Anime & Manga > Tokyo Mew Mew
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Autore: GaTTaRa PaZZa    23/01/2011    2 recensioni
Cosa sarebbe successo se Ryou e Keiichiro avessero scelto altre ragazze con il DNA compatibile a quello degli animali codice rosso? Se invece di Ichigo, Minto, Zakuro, Purin e Retasu avvesero trovato altre candidate?
Questa fiction è un adattamento delle puntate dell' anime secondo il carattere di queste altre mew mew (vedrete moltissime similitudini e citazioni, le battute a volte sono anche le stesse, a volte con varianti). Noterete che le mew mew non saranno cinque, ma ben sette. Sono ispirate alle mie amiche più intime, non potevo tralasciarle!!
Spero vi piaccia, commentate negativamente o positivamente, voglio sincerità! :)
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Kanzou era decisamente stanca. No, sul serio, non ne poteva veramente più.
Una mattina si era svegliata con la memoria di un sogno strano, dove uno sciame di pipistrelli le svolazzava attorno, e poi uno di questi le mordeva il collo. E poi tutti quanti le entravano dentro, in un vortice nero.
Si era svegliata, e effettivamente sul collo si era trovato un segno rosso. Poi, la sera stessa, ecco che una ragazza incontrata su un autobus vestita da orso polare le entra in camera e le racconta che poteva trasformarsi come lei. Contemporaneamente, il suo cane si era tramutato in una belva gigantesca e hanno combattuto insieme per farlo fuori.
Scopre di venir sfruttata da due uomini, Akasaka e Shirogane, i gestori di un Caffé che in realtà si scopre essere la base segreta di queste ragazze con poteri paranormali e poi, mentre andava ad aiutare Chukonen nei guai contro un gatto deciamente troppo dopato, ecco che un alieno inizia a fare il malizioso.
In più, come se non bastasse, tutto questo era cominciato con i primi giorni di liceo, e doveva studiare come una secchiona nel tempo rimanente dal lavoro al bar e al difendere la Terra.
E ovviamente doveva tenere tutto nascosto a tutti, quindi i suoi genitori la mandavano a fare la spesa senza temere che la loro figliola potesse essere ammazzata da un maniaco extraterrestre.
"Fantastico. Ho talmente tanta roba addosso che non riesco nemmeno a camminare.. se Kisshu volesse attaccarmi adesso, morirei per colpa di pesci, riso e barbabietole!!" pensò la ragazza, mentre tornava a casa colma di sacchetti della spesa. Quel giorno era davvero nervosa, e il pensiero di venir uccisa da una barbabietola la deprimeva veramente. Doveva andarsene all' aldilà con classe, non poteva permettersi che un rabarbaro o una dannatissima barbabietola le rovinnassero i piani di suicidio!
Ebbene sì; Kanzou non era per niente una ragazza felice. Odiava la sua esistenza, e viveva nel costante timore che le persone a cui volesse bene in realtà la odiassero.
Anzi, più si legava a una persona, più dubitava di lei. Non riusciva a fidarsi proprio di nessuno.
Non provava affetto per suo fratello, non s' interessava dei suoi genitori e dei suoi parenti, e ogni volta che si trovava davanti uno specchio, desiderava con tutta sé stessa distruggerlo. Si vedeva brutta.
Ho molte teorie su questo: la prima, è che quegli occhi verde-dorato vedessero il mondo storpiato, differente. La seconda ipotesi è che avesse un cervello malato, e questa è la più probabile. Una qualche malattia cerebrale di causa remota.
Fatto sta che in quel momento, la ragazza aveva uno di quegli attacchi depressivi che nulla avrebbe potuto curare, se non il tempo. Non vedeva l' ora di avere 82 anni e vivere da vecchia zitella ignorata da tutti in una casetta costruita su uno scoglio alto decine di metri per potersi buttare giù e finalmente morire.
"Non ce la faccio più a tenere tutto questo peso... devo fermarmi un attimo". Si guardò attorno, e vide un vialetto di ghiaia portare in un parco naturale, privo di qualsivoglia giocattolo per bambini. Niente giocattoli=Niente bambini=Niente rompiballe.
La mew mew ci entrò subito, rassicurata. Odiava i bambini, li faceva sempre piangere con lo sguardo...
Trovò una panchina di legno piuttosto promettente, e depositò tutti i sacchetti con un sospiro di sollievo. Si sedette, respirando il buon profumo di erba umida, di acqua zampillante nella fontana di pietra levigata che stava davanti a lei, della terra fresca... da quando aveva il DNA animalisco inserito nel suo, poteva percepire i suoni molto meglio, ma anche un po' gli odori.
In quell' istante si sentiva un po' meglio: immersa nella natura e nella quiete della solitudine, poteva sentire un po' di quel fuoco riscaldarle un' angolino recondito del cuore. Nessuno poteva rovinarle quel momento...
