Anime & Manga > Tokyo Mew Mew
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Autore: JunJun    25/12/2005    7 recensioni
(ex "Il potere del cuore")(ipotetico sequel dell’anime)[FANFIC IN REVISIONE, revisionati i capitoli dall'1 al 46]
Non ci sono scuse: Pai, Kisshu e Taruto hanno fallito la loro missione, ed è inaccettabile che gli esseri che hanno tradito Profondo Blu e il loro popolo restino in vita. Riusciranno i tre fratelli a salvarsi dalla pena capitale? E frattanto, a Tokyo, chi sono i tre nuovi avversari contro cui dovranno combattere le nostre eroine? Tra scontri, misteri e nuovi e vecchi amori, storie parallele di umani e alieni si inseguono ed infine si intrecciano perché tese verso uno stesso obiettivo: impedire la distruzione della Terra, il Pianeta Azzurro.
-- Strambo elenco di alcune delle cose che è possibile trovare nella fanfic (non necessariamente in ordine di elencazione): Kisshu, Pai e il suo passato, Ichigo, Ryo, storie d'amore probabili e improbabili; nuovi personaggi, assurdità e amenità varie, cristalli, Minto e l'Amleto a caso; Nibiru, Zakuro e i suoi fan, Retasu, dark!Retasu, Platone, sofferenza; teorie sugli alieni, ooparts, complotti vari ed eventuali, enigmi, labirinti, chiavi mistiche (ora anche in 3D), Purin e Taruto; umani e/o alieni psicopatici, atlantidei, sorpresa!, sofferenza. --
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Kisshu Ikisatashi/Ghish, Nuovo Personaggio, Ryo Shirogane/Ryan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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26 20/01/2015:  
Avevo grandi aspettative per questo capitolo ma alla fine è andato tutto a puttane
– un riassunto di 14 parole della carriera di fanfiction-writer di JunJun.




- Capitolo 40: La fine -

 
Tutti i vetri della chiesa vibrarono pericolosamente quando il rombo di un tuono caduto lì vicino scosse l’edificio fino alle fondamenta.
Il pavimento stava ancora tremando quando Hiroyuki si scagliò sul gruppo di guerriere con le armi sguainate, ma loro lo anticiparono lanciandogli contro tutte insieme un attacco combinato: la potenza del colpo sfondò il portone d’ingresso alle spalle dell’alieno, aprendo un grosso squarcio verso l’esterno di cui subito il vento freddo e la pioggia approfittarono per entrare. Gocce d’acqua gelida schizzarono addosso alle ragazze che ben presto si accorsero che il loro avversario era scomparso dalla loro visuale.
Mew Ichigo si guardò più volte intorno nel tentativo di individuarlo. «Dov’è finito?» domandò tesa.
«Forse lo abbiamo disintegrato?» disse Mew Pudding saltellandole accanto speranzosa.
«No, è lassù,» fece notare loro Mew Lettuce, indicando un punto in alto sopra di loro: lì vi era in piedi, galleggiando, Hiroyuki. Era illeso.
Mew Zakuro digrignò nervosamente i denti. «E’ troppo veloce,» mugugnò. Come le altre, al momento non aveva alcuna idea su come abbatterlo.
Mew Ichigo indietreggiò verso Kisshu e gli lanciò un’occhiata quasi supplichevole. «Che si fa?» gli domandò.
«Sto pensando,» borbottò lui in risposta, tenendo gli occhi fissi sull’avversario. Si distrasse quando un rumore distinto catturò la sua attenzione: era un grido lontano ed ovattato, impossibile da percepire da orecchie umane – ma lui non lo era, e non appena lo udì sobbalzò perché avrebbe riconosciuto la voce a cui apparteneva fra mille.
«I-Imago…?!» balbettò, improvvisamente spaventato. Non ci pensò due volte: abbandonò il fianco di Mew Ichigo e si smaterializzò.
«Kisshu!» lo chiamò Taruto, anche lui allertato da quel suono; ma il suo fratello adottivo era già svanito.

