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Autore: AllysonTH    22/01/2011    4 recensioni
Annalisa, 16 anni, italiana e romana D.O.C, sta passando un momento terribile, dopo il trasferimento dovuto al lavoro dei genitori. Gli manca la sua amata Civitavecchia, odia stare ad Amburgo. Ma... con il tempo comincerà a cambiare idea...
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa, Tom Kaulitz
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Eccoci con il 20 capitolo! L'ultimo della mia prima FF sui Tokio Hotel. Ringrazio tutte le mie lettrici, davvero, grazie mille. <3

Annalisa_



Sì, sono ancora rinchiusa nella mia camera. Le lacrime sono diventate mie amiche, non posso credere di aver litigato con Tom. Non doveva succedere, non oggi.
Aspetto ancora che mi chiami: dolce illusione. È uno stronzo, troppo orgoglioso.
Come ha potuto pensare che non me ne importasse niente? Che non mi importi niente?
Mi fa venire i nervi. Dio, sto cominciando a odiare il fatto di amarlo.

Mi sento come se non fossi viva veramente. Mi guardo allo specchio e sì, vedo quella ragazza di prima, quella che ero prima di conoscere Tom.
Forse lui ha ragione del fatto che mi sto rassegnando, ma non posso fare altrimenti. Forse Gustav ha ragione del fatto che non può finire così, ma non sono io a decidere.
Non voglio pensare nemmeno che dovrò lasciare Daphne, Camilla, ma sì, anche quella stronza di Katia.
Il parco cazzo, dovrò lasciare il parco!
Mi alzo di scatto, prendo la borsa e mi catapulto lì.

***

"Dove sei?" guarda un po'! Il treccinato si è fatto sentire.
"Al parco." sono seduta sotto il "mio" albero ad ascoltare quella maledetta canzone.

"Hello, I'm the lie living for you so you can hide. Don't cry."

Più mi ripeto di non piangere e più lo faccio. Più mi ripeto di non amare Tom e... più penso che io mi ripeta grandi stronzate troppo spesso.

"Suddenly I know I'm not sleeping. Hello, I'm still here all that's left of yesterday."

Non voglio andarmene. Sono finalmente felice qui, cazzo, non deve avere una fine! Comincio a piangere, chiudo gli occhi e...
"AAAAAH!"
"Shhh! Non urlare, sono io!" E' Tom, mi ha buttato per terra e mi ha messo una mano sulla bocca.
"E' come la prima vol..."
"Levati." dico io, fredda. Lui in silenzio mi si scrolla di dosso e si mette seduto a terra, mi fissa.
"Non possiamo fare così proprio oggi."
"Lo so, Tom."
"Facciamo finta che non sia successo niente."
"Mi hai detto cose assurde. Mi hai accusato di non amarti veramente." - sussurro - "come posso passarci sopra?"
"Sono stato uno scemo a dire quelle cose, ma lo sai che non le penso veramente. Lo sai che io ti amo."
"Ora devo andare, Tom" dico alzandomi.
"Dove vai?"
"A casa. Tra un po' dovrò partire."

***

“Ti voglio bene, Bill. Grazie, grazie di tutto.” Sciolgo l’abbraccio.
“Ci rivedremo, piccola.” Bill tira su un sorriso cercando di non farmi notare che sta per piangere.

Sono le 7 e mezza. Bill, Gustav e Georg sono nel vialetto di casa mia. Ma non c’è traccia di Tom.

“Annalisa, dobbiamo andare.” Dice mia madre mettendomi una mano sulla spalla.
“Tom… dov’è Tom? Ragazzi vi prego, chiamatelo, fatelo venire qui!”
“Sono qui.” Alle mie spalle, Tom. “E ci sarò sempre.”
“Non lo so, Tom.”
“Annalisa…”
“Per favore, mamma.” Lei si ritira ed entra in macchina con mio padre.
“Voglio venire con te.” dice Tom prendendomi per un braccio, scoppio a piangere singhiozzando. “Io non ce la faccio.” - continua - “potrei lasciare la band per te, potrei rinunciare a tutto per te!”
“Non pensarci nemmeno, Tom! Dimenticati di me, fallo adesso e staremo tutti meglio! Continua a suonare Tom, fallo per me, ti prego.” - comincio ad allontanarmi da lui, camminando all’indietro senza smettere di guardarlo - “Però ti dico una cosa: ricordati che sei stato la mia salvezza. Tu sarai sempre il mio eroe. Ricorda che ti amo, Tom. Ma ti prego, promettimi che ti dimenticherai di me.”
“Non posso..”
“Ciao Tom.” Entro di corsa in macchina, dico a mio padre di sbrigarsi a partire. E partiamo veramente.
Mi giro e dal finestrino vedo Tom inginocchiato a terra con le mani in faccia.

“Ti amo anche io, piccola!” lo sento urlare.

“Andrà tutto bene, tesoro.” Dice mia madre.
“Sì. Andrà tutto bene” mi convinco che sarà così.
Mi giro di nuovo ma dietro la macchina c’è solo la strada, il nulla. Tom non c’è più, non ci sarà più. Meglio farsene una ragione.
  
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