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Autore: __Emily    23/01/2011    4 recensioni
Continuavo ad ignorare tutto e tutti fissando il vuoto, quando vengo distratta da qualcuno che occupa il posto libero nella panchina dov’ero seduta, istintivamente mi alzo, con ancora lo sguardo fisso nel vuoto, per far posto a quella persona sconosciuta che in un certo senso sedendosi iniziò a far parte della mia vita.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stavo seduta su quella panchina con il mio i-pod in mano scorrendo le canzoni ma senza ascoltarne veramente nessuna, non so perché ma sentivo che il mio sguardo era fisso nel vuoto , fissavo un albero senza interessarmi minimamente di quanti anni avesse o da chi fosse stato piantato.  Forse lo fissavo perché avevo bisogno di guardare qualcosa che non fosse il mio cellulare che continuava a riempirsi di chiamate e messaggi da varie persone che mi cercavano ma con cui io non me la sentivo di parlare. Continuavo ad ignorare tutto e tutti fissando il vuoto, quando vengo distratta da qualcuno che occupa il posto libero nella panchina dov’ero seduta,  istintivamente mi alzo, con ancora lo sguardo fisso nel vuoto, per far posto a quella persona sconosciuta che in un certo senso sedendosi iniziò a far parte della mia vita. 

Sono le 7.00 del mattino dovrei alzarmi per iniziare un nuovo giorno di un nuovo anno scolastico, fortunatamente l’ultimo, sento mia madre che dalla cucina continua ad urlare -Emily svegliati- ormai da venti minuti, ma niente non ho voglia di alzarmi non me la sento, anche se sono sveglia dal primo urlo di mia madre.
Mi tocca alzarmi quando mia madre entra di prepotenza in camera mia e strattona le mie povere coperte non curandosi di aver  disfatto tutto il letto, così pur di evitare inutili litigi mi avvio verso il bagno che naturalmente un attimo prima di arrivare io viene occupato da mio fratello, così cambio strada e vado in cucina per fare colazione mandando ancora vari insulti a mio fratello.

Quando mio fratello esce dal bagno mi rimane solo mezz’ora per prepararmi così corro in bagno e inizio a prepararmi indossando i jeans e la maglia che avevo scelto la sera prima nel mio armadio che sembra reduce da una guerra, dopo essermi vestita e truccata indosso le mie inseparabili converse azzurre di cui mi sono innamorata entrando per caso in un negozio... Non’appena finisco entro in camera per prendere la mia borsa e scendo trovando mio fratello che mi aspetta per accompagnarmi a scuola.   Il tragitto in auto è più silenzioso del solito viene solo interrotto dallo speaker della radio che manda in onda canzoni vecchie e nuove che vengono interrotte da alcune notizie ogni tanto, mio fratello mi lascia davanti la scuola, entro nell’enorme cortile che giornalmente accoglie gli studenti e mi siedo nella grande scalinata che porta all’ingresso principale, attacco il mio i-pod e aspetto che arrivino anche gli altri miei compagni di classe...
Dopo dieci minuti circa arriva una delle mie compagne di classe, Meg, non che mia vicina di banco non che la mia migliore amica, lei è il mio tutto ci conosciamo da quando eravamo due nane di 5 anni circa ed è sempre stato così per noi eravamo e siamo tutt’ora inseparabili chiunque faccia soffrire una di noi ha sempre a che fare dopo con l’altra, abbiamo sempre condiviso gioie, dolori, notizie felici e tristi, abbiamo pianto e riso insieme, certo abbiamo anche discusso nessuna amicizia è perfetta ma anche nel frangente di tempo in cui eravamo più fredde l’una nei confronti dell’altra non abbiamo mai smesso di supportarci a vicenda.
Tra una parola e l’altra arrivano anche gli altri e ci avviamo in classe aspettando i professori che si alterneranno per tre ore, che con la solita routine di domande sull’estate passano senza che ce ne accorgessimo. Non so che cosa frulli nella testa dei professori che il primo giorno di scuola continuano a chiederci com’è andata un’estate ormai finita per nostra sfortuna.

