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Autore: Witch_Hazel    23/01/2011    3 recensioni
Una serie di storie semiserie autoconclusive che prendono ispirazione dai colori di capelli di Jared e dall'umore altalenante di Ivy. Enjoy!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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i_love_blue
“I was driving through the misty rain
Just a-searching for a mystery train
Bopping through the wild blue
Trying to make a connection with you”
(Bruce Springsteen - Radio Nowhere)

Ivy sta inginocchiata davanti al rachitico albero di Natale con una sigaretta tra le labbra e le lucine colorate tra le mani. Seguitando ad ignorare gli ammonimenti di morte del suo coinquilino, chiede:
<< Rimembrami, perché non abbiamo ancora sostituito questo scheletrico albero che mi ricorda più Jack Sckellington che altro? >>
<< Fammi pensare – risponde Terence, diventato coinquilino oltre che collega – ah già, perché i nostri conti sono in rosso. >>
Ivy sospira, cogliendo perfettamente solo in quel momento il concetto di “Nightmare Before Christmas”.
Nonostante tutte le rosee previsioni di gioventù, è Natale, sono al verde, devono lavorare entrambi e il cenone post lavorativo sarebbe stato costituito da un invitante menù composto da cracker al formaggio e shortbread.
<< Odio il Natale. >>
<< Non è vero >> le dice, infilandosi il piumino e un berretto natalizio ridicolo che si ostina a indossare ogni anno.
<< Sì che è vero >>
Spegne la sigaretta con malagrazia nel posacenere e inserisce la spina nella presa per controllare la disposizione delle lucine. Un mare di puntini blu inonda la stanza.
<< Vado a vedere di trovare una bottiglia di whisky a buon mercato, almeno possiamo bere per dimenticare. Toglimi una curiosità: perché blu? >>
Lei guarda le lucine con aria assorta.
<< è il mio colore preferito. >>

Terrence è uscito da dieci minuti quando Ivy riceve una sfiancante telefonata da sua madre, che ha approfittato dell’assenza della figlia per andare a farsi la settimana bianca in Lapponia. Dopo venti estenuanti minuti in lode della finnica terra Ivy ha inventato chissà quale pretesto e ha riagganciato. Prende un bicchiere d’acqua e apre la scatola con le decorazioni blu per l’albero rachitico. Sta quasi pensando di essere giunta ad un livello di patetismo tale da cantare una canzoncina da sola, quando il campanello improvvisamente suona. Ivy apre senza controllare lo spioncino, pensando che sia il suo coinquilino, troppo carico di alcolici per riuscire a estrarre le chiavi di casa dalla tasca. Invece trova una bella sorpresa: Jay, il tipo di quasi un anno prima, che aveva quella ridicola cresta rosa (sostenendo tra l’altro che si trattasse di color melograno e dimostrando di avere un’idea decisamente opinabile dei colori) e con cui aveva chiacchierato per un’ora al parco, si trova esattamente davanti a lei in tutta la sua fulgida bellezza. Con i capelli blu.
<< Buon Natale Ivy! >> esclama questi a braccia aperte.
Lei richiude la porta con un calcio e corre in bagno a sciacquarsi il con l’acqua gelata, pensando che, magari, è giunto il fatale momento di smettere di fumare.

Non saprebbe dire dopo quanto ha sentito la porta aprirsi e la voce di Terrence giungerle alle orecchie: la sta chiamando. Si precipita fuori dal bagno.
<< Ren, grazie a Dio! Tu non sai…eh?? >>
Arrivata nel misero salotto davanti al suo volto si para una coppia decisamente male assortita: Terrence, capelli lunghi e neri, cappotto di pelle, berretto natalizio e una scorta di alcolici che avrebbe stordito un’intera legione romana e Jay, con un cappottino grigio e i capelli decisamente, schifosamente blu. I suoi capelli sono blu (e già lo sapeva dalla lettera, ma certo non si aspettava di vederli dal vivo!), i suoi occhi, anche, sono blu. Il suo albero di natale è blu. E rachitico. Si sente assalire da una nausea incipiente, sicura che assecondando lo stimolo di sicuro vomiterebbe blu: ha mangiato marmellata di mirtilli a colazione. Fortuna che dovrebbe essere una tonalità rilassante!
