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Autore: Delilah Marsowe    22/01/2011    4 recensioni
Basta una frase di Platone per far cambiare la tua vita? E' proprio quello che accade alla diciassettenne Diana quando, durante una lezione di filosofia, legge una frase sull'amore del filosofo e le basta alzare lo sguardo per capire che da quel momento in poi si sarebbe ritrovata tra due "fuochi", perchè il suo compagno di classe, Danilo, smette di ignorarla e Aaron, un ragazzo tanto enigmatico quanto affascinante, inizia a guardarla.
Se prima aveva desiderato tanto l'amore, ora non sa che fare: si ritrova ad un bivio, dove dovrà cercare di capire quello che sente e quello di cui ha davvero bisogno!
Forse Platone aveva ragione? Davvero quando ci si innamora si perde letteralmente la testa e si fanno le cose più impensate?
Dal capitolo:
«Sei bella!». Solo due parole e otto lettere, mischiate al blu scuro dei suoi occhi, che mi fissavano intensamente, come aveva fatto poco prima.
Non avevo la capacità di parlare, ero completamente in balia del suo sguardo e della consapevolezza che lui mi avesse detto che ero bella, così senza alcun motivo o preavviso, e questo mi aveva lasciato così spiazzata da non sapere cosa rispondere.
Stavo tentando di articolare qualche frase di senso compiuto, che non contenesse solo risposte a monosillabi, quando la porta della classe si aprì e rivelò le figure di Aaron Palmieri e Michele Graziani, che consegnarono qualcosa alla professoressa, ma non riuscii a capire cosa. In quel momento, ero troppo confusa per poter pensare qualcosa di concreto, ma non perché non avessi mai ricevuto un complimento, bensì perché, ricevuto da lui, che mi aveva ignorata per tantissimo tempo, mi sembrò la cosa più strana che mi fosse mai capitata.
Cercai di scuotermi dal mio stato di torpore e ci riuscii appena in tempo per vedere i due ragazzi che uscivano dalla classe, ma non prima di aver notato lo sguardo di Aaron puntato su di me.
Uno sguardo intenso, nient’altro e nulla più, ma intenso era dire poco considerato l’azzurro ghiaccio dei suoi occhi, che in quel momento mi sembrarono così vicini. Uno sguardo che sembrava dirmi tutto e niente allo stesso tempo, enigmatico, come io avevo sempre immaginato fosse il suo carattere.
Fece solo questo prima di andarsene e segnare il suono della campanella che avrebbe fatto tornare la classe nella sua totale anormalità.
Ma niente e nessuno avrebbe mai potuto farmi dimenticare lo sguardo che Aaron mi aveva lanciato.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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C a p i t o l o  1.
Niente è come sembra.

!Quando si ci innamora si perde
letteralmente la testa.
L'amore è pazzia,
ma la pazzia non sempre è un male!
!Platone

 

La situazione generale era alquanto caotica: ragazzi seduti sui muretti che ascoltavano la musica, che parlavano a gran voce, coppie che si baciavano e si scambiavano effusioni, gruppetti di amici che ridevano e scherzavano tra loro, altri, invece, che ripetevano una materia in particolare con la paura o la preoccupazione di chi il giorno precedente non aveva studiato ed ora era costretto a rimediare, imparando tutto in una o due ore, o semplicemente di chi aveva studiato, ma era costantemente soffocato dall’idea di non essere preparato.
Gruppi diversi di persone con caratteri, emozioni e sentimenti differenti popolavano il cortile.
E nell’ambiente di questo liceo classico così caotico, c’ero io, appoggiata ad un muretto, con Il Ritratto di Dorian Gray in mano, sfogliando svogliatamente le pagine di quello che era il mio libro preferito, perché il mio unico obbiettivo, per così dire, era quello di osservare di sottecchi lui.
Di tanto in tanto, alzavo lo sguardo dal libro e guardavo verso di lui e ogni volta lo ritrovavo sempre là: al centro del cortile, parlando e scherzando con i suoi amici con nonchalance.
Non era da tanto che avevo una cotta per Danilo Bruglia, il mio “nuovo” compagno di classe, anzi meno lo vedevo e più questa mi passava, facendomi capire che prima o poi sarei ritornata in me, ma mi bastava guardarlo anche solo per cinque secondi per farmi sciogliere come neve al sole.
