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Autore: Vals Fanwriter    23/01/2011    7 recensioni
Io le rivolsi un’espressione sbieca. “Ma è estremamente…” cominciai cercando le parole giuste “… snob e… asociale e…” ripensai a quella mattina, arrossendo “con scarso senso dell’umorismo”.
“Chi è che ha scarso senso dell’umorismo?”, domandò il biondo, inaspettatamente dietro di me.

Rose X Scorpius
Genere: Commedia, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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7 THINGS

 

“Probabilmente non dovrei dirlo, ma a volte ho così paura quando penso alla relazione che abbiamo condiviso. E' stato fantastico, ma l'abbiamo perso. Non è possibile per me fregarmene. Ed ora siamo in piedi sotto la pioggia, ma niente cambierà mai finché non ascolterai, tesoro, le sette cose che odio di te.”

        

Ero incredibilmente furiosa quel giorno, tant’è vero che la gente che mi vedeva si fermava e mi contemplava esterrefatta… No, anzi, spaventata. Quel maledetto ne aveva combinata un’altra delle sue. Pensavo che si fosse tolto quello stramaledetto vizio, invece continuava a vestire i panni del bullo della scuola. Una ragazza mi passò al fianco ed io le diedi una spallata così forte che per poco non cadde. Mi voltai, con l’intenzione di chiederle scusa, senza però arrestare il mio passo, e mi bloccai vedendo che quella si stava massaggiando il braccio. “Sta’ attenta”, mi urlò ed io borbottai delle scuse tra i denti, accelerando il passo. Non appena lo avessi incontrato avrebbe assaggiato una furia mai vista, poteva starne certo. Svoltai l’angolo di un corridoio e stavolta andai a sbattere contro qualcuno. Alzai gli occhi per vedere chi avevo investito e scoprii degli occhi grigi che mi fissavano con un sopracciglio inarcato.

         “Vai di fretta, Weasley?”, domandò il biondo che mi stava davanti.

Eccolo. Avvampai in men che non si dica e digrignai i denti allo stesso tempo. “Proprio te cercavo, Malfoy!”, esclamai e, notando che era da solo, mi venne spontanea una domanda “Dove sono quei simpaticoni dei tuoi amici?”.

Lui mi fissò per un po’ con un’aria interrogativa e poi mostrò quel suo sorriso sghembo che mi faceva attorcigliare le budella. A quel punto non potei fare altro che deglutire, sperando che quel suo viso apparentemente angelico non mi facesse perdere coraggio. “Come mai ti interessa? Non dirmi che ti sei innamorata di uno di loro?”, a quella frase il suo sorriso si era allargato, mostrando una voglia di divertirsi con me pazzesca.

“Col cavolo”, risposi impulsivamente “Anzi speravo che fossi da solo”.

Lui si avvicinò un po’, costringendomi ad arretrare di qualche passo. “Capisco, quindi volevi stare da sola con me”, continuò, stavolta assumendo un’espressione falsamente seria. Mi portai le mani ai capelli, sistemandoli sopra le orecchie, onde evitare che lui le vedesse arrossate.

“Ti stavo cercando perché ho saputo quello che avete fatto tu e tuo cugino Zabini!”, dissi, ignorando la sua ultima frase.

In quel momento lo vidi aggrottare le sopracciglia, probabilmente infastidito dall’ammonizione che avrebbe dovuto sorbirsi di lì a poco da me. “Io e Brutus non abbiamo fatto niente”, disse la serpe, girando i tacchi, e fece per andarsene.

Io gli andai dietro e gli afferrai un braccio, costringendolo a voltarsi verso di me. “Lorcan è mio amico e non mi va che gli facciate scherzi idioti”, gli dissi decisa guardandolo negli occhi.

Anche lui mi fissò per parecchio tempo senza dire una parola, poi posò gli occhi sulla mia mano, che gli teneva bloccato un braccio, e fui certa di scorgere un leggero rossore sulle sue guance, se non che fui troppo intenta a mollare la presa per accertarmene. Subito dopo tornò a fissarmi. “Non è colpa mia se mio cugino si diverte con poco e se è cotto di te tanto da voler eliminare ogni possibile concorrenza”, sputò fuori lui, ed io a quel punto arrossii di più.