All’uscita Meg decide che la mattinata non è finita così e mi trascina alla sua auto nuova nuova per andare a fare un giro in centro, avviso mamma che pranzerò da Meg e dopo SPENGO il cellulare, ho bisogno di passare un po’ di tempo tranquilla con la mia migliore amica, lei dopo aver avvisato Joseph, il suo ragazzo ormai da anni, fa lo stesso... così abbiamo un po’ di tempo solo per noi. In quelle ore che passano così tra risate, shopping  e confessioni tra di noi, ci siamo solo io e lei, senza nessuno che si intrometta. Arriva l’ora di pranzo e invece di avviarci verso casa di Meg ci fermiamo a mangiare al Mc, in modo da poter continuare il nostro giro. Prendiamo posto all’interno e mentre ordiniamo vedo passarmi vicino un volto familiare ma di cui non conosco il nome, è il ragazzo che ho visto l’altro giorno al parco, non me la sento di parlare con Meg della malinconia di quel giorno e di quel viso che si è impresso nella mia mente senza che io sappia chi sia, Meg si accorge che il mio sguardo vaga ovunque così mi strattona  - Emy dovremmo prenotare, altrimenti facciamo passare...c’è qualcosa che non va?-, non so che mi prende e senza dirle nulla mi vado a sedere al tavolo che precedentemente avevamo scelto, Meg molla tutto e mi raggiunge fissandomi con la sua solita aria pre-cazziatone, - non dirmi niente ti prego..- le chiedo facendole gli occhi dolci, naturalmente ricevendo un NO categorico come risposta. Mi riporta davanti al commesso e prenotiamo, non mi lascia mangiare tranquilla finché non le racconto tutto, il problema è che non c’è nulla da raccontare semplicemente a casa mi sentivo troppo chiusa e una strana malinconia mi ha assalito e poi al parco la visione di quel viso che mi sembrava di conoscere da una vita ma che in realtà non avevo mai visto.  Meg vedendo che non ho veramente nient’altro da raccontarle, mi costringe ad indicarle il ragazzo del parco ed inizia come suo solito a farmi sorridere facendo degli apprezzamenti sul ragazzo che ignaro di tutto sta seduto al suo posto a fissare il bicchiere di coca-cola che ha davanti.

Chiedo a Meg di riportarmi a casa, stranamente accetta senza fare tante storie deve essersi accorta che mi sento abbastanza in tensione in quel locale così affollato ma dove io vedo solo il volto di quel ragazzo e i suoi occhi nocciola che a volte sentendoci ridere si voltavano a guardarci. Prima di uscire Meg mi blocca per un braccio e mi fissa negli occhi - ma non vuoi sapere chi è???-, potrei rispondere che vorrei sapere tutto di quel ragazzo che mi ha totalmente rincitrullito ma non è questa la risposta che esce dalla mie labbra - sicuramente mi prenderà per pazza, non saprà nemmeno chi sono-; -e se lo sapesse, possibilmente tu hai fatto lo stesso effetto a lui-: - si certo si è fissato di un’esaurita che non’appena lui si è seduto è scappata via, si certo sicuramente!-. Meg si arrende, sa che quando mi fisso nessuno riesce a farmi cambiare idea, nemmeno lei che riesce a farmi fare le cose più strane contro la mia volontà, saliamo in macchina e ci avviamo verso casa; appena arrivata a  mi accorgo che i miei genitori non ci sono c’è solo mio fratello in camera sua che strimpella qualcosa con la vecchia chitarra di mio padre, decido di andargli a rompere un po’ le scatole e mi fiondo in camera sua con patatine e coca-cola, so che saranno ben accette; in men che non si dica molla la chitarra e si butta sulle patatine con la foga degna di uno che non ne abbia mai viste. Rimaniamo un po’ così a rimpinzarci di patatine e a cantare canzoni suonate con una vecchia chitarra che ne ha viste di tutti i colori... dopo un paio d’ore ritornano i miei genitori che ci chiedono come sia andata la giornata, mio fratello descrive la solita giornata al negozio di CD, che dopo la maturità ha deciso di aprire visto la sua passione per la musica, io descrivo la mia giornata con Meg  tralasciando naturalmente la parte del ragazzuolo che mi ha fottuto il cervello. Ceniamo tranquillamente chiacchierando del più e del meno senza mai entrare nei particolari, per non creare tensioni o imbarazzo per discorsi che di solito si evita sempre di fare con la propria famiglia, mio padre si limita ad annuire quando parliamo io o mamma, perché sa che qualsiasi cosa dirà ne creeremmo un affare di stato, mio fratello invece è l’unico che si diverte quando siamo a tavola; sarà per il fatto che io e mamma prendiamo in giro papà o per i battibecchi e i vari “vaffanculo” che ci spediamo io e lui ogni volta che ci sediamo a tavola...decido di andare a dormire presto, per me questa giornata è stata troppo piena ed è durata pure troppo.

