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Autore: ross_ana    21/01/2011    3 recensioni
Nella campagna fuori Londra, dove Malfoy, Zabini, Greengrass, Parkinson e Nott Manors si susseguivano a distanza dei chilometri che le proprietà occupavano, nel punto centrale di tutte le tenute, stava una panchina circondata da alberi fioriti dodici mesi all'anno, e che ogni fine mese si rifletteva perfettamente nell'acqua sempre limpida e piatta come uno specchio.
Su quella panchina ci eravamo giurati eterna fedeltà, ci eravamo promessi di rimanere amici per sempre e, soprattutto, ci eravamo giurati di mantenere sempre alto l'onore di Salazaar.
Su quella panchina fatta di legno incantato, resistente all'acqua, al fuoco, all'aria ed alla terra, avevamo inciso i nostri nomi vicini, come tatuaggio resistente al tempo insieme alla panchina stessa.
Prima classificata e vincitrice del premio stile all'Alternative Couples Contest, indetto da Lilith e Mafra.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Daphne Greengrass
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Prima classificata e vincitrice del Premio Stile all’Alternative Couples Contest, indetto da Lilith e Mafra.
Dedicata a _zafry_, che c'è sempre in ogni mia avventura. Grazia, ma cher :*****
Buona lettura :)





NICK: ross_ana@ sul forum, ross_ana su EFP
TITOLO: Tutto l'amore del mondo
NUMERI SCELTI: 4. - 9.
LETTERA SCELTA: V.
PERSONAGGI PRINCIPALI: Blaise Zabini, Daphne Greengrass
PAIRING PREDEFINITO: Blaise/Daphne
GENERE: Commedia, Romantico, Sentimentale
PERSONAGGI SECONDARI: Draco Malfoy, Pansy Parkinson, Theodore Nott
RATING: Verde
AVVERTIMENTI: Oneshot
PROMPT: Sorriso, Angelo, Bracciale
IMMAGINE: http://i52.tinypic.com/n15k7s.jpg
NdA: Questa coppia mi è sempre piaciuta, sono contenta di essere riuscita a scrivere qualcosa su di loro.




