, né presente né futuro. Roma ha bisogno di Caesar, ha bisogno di me, ha bisogno dei suoi regnanti... nulla deve mutare, sono stata chiara?- esclamò con tono superiore calcandosi l'elmo in testa
- Come l'acqua del Tevere...- continuò con un sospiro scandendo le parole prima di scomparire. Xena si tirò giù il paradenti incorniciando perfettamente il viso che lasciava intravedere solo due occhi di ghiaccio che scrutavano minacciosi il mondo dinnanzi a loro.

I portoni si spalancarono con un frastuono che fece voltare tutti quanti. Una guerriera fece la sua spettacolare entrata in groppa ad un magnifico destriero baio scuro, ella indossava una tenuta nera borchiata d'oro ed un elmo che le copriva il viso; il suo ardore traspariva dai suoi occhi infiammati di ghiaccio.
Si dirigeva piroettando in sella, abbattendo soldati, verso le gradinate su cui la osservava apparentemente tranquillo l'Imperatore Caesar, con uno strano sorriso di compiacimento ed ammirazione, lui sapeva chi era quella misteriosa guerriera.
A differenza di Caesar, Brutus, alla sua destra, gli lanciava occhiate alquanto terrorizzate nel vedere quella donna scatenata in rapido avvicinamento... e se possibile, la sua paura, per non chiamarlo puro terrore, aumentò sproporzionatamente quando la guerriera afferrò un arco, e sistematasi meglio in sella, scagliò una freccia proprio in sua direzione che si andò a conficcare nel legno delle porte, imprigionandolo per un lembo del mantello. Che mira pesò subito, sollevato dal fatto che non era stato colpito, se non altro dalla freccia che gli penzolava sopra la testa sfiorandogli quasi il capo; oppure era stato solo un fortunato errore?
Caesar era immobile, consapevole e tranquillo. Non si era minimamente spostato attendendo che quella misteriosa donna arrestasse la corsa del cavallo e con una capriola, accompagnata dall'immancabile quanto inconfondibile urlo di battaglia, lo raggiunse atterrando in piedi di fronte a lui, qualche gradino più in basso.
La guerriera si quietò pochi istanti, poi prese a salire con lentezza la gradinata fino al cospetto di Caesar. Si tolse l'elmo e sorrise
- Xena ha fatto ritorno a casa.- constatò l'Imperatore facendole un cenno col capo
- Mio Imperatore.-
- Mia Imperatrice, bentornata.-


   
 
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