--

Quando Kisshu raggiunse il sottotetto era ormai troppo tardi per Imago.
Lei era a terra e sembrava in preda a un dolore atroce. Kisshu la guardò tendere debolmente una mano scossa da brividi verso di lui e vide le sue labbra muoversi appena per sussurrare il suo nome e dirgli qualcosa, ma non riuscì ad afferrare le sue ultime parole perché di colpo tutto intorno a lui era diventato molto silenzioso.
Poi Imago rovesciò gli occhi e le forze la abbandonarono: batté la testa sul pavimento e per Kisshu fu come se il mondo all’improvviso avesse perso ogni colore.
L’istante successivo fra le sue mani non c’erano più i suoi tridenti ma il corpo della ragazza – non si era neanche reso conto di averla raggiunta e presa tra le braccia ma non importava, non importava più nulla ormai perché per quanto lui continuasse a chiamare il suo nome lei non si riprendeva.
Non era svenuta: il suo cuore aveva cessato di battere e non reagiva. Kisshu non poteva credere che qualcosa del genere stesse accadendo veramente. Cercò di scuoterla nel tentativo di farla riprendere, ma era così irrigidito dallo sconcerto che non riusciva neanche a respirare.
Si ricordò di colpo che dietro di lui c’era Chris.
«Cosa è successo?» domandò quasi gemendo, sconvolto al di là di ogni immaginazione. «Che cosa diavolo le è successo?!» ripeté subito dopo in tono più forte e malfermo.
«Si è sentita male di nuovo,» gli rispose lei con cautela. «Mi dispiace.»
Kisshu non la stava guardando perché non riusciva a distogliere lo sguardo da Imago.
«Avevi ragione,» continuò allora l’aliena con voce dolce, «purtroppo era malata. Ma credo che dopotutto abbia avuto fortuna: è riuscita a vederti un’ultima volta prima di andarsene.»
Mentre gli parlava così, fece sparire la lancia che aveva segretamente evocato quando Kisshu le aveva rivolto la parola.
Lui non le rispose neanche e Chris si convinse in modo definitivo che era innocuo, per cui lo lasciò perdere. Gli diede le spalle e si allontanò da lui, soffocando a stento una risatina mentre richiudeva con delicatezza la porta del sottotetto.
--
Rimasto solo, Kisshu si sforzò di concentrarsi sulle parole di Chris, anche se non l’aveva ascoltata realmente. Aveva i sensi alterati, ma la disperazione lo rendeva anche irrazionalmente lucido. Sentita male? Non poteva crederci. Imago aveva un braccio ricoperto di sangue e i vestiti rovinati; c’erano dei segni rossi sul collo come se qualcuno avesse tentato di strangolarla e, soprattutto, il ciondolo che portava al polso non c’era più. Imago non se ne separava mai. Chi lo aveva preso? Cosa era successo in quella stanza?
Kisshu si riscosse da quei pensieri confusi non appena gli tornò alla mente che lui aveva ancora con sé l’acqua cristallo. L’acqua cristallo, quella che aveva recuperato insieme ad Imago sul suo pianeta. Quella sostanza aveva restituito la vita a lui e ai suoi fratelli dopo lo scontro con Profondo Blu, per cui forse… forse poteva fare lo stesso anche con lei?
Senza pensarci oltre Kisshu prese fra le mani la sferetta trasparente e la posò sul petto della ragazza. Non aveva idea di come funzionasse quella roba, ma la supplicò con tutto sé stesso di salvare Imago.
La reazione dell’acqua cristallo alle sue preghiere fu quasi immediata: la sfera si sciolse come ghiaccio al sole e penetrò nel corpo dell’aliena, guarendo in pochi istanti ogni ferita e facendo sparire ogni traccia di sangue.
«Andiamo…» mormorò Kisshu in tono febbrile mentre i lividi sul corpo della ragazza si riassorbivano. «Andiamo…»
Non appena il processo di guarigione terminò l’alone luminoso che si era formato intorno al corpo di Imago svanì, ma lei non diede segni di vita. Kisshu restò in attesa con gli occhi sgranati dal terrore e ogni secondo che si dilatava a fino a sembrare un’eternità; ma fu del tutto inutile.
