ROX E LA PIOGGIA.
Rox cammina frettolosa sulla strada che la porta a casa.
La pioggia cade leggera sul mondo, scende lenta e si posa sulla buia
strada,sull’ombrello, sul manto della notte.
Piove.
Il gocciolio ticchetta sull’asfalto già bagnato, le pozzanghere sono
increspate dalle piccole gocce d’acqua che continuano a cadere.
Rox ascolta il mondo, la terra che respira come una pianta che viene
innaffiata.
Un cane abbaia roco, si sporge dal cancello con il muso, al passaggio di
quella strana ragazza, poi ritorna a rintanarsi sotto la sua tettoia.
Una macchina arriva dalla strada: all’inizio sono solo due coni di luce,
poi lentamente si avvicina e la oltrepassa.
Uno schizzo d’acqua investe Rox, anche se lei non sembra accorgersene.
Sta pensando, probabilmente.
A cosa?
Non si sa. Nemmeno lei lo sa.
Ascolta gocce più pesanti staccarsi dagli alberi e rimbalzare sul
marciapiede.
Nell’aria c’è odore di pioggia, di freddo.
È un sabato d’inverno.
Curva a destra e comincia a salire cercando di evitare le pozzanghere
nel nero della notte, neanche più rischiarato dalla luce aranciata dei lampioni
per strada.
Si allontana man mano dal rumore delle macchine, lento strusciare di
gomma a terra.
La pioggia rallenta ogni cosa ai suoi occhi, ma non il suo avanzare
verso le calde luci della casa.
Si rigira un po’ in mano l’ombrello, poi lo poggia a terra davanti alla porta.
Si sistema una ciocca di capelli cascata sul viso, prende la chiave del
suo nascondiglio ed entra, chiudendo fuori la pioggia.