«Kanzou, sei in ritardo. Devi andare al Caffé» squittì Mash dall' interno della tasca dei blue jeans, puntuale come una sveglia, rovinando tutto come al solito. E' la legge del rompiballe: quando per un attimo riesci a trovare la pace, ecco che arriva l' idiota di turno a distruggere l' idillio.
«Ormai sono già in ritardo, se arrivo ulteriori minuti dopo non ci sarà differenza» rispose monocorde, ad occhi chiusi. Non aveva proprio voglia di andare a lavorare.
Quel posto, quello strano posto, la faceva sempre sentire colma di responsabilità. Era diventata una specie di eroina per un mondo che non si sentiva nemmeno in dovere di proteggere? Le altre prendevano la cosa con troppa leggerezza.
Chukonen era simpaticissima e molto buffa, ma decisamente superficiale.
Kurumi Sheru ancora non l' aveva ben inquadrata, ma sembrava molto lunatica e contradditoria: a volte era molto allegra e sorridente, altre volte era scorbutica e misteriosa.
E Satou capiva l' importanza della loro squadra, ma lei era convinta di stare dalla parte del bene: difendere la Terra ed i terrestri ad ogni costo.
Kanzou non sapeva perché Kisshu era deciso a conquistare il loro pianeta, sapeva solo che agiva per ordine di un misterioso Deep Blue. Ma cosa volevano loro due? Cosa volevano dal loro mondo? Distruggere l' umanità? Non sarebbe stato male, gli umani avevano rovinato la natura, l' essenza primaria dell' esistenza della Terra, avevano distrutto l' equilibrio perfetto dell' ecosistema.
Ma gli alieni allora che cosa desideravano? Non capiva.
E non capiva come tutto quello fosse possibile. Alieni... sembrava di vivere in un sogno. Magari era caduta in coma e la sua completa vita era un ricordo della sua vera vita passata? Che stesse rivivendo un sogno di un coma?
«TAKASHIIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!!!!!! VIENI IMMEDIATAMENTE QUA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!». Uno strillo acutissimo perforò le delicate orecchie della mew mew, che se le tappò subito con i palmi delle mani. Non voleva che le esplodessero i timpani.
La ragazza cercò con lo sguardo la causa di quel frastuono, e notò una giovane bassa,pienotta e decisamente formosa correre con le sue gambe corte dietro a un bambinetto di quattro o cinque anni biondo che rideva di gusto, tenendo in mano un cellulare.
«OTOTOOOOOOO!!!!!!!!!!» gridò nuovamente la ragazza, e poco mancava che le uscisse il fumo dalle narici.
Il moccioso continuava a correre e a ridere e Kanzō notò con dispiacere che stava venendo verso la sua direzione.
«EHI TU, PER FAVORE, BLOCCA QUELLA PESTE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!» aggiunse, rivolta a una scocciata pipistrellina. Non era venuta nel parco con la sicurezza che non ci fossero bocchioni?! Con un sospiro, afferrò il colletto della camicetta del bimbo che stava sfrecciando davanti a lei, sicura di prenderlo. Oramai aveva sviluppato riflessi acutissimi.
La tipa arrivò ansimante dai due, sudata e con sguardo fermo. Aveva occhi azzurro chiaro, non troppo acceso, dello stesso colore di un ruscello in primavera, grandi e limpidi.
«Questo è tuo» commentò la mora, accennando al piccoletto che si dimenava e si lagnava in mano sua.
«Oooooollà, grazie mille!» ringraziò la ragazza, tenendo saldamente per mano il fratellino. Sembrava una mamma versione mignon.
«Figurati, per così poco... solo che dovresti tenerlo al guinzaglio...»
«No!!!!!!!!!!!!» protestò il bocchietto, impaurito.
«Takashi, se continui così te lo metterò sul serio. E ora dobbiamo andare a prendere Uminami da scuola... comunque, arigatō... ehm...?»
«Kanzou. Kanzou Jundo» si presentò, tendendo una mano pallida con lo smalto verde scuro.
«Arigatō, Jundo-san! Resterei qui volentieri, ma devo proprio andare! Sayonara!»
«Ehmmm, Sayonara.... sorella di Takashi...?»
«ooooooooooops non mi sono nemmeno presentata!!!!!!!! Mi chiamo Shikimi, Shikimi Sanshou...»

***


E ora PUFF... immaginatevi in un mondo giunto alla fine, vuoto e inquietantemente oscuro. Tutto è di uno strano colore azzurro-verdastro, e nella nebbia celeste le figure non si distinguono benissimo.