Mi sveglio che c’è uno strano silenzio in casa, così prendo il cellulare per guardare l’ora e mi accorgo che sono ancora le 5.00 del mattino, non ho sonno così mi alzo e per una volta batto sul tempo mio fratello per il bagno; mi preparo e faccio colazione, oggi non voglio disturbare mio fratello, lascio un biglietto dove le dico che sono già uscita anche se sono le 6.55 ma fa niente la strada è lunga...il problema è che arrivo a scuola troppo presto e l’enorme cancello è ancora chiuso. Mi fermo al bar dietro l’angolo e prendo un caffè aspettando che si faccia un orario decente, me ne stavo seduta al bancone guardando il bar vuoto e tutta quella gente assonnata che mi guardava come se fossi un’aliena, ad un tratto mi accorgo che gli occhi della barista  non sono puntati su di me, mi volto per vedere verso quale altro “alieno” sono puntati quegli occhi ancora assonnati e vedo entrare un ragazzo, QUEL ragazzo che da quel pomeriggio nel parco mi è rimasto fisso in testa, rimango seduta impietrita non so cosa fare, stavolta non c’è Meg  a farmi distrarre; lo vedo sedersi due sgabelli più a destra del mio, ordinare il suo caffè e berlo tutto d’un sorso; dopo averlo finito si volta e io lì faccio una vera figura di merda, perché non essendomi resa conto che si era girato ho continuato a fissarlo ma stavolta diritto negli occhi. Distacca gli occhi dai miei paga il suo caffè ed esce, io faccio lo stesso ma solo dieci minuti dopo perché i suoi di occhi sono rimasti nella mia testa, dopo esser ritornata lucida pago anche io ciò che dovevo e mi avvio verso la scuola, mentre cammino becco Meg che sta scendendo dalla sua auto e la fermo per fare il resto della strada insieme, evito di dirle del mio incontro al bar sarebbe capace di non entrare a scuola solo per cercare quel ragazzo in tutte le vie circostanti. Entriamo in classe senza aspettare gli altri non mi va di stare venti minuti fuori ad aspettare anche i ritardatari, io e Meg prendiamo il nostro solito posto  nell’ultima fila e ci sediamo a chiacchierare mentre arrivano anche gli altri; la prof entra quasi cadendo come se una strana forza davanti la porta dell’aula la respingesse dicendole di andare via, e forse quella forza eravamo proprio noi alunni; dopo aver scampato il pericolo di una caduta e di una figura di merda quasi inevitabile, si sistema nella cattedra e ci guarda con un sorrisino che non ci è mai piaciuto, - ragazzi, volevo dirvi che abbiamo un nuovo alunno che si unirà a noi per questo ultimo anno.-; dopo averci fatto le dovute raccomandazioni fa entrare il nuovo alunno.  Io e Meg non siamo mai state attente alle entrate dei nuovi alunni preferivamo conoscerli sempre al di fuori delle presentazioni dei professori, ma questo no, questo mi interessava...almeno avrei finalmente conosciuto il suo nome.
La professoressa si alza dalla sua enorme sedia e lo raggiunge alla porta per presentargli la classe, lo presenta dicendoci - ecco ragazzi questo è il vostro nuovo “collega”- , essì collega non ho mai capito perché questa professoressa si ostinasse a farci chiamare così l’uno con l’altro quando c’è lei...la prof si volta verso di lui dicendogli - vuoi dire il tuo nome alla classe, caro?!-, aspettavo il momento di conoscere il suo nome ma non mi aspettavo di sentirlo dire proprio dalle sue labbra, osservai la sua bocca per tutto il tempo che ci volle per scandire il suo breve ma bellissimo nome “Cris”.

