7 THINGS
“Probabilmente
non dovrei dirlo, ma a volte ho così paura quando penso alla relazione che
abbiamo condiviso. E' stato fantastico, ma l'abbiamo perso. Non è possibile per
me fregarmene. Ed ora siamo in piedi sotto la pioggia, ma niente cambierà mai
finché non ascolterai, tesoro, le sette cose che odio di te.”
Ero
incredibilmente furiosa quel giorno, tant’è vero che la gente che mi vedeva si
fermava e mi contemplava esterrefatta… No, anzi,
spaventata. Quel maledetto ne aveva combinata un’altra delle sue. Pensavo che
si fosse tolto quello stramaledetto vizio, invece continuava a vestire i panni
del bullo della scuola. Una ragazza mi passò al fianco ed io le diedi una
spallata così forte che per poco non cadde. Mi voltai, con l’intenzione di
chiederle scusa, senza però arrestare il mio passo, e mi bloccai vedendo che
quella si stava massaggiando il braccio. “Sta’ attenta”, mi urlò ed io
borbottai delle scuse tra i denti, accelerando il passo. Non appena lo avessi
incontrato avrebbe assaggiato una furia mai vista, poteva starne certo. Svoltai
l’angolo di un corridoio e stavolta andai a sbattere contro qualcuno. Alzai gli
occhi per vedere chi avevo investito e scoprii degli occhi grigi che mi
fissavano con un sopracciglio inarcato.
“Vai
di fretta, Weasley?”, domandò il biondo che mi stava
davanti.
Eccolo.
Avvampai in men che non si dica e digrignai i denti
allo stesso tempo. “Proprio te cercavo, Malfoy!”,
esclamai e, notando che era da solo, mi venne spontanea una domanda “Dove sono
quei simpaticoni dei tuoi amici?”.
Lui
mi fissò per un po’ con un’aria interrogativa e poi mostrò quel suo sorriso
sghembo che mi faceva attorcigliare le budella. A quel punto non potei fare
altro che deglutire, sperando che quel suo viso apparentemente angelico non mi
facesse perdere coraggio. “Come mai ti interessa? Non dirmi che ti sei
innamorata di uno di loro?”, a quella frase il suo sorriso si era allargato,
mostrando una voglia di divertirsi con me pazzesca.
“Col
cavolo”, risposi impulsivamente “Anzi speravo che fossi da solo”.
Lui
si avvicinò un po’, costringendomi ad arretrare di qualche passo. “Capisco,
quindi volevi stare da sola con me”, continuò, stavolta assumendo
un’espressione falsamente seria. Mi portai le mani ai capelli, sistemandoli
sopra le orecchie, onde evitare che lui le vedesse arrossate.
“Ti
stavo cercando perché ho saputo quello che avete fatto tu e tuo cugino Zabini!”, dissi, ignorando la sua ultima frase.
In
quel momento lo vidi aggrottare le sopracciglia, probabilmente infastidito
dall’ammonizione che avrebbe dovuto sorbirsi di lì a poco da me. “Io e Brutus non abbiamo fatto niente”, disse la serpe, girando i
tacchi, e fece per andarsene.
Io
gli andai dietro e gli afferrai un braccio, costringendolo a voltarsi verso di
me. “Lorcan è mio amico e non mi va che gli facciate
scherzi idioti”, gli dissi decisa guardandolo negli occhi.
Anche
lui mi fissò per parecchio tempo senza dire una parola, poi posò gli occhi
sulla mia mano, che gli teneva bloccato un braccio, e fui certa di scorgere un
leggero rossore sulle sue guance, se non che fui troppo intenta a mollare la
presa per accertarmene. Subito dopo tornò a fissarmi. “Non è colpa mia se mio
cugino si diverte con poco e se è cotto di te tanto da voler eliminare ogni
possibile concorrenza”, sputò fuori lui, ed io a quel punto arrossii di più.
“Cos’è
che vuole fare, Zabini??”, domandai con la voce
alterata. Ero incredula. “E tu gli dai pure corda?”.