“Cos’è che vuole fare, Zabini??”, domandai con la voce alterata. Ero incredula. “E tu gli dai pure corda?”.

Lui fece spallucce. “Non che mi piaccia dover perdere una mia fan, ma non avevo nulla da fare”, disse, al che fu come se la lama di una spada mi avesse trapassato. Le mie mani tremavano. Le guance erano cocenti.

“Idiota!”, gli urlai, mentre lui se ne andava sventolando una mano in aria.

“Ci vediamo a lezione, Weasley”.

 

“Le sette cose che odio di te. Sei inutile. I tuoi giochi. Sei insicuro. Ti piaccio, ma ti piace anche lei. Mi fai ridere, mi fai piangere. Non so quale parte comprare. I tuoi amici sono cretini. Quando ti comporti come loro, sappi solo che fa male. Voglio stare con colui che conosco. E la settima cosa, quella che odio di più, è che fai in modo che io ti ami.” 

 

Dopo un estenuante lezione di Storia della Magia, in cui avevo desiderato ardentemente il mio comodo letto, eravamo finalmente tutti in Sala Grande a soddisfare i borbottii dei nostri stomaci. Il mio sguardo ogni tanto si posava sul tavolo di Serpeverde, dove lui non c’era ancora. Il mio cervello ripensava ancora a quella mattina. Quel demone si divertiva da pazzi a mettermi in difficoltà, per poi svignarsela. Stavo stringendo così tanto la forchetta tra le mani, che se avessi continuato si sarebbe piegata in due. Fortunatamente (o sfortunatamente?) fui distratta da qualcosa di caldo che mi sfiorò una guancia. Mi voltai spaventata dall’altro lato e tirai un forte sospiro.

Lorcan… Ciao”, salutai, sfiorandomi con una mano il punto in cui lui aveva poggiato le sue labbra. Ero sorpresa. Non era da lui. Mi resi conto solo dopo dell’errore.

Lysander, che diavolo fai!?”, urlò una voce lontana. Ma certo! Il ragazzo che era ora al mio fianco non era Lorcan, ma suo fratello gemello, Lysander. Vidi quest’ultimo sogghignare guardando divertito il viso arrossato del fratello.

“Non prendertela, Lorc. Non te la rubo. Volevo solo farmi due risate”, esclamò Lysander, accomodandosi accanto a mio cugino James, tornato da poco da un allenamento di Quiddich.

Il gemello intanto si era avvicinato a me. “Non ascoltarlo, Rose”, aveva sussurrato impacciato Lorcan, sedendosi al mio fianco “Non so assolutamente cosa gli passi per la testa”.

Io gli sorrisi e nel frattempo i miei occhi ricaddero su una sua mano fasciata. “Come va la mano?”, gli chiesi, mentre il rossore sulle sue guance si affievoliva a poco a poco.

“Diciamo bene. Questo pomeriggio dovrò tornare da Madama Chips per la medicazione”, spiegò sfiorando con l’altra mano la fasciatura “Fortuna che gli scherzi di Malfoy e Zabini non sono troppo pesanti”.

Tornai a stringere la forchetta, mentre Lorcan si serviva un po’ di succo di zucca nel suo bicchiere. Eh, già. Era stato questo lo scherzo di Malfoy e Zabini… Il professor Paciock aveva assegnato lo studio di una pianta ad ogni studente del quinto anno e quelle due vipere avevano fatto in modo che quella di Lorcan, non appena fosse stata toccata dallo stesso, lo facesse gonfiare. Si può benissimo immaginare come la mano di Lorcan, nel rimuovere una foglia da analizzare dalla suddetta pianta, si fosse fatta enorme, creandogli ovviamente non poco dolore.

