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Autore: _Rainbow    22/01/2011    6 recensioni
Gli occhi azzurri incontrarono quelli blu oceano di Luna, e la giovane seppe con certezza che Bryan non avrebbe mai potuta tradirla.
L’aveva salvata, era suo amico. Quindi, aveva stretto con lei un legame indissolubile, che non poteva essere distrutto neanche dalla più forte delle magie.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Luna Lovegood, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 1
 Non siamo soli.

It is the distance that makes life a little hard.
Two minds that once were close,
now so many miles apart.
You're not alone, I'll wait till the end of time.
Open your mind, surely it's plain to see.
{ You're not alone - Mads Langer }



Era una giornata particolarmente strana, innanzitutto per il clima e il tempo di quel luogo. Erano passati, infatti, esattamente cinque minuti da quando il cielo di un azzurro candido, con qualche spruzzo bianco e un sole fantastico, che con i suoi raggi caldi illuminava e riscaldava tutto il paesaggio, era diventato drasticamente di un triste e tetro grigio.
Le nuvole erano comparse all’improvviso, pesanti e scure, come se qualcuno le avesse evocate senza chiedere un minimo permesso agli esseri viventi.
Il colore predominante era stato messo da parte, per lasciar posto al grigio asfalto, e il vento aveva deciso di liberarsi dalle catene primaverili che aveva, irrompendo bruscamente nella tranquillità del posto, passando tra gli alberi verdi e spezzando qualche volta alcuni rami e piante.
Insomma, sembrava proprio che fosse stato calato un sipario su tutto quello che c’era. Si trattava, comunque, di una spiaggia piena di sabbia, che adesso veniva alzata violentemente dal forte soffio d’aria, con pochissime pietre e una distesa di mare immensa come sfondo. Era decisamente lunga per essere in Inghilterra, che ovviamente era un’isola bagnata dalle acque. Inoltre, anche la temperatura era cambiata inaspettatamente: mentre prima era calda e asciutta, in quel momento era molto fredda.
Come se l’Inverno fosse arrivato in anticipo, quasi avesse bussato alle porte delle case degli abitanti e avesse chiesto ospitalità, per poi rivelarsi un nemico intelligente che aveva tradito le aspettative di tutti.
Tuttavia, in quel bellissimo e incantevole luogo solitario non c’erano soltanto animali marini, che nuotavano disperati tra le onde mosse e agitate del mare, né tantomeno i pochi volatili e le rondini che non riuscivano a volare perfettamente a causa della tempesta che si era scatenata; ma, su uno scoglio poco lontano dall’acqua salata, era seduta una giovane ragazza che invece di ripararsi e scappare via da quella situazione, restava immobile, scolpita in un dipinto immaginario.
Magari era per davvero una statua di pietra?
O meglio, una di quelle sculture fatte con la sabbia morbida da artisti di tutto il mondo? Dopotutto, nonostante i granelli fossero marroni, si poteva benissimo pensare che fossero stati colorati con qualche sostanza chimica particolare. Restava così, immobile e con lo sguardo fisso in un punto.
La ragazza, per risposta ai nostri interrogativi, si portò con la mano una ciocca di capelli ribelle dietro l’orecchio per poi passarsela sulla faccia, quasi per cancellare qualcosa.
Era Luna Lovegood, una strega a tutti gli effetti, e si era ritirata in solitudine proprio per riordinare il filo conduttore nella sua mente.
Era molto bella, con lunghi capelli di un biondo sporco, occhi grandi e profondi di un blu intenso, con tanto di labbra rosse e non molto carnose; aveva un fisico magro ed era abbastanza alta.
Quella mattina indossava semplicemente un vestito azzurro che le arrivava fino alle ginocchia, mentre le gambe erano coperte da lunghe calze bianche e ai piedi aveva un paio di ballerine, stranamente una blu e l’altra rossa.
Chiaramente, tutti sapevano che quella simpatica persona aveva un carattere e una personalità fuori dal comune.
Ad Hogwarts, la scuola di magia e stregoneria famosissima che frequentavano tutti i maghi e le streghe che avevano compiuto undici anni, fra cui chiaramente anche Luna nella casa dei Corvonero, c’era chi la soprannominava Lunatica, considerando che alcune volte sembrava davvero che vivesse in un mondo tutto suo, lontano dalla Terra, dove lei era la regina e poteva fare ciò che più desiderava.
C’era ovviamente chi la chiamava così per scherzare, chi lo diceva ironicamente e chi, come la maggior parte dei Serpeverde, aggiungeva alla parola un tono antipatico e cattivo.