Lui
fece spallucce. “Non che mi piaccia dover perdere una mia fan, ma non avevo
nulla da fare”, disse, al che fu come se la lama di una spada mi avesse
trapassato. Le mie mani tremavano. Le guance erano cocenti.
“Idiota!”,
gli urlai, mentre lui se ne andava sventolando una mano in aria.
“Ci
vediamo a lezione, Weasley”.
“Le
sette cose che odio di te. Sei inutile. I tuoi giochi. Sei insicuro. Ti
piaccio, ma ti piace anche lei. Mi fai ridere, mi fai piangere. Non so quale
parte comprare. I tuoi amici sono cretini. Quando ti comporti come loro, sappi
solo che fa male. Voglio stare con colui che conosco. E la settima cosa, quella
che odio di più, è che fai in modo che io ti ami.”
Dopo
un estenuante lezione di Storia della Magia, in cui avevo desiderato
ardentemente il mio comodo letto, eravamo finalmente tutti in Sala Grande a
soddisfare i borbottii dei nostri stomaci. Il mio sguardo ogni tanto si posava
sul tavolo di Serpeverde, dove lui non c’era ancora.
Il mio cervello ripensava ancora a quella mattina. Quel demone si divertiva da
pazzi a mettermi in difficoltà, per poi svignarsela. Stavo stringendo così
tanto la forchetta tra le mani, che se avessi continuato si sarebbe piegata in
due. Fortunatamente (o sfortunatamente?) fui distratta da qualcosa di caldo che
mi sfiorò una guancia. Mi voltai spaventata dall’altro lato e tirai un forte
sospiro.
“Lorcan… Ciao”, salutai, sfiorandomi con una mano il punto
in cui lui aveva poggiato le sue labbra. Ero sorpresa. Non era da lui. Mi resi
conto solo dopo dell’errore.
“Lysander, che diavolo fai!?”, urlò una voce lontana. Ma
certo! Il ragazzo che era ora al mio fianco non era Lorcan,
ma suo fratello gemello, Lysander. Vidi quest’ultimo
sogghignare guardando divertito il viso arrossato del fratello.
“Non
prendertela, Lorc. Non te la rubo. Volevo solo farmi
due risate”, esclamò Lysander, accomodandosi accanto
a mio cugino James, tornato da poco da un allenamento di Quiddich.
Il
gemello intanto si era avvicinato a me. “Non ascoltarlo, Rose”, aveva
sussurrato impacciato Lorcan, sedendosi al mio fianco
“Non so assolutamente cosa gli passi per la testa”.
Io
gli sorrisi e nel frattempo i miei occhi ricaddero su una sua mano fasciata.
“Come va la mano?”, gli chiesi, mentre il rossore sulle sue guance si
affievoliva a poco a poco.
“Diciamo
bene. Questo pomeriggio dovrò tornare da Madama Chips
per la medicazione”, spiegò sfiorando con l’altra mano la fasciatura “Fortuna
che gli scherzi di Malfoy e Zabini
non sono troppo pesanti”.
Tornai
a stringere la forchetta, mentre Lorcan si serviva un
po’ di succo di zucca nel suo bicchiere. Eh, già. Era stato questo lo scherzo
di Malfoy e Zabini… Il
professor Paciock aveva assegnato lo studio di una
pianta ad ogni studente del quinto anno e quelle due vipere avevano fatto in
modo che quella di Lorcan, non appena fosse stata
toccata dallo stesso, lo facesse gonfiare. Si può benissimo immaginare come la
mano di Lorcan, nel rimuovere una foglia da
analizzare dalla suddetta pianta, si fosse fatta enorme, creandogli ovviamente
non poco dolore.
Mentre
spostavo lo sguardo al tavolo delle Serpi, incrociai lo sguardo di Zabini, comodo sulla panca che occupava. Mi stava
sorridendo. Un sorriso che in genere definiva sensuale, ma che a me sembrava
soltanto strafottente. Distolsi lo sguardo per evitare di vomitare, mentre una
Lily dai capelli rossi svolazzanti ricadeva pesantemente sulla panca che mi
stava di fronte, coprendo la sagoma disgustosa di Zabini
– grazie al cielo, aggiungerei.