<< Ciao Ivy! Si può sapere perché mi hai sbattuto la porta in faccia? >>
<< Si può sapere chi è questo tizio coi capelli blu? >>
La ragazza si massaggia le tempie tentando di trovare la giusta dose di pazienza e perseveranza di convincersi che no, non è una candid camera e che no, non si sveglierà improvvisamente in una camera d’albergo lappone.
<< No no no, le faccio io le domande! Tu! – punta il tizio blu – si può sapere che diamine ci fai qui? E tu! – puntò Terence – si può sapere perché l’hai fatto entrare? >>
<< Beh, era lì fuori dalla porta e mi ha detto che ti cercava e che tu non gli avevi aperto la porta. >>
Ivy decide di tralasciare momentaneamente il fatto che la porta, in effetti, era stata aperta, ma anche richiusa, per rivolgersi al soggetto blu aspettando non troppo pazientemente spiegazioni.
<< Beh, io sono passato per farti gli auguri di Natale! >>
Ivy guardò il pavimento cercando di fare il punto della situazione: sono nel salotto del suo deprimente appartamento, in una deprimente serata di Natale davanti ad un albero con le lucine che avrebbero fatto più onore ad un set di un film horror che ad uno scenario natalizio, lei si sente come appena uscita da uno scontro a fuoco, Terrence sembra uno metallaro alcolizzato psicopatico e pericoloso e tutto questo quadretto strampalato sta venendo deplorevolmente presentato davanti ad una rock star multimilionaria in cui si è reincarnato temporaneamente un puffo canterino. Cosa potrebbe andare peggio, a parte vomitare i mirtilli sull’albero, a questo punto?
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Ecco cosa può andare peggio.

Ivy a quel punto prende una bottiglia a casaccio dalla borsa di Terrence e si dirige in cucina. Prende un bicchiere dalla loro dispensa, poi ci ripensa e ne prende altri due. Apre la bottiglia: è scotch. ne versa un po’ per ogni bicchiere e si siede al tavolo.
<< Ivy, per favore, finiscila di fare la melodrammatica. Sembra che sia appena morto qualcuno o che ti abbiano detto che uno space shuttle sta per schiantarsi sul nostro condominio. Non ti pare di esagerare? >>
A lei, presa com’è dalle sue apocalittiche elucubrazioni, non sembra proprio di esagerare, mentre si beve tutto lo scotch in un fiato. Anzi, si sta complimentando con se stessa per l’eccellente autocontrollo che la sta trattenendo dallo scappare a vomitare in bagno. Jay e Terrence sono ancora in piedi davanti a lei, il suo coinquilino con uno sguardo di rimprovero, il cantante con uno sguardo sorpreso di chi decisamente non si aspettava questo tipo di teatrino. Aveva tentato di immaginare svariate volte, in effetti, come avrebbe potuto reagire la stramba ragazza alla sua vista e di tutte le prospettive che la sua mente era riuscita a partorire, quel tipo di tragedia greca non era certo compreso. Certo, non si conoscono, si sono parlati solo una volta, ma lui fino a qualche minuto prima era convinto di essere riuscito a cogliere qualcosa in lei che va oltre la coltre dello spettacolo di avvelenato cinismo che si accanisce ad offrire a tutti. Ora, però, la sua proverbiale convinzione vacilla davanti ad una cameriera semi sconosciuta che si sta scolando scotch come acqua fresca e tenta in tutto e per tutto di evitare di guardarlo. E pensare che le ha pure mandato un regalo, qualche mese prima, maledizione! Cosa gli diceva la testa in quel periodo? E, soprattutto, cosa ci fa ora in quella misera cucina? Attende. Aspetta per vedere i suoi occhi tristi, per una volta alla luce.
Ivy improvvisamente si alza e mette il bicchiere nel lavello. Lascia gli altri due ancora intatti sul tavolo, ancora colmi di liquido alcolico, come li aveva preparati.
<< Ren, non so se hai visto l’ora, ma tra poco dobbiamo andare al lavoro, quindi io vado a prepararmi. >>
Il collega non le risponde, sempre più basito. Lei si dirige verso l’ospite inatteso, forzando il suo autocontrollo al limite.