Eravamo diventati compagni, di banco oltretutto, solo dal secondo anno, per via di alcuni che avevano deciso di cambiare istituto. E così, in men che non si dica, mi ero ritrovata con quasi tutta la sua classe all’interno della mia e, come se non bastasse, con lui come vicino di banco, per un chissà quale volere del destino, o semplicemente del professore, che era convinto che dovessimo socializzare tutti con i nuovi arrivati... come se non ci conoscessimo già abbastanza.
Ci eravamo già incontrati all’inizio del primo anno, quando il primo anno del liceo classico si chiamava ancora quarto ginnasio: ci eravamo scambiati solo una piccola parolina e già, per come si era comportato, aveva incominciato a starmi sulle scatole. Lo avevo identificato come il solito ragazzo viziato e figlio di papà, che non conosceva cosa fosse il dolore e il sacrificio e si vantava con gli altri di poter avere tutto dalla vita… o almeno così era all’inizio.
Era bastato conoscerlo meglio l’anno scorso, al terzo anno, perché io mi rendessi conto che, oltre ad essere bello ovviamente, possedeva altre qualità che però non osava mostrare, anche se non ne capivo il motivo.
Piano piano ero resa conto che stare accanto a lui non era poi così male, tranne per le ultime settimane, quando aveva deciso di non rivolgermi la parola, di non guardarmi in faccia e di parlare con me, tenendo la testa bassa e usando un tono di voce bassissimo.
Ecco il perché del mio piano di spionaggio: volevo assolutamente cercare di capire cosa gli prendesse.
Non sopportavo che non mi parlasse più o che non avesse nemmeno il coraggio di guardarmi, il che era abbastanza normale per una ragazza di diciassette anni come me, che già una volta era caduta nell’errore di innamorarsi troppo presto. Quello, forse, era stato l’unico momento in cui mi ero resa conto che le favole non esistono e che la vita non è un film, ma avevo bisogno di subirlo sulla mia pelle per accorgermene.
Era un bellissimo ragazzo dell’ultimo anno quello per cui avevo perso la testa. Non ho mai saputo se anche lui avesse provato qualcosa per me, ma, nonostante tutto, lui aveva occupato il mio cuore per molto tempo.
Oltretutto in quel periodo, c'era stato un avvento incredibile di bei ragazzi nel vero senso della parola e non era stato difficile trovarne uno ogni volta che si passava per i corridoi della scuola o semplicemente si stava in cortile.
Così era nata la “tendenza” tra me e le mie amiche di cercare ogni anno che trascorrevamo in quella scuola un ragazzo che rispondesse ai canoni di bellezza giusti. Era un divertente modo di passare il tempo e di scherzare tutto sommato e quest’anno il “primo posto” era capitato a Aaron Palmieri, un ragazzo di solo un anno più grande di me. Incredibile come non lo avessi mai notato, ma probabilmente ero sempre stata troppo presa ad occuparmi del mio primo “amore” e di altre cose per notarlo.
Ad ogni modo, uno come lui non passava di certo inosservato: biondo, alto e con occhi azzurri, quello che tutte le ragazze definivano perfetto. Ma, anche lui aveva i suoi difetti, che, poi, forse quello che aveva non era certo un difetto, ma un modo per renderlo ancora più affascinante: godeva di una pessima reputazione, non alla pari di Dorian Gray - ci mancherebbe -, ma tutti sapevano che lui era la bastardaggine fatta persona, colui che riusciva a far cadere ai propri piedi chiunque solo con un piccolo sguardo. Bello, arrogante e con un fascino incredibile: praticamente era perfetto per tutte.
Era interessante guardarlo passare, più che altro perché attirava l’attenzione e mi divertiva troppo vedere come quasi tutte lo guardassero con aria sognante, ma, sfortunatamente per loro, lui non era di certo libero. In fondo, chi mai si sarebbe lasciata scappare uno come lui?
Avevo mai fantasticato su di lui?
Beh, chi non lo avrebbe fatto? Anche se, a mio avviso, era dotato di una faccia tosta incredibile e insopportabile, anche io avevo fantasticato su come sarebbe stato interessante conoscerlo, parlargli e magari far accadere qualcosa di più, ma avevo rinunciato a pensare anche solo minimamente ad una cosa del genere nel momento in cui mi ero resa conto che sarebbe stato semplicemente impossibile per due motivi: il primo era che ci conoscevamo e non ci saremmo mai conosciuti, e il secondo era che non credevo nella redenzione. Si, sarebbe stato fantastico se, innamorandosi, fosse cambiato, ma quante possibilità c'erano che una cosa del genere fosse potuta accadere anche nella realtà?