Fortuna che non sapessero i soprannomi che lei dava loro!
Comunque, il volto di Luna era rigato dalle lacrime, segno che aveva pianto e che c’era qualcosa che non andava.
Erano passati già tre anni dalla scomparsa della madre e lei, sebbene fosse stata distratta dagli studi della magia e avesse conosciuto nuovi amici, non riusciva a capire come mai fosse successo questo.
Cercava di sorridere, soprattutto per aiutare il padre a soffrire di meno e ad andare avanti. Ma non era chissà quanto facile.
Tutto le faceva ricordare lei, come se fosse una calamita che attira qualsiasi cosa, fra cui anche un semplice girasole in un vaso della casa. Le faceva pensare a come la madre amasse raccogliere quei fiori; una foto in cui ridevano e si abbracciavano e alcune frasi che pronunciava spesso la signora.
Luna, però, era sempre stata una persona forte, e odiava, letteralmente, piangere davanti agli altri.
Proprio per questo motivo, si era recata alla spiaggia di Cath’s street, che distava esattamente mezz’ora di cammino dalla sua abitazione.
Aveva detto al padre che andava a fare una passeggiata al ruscello dove avrebbe preso alcuni plimpi per fare una zuppa la sera stessa, e che quindi sarebbe tornata tardi, mentre con una corsa si era allontanata e da sola era arrivata fino a quel posto, dove di solito non c’era mai nessuno.
Fece un lungo respiro quando una goccia d’acqua nera cadde sulla sabbia,
Stava piovendo, mancava solo questo. Perfetto.
La pioggia si fece man mano più forte, bagnando completamente i vestiti della ragazza, che ormai aveva i capelli umidi e freddi fin sopra gli occhi.
Concluse che se non voleva prendersi un bel raffreddore e la febbre era meglio andare via, e tornare a casa. Non importava prendere i plimpi dal ruscello, avrebbe trovato una scusa plausibile.
In realtà, quello che voleva sapere era come mai il tempo era cambiato improvvisamente. Non era possibile che in un batter d’occhi si erano scatenati gli agenti atmosferici.
Che fosse opera di un mago?
No, era un’idea da scartare, in quanto Cath’s street era un sobborgo abitato completamente da babbani.
Un Mangiamorte che l’aveva seguita e voleva catturarla per estorcere qualcosa dal padre? Dopotutto, il genitore di Luna, Xenophilius Lovegood, era direttore del Cavillo, una gazzetta magica che pubblicava articoli decisamente strani, come la scoperta di un essere denominato Ricciocorno Schiattoso.
La ragazza ci pensò su, mordendosi un labbro, mentre ebbe un brivido causato dal freddo. Ma non andava bene neanche quella come risposta, per due motivi.
Come poteva un Mangiamorte scatenare una tempesta? Non esistevano incantesimi così potenti. E se esistevano, non tutti ne erano a conoscenza.
E poi, nessun servo del mago Oscuro, il cosiddetto Lord Voldemort, Colui-che-non-deve-essere-nominato e Tu-sai-chi, aveva intenzione di impossessarsi della stampa del Cavillo.
Non era così importante quanto per esempio la Gazzetta del Profeta.
Quindi, non restava che credere che si trattasse proprio di un repentino mutamento delle condizioni atmosferiche.
Luna si alzò dallo scoglio, passandosi le mani sul vestito grondante d’acqua, e iniziò a correre con difficoltà sulla sabbia della spiaggia, in direzione del sentiero che portava a casa Lovegood.
Eppure, dopo circa una decina di passi, successe qualcosa di ancora più inconsueto.
Le prime onde del mare blu si placarono, tornando per così dire a formare una piattaforma piatta e calma, nonostante tutto il resto dell’oceano continuava ad essere mosso dal vento e dalla tempesta, unendosi alla pioggia che cadeva ininterrottamente dalle nuvole grigie.
L’acqua salata si ghiacciò, mentre la temperatura calava improvvisamente;
che fosse arrivato veramente l’inverno? Un momento: dopo la Primavera c’era l’Estate. Fatto sta che il mare divenne pian piano una distesa di ghiaccio azzurro e nero.
Luna mormorò qualcosa come “è la fine del mondo”.
Non ricordò neanche il motivo per cui aveva deciso di arrivare in quel luogo, alla vista di quanto stava accadendo.
Adesso si gelava, tanto che la ragazza fu scossa da fremiti incontrollabili, e cadde a terra, impaurita.
Cercò di urlare per essere aiutata, e la sua voce si perse con il soffio del vento, lontana dallo spazio e dal tempo del posto solitario in cui si trovava.
Poi, un lampo attraversò la mente della Corvonero, che si portò d’istinto una mano alla testa.
I ricordi più tristi si fecero largo tra quelli felici e tra le immagini semplici racchiuse nello scrigno dei pensieri.
 