<< Grazie mille per essere passato, Jay. - gli tende la mano, sempre guardando altrove - Spero passerai un buon Natale. >>
Si percepisce chiaramente che vuole sfuggire a quella stretta, a quella stanza al più presto. Lui, però, non è uomo da darsi per vinto molto facilmente, e fa un ultimo tentativo.
<< Jared, mi chiamo Jared >>
Lei, finalmente alza lo sguardo su di lui, e le loro pupille si incontrano, rivelando all’uomo uno sguardo sorpreso e triste.
<< Buon Natale, Jared >>
Lo sguardo di chi vorrebbe fuggire il più lontano possibile.


Non osa rivolgere la parola a Terrence per il resto del tempo. Lui seguita a lanciarle occhiate di rimprovero da oltre un’ora, attendendo illuminazioni sul suo comportamento da squilibrata. Sono sulla strada per il lavoro e Ivy si strascica dietro le scarpe come un’infinità di pensieri pesanti come una zavorra. Lei sa benissimo chi è Jared Leto. Anche se aveva tentato di ignorare per i primi due giorni il richiamo di quell’iniziale tracciata sul biglietto dentro al pacco, era finita per cedere al richiamo della curiosità e aveva picchiettato sulla tastiera le uniche informazioni che aveva su quell’uomo: “j”, “cresta” e “rosa”. Tutto aveva rimandato ad un nome: Jared Leto. C’era qualcosa, in quel nome che sapeva di pretenzioso e di ricercato, Ivy si era detta che il suono insolito che produceva sulle labbra in effetti si adattava abbastanza bene alla figura che in realtà aveva conosciuto solo alla flebile luce di un lampione. In poco tempo era riuscita ad assorbire un numero di informazioni decisamente  non quantificabile, scoprendo che la Corte dei Miracoli itinerante non era altro che il gruppo di cui faceva parte, i 30 Seconds to Mars, con cui girava il mondo e faceva concerti. Aveva scoperto anche che faceva l’attore, ma, d’improvviso, aveva anche deciso di non considerare più il nome Jared Leto nelle sue giornate. C’era semplicemente una J in un pezzo di carta, arcuata quasi come una parentesi. Chiusa.
A pensarla così, si era sentita molto adulta e responsabile, ma un seme di tristezza si era conficcato nel suo fianco, e lei l’aveva lasciato lì, a mettere radici.
Il campanello sopra alla porta del ristorante tintinna ed esce dai suoi pensieri mentre entra al ristorante.

<< Buon Natale! >> esclama un coro di voci esclamò appena al di là della porta.
Ivy resta decisamente ammutolita sulla soglia, mentre la porta si richiude dietro di lei con un altro scampanellio.  C’è un discreto mucchio di persone, nella sala, ad attorniare i tavoli che sono stati riuniti per creare una specie di buffet.
<< Vedo che l’effetto sorpresa l’ha impietrita >>
<< Eh già >> risponde Terrence al Boss con un sorriso a trentadue denti che rivela quanto in realtà sia consapevole di cosa stava avvenendo.
Ivy guarda l’allegra compagnia tra cui scorge il Boss, Louis, lo chef, Germaine, la pasticciera e alcuni dei cuochi della cucina. Intravede altro personale del ristorante, tutta gente che conosce e che la guarda con un sorriso gentile. Sta immobile come una statua con l’espressione forbita di una triglia sotto sale, senza sapere se arrabbiarsi o stupirsi o buttarsi sul ricchissimo buffet.
<< Ma cosa sta succedendo qui? >> si decide la sua bocca a formulare, davanti allo sguardo divertito del capo.
<< Abbiamo organizzato una cena di Natale per tutti quelli di noi che non hanno la possibilità di stare in famiglia quest’anno. Ho pensato che sarebbe stato carino riunirci e stare insieme >> spiega con ovvietà il Boss.