“Sono
stanchissima”, sbuffò “L’allenamento di Quiddich è
stato terrib…” e a quel punto si bloccò, posando gli
occhi su Lysander e arrossendo vistosamente.
Lui
si girò a guardarla. “Ciao”, la salutò, mostrando un sorriso gentile, per poi
riprendere a parlare con James, una volta che Lily gli avesse sventolato una
mano per ricambiare il saluto.
“Un
giorno morirò di crepacuore”, sussurrò lei, quasi impercettibilmente.
“Ma
va”, risposi io, con un sorrisino.
“Dov’è
Al?”, domandò poi lei, guardandosi intorno.
Sbuffai.
La risposta era ovvia. “Sarà da qualche parte a bighellonare con Malfoy. Non capisco come quei due possano essere amici”,
soffiai. Mi dava non poco fastidio che mio cugino considerasse quella serpe una
persona innocua. A parer mio, non era altro che un’idiota, anzi, lo erano
entrambi.
“Io
ci ho parlato qualche volta”, disse Lily “Non è poi così antipatico”.
Io
le rivolsi un’espressione sbieca. “Ma è estremamente…”
cominciai cercando le parole giuste “… snob e…
asociale e…” ripensai a quella mattina, arrossendo
“con scarso senso dell’umorismo”.
“Chi
è che ha scarso senso dell’umorismo?”, domandò il biondo, inaspettatamente
dietro di me. Mi voltai. Scorsi Helena Parkinson, attaccata al suo braccio, con
un sorriso che andava da un orecchio all’altro e qualcosa nel mio stomaco si
mosse. Mi si annodò tutto dentro. Mi voltai ignorandolo. Quella gallina la
odiavo. Non perché mi interessasse Malfoy – oddio,
certo che no – ma perché si vantava di stare con lui. Ma cosa c’era da vantarsi
poi?
“Non
credo ti interessi”, dissi e a quel punto non potei fare a meno di sbirciare la
sua reazione con la coda dell’occhio. Sfilò delicatamente il braccio dalla
presa della Parkinson, ed entrambe le sue si andarono a cingere attorno al mio
collo.
“Non
dovresti parlare male di me solo perché ti piaccio”, mi sussurrò in un
orecchio. Andai in pappa. Le mie braccia si mossero da sole a caso, in maniera
tale da allontanarlo da me, cosa che mi riuscì benissimo. Rossa in viso, vidi
la sua espressione di scherno e mi arrabbiai non poco.
“E
tu non dovresti darti tante arie!”, sbottai “Sei così pieno di te, che tra un
po’ tutti gli studenti dovranno uscire dalla Sala Grande per lo spazio che
ingombri!”
Lui
mi fissò per un istante stupito, poi le sue labbra si incurvarono e cominciò a
ridere, seriamente divertito, a quanto pareva. “Sei troppo divertente, Weasley”, disse tra una risata e l’altra, mentre la
Parkinson lo guardava in malo modo.
In
quel momento arrivò anche Albus. Fantastico! Eravamo
al completo! “Non ci credo. Scorp e Rosie che ridono, senza prendersi a insulti”, disse Al.
Lo
guardai male. “In realtà è lui che ride di me. Io lo stavo insultando come
sempre”, borbottai col broncio.
“Ah,
beh, è un passo avanti”, sussurrò mio cugino, mettendosi a sedere tra i gemelli
Scamander.
Malfoy
smise di ridere e, sfiorandomi il mento con una mano, mi bisbigliò “Vado a
gustare il mio pranzo anch’io. A presto”. In quel momento delle farfalle
avevano cominciato a fare allegramente un girotondo nel mio apparato digerente.
Il mio viso – ne ero certa – era completamente rosso. Mi accorsi solo dopo
della voracità con cui Lorcan stava ripulendo il suo
pranzo. Immaginai che fosse infastidito dal comportamento di Malfoy… Malfoy che prima mi
prendeva in giro e poi faceva il dolce. Strizzai gli occhi verso il tavolo di Serpeverde. Era ovvio che fosse una strategia per
divertirsi un po’. Lo vidi parlare con suo cugino Zabini,
che pareva arrabbiato. La Parkinson si era seduta lontano, forse innervosita da
ciò che era accaduto. Malfoy si accomodò accanto al
cugino, un sorriso tirato sul volto.