Un rumore. Qualcuno che bussava ad una porta.
Un uomo, che con voce profonda spiegava al padre di Luna ciò che era successo di brutto.
Un urlo straziante, di pura infelicità e di incredulità, seguito da un pianto e da un tonfo sordo. L’immagine di una bambina con riccioli color biondo sporco che con passi malfermi si era avviata all’ingresso della casa e aveva visto il genitore, un adulto che era sempre stato forte, accasciato a terra, in preda ad un dolore che neanche lui aveva mai conosciuto.
“Papà, non ti senti bene? Dov’è la mamma?”
chiese quella ragazzina, con una voce dolce e preoccupata.
Un altro urlo, un grido fortissimo, al solo sentir pronunciare l’appellativo “mamma”. Perché lei non c’era più.
Perché lei era scomparsa, chiamata dalle schiere celesti senza preavviso.
Perché da quel momento, il silenzio li avrebbe accompagnati, rendendo tutto più rumoroso del solito.
 
Luna aprì gli occhi di nuovo pieni di lacrime, svegliandosi nel momento in cui una figura molto alta si lanciava contro di lei.
Il gelo si impadronì di nuovo del suo cuore, ma almeno ebbe il tempo di vedere chi era l’artefice che la faceva stare male.
Nel cielo scuro c’erano due spettri, che volavano seguiti da un terzo che era più in basso, quasi vicino Luna; indossavano lunghi mantelli neri come l’inchiostro, e tutti strappati, come se fossero stati rattoppati molte volte.
Non avevano un volto delineato, per il semplice motivo che era coperto da un cappuccio orribile, macchiato da strisce argentate che incutevano paura.
E poi, sembrava che quegli esseri traessero un respiro profondo, quasi ad aspirare la felicità delle persone.
Erano tre Dissennatori.
Così, uno di questi si tirò indietro con delle dita lunghe e deformi il cappuccio dal volto, rivelando che al posto della bocca c’erano due fauci aperte.
Si avvicinò al viso di Luna, pronto a succhiarle via i pochi residui di vita che le restavano. La ragazza, dunque, sentì mancare le ultime forze che erano ancora in lei, quando d’un tratto si propagò nell’aria una luce argentea immensa, che forse aveva la forma di una lontra, la quale per magia scacciò i tre fantasmi da quel luogo.
Ebbe appena il tempo di scorgere una figura di un umano poco lontano, per poi svenire sulla sabbia, priva di sensi.

« Angolo dell'autore »
Buonasera, carissimi lettori.
Finalmente, dopo tanto tempo, ho pubblicato il primo capitolo della mia nuova fiction.
Come avete letto, si tratta sempre di una storia su Luna, uno dei personaggi più belli che la Rowling potesse inventare.
Non so perchè mi piace così tanto, fatto sta che, ruolando su un forum di Harry Potter con la mia fantastica amica Lisa, ho avuto l'idea di scrivere ancora qualcosa su di lei.
Ci tengo a precisare che non sono più frammenti di vita della ragazza, ma una storia probabilmente continua.
Fra l'altro, questo capitolo non mi convince molto, forse perchè è il primo.
Comunque, spero vi piaccia lo stesso.
Quindi, sarei contento di leggere i vostri commenti, per sapere quello che ne pensate.
Buona lettura!
Davide.


 

  
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