Il cuore di Imago era fermo e il suo respiro era assente.
«No,» gemette infine l’alieno, sentendo le speranze abbandonarlo.

--

Nonostante l’ordine di Kassandra, Hiroyuki non sembrava dare accenno di voler combattere. Da quando era ricomparso sulla verticale del portone d’ingresso non aveva fatto altro che restare lì fermo con le spade sguainate come in attesa di qualcosa.
Ad un certo punto Mew Ichigo ne ebbe abbastanza: mentre la pioggia sferzante le inzuppava il vestito e il vento le spettinava i capelli, strinse con entrambe le mani la sua Strawberry Bell e si preparò a lanciare di nuovo il suo colpo speciale contro di lui. Schiuse le labbra per recitare la formula d’attacco ma di colpo Hiroyuki svanì insieme alle sue compagne, alla pioggia e all’intera chiesa.
Un battito di ciglia e la ragazza scoprì di ritrovarsi in un altro luogo, una specie di stanza con il soffitto basso ed inclinato e una grossa vetrata colorata in fondo: non sapeva come ci era finita e si sentiva strana, come fuori dal mondo. I suoi pensieri erano pesanti e confusi; le facevano dolere la testa.
Kisshu era davanti a lei. Mew Ichigo non l’aveva visto subito. Le dava le spalle perché era chino su qualcosa e sembrava non essersi accorto della sua presenza. La ragazza lo chiamò ma lui parve non sentirla, per cui si avvicinò a lui.
Quando gli fu piu’ vicina, Mew Ichigo scoprì che Kisshu stava stringendo fra le braccia Imago. E lei… lei era morta.
Quest’improvvisa consapevolezza la fece restare agghiacciata. Vide che sul corpo dell'aliena aleggiava un’aura luminosa che aveva già visto innumerevoli volte e comprese che era acqua cristallo. Kisshu l’aveva usata su di lei? Ma allora perché lei non si riprendeva? Doveva riprendersi, no?
Mew Ichigo scorse la sua stessa confusione riflessa negli occhi di Kisshu. Poi, lui nascose il viso nella spalla di Imago e cominciò a piangere sommessamente, stringendola a sé.
Quella visione era così penosa che la ragazza sentì il suo cuore spezzarsi. Si portò le mani alla bocca e soffocò un singhiozzo quando l’immagine di Aoyama le si affacciò nella mente facendole realizzare che, in quel momento, Kisshu stava provando lo stesso dolore che aveva provato lei alla notizia della sua morte. Lo stesso dolore che aveva cancellato tutti i suoi sogni come un colpo di spugna, che aveva distrutto per sempre una parte di lei e che l’aveva gettata in quell’abisso oscuro, da cui era riuscita a risalire solo con uno sforzo immenso e grazie all’aiuto dei suoi cari.
Mew Ichigo sentì le lacrime traboccare dai suoi occhi rosati.
Non era giusto… non era giusto che anche Kisshu soffrisse così. Aveva finalmente trovato qualcuno che lo amava. Le era sembrato così felice.
Mew Ichigo sentì il bisogno di aiutarlo in qualche modo, ma non sapeva come. Si avvicinò a lui e sollevò una mano come per poggiarla sulla sua spalla, ma la ritrasse subito.
Lei… non ce la faceva.
Indietreggiò di un passo e la figura di Kisshu si dissolse davanti ai suoi occhi. Si ritrovò di nuovo nella chiesa insieme alle sue amiche e si rese conto che quella che aveva appena vissuto era un'ennesima visione, molto più lunga, chiara e sconvolgente di tutte le precedenti. Tremava ancora e non riusciva a smettere di piangere.
«Ichigo…stai bene?» le domandò con preoccupazione Mew Zakuro.
«Imago è morta,» rispose lei in un sussurro. «L’acqua mew non è riuscita a salvarla.»