“Rose”,
mi chiamò Lily, al che le rivolsi la mia attenzione “La Parkinson ti voleva
quasi Avadakedavrizzare, mentre Scorpius
ti faceva le moine”.
“Non
sei per niente consolante”, le risposi “E poi quel dannato lo fa solo per
divertirsi”.
Lily
sogghignò. Sembrava divertita. “Se lo dici tu”.
“Sai,
Lils, dovresti pensare alle tue questioni amorose”, dissi scoccando uno sguardo a Lysander, che da un po’ aveva gli occhi puntati su di lei.
Lei
arrossì. “Smettila, Rose, o mi scoprirà”, sussurrò mentre Lorcan
ci guardava con aria interrogativa. Lei e Lysander
erano due timidoni, ma soltanto quando erano l’uno
delle vicinanze dell’altra. Un po’ li invidiavo. Il loro amore era
perfettamente corrisposto, anche se non avevano il coraggio di dichiararsi.
Istintivamente fissai Malfoy, probabilmente con
un’espressione triste. Stava fissando il suo piatto serio e pensieroso.
“Sorellina,
ti sposti un po’?”, disse una voce dietro di me. Mi affiancai di più a Lorcan, per fare spazio a mio fratello Hugo, che si sedette
e si stiracchiò.
“Possibile
che fossi ancora sotto la doccia?”, gli domandò incredula Lily.
Lui
si ricompose e le sorrise. “Mi dovevo rilassare un po’, dopo la faticaccia che
ho fatto in campo, ti pare?”.
“Sempre
il solito”, sentii dire da mia cugina, mentre chiudevo le comunicazioni,
attratta da degli occhi color ghiaccio che mi fissavano dall’altra parte della
Sala Grande.
“E' stato difficile e silenzioso,
mentre aspettavo che tu dicessi quello
che ho bisogno di sentire ora:
le tue sincere scuse. E quando lo intenderai sul serio, ci crederò.
Se lo scriverai, lo cancellerò. Lascia che sia chiaro, non ritornerò. Stai
facendo sette passi qui. Le sette cose che odio di te.”
“Rooosie!”
Una
voce profonda e zuccherosa, tanto familiare quanto odiosa, mi seguì per un
corridoio, mentre mi dirigevo a passo supersonico verso la biblioteca. La
persona dietro di me aveva accelerato il passo e mi aveva quasi raggiunto.
Andavano bene tutti, perfino Malfoy – pensai in quel
momento – tutti fuorché…
“Togliti
dalle zucche, Zabini!”
Il Serpeverde ora era al mio fianco ed io cercavo con tutte le
mie forze di ignorarlo. Ero certa che stesse sorridendo come un ebete.
“Fermati,
Rosie, voglio solo chiederti di…”
“Non
uscirei con te, nemmeno se fossi l’ultimo uomo sulla Terra”, sbottai, ma sapevo
che era ancora poco per riuscire a sbarazzarmi di lui. Una sua mano infatti mi
afferrò un polso ed io mi fermai, rivolgendogli un’espressione stizzita. Il suo
sguardo invece da allegro era diventato imbronciato, come quello di un bambino
che vuole assolutamente un giocattolo nuovo.
“Perché
mi fai questo? Perché mio cugino può corteggiarti ed io no!?”, disse quasi
urlando, stringendo un po’ la presa attorno al mio polso.
La
mia espressione non cambiò, ma le mie guance si riscaldarono abbastanza da far
sì che si imporporassero. “Tuo cugino è un idiota patentato e non mi corteggia.
Si limita soltanto a prendermi in giro”, borbottai.
Lui
mi avvicinò a sé, cingendomi la vita con un braccio. “Ti sbagli. A lui piaci”,
disse. Tentai in tutti i modi di districarmi da quella sorta di abbraccio, ma
non ci riuscii. Le sue braccia erano forti e più tentavo di allontanarmi, più
il polso mi doleva.