Cris prende posto tra i primi banchi nella fila parallela alla mia, continuo ad osservarlo mentre Meg  cerca di dirmi qualcosa, ma non capisco nulla sono assorta totalmente da quegli occhi che fanno uno strano vai e vieni tra la lavagna dove la professoressa sta spiegando uno dei nuovi argomenti d’arte e il suo quaderno dove sta prendendo appunti, seguo la sua mano che impugna la penna che scrive su quel quaderno con decisione come se conoscesse già l’argomento;  per la prima volta mi dispiace uscire da scuola, le tre ore di oggi sono state troppo brevi, e io domani dovrei tornare lucida a scuola? Dopo una giornata così, ho i miei dubbi. Usciamo da scuola e Meg  si offre di riaccompagnarmi a casa, forse non era del tutto convinta della mia lucidità per poter camminare a piedi fino a casa, e ha ragione come al solito.
Mi lascia davanti al portone di casa mia raccomandandomi di riprendermi, la saluto con un grosso bacio sulla guancia e scendo dall’auto, apro il portone e salgo le scale fino al mio pianerottolo, non appena entro in casa vedo che è vuota così non avendo fame mi butto sul letto per dormire un po’ visto che mi sono svegliata all’alba.
Mi sveglio che è pomeriggio inoltrato per colpa di mio padre che rientrando ha fatto cadere una sedia, mi alzo e vado a salutare mio padre, dopodiché mi ci vuole una doccia perché , anche se è settembre fa molto caldo e dormire il pomeriggio ancora sfianca.
Lascio cadere l’acqua rigorosamente FREDDA cercando di ricordare se quello che è successo oggi a scuola era solo un sogno oppure il ragazzo che da una settimana monopolizza i miei pensieri è nella mia classe, arrivo alla conclusione che NO, non è un sogno, quel ragazzo anzi Cris è davvero nella mia classe e non so se riuscirò mai a parlarci senza bloccarmi a fissare le sue labbra o i suoi occhi nocciola che mi fanno sentir male ogni qualvolta io me li trovi davanti.  Ma dovevo andare a scuola, per forza, cos’altro avrei potuto fare??? Ignorarlo? Non ci riuscirei, oppure ritirarmi da scuola, certo se voglio morire è un’ottima idea...ma ho deciso devo affrontare i miei problemi anche se questo non lo è, visto che lui non sa nemmeno che esisto, perciò non c’è motivo di preoccuparsi.