Si può intravedere solo una forte luce bianca avvolta in una bolla d' energia, luminosa ed arcana, capace di parlare. «Kisshu? Mi senti, Kisshu?». La voce era chiara e nobile, ma flebile, debole. Desiderava che il suo servitore apparisse davanti a sé, sentiva l' urgenza di interrogarlo.
Qualcosa comparve da una superficie che potrei approssimativamente chiamare "suolo", simile a una stesa d' acqua di un verde quasi nero. Una testa sbucava lentamente, per poi apparire con il resto del corpo, accovacciato in posizione di inchino davanti all' algido luccicchio parlante. «Sì. Eccomi».
«Come procede l' esperimento di fusione tra un essere umano e un Chimero? Hai novità?»
«Sì...» cominciò a raccontare il ragazzo, mettendosi in piedi, lo sguardo dritto verso di sé. Non poteva guardare direttamente il bagliore, perché si sarebbe accecato, ma era stufo di inginocchiarsi davanti alla voce. Forse era spudorato ad alzarsi di fronte al suo superiore, ma era arrogante e presuntuoso. «Sì. Ho studiato le battaglie dei prototipi e li ho confrontati con gli esperimenti conclusi sulla Terra. Ci sono ancora cosette da perfezionare, ma sono sicuro che i problemi verranno risolti nel migliore dei modi...»
«Molto bene»
«Il punto è che devo trovare presto un soggetto con i giusti recquisiti, per sottoporlo alla fusione. Vedrai che le nostre nemiche smetterrano per sempre di darci fastidio» concluse, e assotigliò lo sguardo all' ultima frase, la mente impregnata dalle fugaci immagini delle quattro pericolose umane.

***


Satou era sempre più rancorosa nei confronti di Shirogane. Non riusciva veramente più a sopportare la sua superbia, la sua freddezza e la sua scontrosità, e davvero non riusciva a trovargli un pregio che sia uno.
In quell' istante era appunto uscita dal Caffé per una sua commissione: andare a cercare Kanzou, che era decisamente in ritardo. Di solito avvisava con un messaggio, quando aveva un contrattempo, e quello stupido biondo era preoccupato.
Ma andiamo, cosa c'era da preoccuparsi? Capita a tutti di non aver tempo per avvertire, o semplicemente non aveva voglia di venire. Era normale.
Ma lui no, Ryou temeva che fosse successo qualcosa, alieni o nemici vari. Stava diventando leggermente paranoico.
La ragazza stava camminando da un' ora, restando comunque sempre nel quartiere del Caffè Mew Mew, ma non aveva trovato nessuna Jundo in giro per le strade. Ed era ovvio, Tokyo era troppo grande per poter trovare una persona così per caso!
"Dannato Shirogane, odioso Shirogane, maledetto Shirogane... un giorno gli tirerò un bel cazzotto, sul serio lo dovrò fare... uuh che soddisfazione poter prendere una clava chiodata e tirargliela addosso! Ucciderlo con le mie mani, lentamente... aaaaaaah..." pensò, gustandosi la scena del ragazzo sanguinante privo di sensi a terra, con un' immagine di sé stessa al suo fianco sorridente, le dita rosse...
"Ma quella... che sia lei??" si accorse, intravedendo una cascata di capelli neri camminare con un sacco di sacchetti della spesa in mano. «JUNDOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!» strillò la bruna, cominciando a correrle incontro.
L' altra si girò, rivelando un volto fermo e impassibile. Era il viso indifferente di Kanzou, che subito aggrottò le sopracciglia quando vide la mew mew dirigersi di corsa nella sua direzione. «Konnichiwa,Kona! Che ci fai qui?» chiese, fermandosi e appoggiando con massima delicatezza le buste per terra.
«Oh, meno male ti ho trovata.. ti stavo cercando!» ansimò, riprendendo fiato.
«Ah... e perchè?»
«Beh, non arrivavi e Shirogane mi ha detto di venire a cercarti...» spiegò, la voce acida e scettica.
«Ah, è evidente che la mia presenza al caffè è indispensabile e si è fatto prendere dal panico non vedendomi arrivare credendo sia stata a perdere tempo con Kisshu!» intuì la mew mew ironica, riprendendo in mano le compere e riprendendo il cammino.
Nessuna delle due aveva la minima voglia di tornare al locale, così dopo aver depositato le borse della spesa a casa le due decisero di farsi una passeggiata fregandosene altamente dei loro impegni cameriereschi.
«Dimmi una cosa... si può sapere cos' hai fatto in tutto questo tempo?» domandò Satou curiosa, dando un morso alla crêpe alla nutella che aveva appena comprato in un eccesso di golosità.
«Beh, ho fatto la spesa per i miei vecchi, sono andata ai giardini pubblici per rilassarmi un po' e poi ho avuto un contrattempo» raccontò la pipistrellina, prendendo esempio dall' amica addentando la sua crêpe alla marmellata di mirtilli (neri,logicamente).