“Anche
se fosse a te non deve importare, visto che non mi interessi affatto”, gli
risposi velenosa.
“Non
ha tutti i torti, Brutus”, sentii pronunciare dalla
voce cristallina di Scorpius Malfoy,
a pochi metri da noi. Mi voltai di scatto. Ero sollevata dal suo arrivo, ma la
mia felicità non durò molto. La visione della Parkinson di nuovo attaccata a
lui mi fece male. Quasi sicuramente aveva deciso di perdonarlo, onde evitare
che si stufasse di lei e dei suoi capricci. “Cugino, se Weasley
è innamorata di me, lasciala stare. E’ ovvio che non ci sia posto per nessun
altro”.
Avvampai
di più. Come diavolo si permetteva quel… quel… quell’essere??
La presa di Zabini si allentò ed io sfuggii ad essa e
arretrai di qualche passo. Mi sentivo quasi offesa dalle sue prese in giro. Mi
ero stufata di lui e del fatto che non facesse altro che…
che farmi innamorare, ecco. Sospirai sorpresa da quello che avevo appena
pensato.
“E
tu smettila di fare l’idiota, Scorp”, esclamò Zabini, ormai incavolato nero “Sai bene quanto mi piaccia e
continui a mettermi i bastoni tra le ruote!”
Arretrai
ancora.
“Non
è colpa mia. Io scherzo soltanto con lei. Non la corteggio di certo per
davvero”.
Ancora
più indietro.
La
presa della Parkinson si strinse di più attorno al braccio di Malfoy e il suo sorriso si allargò nel vedere la mia
espressione sconvolta. Gli occhi pizzicavano… Un nodo
alla gola… Tutto era chiaro, ma così complicato.
Zabini si voltò a guardarmi. “Visto che non ne vale la
pena?”, disse rivolto a me.
Non
lo ascoltai.
Mi
voltai.
E
scappai, senza neppure far caso all’espressione dispiaciuta che aveva mostrato
il cugino.
“Le
sette cose che odio di te. Sei inutile. I tuoi giochi. Sei insicuro. Ti
piaccio, ma ti piace anche lei. Mi fai ridere, mi fai piangere. Non so quale
parte comprare. I tuoi amici sono cretini. Quando ti comporti come loro, sappi
solo che fa male. Voglio stare con colui che conosco. E la settima cosa, quella
che odio di più, è che fai in modo che io ti ami.”
Albus mi fissava da più di un’ora senza dire una parola, ed
io, raggomitolata sul divano della Sala Comune di Grifondoro,
non lo guardavo in faccia. Mai avrei pensato che delle parole pronunciate dalla
serpe per eccellenza mi avrebbero fatto male.
“Smettila
di fissarmi così”, sbottai in un sussurro, mentre lui sobbalzava. Sembrava
dispiaciuto. Come se già sapesse tutto.
“Scorp, mi ha raccontato tutto”. Come non detto. “Lui non
voleva offenderti. Anzi, mi ha chiesto di portarti le sue scu…”
Non
ci vidi più. “Le scuse se le può ficcare @°/#ç$€§*@°/#ç$€§*
!!!”
Mio
cugino mi guardò inorridito. “Rose, che linguaggio scurrile. Calmati”. Io
cacciai il broncio. “Capisco che può averti messa in ridicolo con quelle
parole, ma…”, si bloccò, come se non gli fosse
concesso dire altro.
“Ma…?”, dissi io fulminandolo con lo sguardo.
Lui
ci pensò su. “Beh, detto tra noi, ha un debole per te”.
Strabuzzai
gli occhi, aggrottai le sopracciglia e mi alzai, lanciando il cuscino che avevo
tra le braccia poco prima in faccia ad Al. “Mi avete rotto!”, urlai, andando
via, diretta a passo di marcia nel dormitorio femminile.