«Cosa…?!»  trasalì confusa la sua compagna, ma Mew Ichigo non aggiunse altro. Il suo pensiero adesso stava correndo alle ultime gocce di acqua cristallo che lei stessa aveva recuperato con così tanta fatica solo poche settimane prima: le aveva affidate a Ryo e non aveva mai avuto il coraggio di usarle perché lui le aveva confermato che erano le ultime presenti sul pianeta.
Adesso, la ragazza si chiese se dopotutto le sue preoccupazioni fossero state inutili.
La voce squillante di Mew Pudding la riportò alla realtà. «Ehi, che cosa sta facendo adesso quell’alieno?» aveva domandato.
Sollevando la testa verso di lui, Mew Ichigo notò che Hiroyuki aveva chiuso gli occhi ed ora stava muovendo le labbra come per scandire una preghiera silenziosa. Delle scintille iniziarono a formarsi sulla punta delle sue sciabole, scintille che si trasformarono rapidamente in sottili fasci guizzanti color blu elettrico.
«Cosa… cosa sono quelli…?!» chiese spaventata Mew Lettuce, indietreggiando.
«Maledizione,» esclamò Mew Zakuro impugnando la sua frusta completamente bagnata dall'acqua, mentre iniziava a comprendere la gravità della situazione. «Toglietevi da qui!»
D'un tratto, Hiroyuki riaprì gli occhi ed anche Mew Ichigo capì: quei fasci luminosi che ronzavano intorno alle sue lame come uno sciame di vespe non erano energia. Erano fulmini.

--

Chris poggiò la schiena sullo stipite della porta del sottotetto e socchiuse gli occhi color ebano. «Capisci quanto vale la tua vita solo quando ti sta lasciando,» canticchiò sottovoce. «Per cui non credi che sarebbe meglio morire sorridendo?» [1]
«Uno a uno, Obadiah Shiroi,» soggiunse poi, mettendo da parte il ciondolo di Imago. Sollevò quindi il braccio destro, lasciando che la manica ampia del suo vestito le ricadesse indietro e scoprisse l’avambraccio: attorcigliato intorno alla pelle diafana dell'aliena vi era un qualcosa simile ad uno strano bracciale. «Dovremmo occuparci della gemella cattiva ora, Neidr?» sussurrò Chris, guardandolo. In risposta alle sue parole, il bracciale si mosse e rivelò una minuscola testolina squamata simile a quella di un serpente, così piccola che a Chris bastò il dorso di due dita per accarezzarla.
«No, lo farò da sola. Tu hai lavorato tanto oggi; meriti un premio,» decise l’aliena dopo averci pensato su. Si inginocchiò a terra e vi poggiò sopra il palmo della mano aperta: le spire in cui era avvolto il corpo di Neidr si svolsero dal suo braccio mentre lui scivolava sul pavimento su cui mimetizzò all’istante, diventando in un attimo completamente invisibile. «Ti ho lasciato Kisshu per cena. Sangue reale, Neidr! Sono sicura che ti piacerà,» gli sussurrò allegra.
Sapeva che Neidr in quel momento era abbastanza piccolo per passare nella fessura sotto la porta chiusa alle sue spalle e sapeva anche che Kisshu, devastato com’era, non l’avrebbe nemmeno sentito avvicinarsi; per questo motivo decise di non trattenersi oltre in quel luogo.
Si rimise in piedi e mosse un passo verso le scale, ma aveva appena posato il piede sul primo gradino quando Taruto le apparve di fronte.
«Chris!» esclamò ansioso il ragazzino alieno, stendendo il braccio verso un punto in fondo alle scale, «Dobbiamo aiutarle!»
Seguendo la direzione che Taruto le stava indicando, Chris si sporse dalla ringhiera di ferro del ballatoio e si accorse con stupore che lì in basso, a parecchi metri di distanza da loro, le paladine terrestri stavano combattendo contro la guardia del corpo di Kassandra. Le spade che l’alieno impugnava ora lanciavano scariche di fulmini che guizzavano crepitando da una parte all’altra della chiesa senza controllo e incenerivano tutto ciò che sfioravano. Le mew mew non riuscivano a contrattaccare in maniera efficace e sembravano in grave difficoltà.