«Che genere di imprevisto?»
«C' era una ragazza che mi ha attaccato bottone e non riuscivo a liberarmene! Sapessi che fatica! Ho dovuto anche presentarmi.. lei si chiama Shikimi, mmm, e qualcosa.. shanjihao?»
Satou mandò giù un' altro delizioso boccone, concentrata, prima di rispondere:«Uhm, allora forse so chi è! Per caso è una ragazza bassa, con i capelli biondo scuro e gli occhi blu?».
«Cosa?! E tu come fai a saperlo?? Per caso la conosci?» chiese Kanzou stupita, fissando intensamente l' orsetta con i suoi occhi verde-giallastro.
«Sakuranbo mi ha presentato una sua amica che si chiama Shikimi Sanshou molto vivace e chiacchierona,che frequenta una scuola da queste parti e ho pensato potesse essere lei» spiegò pazientemente, prendendo con la mano libera il cellulare dalla tasca dei jeans verdi.
"Dove sei????!!!!! Mi accolli tutto il lavoro, sottorazza di infame orsaccio bianco??!!! >.<" lesse la ragazza, con un sorrisetto.
«Chi è?» domandò Jundo, lanciando un' occhiata allo schermo del cellulare per provare a leggere da sola.
«Si parla del diavolo.. questa è Chukonen infuriata perché, a quanto pare, è stata costretta a lavorare! Dovremmo scappare più spesso,noi due!»le disse, sogghignando soddisfatta. Sarebbe proprio stato interessante far sgobbare la bionda, dato che di solito non alzava mai un dito.
«Nooooooo, non ci credo... lei che si impegna?? Mi piacerebbe vederla mentre finalmente fa qualcosa, ma non possiamo tornare proprio ora, o scaricherebbe tutto a noi» rimuginò l' altra pensierosa, un ghigno sulle labbra.
Satou rispose con un sorriso, ma non disse nulla e continuò a mangiare. Si stava raffreddando.

***


«AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!».
Un grido acuto squarciò lo strano silenzio di un vicolo diffamato della città, e subito una donna si accasciò per terra, i capelli castano-mielato lunghi sparpagliati disordinatamente sul viso.
Era distesa su un fianco, un braccio poggiato sull' asfalto e un altro sul petto, immobile e con la pelle più che bianca, azzurra.
Non respirava, non si muoveva. Sembrava un gelido manichino scaraventato per terra.
In piedi vicino a lei c' era un ragazzo pallido e magro, che osservava qualcosa che aveva in mano,che brillava fiocamente nel buio della sera. Quel qualcosa esplose, schizzando scintille rosa ovunque. «Non era quello che desideravo» mugugnò il ragazzo con una smorfia, chiudendo la mano con un sonoro sospiro insoddisfatto. «Devo creare un Chimero potete, quindi devo trovare una forza vitale potente e luminosa!» si lamentò, corrucciato, rigettando una curiosa croce ansata fuxia addosso all' umana stesa per terra.
Senza aggiungere una parola, si sollevò dalla strada fluttuando nell' aria, pensieroso. Guardò l' umana per un po', e dopo, senza dire niente, schizzò velocissimo più in alto, scomparendo nella notte.

***


Shikimi aveva finito tutte le commissioni: aveva preso Takashi dall' asilo e Uminami dalle elementari, li aveva portati a casa, gli era stata dietro e si era messa a fare i compiti.
Dopodiché, si era staziata un po' al computer per giocare in un sito online e poi era andata a ritirare il pacco "sorellina" dalla palestra di ginnastica artistica, l' aveva accompagnata a casa, lasciò i piccoletti in mano al fratello maggiore ed era uscita.
Prima di aprire la porta di casa, però, era sgaiattolata in camera per prendere di nascosto un pacchetto di sigarette e l' accendino nero con la figura di un bacio rosso fuoco: all' insaputa di tutti, aveva ricominciato a fumare.
Per tutta l' estate si era imposta di non toccare più del tabacco, ma ora era iniziato il liceo e aveva bisogno di quel poco benessere che la nicotina è in grado di dare. A scuola non conosceva nessuno e non studiava praticamente mai, i voti si stavano abbassando e ora doveva recuperare tutto per non essere trasferita nella seconda classe.
In quel momento Shikimi era tornata nel parco vicino a casa, e si era comodamente appollaiata su un masso che dava sul piccolo lago artificiale.
Sfilò una sigaretta dal pacchetto e la accese col suo personalissimo accendino. Se la portò alle labbra e prese una lunga boccata, mentre guardava la superficie d' acqua immobile. C' era solo un filo di vento, non abbastanza forte da far increspare le onde.
Con la mano libera, rimise nella micro-borsetta il pacco delle Black Stones e l' accendino col bacio, sospirando sonoramente.