E poi non dovevo dimenticare la promessa fatta con me stessa: mi ero ripromessa che non sarei più dovuta incorrere nell'errore di lasciarmi incantare, e che, se anche fosse successo, avrei dovuto usare molta calma per non incorrere nel pericolo di ritornare in uno dei miei soliti viaggi mentali, che mi portavano in un mondo tutto mio, dove ogni cosa era possibile.
Nonostante questo, c’era stato un momento in cui avevo creduto che anche lui si fosse accorto di me: era stato un giorno in cui, entrambi e per chissà quale ragione, ci eravamo incrociati con lo sguardo e ci eravamo guardati per un bel po’, tanto da arrivare al punto di scambiarci qualche sorriso involontario, fino a quando i nostri rispettivi amici non ci avevano “interrotti” e ci avevano riportato alla realtà.
Per qualche strano caso inspiegabile, speravo che una cosa del genere riaccadesse, ma per ora era meglio concentrarsi su altro.
<< Dai, Monica! E’ solo un po’ d’acqua! >>. Queste parole, mischiate ad una risata mal soffocata, mi arrivarono subito e non ci volle molto perché capissi chi fosse il proprietario di quella voce, né di chi fosse quella sottospecie di urlo stizzito, emesso in quel preciso istante dalla mia amica.
Sorrisi e chiusi il libro, preparandomi ad osservare la scena che mi si presentava davanti agli occhi e notando una Monica particolarmente infuriata che stava varcando il cancello, seguita a ruota da Claudio, che non riusciva a smettere di ridere.
<< Solo un po’ d’acqua? Idiota! Oggi ho i capelli lisci, lo hai notato? >>, vista la sua faccia confusa, di sicuro il ragazzo non era a conoscenza del fatto che, quando i capelli della mia amica erano lisci, non potevano assolutamente essere toccati. Lei adorava i capelli lisci in un modo incredibile, ma sfortuna voleva che, con solamente una piccola goccia d’acqua, questi si arricciavano e allora bisognava trovare un modo per farli tornare come prima. Purtroppo in questo caso era impossibile rimediare e lo sapeva anche lei: erano completamente bagnati.
<< E allora? >>. Ora sarebbero stati guai!
<< E allora?! I miei capelli si rovinano facilmente e poi fa anche freddo! >>
<< Beh, se vuoi, posso riscaldarti io… >>, disse, fermandola per un braccio e avvicinandosi sempre di più a lei, con un piccolo sorriso malizioso. Ma, ovviamente, questo non le piacque per niente perché, in men che non si dica, si liberò dalla sua presa e affrettò il passo verso di me, lasciandosi dietro la risata di Claudio.
Il rapporto tra quei due era sempre stato molto burrascoso, o almeno non lo era stato fino al bacio. Già, durante una festa, tra i due era scoppiata la scintilla che avevano coronato con un bacio, che nessuno dei due aveva sicuramente dimenticato, ma da quel momento il loro atteggiamento cambiò radicalmente.
Incominciarono con piccole cose: prese in giro scherzose, battutine e infine delle vere e proprie litigate, dovute più che altro a qualche sciocchezza che uno dei due diceva sul momento.
Eppure era evidente che si piacessero, ma nessuno dei due aveva il coraggio di fare il primo passo, il che, a mio parere, era alquanto stupido perché si vedeva da un miglio di distanza che tra quei due c’era qualcosa che andava oltre la semplice amicizia.
<< Che è successo? >>, le chiesi una volta che fu accanto a me, cercando di trattenere una risata.
<< Quell’idiota mi ha rovesciato tutta l’acqua sui capelli! E non ridere, so che stai per farlo! >>, mi minacciò, perché era evidente che non riuscissi a trattenermi tanto era buffa, con i ciuffi di capelli che le ricadevano sul viso, andandole a finire sugli occhi.
<< Scusa >>, ma non riuscii a trattenermi e mi uscì fuori un suono mezzo strozzato, che però la fece sorridere.
<< Ahh, cambiamo argomento: come va con l’operazione spiamo-Danilo-perché-non-mi-parla-e-non-so-perchè? >>
<< E’ sempre lì. Niente di nuovo, niente di che. Forse dovrei provare meglio in classe, quando saremo vicini >>.