Mentre spostavo lo sguardo al tavolo delle Serpi, incrociai lo sguardo di Zabini, comodo sulla panca che occupava. Mi stava sorridendo. Un sorriso che in genere definiva sensuale, ma che a me sembrava soltanto strafottente. Distolsi lo sguardo per evitare di vomitare, mentre una Lily dai capelli rossi svolazzanti ricadeva pesantemente sulla panca che mi stava di fronte, coprendo la sagoma disgustosa di Zabini – grazie al cielo, aggiungerei.

“Sono stanchissima”, sbuffò “L’allenamento di Quiddich è stato terrib…” e a quel punto si bloccò, posando gli occhi su Lysander e arrossendo vistosamente.

Lui si girò a guardarla. “Ciao”, la salutò, mostrando un sorriso gentile, per poi riprendere a parlare con James, una volta che Lily gli avesse sventolato una mano per ricambiare il saluto.

“Un giorno morirò di crepacuore”, sussurrò lei, quasi impercettibilmente.

“Ma va”, risposi io, con un sorrisino.

“Dov’è Al?”, domandò poi lei, guardandosi intorno.

Sbuffai. La risposta era ovvia. “Sarà da qualche parte a bighellonare con Malfoy. Non capisco come quei due possano essere amici”, soffiai. Mi dava non poco fastidio che mio cugino considerasse quella serpe una persona innocua. A parer mio, non era altro che un’idiota, anzi, lo erano entrambi.

“Io ci ho parlato qualche volta”, disse Lily “Non è poi così antipatico”.

Io le rivolsi un’espressione sbieca. “Ma è estremamente…” cominciai cercando le parole giuste “… snob e… asociale e…” ripensai a quella mattina, arrossendo “con scarso senso dell’umorismo”.

“Chi è che ha scarso senso dell’umorismo?”, domandò il biondo, inaspettatamente dietro di me. Mi voltai. Scorsi Helena Parkinson, attaccata al suo braccio, con un sorriso che andava da un orecchio all’altro e qualcosa nel mio stomaco si mosse. Mi si annodò tutto dentro. Mi voltai ignorandolo. Quella gallina la odiavo. Non perché mi interessasse Malfoy – oddio, certo che no – ma perché si vantava di stare con lui. Ma cosa c’era da vantarsi poi?

“Non credo ti interessi”, dissi e a quel punto non potei fare a meno di sbirciare la sua reazione con la coda dell’occhio. Sfilò delicatamente il braccio dalla presa della Parkinson, ed entrambe le sue si andarono a cingere attorno al mio collo.

“Non dovresti parlare male di me solo perché ti piaccio”, mi sussurrò in un orecchio. Andai in pappa. Le mie braccia si mossero da sole a caso, in maniera tale da allontanarlo da me, cosa che mi riuscì benissimo. Rossa in viso, vidi la sua espressione di scherno e mi arrabbiai non poco.

“E tu non dovresti darti tante arie!”, sbottai “Sei così pieno di te, che tra un po’ tutti gli studenti dovranno uscire dalla Sala Grande per lo spazio che ingombri!”

Lui mi fissò per un istante stupito, poi le sue labbra si incurvarono e cominciò a ridere, seriamente divertito, a quanto pareva. “Sei troppo divertente, Weasley”, disse tra una risata e l’altra, mentre la Parkinson lo guardava in malo modo.

In quel momento arrivò anche Albus. Fantastico! Eravamo al completo! “Non ci credo. Scorp e Rosie che ridono, senza prendersi a insulti”, disse Al.

Lo guardai male. “In realtà è lui che ride di me. Io lo stavo insultando come sempre”, borbottai col broncio.

“Ah, beh, è un passo avanti”, sussurrò mio cugino, mettendosi a sedere tra i gemelli Scamander.