«Ciao», la salutò qualcuno, con una voce vivace e leggermente sarcastica.
La ragazza guardò in giù dal suo enorme masso, alla ricerca di un ragazzo sulla riva del lago, ma non lo trovò per terra, bensì svolazzante a pochi metri di distanza. Spalancò la bocca, e la cicca cadde nell' acqua senza fare il minimo rumore.
«E tu chi sei?» chiese, incredula, osservando sbalordita le orecchie da elfo e soprattutto i piedi che restavano poggiati nel nulla. Come diamine poteva volare? Lo fissò per un tempo che parve interminabile. Stava fumando una sigaretta, oppure dei funghi allucinogeni????
«Vuoi davvero sapere chi sono? Beh mia cara, non ha importanza... va bene se ti dicessi che sono il tuo angelo custode?» rispose la creatura con un ghigno, da cui spuntarono i canini affilati.
«Pffff, un angelo con quella faccia!?!? E comunque, io credo solo nel Grande Demone Celeste. Hai sbagliato identità» commentò Shikimi ironica, ma leggermente impaurita. Sul serio, cos' era quella persona?! Da com' era conciato sembrava un cosplay, ma un cosplayer volante non l' aveva mai visto...
«Non sei affatto gentile, e dire che ti stavo per concedere un grandissimo onore...» disse lui alzando le spalle, spostandosi nell' aria intorno alla ragazza che lo guardava curiosa. Notò gli occhi gialli da serpente spavaldi e sbruffoni.
«Cioè?» chiese, non riuscendo a trattenersi. Quell' essere strano e disumano la interessava parecchio. Chissà se qualcuno le avrebbe creduto, se avesse raccontato di averlo incontrato...
«Fidati di me: ho bisogno del tuo aiuto» sussurrò, e dalla mano bianca scaturì una luce abbagliante, misteriosa quanto inquietante...
La luce si diramò in diversi cerchi che rotearono tutto intorno al corpo della ragazza, che si mise a strillare con la sua vocina acuta, terrorizzata.
Cosa diamine stava facendo? Cosa voleva da lei? Cosa stava per accadere adesso?Chiuse gli occhi; non voleva vedere cosa sarebbe successo.
«KISSHU!!!!!!!» strillò una voce familiare, arrabbiata quanto stupita e spaventata.
Shikimi riaprì gli occhi, cercando con lo sguardo la ragazza che aveva parlato: non era altri che Sakuranbo, la sua migliore amica, che a quanto pareva conosceva la misteriosa e malvagia creatura, che girò il volto per fissarla, senza però mollare la presa virtuale dalla poveretta.
Di fianco a lei c' era una faccia nota... era la ragazza che aveva incontrato verso le due di pomeriggio, quella che aveva pigliato con prontezza Takashi.
«Non ti avvicinare,non sono affari che ti riguardano» le rispose lui scocciato. La vittima si sentiva sempre più debole, era certa che stava per svenire da un momento all' altro.
«Non ci riguardano?!?! Ma sei scemo?!?! Forza Chukonen, trasformiamoci» affermò la mora, prendendo in mano un oggetto dorato che Shikimi non riconobbe. Trasformiamoci? Cosa intedeva dire?!
«Ok! Mew Sakuranbo Metamorphosis!» urlò l' amica, dando un bacetto a qualcosa. Subito venne circondata da una forte luce rossa, che abbagliava gli occhi, e dopo qualche secondo la barriera bordeaux sfumò nell' aria, facendo apparire una ragazza dai capelli rosso amaranto, gli occhi cremisi, vestiti in tinta ed anormali orecchie arancioni a strisce nere, come quelle delle tigri. Aveva anche una coda in stile felino.
"Quella non può essere Sakuranbo!" pensò la ragazza, sforzandosi di restare in forze. Non riusciva a credere a ciò che stava vedendo.
All' improvviso però, sentì una fitta fortissima al cuore. Era dolore, puro e semplice dolore, nient' altro. Tutto divenne buio, tutto divenne freddo...
Provò a strillare, ma non uscì che un flebile lamento soffocato. Perché Sakuranbo non veniva ad aiutarla? E nemmeno.. come si chiamava? Jundo?
«E' davvero perfetta! La sua forza vitale è la migliore che abbia visto fin ora... Molto bene!» sussurrò, deliziato, il tizio.
«LASCIALA ANDARE!!!», gridò l' altra ragazza, e Shikimi si sforzò di aprire gli occhi per guardarla. Portava un abito lungo fino alle caviglie nero, molto gotico, e in testa aveva un paio di orecchie da pipistrello, e le ali sulla schiena comprese. In mano teneva una falce grigio scuro, brandendola con sicurezza. Dalla lama uscirono una specie di boomerang di luce che si scagliarono sul ragazzo dai capelli verdi, che preso alla sprovvista riabbassò il braccio per proteggersi come poteva.