<< In effetti è più probabile che tu riesca a capirci qualcosa da vicino che da lontano! >>. Monica era sempre stata la mia riserva personale di coraggio e sapienza: in ogni momento, era sempre disposta a darmi qualche consiglio giusto da usare e gliene ero davvero grata. Senza di lei, come si come delle altre, non sapevo cosa avrei fatto, data la mia tendenza a sentirmi leggermente in difficoltà quando c’era qualcosa che non riuscivo a capire, come ad esempio questo caso. Per me era completamente nuovo e nessuno riusciva a capire cosa gli prendesse.
<< Comunque, anche se non dovessimo capire cosa gli prende e tra di voi non dovesse accadere nulla, ci sono sempre gli altri! >>
<< Gli altri? >>
<< Si, tutta la fila di ragazzi che hai dietro, ma che non noti! >>. Avevo dimenticato quanto tutte le mie amiche fossero fissate con il dirmi che piacevo a moltissimi ragazzi, ma che a me non interessava nessuno di loro.
<< Uffa, ancora? Non posso farci niente se non sono interessata a nessuno di loro >>, scherzai, sbuffando e incrociando le braccia al petto, voltando la testa dall’altra parte.
<< Già, a te piace il bello, dannato e impossibile! >>, continuò, dandomi un pizzicotto sulla spalla e facendomi l’occhiolino.
<< Ovviamente, ma per ora ancora non l’ho trovato! >>, affermai, stando al gioco. Avevo notato che quell’argomento veniva cacciato fuori spesso, ormai, ed era come se fosse diventato il nostro pane quotidiano scherzare sulla mia strana situazione sentimentale.
<< Fidati, arriverà! Non tutte siamo belle e bionde come te! >>, continuò, ridacchiando con una mano davanti alla bocca, che contagiò anche me. Il bello di Monica era che non capiva che anche lei era bella, anzi, se avesse fatto un po’ più di attenzione, magari avrebbe notato che anche lei aveva una fila di ragazzi dietro, ma, invece, non ci faceva proprio caso.
<< Guarda, guarda >>.
<< Cosa? >>, le chiesi voltandomi per capire a cosa si stesse riferendo.
<< Alice e Christian, sempre la stessa storia! >>, e fece un cenno con la testa, indicando i due che erano seduti su una delle panchine e parlavano allegramente.
Alice era sempre felice di parlare e di stare con lui, lo considerava il suo migliore amico e anche per lui era così, nonostante provasse qualcosa che andasse oltre l’amicizia. Ancora oggi, dopo moltissimo tempo, Alice ancora non era riuscita a capire cosa sentisse Christian nei suoi confronti: ormai tutti avevano capito che era perdutamente innamorato di lei, ma lei non riusciva a capirlo e non perché non volesse, ma perché semplicemente non riusciva minimamente a pensare ad una cosa del genere.
Era talmente affezionata a lui che non riusciva a vedere oltre e non riusciva a vedere che, oltre quel sorriso e quello sguardo che sempre le rivolgeva, c’era qualcosa di più, molto di più.
La vidi salutarlo e avvicinarsi a noi, con un sorriso a trentadue denti stampato sulla faccia, come sempre del resto, quando si trattava di lui. Avevamo sempre sospettato che anche a lei piacesse, ma poi avevamo capito che in realtà a lei bastava averlo come amico, o semplicemente che non aveva mai pensato ad una possibilità diversa dall’amicizia, nonostante, a nostro parere, fossero una coppia perfetta.
<< Ciao ragazze, come… Mon, che diavolo hai fatto ai capelli? >>, le chiese con espressione incredula. Se fosse stata un cartone animato, in quel momento i suoi occhi sarebbero usciti fuori dalle orbite e la sua bocca avrebbe toccato terra.
In tutta risposta, dalla bocca di Monica uscì solo un grugnito e io non potei far altro che scuotere la testa ridacchiando e prendendo per mano Alice, invitandola a incamminarci verso l’entrata della scuola.
<< Te lo spiego più tardi, è una lunga lunga storia, vero? >>, dissi rivolgendomi a Mon, che ci stava seguendo, tentando di rimettere a posto i suoi capelli.
<< Già, lunghissima e fastidiosa, aggiungerei! >>. La sua ultima risposta, prima di varcare la soglia e prepararci ad un’altra giornata scolastica.


Quando arrivammo, tutto era normale come sempre… nella sua confusione: ormai era d’abitudine che, prima dell’arrivo dei professori, ci si alzasse tutti in piedi e si facesse quello che più si voleva. E in quello stato, non riuscii a non notare Danilo e Alberto, seduti sul davanzale della finestra, quella che dava direttamente sul cortile, impegnati in chissà quale divertente discussione, viste le loro risate. Ma queste terminarono subito non appena gli occhi di quello che era il mio compagno di banco si posarono su di me. Il suo sorriso si spense mano mano e, con un cenno della testa, invitò l’altro a seguirlo fuori dalla classe.