Malfoy smise di ridere e, sfiorandomi il mento con una mano, mi bisbigliò “Vado a gustare il mio pranzo anch’io. A presto”. In quel momento delle farfalle avevano cominciato a fare allegramente un girotondo nel mio apparato digerente. Il mio viso – ne ero certa – era completamente rosso. Mi accorsi solo dopo della voracità con cui Lorcan stava ripulendo il suo pranzo. Immaginai che fosse infastidito dal comportamento di Malfoy… Malfoy che prima mi prendeva in giro e poi faceva il dolce. Strizzai gli occhi verso il tavolo di Serpeverde. Era ovvio che fosse una strategia per divertirsi un po’. Lo vidi parlare con suo cugino Zabini, che pareva arrabbiato. La Parkinson si era seduta lontano, forse innervosita da ciò che era accaduto. Malfoy si accomodò accanto al cugino, un sorriso tirato sul volto.

“Rose”, mi chiamò Lily, al che le rivolsi la mia attenzione “La Parkinson ti voleva quasi Avadakedavrizzare, mentre Scorpius ti faceva le moine”.

“Non sei per niente consolante”, le risposi “E poi quel dannato lo fa solo per divertirsi”.

Lily sogghignò. Sembrava divertita. “Se lo dici tu”.

“Sai, Lils, dovresti pensare alle tue questioni amorose”, dissi scoccando uno sguardo a Lysander, che da un po’ aveva gli occhi puntati su di lei.

Lei arrossì. “Smettila, Rose, o mi scoprirà”, sussurrò mentre Lorcan ci guardava con aria interrogativa. Lei e Lysander erano due timidoni, ma soltanto quando erano l’uno delle vicinanze dell’altra. Un po’ li invidiavo. Il loro amore era perfettamente corrisposto, anche se non avevano il coraggio di dichiararsi. Istintivamente fissai Malfoy, probabilmente con un’espressione triste. Stava fissando il suo piatto serio e pensieroso.

“Sorellina, ti sposti un po’?”, disse una voce dietro di me. Mi affiancai di più a Lorcan, per fare spazio a mio fratello Hugo, che si sedette e si stiracchiò.

“Possibile che fossi ancora sotto la doccia?”, gli domandò incredula Lily.

Lui si ricompose e le sorrise. “Mi dovevo rilassare un po’, dopo la faticaccia che ho fatto in campo, ti pare?”.

“Sempre il solito”, sentii dire da mia cugina, mentre chiudevo le comunicazioni, attratta da degli occhi color ghiaccio che mi fissavano dall’altra parte della Sala Grande.

 

“E' stato difficile e silenzioso, mentre aspettavo che tu dicessi quello che ho bisogno di sentire ora: le tue sincere scuse. E quando lo intenderai sul serio, ci crederò. Se lo scriverai, lo cancellerò. Lascia che sia chiaro, non ritornerò. Stai facendo sette passi qui. Le sette cose che odio di te.”

 

Rooosie!”

Una voce profonda e zuccherosa, tanto familiare quanto odiosa, mi seguì per un corridoio, mentre mi dirigevo a passo supersonico verso la biblioteca. La persona dietro di me aveva accelerato il passo e mi aveva quasi raggiunto. Andavano bene tutti, perfino Malfoy – pensai in quel momento – tutti fuorché…

“Togliti dalle zucche, Zabini!”

Il Serpeverde ora era al mio fianco ed io cercavo con tutte le mie forze di ignorarlo. Ero certa che stesse sorridendo come un ebete.

“Fermati, Rosie, voglio solo chiederti di…

“Non uscirei con te, nemmeno se fossi l’ultimo uomo sulla Terra”, sbottai, ma sapevo che era ancora poco per riuscire a sbarazzarmi di lui. Una sua mano infatti mi afferrò un polso ed io mi fermai, rivolgendogli un’espressione stizzita. Il suo sguardo invece da allegro era diventato imbronciato, come quello di un bambino che vuole assolutamente un giocattolo nuovo.

“Perché mi fai questo? Perché mio cugino può corteggiarti ed io no!?”, disse quasi urlando, stringendo un po’ la presa attorno al mio polso.

La mia espressione non cambiò, ma le mie guance si riscaldarono abbastanza da far sì che si imporporassero. “Tuo cugino è un idiota patentato e non mi corteggia. Si limita soltanto a prendermi in giro”, borbottai.