Quando
mi fui chiusa la porta alle spalle ed ebbi sospirato come un’esaurita, notai la
figura incantevole di mia cugina Dominique venirmi incontro. Le rivolsi uno
sguardo esasperato, mentre mi sorrideva con malizia. “Hai sentito tutto?”, le
chiesi, ma sapevo che la risposta era ovvia. Domi continuò a sorridermi e si
accomodò sul mio letto, certa che le avrei chiesto dei consigli. “Lo odio”,
soffiai sedendomi accanto a lei.
“Ma
gli vuoi bene. E secondo me Al ha ragione. Lui ha una cotta per te”, disse lei
calma, fissando il cielo azzurro fuori dalla finestra.
Strinsi
i pugni attorno al piumone rosso. “Ma sta con la Parkinson!”, sbottai.
“O
è la Parkinson a credere di stare con lui, visto che lui non la calcola neanche di striscio?”, la guardai dubbiosa, al
che aggiunse “Lo hai mai visto ricambiare le effusioni d’amore di quel manico
di scopa della Parkinson?”
Ci
pensai un po’ su. Non aveva tutti i torti. Ma che importava? A me non piaceva
per niente lui. “Tanto lui non mi piace per niente”, dissi dando voce a ciò che
avevo pensato.
Dominique
alzò gli occhi al cielo. Il suo sorriso si spense per poco, perché ricomparve
esattamente quando esclamò “Com’è stato carino, quando ti ha sussurrato
all’orecchio quest’oggi”. Divenni di nuovo rossa, ricordando il suo respiro che
mi aveva sfiorata. “Toh, una persona a cui non piace per niente Malfoy sta arrossendo di
brutto”.
Mi
alzai di botto. I miei capelli non si distinguevano più dal resto della faccia,
tanto ero rossa. “Oh, al diavolo!”, esclamai “Mi piace, d’accordo?!” e andai
via dal dormitorio sotto gli occhi soddisfatti di Dominique.
“E
paragonate a tutte le grandi cose, che sarebbero troppo lunghe da scrivere, io
probabilmente dovrei menzionare le sette cose che amo.”
Prima
di andarmene dalla Torre di Grifondoro, avevo di
nuovo visto Albus che mi aveva implorata di fermarmi,
ma io non l’avevo ascoltato. Avevo varcato il ritratto della Signora Grassa e
tanti saluti! Volevo un posto tranquillo, senza gente che mi ricordasse Malfoy. E dunque andai in biblioteca, stavolta riuscendo a
raggiungerla senza intoppi. Mi sedetti ad un tavolo in disparte, occupato
soltanto da uno studente col viso affondato nella Gazzetta del Profeta. Aprii a
caso il libro, che avevo recuperato poco prima da uno scaffale, e mi misi a
leggere svogliatamente. Rilessi almeno trenta volte la prima frase, ma non
riuscivo a concentrarmi. Poggiai la fronte sul libro, ormai priva di ogni buona
volontà, quando lo studente di fronte a me mi passò un foglietto, sul quale stava
scritto qualcosa con una calligrafia bella e ordinata. Curiosa volsi la mia
attenzione al pezzo di carta.
Perdonami.
Alzai
lo sguardo e, come avevo previsto, scorsi gli occhi grigi e seri di Malfoy fissarmi. Feci per alzarmi, ma lui poggiò le sue
mani sulle mie, e ogni mia buona intenzione svanì. Afferrò di nuovo il pezzo di
carta e scrisse qualcos’altro più in fretta che poté. Me lo porse di nuovo.
Andiamo a parlarne da qualche parte.
Sospirai
e annuii alzandomi dalla sedia. Velocemente afferrai il libro e me lo sistemai
tra le braccia, e poi mi avviai fuori dalla biblioteca, seguita da lui.
“Le sette cose che amo di te. I tuoi capelli, i tuoi occhi, i tuoi
vecchi jeans Levi's.”
Eravamo
sulla riva del lago nero. Lui mi scrutava ormai da molto tempo, ma non aveva
detto nulla. Dal canto mio, non volevo iniziare la conversazione – del resto,
era stato lui a voler parlare – ma quell'attesa era senza dubbio snervante. “Mi
spieghi cosa vuoi?”, chiesi a un tratto spazientita. La luce del tramonto gli
bagnava i capelli e li faceva splendere d'oro. Gli occhi di ghiaccio sembravano
più caldi sotto quel bagliore.