<< E...perché io non sono stata informata? >>
<< Perché - interviene Terrence addentando una tartina - sapendo quanto sei asociale eravamo sicuri che avresti rifiutato e te ne saresti stata a casa da sola come un cane la sera di Natale. >>
Ivy di slancio abbraccia Terrence e si profonde in ringraziamenti al capo. In effetti, era stata acida come un limone per una settimana e si sta rendendo conto che il fatto era dovuto al presentimento di dover trascorrere un Natale triste e solitario, in compagnia, dell’albero Jack e dell’amico Jack (meglio conosciuto come Jack Daniels). In effetti, la sua tendenza al melodramma deve aver irritato tutti in quei giorni e comincia a sentirsi in colpa, soprattutto nei confronti di....
<< E tu cosa ci fai qui?? >>
Jared Leto si trova lì, di fianco al buffet, insieme alla sua compagnia itinerante, alias i 30 Seconds to Mars, che le fa un cenno di saluto dal buffet.
<< Buffo, è la seconda volta che me lo chiedi oggi. Avevo chiamato per prenotare un tavolo al ristorante, il tuo Boss però mi ha detto che sarebbe stato chiuso per questa specie di party privato, così ho esercitato tutto il mio fascino per convincerlo ad ammetterci alla vostra festicciola. >>
Ivy alza gli occhi al cielo prima di rispondere:
<< Gli hai promesso un extra sul conto? >>
<< Reputi il mio fascino così poco irresistibile? >>
Ancora una volta, si tratta di una domanda, pensa la ragazza, che non ammette una risposta diversa da “no, Jared, tu sei veramente bellissimo e irresistibile”.
<< No. - Ivy calibra una pausa prima di continuare - Conosco solo abbastanza bene il mio capo da sapere che non si farebbe abbindolare da un tizio dai capelli blu. >>
<< Ah, dimenticavo che con te non si può proprio discutere riguardo al colore dei miei capelli. >>
<< Beh, è un passo avanti: di solito dicono che con me non si può discutere in generale. >> scherza lei.
<< Ed è davvero un peccato, si perdono tutte le tue divertentissime battute acide! >>
Ivy si serve qualcosa da bere e prende qualche tartina. Parla del più e del meno, conosce Shannon, il fratello di Jared, e Tomo con la sua simpatica fidanzata, Vicky e non riesce ad immaginarsi come abbia fatto a convincerli tutti a partecipare a una specie di banchetto con persone a loro sconosciute. Ma sono simpatici e a lei va bene così. Torna da Jared, che sta osservando fuori dalla finestra: è iniziato a nevicare. Gli porge una fetta di budino al cioccolato, con una dose piuttosto generosa di panna montata.
<< Grazie >> sorride lui.
<< è la mia offerta di pace. >>
Lui la guarda confuso.
<< Oggi mi sono comportata come una psicopatica, mi spiace per quello che è successo. Avrei dovuto risparmiarti quella scena d’isteria da parte mia. >>
Lui mette in bocca un cucchiaino di budino e chiude gli occhi estasiato. Lei inizia a guardare fuori la neve fare tutto sempre più bianco, ovattato e distante dalla realtà.
<< Perchè hai fatto quella scenata? >>
<< Ero triste. Sai, pensavo che avrei passato il Natale davanti al mio albero rachitico con biscotti e whisky. Non è esattamente il tipo di celebrazione che avrei sognato. Poi sei arrivato tu e hai visto la miseria della mia vita, racchiusa in quei quaranta metri quadrati. Insomma, mi sono sentita una persona decisamente mediocre e insignificante in tutto l’insieme. >>
<< E quale sarebbe il Natale che avresti voluto? >>
<< Hai presente tutta la famiglia riunita davanti al caminetto con la cioccolata calda? Più o meno così. Pensare che a casa nostra nemmeno c’è, un caminetto. Comunque, immagino che ti sembrerò patetica. >>
Lui la guarda con un misto di curiosità a trionfo negli occhi.
<< No, non è patetico. Anzi, in un certo senso mi aspettavo che ci fosse un parte sentimentale in te. >>
<< Naa, è solo perché è Natale. Non dirlo a nessuno però, ho una reputazione da difendere. >>
Guardano la neve entrambi, in silenzio, il vociare alle loro spalle è allegro. Qualcuno chiama Jared e lui abbandona la sua postazione. Ivy rimane lì, incollata al vetro, fino a che lui non ritorna, portandole un calice di vino leggero e aromatico.