Lui mi avvicinò a sé, cingendomi la vita con un braccio. “Ti sbagli. A lui piaci”, disse. Tentai in tutti i modi di districarmi da quella sorta di abbraccio, ma non ci riuscii. Le sue braccia erano forti e più tentavo di allontanarmi, più il polso mi doleva.

“Anche se fosse a te non deve importare, visto che non mi interessi affatto”, gli risposi velenosa.

“Non ha tutti i torti, Brutus”, sentii pronunciare dalla voce cristallina di Scorpius Malfoy, a pochi metri da noi. Mi voltai di scatto. Ero sollevata dal suo arrivo, ma la mia felicità non durò molto. La visione della Parkinson di nuovo attaccata a lui mi fece male. Quasi sicuramente aveva deciso di perdonarlo, onde evitare che si stufasse di lei e dei suoi capricci. “Cugino, se Weasley è innamorata di me, lasciala stare. E’ ovvio che non ci sia posto per nessun altro”.

Avvampai di più. Come diavolo si permetteva quel… quel… quell’essere?? La presa di Zabini si allentò ed io sfuggii ad essa e arretrai di qualche passo. Mi sentivo quasi offesa dalle sue prese in giro. Mi ero stufata di lui e del fatto che non facesse altro che… che farmi innamorare, ecco. Sospirai sorpresa da quello che avevo appena pensato.

“E tu smettila di fare l’idiota, Scorp”, esclamò Zabini, ormai incavolato nero “Sai bene quanto mi piaccia e continui a mettermi i bastoni tra le ruote!”

Arretrai ancora.

“Non è colpa mia. Io scherzo soltanto con lei. Non la corteggio di certo per davvero”.

Ancora più indietro.

La presa della Parkinson si strinse di più attorno al braccio di Malfoy e il suo sorriso si allargò nel vedere la mia espressione sconvolta. Gli occhi pizzicavano… Un nodo alla gola… Tutto era chiaro, ma così complicato.

         Zabini si voltò a guardarmi. “Visto che non ne vale la pena?”, disse rivolto a me.

         Non lo ascoltai.

         Mi voltai.

         E scappai, senza neppure far caso all’espressione dispiaciuta che aveva mostrato il cugino.

 

“Le sette cose che odio di te. Sei inutile. I tuoi giochi. Sei insicuro. Ti piaccio, ma ti piace anche lei. Mi fai ridere, mi fai piangere. Non so quale parte comprare. I tuoi amici sono cretini. Quando ti comporti come loro, sappi solo che fa male. Voglio stare con colui che conosco. E la settima cosa, quella che odio di più, è che fai in modo che io ti ami.”

 

         Albus mi fissava da più di un’ora senza dire una parola, ed io, raggomitolata sul divano della Sala Comune di Grifondoro, non lo guardavo in faccia. Mai avrei pensato che delle parole pronunciate dalla serpe per eccellenza mi avrebbero fatto male.

         “Smettila di fissarmi così”, sbottai in un sussurro, mentre lui sobbalzava. Sembrava dispiaciuto. Come se già sapesse tutto.

         Scorp, mi ha raccontato tutto”. Come non detto. “Lui non voleva offenderti. Anzi, mi ha chiesto di portarti le sue scu…

         Non ci vidi più. “Le scuse se le può ficcare @°/#ç$€§*@°/#ç$€§* !!!”

         Mio cugino mi guardò inorridito. “Rose, che linguaggio scurrile. Calmati”. Io cacciai il broncio. “Capisco che può averti messa in ridicolo con quelle parole, ma…”, si bloccò, come se non gli fosse concesso dire altro.

         Ma…?”, dissi io fulminandolo con lo sguardo.

         Lui ci pensò su. “Beh, detto tra noi, ha un debole per te”.

         Strabuzzai gli occhi, aggrottai le sopracciglia e mi alzai, lanciando il cuscino che avevo tra le braccia poco prima in faccia ad Al. “Mi avete rotto!”, urlai, andando via, diretta a passo di marcia nel dormitorio femminile.