“Chiederti
scusa come si deve”, disse abbassando lo sguardo sull'erba che si muoveva al
soffiare di una leggera brezza primaverile “Ciò che ho detto oggi non è proprio
la verità”, aggiunse poi dispiaciuto.
Feci
finta di non notare questa nota nella sua voce e continuai a parlare in modo
acido. “Invece credo che tu abbia espresso a parole tutto ciò che pensavi
davvero molto bene”.
Lui
riprese a guardarmi, quasi sofferente. “Non è vero!”, sbottò alzando la voce
“Tu mi piaci...” e queste ultime parole le disse bisbigliando, forse per
orgoglio.
Rimasi
sorpresa in un primo momento. Sentir dire da lui una cosa del genere avrebbe
fatto sì che di lì a poco non capissi più niente. Le mie guance si fecero
calde, ma inaspettatamente non persi lucidità. “Vallo a dire alla Parkinson!”,
gli urlai.
Malfoy
parve prima stupito, poi infastidito. “La Parkinson?”, fece.
“Sì,
la tua ragazza, la Parkinson!”
“Helena
non è la mia ragazza. E' solo una di quelle galline che ti si incollano addosso
e non si staccano neanche se le preghi”. La sua faccia sembrava disgustata nel
pensare alla Parkinson e non aveva tutti i torti. Spesso vedevo quella ragazza
farsi gli affari suoi – magari respinta da uno Scorpius
Malfoy scocciato di averla tra i piedi – o
corteggiare altri bei fusti. Non ne ero certa, ma avevo la sensazione di averla
vista sbavare appresso a mio fratello durante qualche partita di Quiddich. Era una ragazza veramente volubile al fascino
maschile. “Cosa ti fa pensare che lei mi interessi?”, continuò a un tratto lui
amareggiato.
“Semplicemente
non ti ho mai visto mandarla a quel paese”, dissi mentre lui sbuffava
scocciato, ma quel suo stato d’animo durò poco. Sul suo viso comparve un
ghigno.
“Sei
gelosa?”, sussurrò avvicinandosi un po’ a me. Io gli rivolsi un’occhiata
velenosa, ma le mie gote rosse ormai tradivano ogni mio tentativo di acidità.
Feci per andarmene da lì – non volevo che mi vedesse in quello stato – ma lui
mi fermò di nuovo, parandosi davanti a me. “Non prendertela”, disse poi, mentre
il suo sorriso diventava sincero e il mio sguardo si faceva meno duro “In
realtà vorrei chiederti solo un’ultima cosa. Poi ti lascerò in pace”. Seguì un
silenzio strano. Entrambi eravamo curiosi della reazione dell’altro. Beh, forse
lui di più. Infatti non mi aspettavo affatto una domanda del tipo “Io ti
piaccio?”. Ad essa sobbalzai, non sapendo come salvarmi la pelle. Sicuramente
avevo un viso imbarazzatissimo ed anche quello di Malfoy
non scherzava. Lo stavo vedendo per la prima volta arrossire, il che voleva
significare che non stava mentendo.
“Io…”, farneticai in un primo momento. Non ero certa della
sua sincerità. Se c’era una cosa che avevo imparato in quei quattro anni era mai fidarsi di Scorpius
Hyperion Malfoy. Decisi quindi di andare per
gradi. “Se dicessi di no che faresti?”, esclamai decisa.
Lui
ci pensò su, il rossore ancora vivo sul suo volto. “Me ne andrei”.
Abbassai
lo sguardo. “E se dicessi di sì?”.
Sembrò
diventare più impacciato. Non rispose, fece qualche altro passo verso di me,
mentre continuavo a fissare il prato.
“E quando ci baciamo, sono ipnotizzata.
Mi fai ridere, mi fai piangere. Ma immagino che dovrò convivere con
entrambe le cose.”