BLAISE POV

Mi sembra strano pensare di essere un uomo ormai.
Non che io mi senta diverso dal ragazzino borioso che lo scorso luglio ha preso i suoi M.A.G.O., ma per la società magica, per il nostro mondo purosangue ero ormai cresciuto.
Ero un uomo.
Ma per quanto valesse ciò che provavo, io non mi sentivo affatto cresciuto. Non nel senso lato del termine, per lo meno.
Sette anni... erano passati sette lunghissimi anni di istruzione magica, ero un mago diplomato ormai, ed Hogwarts sarebbe diventata presto solo un lontano ricordo, nascosto dietro un matrimonio combinato, un lavoro di facciata e un ruolo di comodo.
Ma per quel giorno, per quell'ultimo giorno di libertà, volevo fingere che non fosse cambiato nulla, volevo poter credere di star vivendo le ultime ore di vacanza prima di tornare a scuola.
Con i pensieri rivolti alla Sala Comune di Serpeverde, ai nostri dormitori che innumerevoli volte erano stati testimoni di festini non autorizzati e avventure di sesso travolgente, alla luce verdastra che non faceva distinguere il giorno dalla notte, mi avviai verso il luogo che, come i sotterranei di Hogwarts, rappresentava uno dei punti fermi della mia vita. Perché prima ancora dello Smistamento, prima ancora che sul treno, la nostra avventura di Serpi era cominciata .
Nella campagna fuori Londra, dove Malfoy, Zabini, Greengrass, Parkinson e Nott Manors si susseguivano a distanza dei chilometri che le proprietà occupavano, nel punto centrale di tutte le tenute, stava una panchina circondata da alberi fioriti dodici mesi all'anno, e che ogni fine mese si rifletteva perfettamente nell'acqua sempre limpida e piatta come uno specchio.
Su quella panchina ci eravamo giurati eterna fedeltà, ci eravamo promessi di rimanere amici per sempre e, soprattutto, ci eravamo giurati di mantenere sempre alto l'onore di Salazaar.
Su quella panchina fatta di legno incantato, resistente all'acqua, al fuoco, all'aria ed alla terra, avevamo inciso i nostri nomi vicini, come tatuaggio resistente al tempo insieme alla panchina stessa.
Blaise Daphne Draco Pansy Theo.
Ricordo che Draco, egocentrico com'è sempre stato, ogni anno si era lamentato del fatto che il suo nome non fosse il primo ma il terzo. L'unica cosa che lo aveva reso tronfio e l'aveva trattenuto dallo scagliare qualche strambo incantesimo era il fatto che il suo nome fosse preceduto e seguito da quelli di due ragazze.
Non l'avevo mai detto apertamente, ma ero sempre stato geloso di questa cosa, e non perché fosse importante la posizione del nome o perché volessi trovarmi vicino a Pansy, ma perché Daphne l'avevo sentita sempre solo mia.
-Che ci fai qui?
Perso nel ricordo di lei e di tutto ciò che, segretamente, aveva sempre rappresentato per me, pensai di aver avuto un'allucinazione sentendo la sua voce, ma mi bastò alzare lo sguardo per capire che no, non stavo immaginando niente e che si, lei era davvero lì davanti a me, con me.
-Potrei chiederti la stessa cosa.
Le sorrisi, come facevo ogni volta che, prima di sciogliere il ghiaccio, mostrava i suoi modi freddi e glaciali da algida Regina selle Serpi.
Quello era il soprannome che i suoi genitori le avevano affibbiato quando era ancora una bambina, il soprannome con cui sua sorella Astoria l'aveva presentata agli Hogwartiani l'anno successivo al nostro arrivo, il soprannome con cui tutti i Serpeverde l'avevano salutata l'ultimo giorno di scuola.
Ma noi lo sapevamo che quella era solo la maschera che gli altri l'avevano costretta ad indossare e che sotto quella facciata c'era una ragazza con un cuore capace di amare e con due occhi capaci di piangere.
Come me, come Draco, come Pansy e come Theo.
Anche se nessuno di noi aveva mai visto le lacrime degli altri.
-Pensavo che non avrei trovato nessuno.
Nel suo tono di voce si potevano scorgere la sorpresa e lo stupore.
Cominciavo ad intravedere la vera Daphne dietro le sue parole quasi sussurrate.
-Io invece pensavo di trovare tutti.
Mi rivolse uno sguardo scettico, poi scosse la testa facendo ondeggiare i suoi lunghissimi capelli biondi.
-Ormai è risaputo che sei un idiota.
Dolce come il miele, Daphne era perfetta proprio perché era così. Pungente nella sua ironia, poteva sembrava insensibile e cattiva agli occhi degli estranei, ma io sapevo bene che era solo un modo come un altro per ribadire il fatto che ci conoscevamo da un'intera vita.
-E che tu sei una petulante.
Il sorriso che mi rivolse sarebbe stato in grado di distrarre anche il Signore Oscuro durante una battaglia contro Potter. Ed io mi beai del fatto che fosse tutto per me, solo per me.
-Ci sediamo?
Domanda retorica. Eravamo lì proprio per quello.
Attraversammo l'acqua senza infrangerne la calma e la limpidezza. Perché come la panchina e gli alberi in fiore, anche l'acqua era magica, stregata per trattenere in sé il riflesso perfetto di quegli attimi vissuti insieme.
Restammo in silenzio per qualche minuto, lei con lo sguardo perso a contemplare il cielo, io con lo sguardo perso a contemplare lei.