La ragazza, libera dalla morsa del nemico, cadde a terra, la sfera di luce che prima fluttuava fuori di lei tornò immediatamente al suo posto, dritta dritta nel cuore. Si sentiva diecimila volte meglio ora, non sentiva nessun postumo di dolore. Era sana come poco prima, quando fumava sul masso di pietra scura.
«Cosa credevi di fare alla mia migliore amica,eh?? Preparati, perché adesso farai i conti con me!!» strillò la tigrotta determinata, parandosi davanti a Shikimi che la guardava a bocca aperta.
L' altra tipa invece scosse la testa rassegnata, scoccandole un' occhiata esasperata. «Chukonen, non è il caso, il massimo che potresti fargli e tirargli il Tonfa in testa... Me ne occupo io» la corresse, facendo roteare l' ascia che teneva in mano. Si diresse verso il ragazzo, che le sorrise ironico. «A quanto pare non riesci proprio a stare lontano da me, principessa?» chiese, fingendo di essere lusingato.
Dai lo ammirò per un nanosecondo: doveva avere proprio un bel coraggio per sfidare una donna arrabbiata armata di falce.
«NON PER IL MOTIVO CHE PENSI TU!!!» s' indignò stringendo più saldamente il manico.
«Oh, non importa, l' importante è che continui a farlo...» rispose evasivo, per poi fissare Sakuranbo seduta per terra vicino a Shikimi, che chiacchieravano come se nulla fosse. «Ehi hachimitsu! Sappi che è sempre un piacere vederti, ma è meglio che rimaniamo amici, se non ti spiace! Com'è quel vostro detto? Gli uomini preferiscono le bionde, ma sposano le more!» le disse sorridendo, facendole un' occhiolino ammiccante.
Shikimi, anche se sapeva di essere in una situazione pericolosa, non resistette dallo scoppiare dal ridere. Non poteva trattenersi alla vista dell' espressione disgustata dell' amica bionda, ehm scusate forza dell' abitudine, rossa!
Si rese conto che se prima non avesse cercato di ucciderla, gli sarebbe davvero andato a genio. Però... il piccolissimo dettaglio era che, a quanto pareva, lui stesse cercando di far fuori tutte.
«Figurati se mi dispiace!!! ESCI DALLA MIA VITA, SCIO'!!!!!!!!!!» gli urlò dietro Sakuranbo, alzandosi in piedi e guardandolo minacciosa.
«Aspetta carina, prima devi farmi un favore... allontanati dalla ragazza. Ho bisogno di lei per i miei Chimeri»
«NO! SEI MATTO?!?!»
«D' accordo bambolina,come preferisci. Vorrà dire che farò da solo!» e così dicendo, schizzò volando nella direzione delle due.
La tigrotta afferrò il polso dell' amica, e cominciò a correre a una velocità da tedoforo.
«Ehi Sakuranbo, hai fatto palestra ultimamente?» domandò Shikimi sarcastica, cercando di tenere i ritmi dell' altra ma senza troppo successo.
«Stai zitta che non è il momento di scherzare! Abbiamo un alieno pazzo alle calcagna!!».
Shikimi, mentre correva col fiatone, pensò a molte cose. Quelle due erano una specie di Saylor Moon animali, e una di queste altri non era che Sakuranbo, che nonostante la insultasse sempre e diceva in continuazione che era solo un peso, ora stava combattendo per salvarle la vita da un alieno. Wow.
«Kisshu, fermo dove sei e affrontami!!» s' intromise la pipistrella, parandosi davanti al ragazzo con velocità. Lui si bloccò immediatamente, rischiando di farsi tagliare a metà dalla lama appuntita della ragazza.
«Piccola, non è il momento di giocare adesso» sibilò quello che si chiamava Kisshu smaterializzandosi lontano da lei, stranamente serio.
Ma il battibecco fu interrotto da un:«Ribbon Kurumi Maze!» di una voce solenne, e Shikimi si girò a guardare la sua posseditrice.
Era una ragazza vestita con una specie di tuta da surf senza maniche bronzea (avete presente il vestito di Purin? Più meno così, solo che è aderente e la parte superiore fatta come un corpetto), e aveva una coda lunga e orecchie tonde piccole piccole in testa.
In mano aveva un bastone con un cerchio in alto, e da quel cerchio si formavano tantissime bolle che sfrecciarono nella direzione dell' alieno.
Sakuranbo finalmente smise di correre, rassicurata dal fatto che ora c' erano altre ragazze a distrarre Kisshu.
«Mi spiegheresti cosa sta succedendo?!?!» domandò alla fine, ansimando, paralizzando la rossa con i suoi occhioni azzurri.