Rimasi allibita, ma non ero l’unica: tutti ormai sapevano di questo suo atteggiamento e questo suo ultimo gesto non era passato inosservato nemmeno a Viola e Paola, che mi fecero segno che più tardi avrebbero dovuto riferirmi qualcosa.
Con l’arrivo del professore, tutto cambiò e la classe ritornò ad uno stato di silenzio assoluto… quello che più odiavo.
A mio parere, era troppo difficile nascondere i propri pensieri con l’eccessivo silenzio, anche se questo, più che altro, era dovuto alla lezione su Platone, un filosofo che, a detta di tutti, aveva troppi problemi con le anime.
<< Diana? >>. Ero tutta concentrata a fare scarabocchi sul banco, quando sentii una voce che mi chiamava e che assomigliava stranamente a quella di Danilo, ma era nettamente impossibile che lui mi rivolgesse la parola, così all’improvviso.
Tuttavia, decisi di provare e mi voltai nella sua direzione.
<< Mh? >>
<< Conosci la canzone dei Coldplay “Strawberry Swing”? >>. Era sinceramente strana come domanda, ma, vederlo sorridermi e parlarmi dopo tanto tempo, mi fece inevitabilmente pensare che forse mi ero sbagliata e che probabilmente non c’era niente che non andava.
<< Si, certo! >>
<< E’ bella, vero? >>
<< Si, molto romantica, direi! >>
<< Non ti facevo una persona romantica, sai? >>, mi disse, facendo finta di rimanere stupito e rivolgendomi uno dei suoi soliti sorrisi. Ancora non avevo capito il motivo del suo cambiamento d’umore, ma decisi che in quel momento non mi interessava e che poteva anche passare in secondo piano.
<< Beh, potrei dire lo stesso di te >>, gli risposi, alzando un sopracciglio e facendo un mezzo sorriso.
<< Oh, ma le mie doti sono nascoste! >>, e assunse l’aria di uno che la sapeva lunga, al che non riuscii a trattenere una mezza risata, che scatenò un’occhiataccia da parte della professoressa.
Entrambi smettemmo di ridacchiare, ma questo comunque non contribuì a far sparire i nostri sorrisi.
Poi, notai che all’improvviso aveva preso a fissarmi, come se cercasse di guardare dentro la mia anima e cercare di capire chissà cosa nascondessi. Era strano il suo modo di guardarmi: era come se non mi avesse mai vista e in quel momento mi stesse vedendo per la prima volta.
<< Che c’è? >>, mi uscì spontaneo chiedergli.
Danilo tardò un po’ a rispondere e distolse lo sguardo, scuotendo un po’ la testa e, nel farlo, riuscii a notare l’ombra di un piccolo sorriso sulla sua bocca.
<< Niente, niente! >>, mi rispose, continuando a mantenere quel sorriso e infilandosi le cuffie dell’Ipod nelle orecchie, stendendo contemporaneamente la testa sul banco.
Rimasi un bel po’ a guardarlo. Era completamente strano il suo atteggiamento: un minuto prima mi aveva completamente ignorata e quello dopo, invece, mi aveva rivolto un sorriso come se niente fosse stato.
Era ufficiale, più cercavo di capirlo e più non ci riuscivo e, allo stesso tempo, non riuscivo a togliere dalla mia mente il suo modo di sorridere sghembo, un dettaglio che la mia anima romantica, aimè, avrebbe sempre ricordato.
<< Allora ragazzi, passiamo all’amore. Anche Platone trattò questo tema e lo fece in modo molto approfondito per poter arrivare alla conclusione che l’uomo, indotto dall’amore, prova un profondo desiderio di unità, che si completa solo grazie a questo sentimento >>. Non appena la professoressa incominciò a parlare dell’amore, calò un silenzio incredibile. Se prima c’era almeno qualcuno che parlava sotto voce o si passava i bigliettini per parlare senza essere disturbati, ora non si sentiva volare una mosca.
<< Se guardate sul libro, potrete capire meglio quello che voglio dire >>.
Fu proprio in quel momento che, abbassando lo sguardo sul libro di filosofia, notai una dicitura molto particolare ed interessante: quando ci si innamora, si perde completamente la testa.
Quella frase rispecchiava proprio me: avevo sempre pensato di avere un animo romantico, ma non troppo, e che nel momento in cui mi sarei innamorata per davvero avrei perso completamente il lume della ragione.