         Quando mi fui chiusa la porta alle spalle ed ebbi sospirato come un’esaurita, notai la figura incantevole di mia cugina Dominique venirmi incontro. Le rivolsi uno sguardo esasperato, mentre mi sorrideva con malizia. “Hai sentito tutto?”, le chiesi, ma sapevo che la risposta era ovvia. Domi continuò a sorridermi e si accomodò sul mio letto, certa che le avrei chiesto dei consigli. “Lo odio”, soffiai sedendomi accanto a lei.

         “Ma gli vuoi bene. E secondo me Al ha ragione. Lui ha una cotta per te”, disse lei calma, fissando il cielo azzurro fuori dalla finestra.

         Strinsi i pugni attorno al piumone rosso. “Ma sta con la Parkinson!”, sbottai.

         “O è la Parkinson a credere di stare con lui, visto che lui non la calcola neanche di striscio?”, la guardai dubbiosa, al che aggiunse “Lo hai mai visto ricambiare le effusioni d’amore di quel manico di scopa della Parkinson?”

         Ci pensai un po’ su. Non aveva tutti i torti. Ma che importava? A me non piaceva per niente lui. “Tanto lui non mi piace per niente”, dissi dando voce a ciò che avevo pensato.

         Dominique alzò gli occhi al cielo. Il suo sorriso si spense per poco, perché ricomparve esattamente quando esclamò “Com’è stato carino, quando ti ha sussurrato all’orecchio quest’oggi”. Divenni di nuovo rossa, ricordando il suo respiro che mi aveva sfiorata. “Toh, una persona a cui non piace per niente Malfoy sta arrossendo di brutto”.

         Mi alzai di botto. I miei capelli non si distinguevano più dal resto della faccia, tanto ero rossa. “Oh, al diavolo!”, esclamai “Mi piace, d’accordo?!” e andai via dal dormitorio sotto gli occhi soddisfatti di Dominique.

 

 “E paragonate a tutte le grandi cose, che sarebbero troppo lunghe da scrivere, io probabilmente dovrei menzionare le sette cose che amo.”

 

Prima di andarmene dalla Torre di Grifondoro, avevo di nuovo visto Albus che mi aveva implorata di fermarmi, ma io non l’avevo ascoltato. Avevo varcato il ritratto della Signora Grassa e tanti saluti! Volevo un posto tranquillo, senza gente che mi ricordasse Malfoy. E dunque andai in biblioteca, stavolta riuscendo a raggiungerla senza intoppi. Mi sedetti ad un tavolo in disparte, occupato soltanto da uno studente col viso affondato nella Gazzetta del Profeta. Aprii a caso il libro, che avevo recuperato poco prima da uno scaffale, e mi misi a leggere svogliatamente. Rilessi almeno trenta volte la prima frase, ma non riuscivo a concentrarmi. Poggiai la fronte sul libro, ormai priva di ogni buona volontà, quando lo studente di fronte a me mi passò un foglietto, sul quale stava scritto qualcosa con una calligrafia bella e ordinata. Curiosa volsi la mia attenzione al pezzo di carta.

Perdonami.

Alzai lo sguardo e, come avevo previsto, scorsi gli occhi grigi e seri di Malfoy fissarmi. Feci per alzarmi, ma lui poggiò le sue mani sulle mie, e ogni mia buona intenzione svanì. Afferrò di nuovo il pezzo di carta e scrisse qualcos’altro più in fretta che poté. Me lo porse di nuovo.

Andiamo a parlarne da qualche parte.

Sospirai e annuii alzandomi dalla sedia. Velocemente afferrai il libro e me lo sistemai tra le braccia, e poi mi avviai fuori dalla biblioteca, seguita da lui.

 

“Le sette cose che amo di te. I tuoi capelli, i tuoi occhi, i tuoi vecchi jeans Levi's.”