<< Ti va lo stesso, anche se non è scotch? >>
<< Certo, anzi...probabilmente è meglio così >>
Beve un sorso, mentre vede i loro volti vagamente riflessi nel vetro della finestra. Le sembra stranamente intimo come momento, è una scena in cui vedrebbe bene due amici di vecchia data, mentre loro due, tranne che un’ora su una panchina al parco, non condividono nulla. A parte quel biglietto, con quella J scribacchiata in fondo, su un angolo.
<< In realtà sapevo già che il tuo nome è Jared. >>
Lui la guarda interrogativo, mentre lei pensa che il mix tra vino e scotch sia stato letale per i suoi neuroni.
<< Quando mi è arrivato il tuo pacco con le sigarette non ho resistito e ho fatto delle ricerche. Ho scoperto così cosa fai nella vita, la tua musica, i film in cui hai recitato....e poi, ad un certo punto, non ce l’ho più fatta. Ho pensato che stavo troppo fantasticando, che dovevo convincermi che la tua cortesia era un atto dovuto al caso, più che qualcosa dovuto al fatto che io potessi aver suscitato in te qualche tipo di simpatia e... >>
<< Frena, frena, frena! Cosa stai dicendo? >> la interrompe lui.
<< Sto dicendo, Jared, che ho passato il periodo in cui sono convinta che tutte le persone arrivino per restare. Mi ero illusa, per qualche giorno, di aver trovato un nuovo amico, una persona un po’ bizzarra con cui avrei potuto parlare ogni tanto. Siamo seri, però: tu sei una rock star, per quanto ti degni in realtà di restare nella vita di qualcuno che non sia tuo fratello o un componente di una tua band? Per quanto ancora potresti ritenere interessante un cameriera che finge di essere indipendente e adulta, ma che in realtà vorrebbe essere in Lapponia a passare il Natale con sua madre? >>
Jared la guarda, soppesando parola per parola il suo discorso, un discorso che si è evidentemente pentita di aver fatto. Ha snudato un pezzo di sé inconsapevolmente, ha esposto un fianco ai colpi dell’infida sorte. Si pente, ma non può più rimangiare ormai. Attende il verdetto.
<< Ivy, io sono famoso, non lo posso negare, e non posso nemmeno fingere che la cosa mi infastidisca, ma, nonostante questo, io sono una persona normale. Non sono l’uomo dei sogni, credo di aver lasciato una scia di cuori infranti un po’ dovunque, e sono un grandissimo stronzo, ma credo di avere il pregio di non aver mai illuso nessuno, quindi, il fatto che io sia ancora qui a parlare con te significa che trovo interessante fare conversazione con te e gradirei farlo di nuovo. Quindi, per favore finiscila con le paranoie. Sono incostante, ma non sparirò. >>
Ivy guarda il suo bicchiere, pensando di essere proprio una stupida. E che quel Natale, tutto sommato, non sta andando proprio male.
<< Jared? >>
<< Sì? >>
<< Mi piace il tuo nuovo colore di capelli. >>
Jared sorride.
<< Vedi di non abituartici, non durerà a lungo. >>
<< In effetti lo immaginavo. >>
I bicchieri tintinnano.



Nugae
So che questo capitolo è schifosamente lungo e schifosamente surreale, ma se siete riusciti ad arrivare fino in fondo meritate tutta la mia stima e le mie scuse. Mi scuso, per prima cosa, perchè questo capitolo sarebbe dovuto essere un regalo per tutte le mie amiche e anche un ringraziamento a candidalametta, BerryG e Hurricane93 per aver recensito la precedente OS, kirej per aver inserito la raccolta tra le seguite  e tutti i lettori silenti :).  Purtroppo in questo periodo sono su e giù da Leeds e tra le vacanze di Natale e gli esami da preparare mi sono attardata decisamente troppo! Comunque durante la mia settimana libera prima dell’inizio delle lezioni ho deciso di mettermi in riga. Non credo sinceramente di aver reso alla perfezione questo capitolo, sono ovviamente aperta alle critiche e ai suggerimenti. See you soon!
   
 
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