Daphne mi era sempre piaciuta, sin da quando eravamo bambini e le tiravo le trecce per farmi notare. Avevo sempre adorato farmi battere a scacchi magici la lei, perché quando vinceva i suoi occhi si illuminavano di fierezza. Poi, crescendo, avevo cominciato a studiare insieme a lei perché la sua espressione concentrata mi faceva impazzire. E più gli anni passavano, più ciò che sentivo dentro cresceva, ma mai, mai, le avevo detto o fatto capire nulla. Perché a quella promessa che ci eravamo scambiati ad appena undici anni io, come anche Daphne, Pansy, Draco e Theo, ci tenevo davvero. E la nostra amicizia, la nostra compattezza, era sempre stata più importante di tutto. Perché a differenza di ciò che la gente pensa di noi Serpi, anche noi siamo capaci di amare, di voler bene, di combattere per un amico.
Aspettai che alzasse lo sguardo su di me prima di parlare ancora, ma la frase sciocca che stavo per dire mi morì in gola quando il vento improvviso le spostò i capelli davanti al viso, fece alzare di poco la maglietta leggera che indossava e le fece vorticare intorno i petali di quei fiori bianchi e rosa che ci circondavano.
Quando tutto si fermò, con lo sguardo intrecciato al suo non potei fare a meno di paragonarla ad un angelo, perché era bella e delicata come solo una figura soprannaturale poteva essere.
E mentre i miei pensieri si rincorrevano per trovare aggettivi abbastanza adatti a descrivere la sua bellezza, le mie labbra pronunciarono parole che mai e poi mai avrei pensato di poter dire.
-E se ti dicessi che ti amo? Penseresti forse che c'è un errore? Non sono un uomo con troppe facce, la maschera che indosso è una sola, quelli che parlano non sanno niente e lo scoprono a loro spese.
Sapevo che aveva capito perfettamente che le ultime parole erano riferite ai nostri genitori, ai nostri amici, alla gente che non ci conosceva. E sapevo che aveva capito perfettamente che i sentimenti che gli avevo confessato erano ciò che di più puro portassi dentro di me.
Lo sapevo perché dopo diciotto anni passati insieme ero capace di leggere le espressioni del suo viso, la luce dei suoi occhi.
Ciò che però non riuscivo a prevedere era la sua reazione.
Pensavo si sarebbe arrabbiata, o indignata, o agitata.
Invece mi rivolse un altro dei suoi bellissimi sorrisi e poi poggiò la testa sulla mia spalla lasciandomi completamente esterrefatto e senza parole.
-Se Draco, Pansy e Theo non sono qui è perché ho chiesto io di non venire.
Dopo alcuni minuti in cui cercai, inutilmente, di trovare un senso logico alle sue parole, mi arresi e gliene chiesi il motivo.
-E perché l'hai fatto?
-Perché sin da quando hai inciso i nostri nomi su questa panchina ho capito che ti piacevo. Sin da quando abbiamo stretto quella promessa ho capito che tu piacevi a me. E ogni anno, ogni volta che ci siamo incontrati qui prima di andare a Kings Kross, ho sempre sperato che tu mi dicessi qualcosa. E l'anno scorso hanno cominciato a sperarlo anche Draco, Pansy e Theo. Ma abbiamo preso i nostri M.A.G.O. e tu hai continuato a tacere, e allora ho preso coraggio e sono andata da ognuno di loro a chiedergli di darmi quest'ultima possibilità.
Le sue parole, la sua confessione, mi fecero pensare alla fine del mondo. Perché se tutto quello stava succedendo davvero, allora forse ero morto.
Il silenzio in cui ero piombato fu interrotto dallo scampanellio del bracciale di Daphne, il bracciale pieno di ciondoli che tanto le piaceva, il bracciale pieno di ciondoli che non toglieva mai, il bracciale pieno di ciondoli che le avevo regalato io.
Come se mi fossi appena svegliato da un sogno, scossi la testa e le afferrai la mano. Nel calore che la sua pelle trasmetteva trovai la forza di parlare di nuovo.
-E se non ti avessi detto niente?
Intrecciò le sue dita con le mie e poi rise.
-Bè, avrei detto ai tuoi genitori che era giunto il momento di rivelarti del matrimonio.
-Il matrimonio? Che matrimonio?
-Il nostro.
La guardai sbalordito e confuso. Cosa mi ero perso?
Non mi diede il tempo, però, di porle altre domande perché mi strinse forte le dita e mi ammutolì con l'intensità del suo sguardo.
-I nostri genitori lo hanno deciso cinque anni fa, ma hanno scelto di non dirci nulla fino al compimento dei nostri ventuno anni. Io l'ho scoperto per caso qualche giorno fa e ne sono stata felice come mai nella mia vita. Ma non voglio aspettare altri tre anni prima di poterti baciare.
Non persi tempo a chiedere ulteriori spiegazioni.
Non persi tempo a domandare cose che avrei saputo comunque.
Non persi tempo a fare nient'altro che non fosse esaudire il desiderio che aveva appena espresso e che aveva accompagnato tutti i giorni della mia adolescenza.
La baciai. Spensi il cervello e la baciai, mettendo in quel bacio tutto l'amore del mondo.




Ecco il giudizio delle giudicIE:
Prima classificata:
Tutto l’amore del mondo di ross ana@

Originalità: 8.5/10
Gradimento personale:17/20
Caratterizzazione dei personaggi: 4.5/5
Stile e grammatica: 24.5/25
Prompt:6/6
Immagine:5/5
Totale:65.5

Ci è piaciuto molto come hai inserito la storia nel contesto dell’immagine. Molto originale. I personaggi sono anche ben delineati, con la giusta dose di introspezione. Abbiamo trovato un solo errore di battitura, e qualche virgola fuori posto, ma per il resto è perfetta.




Grazie a chi ha letto, e a chi recensirà :)
   
 
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