 

Eravamo sulla riva del lago nero. Lui mi scrutava ormai da molto tempo, ma non aveva detto nulla. Dal canto mio, non volevo iniziare la conversazione – del resto, era stato lui a voler parlare – ma quell'attesa era senza dubbio snervante. “Mi spieghi cosa vuoi?”, chiesi a un tratto spazientita. La luce del tramonto gli bagnava i capelli e li faceva splendere d'oro. Gli occhi di ghiaccio sembravano più caldi sotto quel bagliore.

“Chiederti scusa come si deve”, disse abbassando lo sguardo sull'erba che si muoveva al soffiare di una leggera brezza primaverile “Ciò che ho detto oggi non è proprio la verità”, aggiunse poi dispiaciuto.

Feci finta di non notare questa nota nella sua voce e continuai a parlare in modo acido. “Invece credo che tu abbia espresso a parole tutto ciò che pensavi davvero molto bene”.

Lui riprese a guardarmi, quasi sofferente. “Non è vero!”, sbottò alzando la voce “Tu mi piaci...” e queste ultime parole le disse bisbigliando, forse per orgoglio.

Rimasi sorpresa in un primo momento. Sentir dire da lui una cosa del genere avrebbe fatto sì che di lì a poco non capissi più niente. Le mie guance si fecero calde, ma inaspettatamente non persi lucidità. “Vallo a dire alla Parkinson!”, gli urlai.

Malfoy parve prima stupito, poi infastidito. “La Parkinson?”, fece.

“Sì, la tua ragazza, la Parkinson!”

“Helena non è la mia ragazza. E' solo una di quelle galline che ti si incollano addosso e non si staccano neanche se le preghi”. La sua faccia sembrava disgustata nel pensare alla Parkinson e non aveva tutti i torti. Spesso vedevo quella ragazza farsi gli affari suoi – magari respinta da uno Scorpius Malfoy scocciato di averla tra i piedi – o corteggiare altri bei fusti. Non ne ero certa, ma avevo la sensazione di averla vista sbavare appresso a mio fratello durante qualche partita di Quiddich. Era una ragazza veramente volubile al fascino maschile. “Cosa ti fa pensare che lei mi interessi?”, continuò a un tratto lui amareggiato.

“Semplicemente non ti ho mai visto mandarla a quel paese”, dissi mentre lui sbuffava scocciato, ma quel suo stato d’animo durò poco. Sul suo viso comparve un ghigno.

“Sei gelosa?”, sussurrò avvicinandosi un po’ a me. Io gli rivolsi un’occhiata velenosa, ma le mie gote rosse ormai tradivano ogni mio tentativo di acidità. Feci per andarmene da lì – non volevo che mi vedesse in quello stato – ma lui mi fermò di nuovo, parandosi davanti a me. “Non prendertela”, disse poi, mentre il suo sorriso diventava sincero e il mio sguardo si faceva meno duro “In realtà vorrei chiederti solo un’ultima cosa. Poi ti lascerò in pace”. Seguì un silenzio strano. Entrambi eravamo curiosi della reazione dell’altro. Beh, forse lui di più. Infatti non mi aspettavo affatto una domanda del tipo “Io ti piaccio?”. Ad essa sobbalzai, non sapendo come salvarmi la pelle. Sicuramente avevo un viso imbarazzatissimo ed anche quello di Malfoy non scherzava. Lo stavo vedendo per la prima volta arrossire, il che voleva significare che non stava mentendo.

Io…”, farneticai in un primo momento. Non ero certa della sua sincerità. Se c’era una cosa che avevo imparato in quei quattro anni era mai fidarsi di Scorpius Hyperion Malfoy. Decisi quindi di andare per gradi. “Se dicessi di no che faresti?”, esclamai decisa.

Lui ci pensò su, il rossore ancora vivo sul suo volto. “Me ne andrei”.

Abbassai lo sguardo. “E se dicessi di sì?”.

Sembrò diventare più impacciato. Non rispose, fece qualche altro passo verso di me, mentre continuavo a fissare il prato.

 

“E quando ci baciamo, sono ipnotizzata. Mi fai ridere, mi fai piangere. Ma immagino che dovrò convivere con entrambe le cose.”