Chris distolse lo sguardo dalla battaglia e scosse la testa. «Ho altro da fare adesso,» ammise.
Taruto si sentì tradito. «Ma… che cosa dici?» protestò incredulo, galleggiandole davanti. Impallidì quando, un attimo dopo, Chris gli prese il viso fra le mani e gli sfiorò le labbra con le sue.
Lui si tirò indietro immediatamente.
«Ma che cosa…?!» esclamò balbettando, troppo scioccato persino per arrossire.
Chris si lasciò andare ad una risatina amabile. «Perdonami Taruto, è che tu mi sei sempre piaciuto,» gli disse con sincerità, grattandosi una guancia. «Sei così carino, e ingenuo, e puro! Facciamo così: aiuterò quelle ragazze terrestri, visto che ci tieni così tanto. In cambio, se non ti dispiace, prenderò una cosa da te.»
Taruto aprì la bocca per rispondere, ma non riuscì a pronunciare neanche una parola. Anche se Chris si stava comportando in maniera assurda come al solito c’era qualcosa di strano in lei, qualcosa di perverso; ma non fece in tempo a completare quel pensiero che si ritrovò a fissare il soffitto decorato del ballatoio.
La luce che rifletteva i mosaici colorati venne inghiottita dal rosso.

--

Kisshu fece scorrere piano le dita sul viso sempre più freddo di Imago.
Non si sarebbe più risvegliata. La sua dolce, piccola Imago, che gli aveva salvato la vita e che lo aveva amato incondizionatamente anche se lui non aveva fatto altro che metterla in pericolo sin dal giorno in cui l’aveva conosciuta.
Dopo averla presa fra le braccia, la sollevò da terra e poi la ridistese sul velluto morbido di una panca lì vicino; si costrinse a fatica ad allontanarsi da lei.
Ricacciando in gola un ultimo singhiozzo, Kisshu rimase fermo a guardare il corpo della ragazza, la speranza di vederla riaprire gli occhi che svaniva per lasciar spazio ad altri sentimenti molto più laceranti della disperazione. Frustrazione. Senso di impotenza. Rabbia.
Mentre il suono della pioggia che picchiava sulle tegole del tetto riempiva la stanza, Kisshu iniziò a sentirsi colpevole. Sapeva che quello non era il momento adatto per esserlo, ma non riusciva a fare a meno di pensarci.
Lui avrebbe potuto fare qualcosa per salvarla.
Ci aveva ragionato a lungo. Imago non era morta a causa di una malattia, era stata uccisa – e ciò significava che se solo non l’avesse lasciata sola, lei ora sarebbe ancora viva. Kisshu strinse i pugni. Non era il momento di incolparsi. Non aveva il tempo di incolparsi. Chris gli aveva mentito, e Kisshu non aveva idea del perché lo avesse fatto o di chi avesse ucciso la sua piccola, ma si sarebbe vendicato per questo. Chiunque fosse stato il bastardo, lui l’avrebbe trovato e lo avrebbe massacrato con le sue stesse mani.
Si mosse con l’idea di andare a cercare Chris, ma un sibilo sottile catturò la sua attenzione. Kisshu si girò verso il punto da cui era provenuto, ma non vide nulla.
Qualunque persona normale avrebbe pensato ad uno scherzo della propria immaginazione, ma il suo istinto gli diceva che non era così, e lui era stato salvato dal suo istinto troppe volte per iniziare a dubitarne proprio adesso. Estrasse quindi i tridenti e si guardò intorno con sospetto, cercando di discernere un nuovo segnale di pericolo in mezzo allo scrosciare sordo della pioggia.
Anche se non riusciva a vederlo, Kisshu percepiva la presenza di qualcosa in quella stanza con lui, qualcosa che lo stava puntando.
«Chi sei?» domandò al vuoto. Per dei lunghi secondi non udì altro che pioggia: era come se ciò che lo stava minacciando fosse completamente immobile… o come se si stesse preparando ad attaccare.