La tigrotta l' ignora, tirando un sospiro di sollievo:«Meno male, sono arrivate le altre!!»
Kisshu svolazzava a mezz' aria, fermo immobile, controllando la scena dall' alto, guardingo. Sarebbe stato molto più difficile ora, cercare di appropiarsi della piccoletta con tutte le mew mew presenti. «Non manca nessuno all' appello... E va bene, vorrà dire che invece di usare l' Ankh della ragazza mi toccherà fonderne un' altro...» proclamò, facendo comparire dal nulla una medusina luccicante di verde e una palla di luce azzurra.
Il parassita inglobò la sfera, e tutto il parco venne immerso da un celeste così abbagliante da essere costretti a chiudere gli occhi...
E poi, tutto svanì in un secondo, ed ecco un orribile mostro dalle forme di una donna ma con la pelle verde a squame, gli occhi gialli e due fessure al posto del naso. Era un digustoso miscuglio tra un ramarro e una persona.
In mano teneva due maracas, e i suoi indumenti erano simili a quelli utilizzati per la danza del ventre. Una visione orrenda.
«Oddio... che animale è quello?!?!» domandò una ragazza vestita tutta di bianco, con una coda a batuffolo e un cappellino peloso in testa.
«Non so... una lucertola? Un rettile sicuramente, ma non saprei dirti con certezza quale...» rispose quella con il bastoncino per le bolle.
«Smettetela e mettiamoci al lavoro, c'è un Chimero da annientare. Chukonen, sta dietro alla tua amica!» decisa molto intelligentemente la nera, affiancata da quella bruna e da quella candida.
«Ouuuuuuu!!! Scusatemi, ma io non ho mai imparato ad usare la mia arma, è un' ingiustizia, dovete lasciarmi esercitare!!! Non voglio essere l' idiota di turno!» si oppose Sakuranbo con vigore, gli occhi rossi sicchiusi, minacciosi.
«Da quel che ho capito, tu sei l' idiota di turno... e ora necessiterei di una spiegazione!!!!!!!!» s' intromise Shikimi arrabbiata, stufa di essere ignorata. Voleva capirci qualcosa di tutta questa storia.
La rossa sospirò sonoramente, e decise di accontentare la sua migliore amica: doveva raccontarle tutta la storia.
Mentre Mew Sakuranbo iniziava a spiegarle tutto, le altre tre si accanivano sul Chimero, pronte a ridurlo in poltiglia.
Purtroppo però, quello lanciava raggi laser dalle maracas, e loro dovevano schivarle con agilità, ma non potendo far altro che concentrarsi sulla difesa, non riuscivano ad attaccarlo. Erano in difficoltà, avevano bisogno che qualcuno lo distrasse per far sì che potessero aggredirlo...
«Una mew mew! Una mew mew!» trillò nel bel mezzo della battaglia una vocina acutissima, molto lineare e robotica.
La rossa s' interruppe dalla sua spiegazione per guardare un pupazzetto peloso rosa a forma di cuore con le orecchie, la coda e le alucce fuxia.
«E quello cos'è?!» esclamò Shikimi stupita, indicando il coso svolazzante.
«Questo è Mash... che come al solito si sta sbagliando!» rispose la tigrotta, aspra.
«Non mi sbaglio!! E te lo dimostrerò!» ribadì il piccolino, dirigendosi verso la ragazza tutta incuriosita, che lo guardava con occhioni celesti estasiati.
Dalla bocca di Mash uscì una capsula dorata con un ghirigoro a forma di cuore circa, che Shikimi afferrò con le mani unite a ciotola. Era uguale a quello che Sakuranbo portava al collo...
«Uooooo! Vuol dire che sono una Saylor Moon anch'io?!?!» chiese, tutta eccitata, mentre lanciava occhiate alle altre tre guerriere che combattevano senza però combinare nulla di buono, perché il mostriciattolo le disarmava sul più bello.
«Ma se ti ho appena spiegato che siamo mew mew!!!» si agitò l' amica irritata, guardando con aria di sfida Mash.
«Si vabbè ma tanto quello che fate è praticamente lo stesso no?? Vediamo... qual' è la formuletta magica per la trasformazione?» domandò, rigirandosi il ciondolo da una mano all' altra.
«Qualcosa del tipo Mew Shikimi Metarphosis... e vediamo se ci riesci!!»
«Mew Shikimi Metamorphisis!» enunciò, ed ecco che un fascio di luce indaco la coprì tutto intorno al corpo, e sentì che gli abiti si stavano cambiando: la maglietta verde scuro si rimpicciolì sempre più, fino a diventare uno spesso top azzurro allacciato a X dietro; i jeans tramutarono in una gonnellina in tinta con il reggiseno, e i capelli si colorarono di un intenso celeste. Le orecchie se le sentì cambiare, allungare, e qualcosa se le era apparso in fondo alla schiena.