 

Poggiò una sua mano sul mio mento e la mosse in maniera tale da far sì che tornassi a guardarlo in faccia. L’espressione seria e imbarazzata era un libro aperto per me. Vedevo le sue intenzioni finalmente chiare. Si abbassò un po’, le sue labbra vicinissime ormai, ed io ero persa… persa nel ghiaccio dei suoi occhi. Sembrava un sogno… un sogno strano, certo, ma un sogno. Lui che era stato il mio incubo per tutto il tempo che ero stata ad Hogwarts era diventato il mio sogno. Non so cosa diavolo mi prese, ma le mie braccia si mossero da sole e si cinsero attorno al suo collo, avvicinandolo finalmente a me e compensando il desiderio di baciarlo. Non si oppose, bensì si lasciò andare, stringendomi a lui in un abbraccio caldo e dolce.

 

“La tua mano nella mia. Quando siamo intrecciati, tutto va bene. Voglio stare con l’unico che conosco.”

 

“Per tutte le mutande di Merlino”, sussurrò una voce. Ci staccammo di malavoglia, gli occhi di lui ancora fissi nei miei e per niente intenzionati a perdermi di vista. Fui io a spostare lo sguardo su mio cugino James, che ci guardava con la bocca spalancata.

“Ciao, Jamie”, dissi con una voce tale da sembrare stordita e terribilmente cretina.

“Ciao un corno!”, sbottò lui con uno strillo acuto “Che diamine stai facendo con Malfoy?”. Io tornai a guardare il biondo che mi abbracciava incantata.

“Ci stavamo baciando, non è ovvio?”, rispose Scorpius al posto mio, ancora rosso in faccia. James fece per dire qualcosa, ma l’altro lo interruppe, tornando al suo solito modo di comportarsi tronfio “E’ inutile. Sono così attraente che piaccio anche a tua cugina”. Aggrottai le sopracciglia. Mai fidarsi di Scorpius Hyperion Malfoy, Mai fidarsi di Scorpius Hyperion Malfoy, Mai fidarsi di Scorpius Hyperion Malfoy, Mai fidarsi di Scorpius Hyperion Malfoy!! La mia mano prese una rincorsa e lo schiaffeggiò. Lui sciolse l’abbraccio stupito.

“Sei un idiota pieno di te!”, strillai, mentre il mio viso diventava paonazzo. Mi avvicinai a mio cugino. “Andiamo via, Jamie. Ho paura che Malfoy dovrà trovare un altro espediente per farsi perdonare la prossima volta”, esclamai, snobbandolo e lasciandolo di sasso.

Neanche un’ora dopo avrei trovato un mazzo di rose rosse ai piedi del ritratto della Signora Grassa. Con un sorriso soddisfatto, avrei aperto il biglietto che vi avrei trovato allegato, e avrei letto in un sussurro impaziente la frase:

Il tuo ammiratore è tanto idiota, quanto dolce, ammettilo.

S. H. Malfoy

 

E la settima cosa che mi piace di più è che fai in modo che io ti ami.”

FINE

 

ANGOLINO DELL’AUTRICE

Salve, ragazzi. Innanzitutto spero davvero che questa fan fic piaccia, poiché è stata composta in un periodo incasinato. Ma avevo talmente tanta voglia di scrivere, che ho mandato al diavolo libri e boyfriend per farlo. Per seconda cosa, vorrei scusarmi con chi aspettava altri tipi di aggiornamenti, ma dovete sapere che con questa fan fic ho dato solo libero sfogo ad una fantasia repressa, senza pensare a cosa facessi davvero. Tuttavia vi capisco se volete farmi fuori. xD Con questo delirio vi lascio e vi ricordo di passare dalla mia pagina facebook, dove potrete trovare fan art e music video fatti da me.

( http://www.facebook.com/pages/Valechan91-usytyve-efr-faific/116046858448990 )

Buona navigazione e buona domenica! Un bacio.

Vale-chan


P.S. La canzone usata è "7 things" di Miley Cyrus.
   
 
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