Finita la mia riflessione paranoica mi accorgo che c’è qualcuno che bussa alla porta del bagno con insistenza, deve essere da un bel po’ che bussa, così chiudo l’acqua, indosso il mio accappatoio e vado ad aprire trovando mio fratello parecchio incazzato...-avevi intenzione di dormirci nel bagno?-; -no scusa, non ho sentito bussare, certo che fratellino se sei incazzato non venire a rompere a me!- così detto esco dal bagno spintonando mio fratello che mi manda rigorosamente a quel paese e io naturalmente faccio lo stesso. Mi vesto mettendo la prima cosa che trovo e mi butto sul letto con le cuffie e ignorando le varie canzoni che scorrono comincio ad osservare la mia camera, non l’avevo mai osservata per bene, mi accorgo che ci sono particolari che la rendono così fottutamente mia, questa stanza mi ha visto piangere, ridere, esultare e soffrire da quando avevo si e no 7 anni...quindi credo che se potesse parlare mi sputtanerebbe più di chiunque altro, ha visto TUTTI i miei pianti isterici che mi prendevano ogni volta che litigavo con qualcuno di importante, mi ha visto riflettere buttata su questo letto come lo sono adesso con gli occhi persi nel vuoto a pensare a chissà che cosa...ho sempre preferito mantenere mia madre a distanza da camera mia, anche se non ho mai avuto grandi segreti ho voluto sempre avere un posticino tutto mio in quella casa grandissima, e lo trovavo sempre in quella cameretta in principio con le pareti dipinte di un rosa che faceva invidia a barbie, ma da quando mi hanno fatto scegliere di che colore volevo il mio piccolo mondo ho scelto un blu elettrico che mi ha sempre affascinato e che nella mia piccola ma luminosa cameretta ci sta da Dio. Mi alzo dal letto ho bisogno di musica...ma ad alto volume così prendo il mio prezioso RIOT dei Paramore e dopo averlo inserito nel mio stereo faccio partire la mia crushcrushcrush ad un volume che fa tremare la porta a mio dire inutile, ma non mi importa questa canzone è sempre stata mia ed inizio a cantarla attirando l’attenzione di mio padre che mi trova a cantare saltellando come un folletto qua e là per la stanza non curandomi dello spazio ristretto...mentre saltello vedo entrare mio fratello in camera mia che si associa a me in questa pazzia, ognuno di noi salta per sfogare qualcosa...per il momento lui non vuol dirmi nulla ma so che cadrà non è mai riuscito a mantenere un segreto con me.

Continuiamo a saltellare urlando, cantando davanti agli occhi sconvolti di mio padre che però si sta divertendo come un matto... ci fermiamo stanchi morti e più affamati che mai, mia madre ci aspetta in cucina con la cena già pronta, papà ci chiede di stare zitti ha sentito pure troppo la nostra voce per oggi! Dopo aver cenato in silenzio, mi reco di nuovo in camera mia ma solo dopo aver promesso a mio padre di non mettere più musica a quel volume o almeno di non cantare...decido di mettere il pigiama e mettermi a letto, stranamente  mi addormento subito abbandonandomi ad un sonno profondo non sognando niente.
Svegliarsi con il mio cellulare che mi urla Ignorance non ha prezzo, stacco il cellulare ad una velocità inaudita, visto che ogni volta che metto questa canzone come sveglia tutti si alzano con il piede sbagliato. Io no, a me questa canzone da una carica incredibile, mi vesto ancora cantando...e mentre passo dalla camera di mio fratello che ancora dorme urlo “Ignorance is you new best friend” e lo sento che mi manda a fanculo sorridendo. Amo quando con mio fratello andiamo d’accordo già di prima mattina, non so perché ma sento che questa sarà una bella giornata.