Alla fine, la luce scomparve, e così apparve Mew Shikimi, incredula che tutto quello fosse capitato prorpio a lei.
«Oh no... proprio in un DANNATISSIMO CONIGLIO DOVEVI TRASFORMARTI???!!!» urlò mew Sakuranbo disgustata: lei, da sempre, odiava i roditori. Tutti i roditori, belli o brutti che fossero. Aveva pianificato mille volte di uccidere il porcellino d' India di Shikimi, e ora si ritrovava la migliore amica con due orecchie e una coda da coniglio.
«Uuuuuh che figata!! Posso immischiarmi nella rissa, adesso?» chiese, gli occhi che brillavano.
«Non sai come far apparire l' arma!»
«Giustoooo!! Cosa devo fare??»
«Questo lo puoi sapere solo tu. Ognuna ha una propria frase personale, e tu devi scoprire qual è».
«Ah la solita cosa del "segui il tuo cuore"? Che banale! E' uguale in tutti gli anime...»
«Peccato che non siamo in un fumetto, miss Otaku...»
«Devi ammettere però che sembra di sì! Bene bene, vediamo cosa mi dice l' anima...». Mew Shikimi chiuse gli occhi, concentrata, toccandosi il ciondolo con la punta delle dita. «Ribbon Shikimi Coin!» disse, ed ecco che dal nulla si materializzò una fionda indaco tutta elaborata, che la mew mew afferrò con perplessità. Lei aveva una mira peggiore di quella di una gru ubriaca.
«Ma perché tutti hanno un' arma figa tranne me?! ç__ç» si lamentò la rossa, guardando truce il robottino rosa, come se fosse colpa sua.
«Io mi immetto nella mischia!! A dopo, Saku-nyan!» esclamò baldanzosa, tirando per bene l' elastico della fionda, su cui apparve magicamente un tappo della forma di quelli di sughero, ma dalla consistenza di amianto. Mollò la presa, che finì dritta dritta nel giallo occhio destro del Chimero, che presa dal dolore lasciò cadere le maracas, portandosi le mani squamose sul viso.
Le altre tre non persero tempo: la mew mew nera lanciò i suoi triangoli di luce, accompagnati dalle bolle velenose di quella bronzea, e insieme crearono un tornado che avvolse completamente la creatura, disintegrandola.
Mash inghiottì una specie di medusa uscita fuori dal cosidetto "chimero", mentre Jundo raccoglieva una strana croce di cristallo sputata fuori dalla medusina.
«Interessante... le mew mew hanno una forza vitale più luminosa degli altri umani, a quanto pare. Beh, avete avuto fortuna ragazze, ero sicuro che il Chimero vi avrebbe polverizzate. Peccato, sarà per la prossima volta!» commentò l' alieno, infastidito, e sparì senza aspettare risposta.
«Mash, ce la fai a riportare l' Ankh alla legittima proprietaria?» domandò la pipistrella al pupazzetto, porgendoglielo.
«Certo, non c'è problema!» rispose, e lo prese con la coda, cominciando a svolazzare nel cielo arancione del tramonto, fino a diventare un lontano puntino rosa...
«Grazie, Sanshou-san. Senza di te sarebbe stato proprio un bel problema» ringraziò l' orsetta con gentilezza, riconoscente.
«Eh? E tu come fai a sapere come mi chiamo??»
«Non mi hai riconosciuto? Ci ha presentato Chukonen! Sono Satou Kona!»
«Ah seriamente?? Davvero non ce l' avrei mai fatta se non me l' avessi detto... Beh, Jundo la riconosco, ma tu... ehm... non so chi tu sia» affermò Shikimi, fissando la ragazza vestita di marrone negli occhi color nocciola. No, non aveva idea di chi fosse.
«Kurumi Sheru! Benvenuta nella squadra!».
E mentre le quattro chiacchiervano allegramente, Sakuranbo se ne stava in disparte, sperando che qualcuno si accorgesse della sua assenza. Ma tutte erano troppo prese a parlare per notarla.
«Fantastico, un altro Chimero distrutto senza la mia partecipazione! Perché io non posso essere utile come le altre? Cosa sono, il giullare di corte?».
Purtroppo però, con le sue lunghe orecchie, la mew mew indaco aveva sentito benissimo le sue parole, e con un sorrisone le rispose:«Ma dai stupida, devi rassegnarti! Negli anime c'è sempre il componente disastroso, inutile ma divertente! E quella, mia cara, sei tu!».
Perciò, alla fine della giornata, ogni mew mew intraprese la sua strada verso casa, e nessuna notò un accendino nero con un bacio rosso dimenticato su uno scoglio del lago.
  
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