Poggiò
una sua mano sul mio mento e la mosse in maniera tale da far sì che tornassi a
guardarlo in faccia. L’espressione seria e imbarazzata era un libro aperto per
me. Vedevo le sue intenzioni finalmente chiare. Si abbassò un po’, le sue labbra
vicinissime ormai, ed io ero persa… persa nel
ghiaccio dei suoi occhi. Sembrava un sogno… un sogno
strano, certo, ma un sogno. Lui che
era stato il mio incubo per tutto il tempo che ero stata ad Hogwarts
era diventato il mio sogno. Non so cosa diavolo mi prese, ma le mie braccia si
mossero da sole e si cinsero attorno al suo collo, avvicinandolo finalmente a
me e compensando il desiderio di baciarlo. Non si oppose, bensì si lasciò andare,
stringendomi a lui in un abbraccio caldo e dolce.
“La tua mano nella mia.
Quando siamo intrecciati, tutto va bene.
Voglio stare con l’unico che conosco.”
“Per
tutte le mutande di Merlino”,
sussurrò una voce. Ci staccammo di malavoglia, gli occhi di lui ancora fissi
nei miei e per niente intenzionati a perdermi di vista. Fui io a spostare lo
sguardo su mio cugino James, che ci guardava con la bocca spalancata.
“Ciao,
Jamie”, dissi con una voce tale da sembrare stordita
e terribilmente cretina.
“Ciao
un corno!”, sbottò lui con uno strillo acuto “Che diamine stai facendo con Malfoy?”. Io tornai a guardare il biondo che mi abbracciava
incantata.
“Ci
stavamo baciando, non è ovvio?”, rispose Scorpius al
posto mio, ancora rosso in faccia. James fece per dire qualcosa, ma l’altro lo
interruppe, tornando al suo solito modo di comportarsi tronfio “E’ inutile.
Sono così attraente che piaccio anche a tua cugina”. Aggrottai le sopracciglia.
Mai fidarsi di Scorpius
Hyperion Malfoy, Mai fidarsi di Scorpius
Hyperion Malfoy, Mai fidarsi di Scorpius
Hyperion Malfoy, Mai fidarsi di Scorpius
Hyperion Malfoy!! La mia mano prese una rincorsa
e lo schiaffeggiò. Lui sciolse l’abbraccio stupito.
“Sei
un idiota pieno di te!”, strillai, mentre il mio viso diventava paonazzo. Mi
avvicinai a mio cugino. “Andiamo via, Jamie. Ho paura
che Malfoy dovrà trovare un altro espediente per farsi
perdonare la prossima volta”, esclamai, snobbandolo e lasciandolo di sasso.
Neanche
un’ora dopo avrei trovato un mazzo di rose rosse ai piedi del ritratto della
Signora Grassa. Con un sorriso soddisfatto, avrei aperto il biglietto che vi
avrei trovato allegato, e avrei letto in un sussurro impaziente la frase:
Il tuo ammiratore è tanto idiota, quanto
dolce, ammettilo.
S. H. Malfoy
“E la settima cosa che mi piace di più è che fai
in modo che io ti ami.”
FINE
ANGOLINO DELL’AUTRICE
Salve, ragazzi. Innanzitutto spero davvero
che questa fan fic piaccia, poiché è stata composta
in un periodo incasinato. Ma avevo talmente tanta voglia di scrivere, che ho
mandato al diavolo libri e boyfriend per farlo. Per seconda cosa, vorrei
scusarmi con chi aspettava altri tipi di aggiornamenti, ma dovete sapere che
con questa fan fic ho dato solo libero sfogo ad una
fantasia repressa, senza pensare a cosa facessi davvero. Tuttavia vi capisco se
volete farmi fuori. xD Con questo delirio vi lascio e
vi ricordo di passare dalla mia pagina facebook, dove
potrete trovare fan art e music video fatti da me.
( http://www.facebook.com/pages/Valechan91-usytyve-efr-faific/116046858448990
)
Buona navigazione e buona domenica! Un
bacio.
Vale-chan
P.S. La canzone usata è "7 things" di Miley Cyrus.