Non avevo mai pensato che Platone potesse essere così interessante, anzi mi scoprii interessata al discorso sull’amore che faceva e più leggevo, più mi accorgevo che tutto quello che c’era scritto era assolutamente e totalmente vero.
D’un tratto, sentii che una mano si posava delicatamente sul mio braccio e subito mi voltai, sapendo già di chi fosse e mi preparai a chiedergli cosa volesse, ma lui fu più veloce di me.
<< Sei bella! >>. Solo due parole e otto lettere, mischiate al blu scuro dei suoi occhi, che mi fissavano intensamente, come aveva fatto poco prima.
Non avevo la capacità di parlare, ero completamente in balia del suo sguardo e della consapevolezza che lui mi avesse detto che ero bella, così senza alcun motivo o preavviso, e questo mi aveva lasciato così spiazzata da non sapere cosa rispondere.
Stavo tentando di articolare qualche frase di senso compiuto, che non contenesse solo risposte a monosillabi, quando la porta della classe si aprì e rivelò le figure di Aaron Palmieri e Michele Graziani, che consegnarono qualcosa alla professoressa, ma non riuscii a capire cosa. In quel momento, ero troppo confusa per poter pensare qualcosa di concreto, ma non perché non avessi mai ricevuto un complimento, bensì perché, ricevuto da lui, che mi aveva ignorata per tantissimo tempo, mi sembrò la cosa più strana che mi fosse mai capitata.
Cercai di scuotermi dal mio stato di torpore e ci riuscii appena in tempo per vedere i due ragazzi che uscivano dalla classe, ma non prima di aver notato lo sguardo di Aaron puntato su di me.
Uno sguardo intenso, nient’altro e nulla più, ma intenso era dire poco considerato l’azzurro ghiaccio dei suoi occhi, che in quel momento mi sembrarono così vicini. Uno sguardo che sembrava dirmi tutto e niente allo stesso tempo, enigmatico, come io avevo sempre immaginato fosse il suo carattere.
Fece solo questo prima di andarsene e segnare il suono della campanella che avrebbe fatto tornare la classe nella sua totale anormalità.
Ma niente e nessuno avrebbe mai potuto farmi dimenticare lo sguardo che Aaron mi aveva lanciato.



- L'angolo di Lady Delilah
Rieccomi, sono sempre io Delilah, la ragazza che ogni tanto se ne esce con qualche storia o capitolo sbalorditivo, che vi lascia con il fiato sospeso e vi fa venire voglia di sapere subito come continua, ma questo non avviene perchè posto ogni morte di papa! :S
Sono consapevole di questo mio difetto e vi chiedo perdono: voglio davvero scusarmi e spero di poter aggiornare quanto prima tutte le storie iniziate. A questo proposito volevo dire che per "Big as our love", il capitolo è quasi pronto e spero di poter aggiornare quanto prima; per quanto riguarda, invece, "Follia", temo che dovrete aspettare ancora qualche giorno, ma è questione di poco, perchè devo solo riscrivere il terzo capitolo, che il mio computer ha purtroppo cancellato! -.-"
Passando invece a questa storia: so che probabilmente è una proposta azzardata la mia, ma la verità è che questa storia è venuta fuori tramite un sogno, che non potevo far passare inosservato.
Come si è evinto dal primo capitolo, Diana è una sognatrice, ma il suo vero carattere verrà fuori più avanti. E' molto esuberante, ma, il suo essere romantica e spesso impulsiva, la porta ad avere un carattere contorto. Poi ci sono i due ragazzi: Danilo e Aaron, che la terranno compagnia per tutta la vicenda. Non faccio spoiler, mi conoscete: non mi piace dare anticipazioni, ma credo abbiate capito che faranno entrambi parte del suo cuore :P
E poi ci sono loro: le sue amiche. In questo capitolo ne ho presentato solo una parte e nel prossimo verranno presentate anche le altre, i cui nomi avete già capito quali sono: Viola e Paola, più un'altra che in questo capitolo non è apparsa, ma che apparirà nel prossimo :)
Le loro storie si intrecceranno alla sua e saranno non meno complicate: anche loro hanno una vita abbastanza movimentata ed è come se si parlasse della protagonista, ma anche di tutte le altre, che diventeranno allo stesso tempo, insieme a Diana, la parte principale della storia.
Spero vi piaccia e aspetto i vostri commenti!
Bacii <3

   
 
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