Esco di casa schioccando un bacio sulla guancia a mamma e papà, so che gli fa piacere quando faccio la “brava bambina”..Mi avvio verso casa di Meg  oggi ho voglia di fargli fare un po’ di strada a piedi, ma se mi vede sorridere non si lamenterà.
Suono al citofono e Meg mi apre senza nemmeno chiedere “chi è?”, siano benedetti i videocitofoni..salgo le scale velocemente oggi non so che cazzo mi prende sono troppo euforica.
-Amore ma che ti sei fumata di prima mattina?-, mi chiede Meg  vedendomi con un sorriso ebete sulla faccia, -niente amore, andiamo a scuola và, prima che mi passa l’euforia..-.
Arriviamo a scuola notevolmente in anticipo e decido di offrire la colazione alla capra di Meg, che naturalmente che fa? Accetta.
Entriamo nello stesso bar dov’ero stata il giorno prima, solo che oggi la barista non mi guarda come un’aliena, deve essere più sveglia oggi.. ordiniamo la nostra colazione e la finiamo in men che non si dica, paghiamo tutto e mentre usciamo io, che non guardo mai dove cazzo vado, urto contro qualcuno..non appena alzo gli occhi per chiedere scusa allo sconosciuto, mi si blocca il respiro, non riesco più ad emettere nessun suono..per fortuna c’è Meg che mi salva in estremis, -scusaci eravamo distratte..- .
Mi fa uscire di forza dal bar io la guardo e scoppio a ridere…-amore ma ti sei rincoglionita? Poco fa faticavi a respirare e adesso RIDI?-
Continuando a ridere la trascino in classe, e solo dopo che entra la prof ritorno seria, se oggi continua così sarà uno dei giorni più belli della mia vita..
Le ore passano come al solito velocemente, però stavolta non so come riesco a concentrarmi su qualcos’altro che non sia Cris.

Appena suona la ricreazione io e Meg ci catapultiamo fuori per prendere il nostro solito posto nella scalinata, che ormai nessuno osa levarci da 5 anni, cominciamo a chiacchierare del più e del meno con gli altri compagni di classe, alcuni ragazzi vedendo quel ragazzo così bello ma anche così solitario decidono di invitarlo insieme a noi a chiacchierare.. io e Meg ci scambiamo uno sguardo che descrive sia la mia paura di bloccarmi che la sua preoccupazione per qualche mio mancamento.
Stranamente non accade nessuna delle due cose, io non mi blocco e non svengo, non capisco perché ma appena si avvicina a noi, vengo quasi assorta dalla sua voce dolce e soave, ma quando tocca a me parlare per non sembrare una deficiente che sta ad ascoltare e basta, riesco a rispondere perfettamente a qualsiasi discorso sia stato fatto precedentemente.

Parliamo del fatto che oggi il professore di Economia ha deciso di creare dei gruppi di studio per aiutare quelli che hanno più difficoltà e Cris, visto che è appena arrivato..
Rientrando dalla ricreazione Meg fa un’osservazione che per una volta non riguarda il culo di qualche ragazzo o quanto sia zoccola una ragazza, mi fa pensare a chi siano i più bravi in Economia.. iniziamo a pensare chi possano essere e oltre a noi due si sommano altre due ragazze e un ragazzo..
In quel momento non sento più quella sensazione di euforia che sentivo stamattina appena sveglia, è come svanita tutta ad un tratto è come se non fosse mai esistita..
Mi trascino in classe reggendomi appena  in piedi, prendo posto e aspetto di sapere cos’ha deciso il professore..
Dopo dieci minuti arriva il prof con il suo solito sorriso da persona totalmente soddisfatta della sua vita, beato lui.
Inizia la sua lezione che oggi si rivela meno pesante del solito, ha deciso di comunicarci i gruppi di studio solo a fine ora.
Così continuiamo tra noiosissimi conti economici e scritture varie, e finalmente arriva il momento  della tanto attesa comunicazione, non mi interessa molto con chi mi sistemerà più o meno vado d’accordo con tutti i miei compagni di classe.

Mentre comunica i gruppi Meg mi guarda sorridendo ma io a dir la verità non riesco a capire il perché di questo sorriso.
Capisco tutto solo quando il professore comunica i ragazzi che fanno parte dell’ultimo gruppo, tra cui ci siamo io, Meg  e Cris.. Perfetto, sono FOTTUTA.
Dico a Meg che visto che i gruppi ormai sono fatti dobbiamo organizzarci per gli orari e per il luogo dell’incontro.. Meg  senza dirmi nulla ha una malsana idea, così va da tutti gli altri ragazzi e gli propone di vederci il pomeriggio stesso alle 16:00 a casa sua, così dopo aver dato le indicazioni stradali a Cris torna da me con un sorrisino ebete sul viso.

  
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