Kisshu si gettò di lato appena in tempo per evitare un assalto di quell’essere invisibile che, mancandolo, finì su una bassa mensola ricolma di vecchi calici e pissidi che era dietro Kisshu.
«Sei tu che hai ucciso Imago?» gli gridò lui, mentre tutto il contenuto della mensola si rovesciava a terra.
Si chiese cosa diamine fosse quel mostro. Doveva scoprirlo assolutamente se voleva avere una chance di contrastarlo.
Mentre il sibilo aumentava d’intensità man mano che l’essere ricominciava ad avvicinarsi a lui, Kisshu afferrò una tovaglia bianca da altare da una pila in cima ad una scrivania e la svolse lanciandola davanti a lui; il mostro finì intrappolato sotto la stoffa e si dimenò, palesemente contrariato.
Basandosi sulla sagoma individuata dalla stoffa, Kisshu realizzò che il suo avversario aveva le dimensioni e la forma di un comunissimo serpente… ma man mano che strisciava verso di lui, il suo corpo prese ad ingrandirsi in maniera spropositata fino a che, quando gli fu a cinque passi di distanza, il mostro non si sollevò fino a raggiungere la sua stessa altezza. La sua testa, ancora coperta dalla tovaglia, adesso era grossa quanto quella di una persona e appariva molto più larga del resto del corpo.
Kisshu non aveva mai sentito parlare di una forma di vita del genere; con il respiro accelerato per la tensione, esitò forse un secondo di troppo fermo nella stessa posizione ma fu grazie a ciò che, quando l’essere strappò con un morso la tovaglia e si liberò, Kisshu riuscì a vederlo per un secondo prima che sparisse di nuovo.
Aveva due occhi rossi senza pupilla e il corpo squamato di un nero quasi metallico; l’interno roseo della sua bocca spalancata era un orrore di denti aguzzi fra cui troneggiavano due canini lunghi ed affilatissimi. Fu solo allora che Kisshu comprese di trovarsi di fronte non ad un animale terrestre ma ad un chimero estremamente evoluto.
Evitò una sua nuova carica spostandosi di nuovo, ma fu troppo lento e come conseguenza il dolore bruciante che iniziò a provare all'altezza del bicipite gli fece capire che quella bestia lo aveva quasi azzannato.
Trattenendo l’istinto di stringersi il punto colpito, Kisshu approfittò della sua vicinanza con il chimero per conficcare uno dei suoi tridenti davanti a sé, affondandolo profondamente in quel corpo che non riusciva a vedere e muovendolo per squarciare quanto più possibile. Il chimero lanciò un sibilo acuto orribilmente simile ad uno strillo che riempì le orecchie di Kisshu fin quasi a farlo star male. Lui ritrasse il tridente e si allontanò da lì, ma finì per accasciarsi contro i rettangoli colorati della vetrata perché di colpo l’intero braccio ferito aveva iniziato a dolergli in maniera spaventosa.
Lo consolava il fatto che nel frattempo il chimero, a giudicare dal modo in cui continuava a gridare e a dimenarsi, sembrava essere stato ferito in modo abbastanza grave.
Kisshu si morse le labbra nel disperato tentativo di non lasciarsi sopraffare dal dolore e si concentrò sul capire che cosa aveva intenzione di fare adesso quel mostro: fu la sua salvezza perché si accorse presto che, nonostante fosse agonizzante, aveva deciso di tentare un ultimo affondo contro di lui. Si teletrasportò via appena in tempo per evitarlo, ma mentre Neidr riduceva la vetrata in mille pezzi e ricadeva all'esterno, il dolore prese il sopravvento in Kisshu e lui perse il controllo dei suoi poteri.
Si rimaterializzò appena fuori dalla vetrata distrutta e venne investito da una pioggia di acqua e frammenti di vetro; sconvolto, scorse con la coda dell’occhio il parassita uscire dal chimero morente e poi precipitò giù, battendo con violenza la schiena sul terreno fradicio d’acqua. 
Le gocce di pioggia cadevano dal cielo in modo così fitto da fargli male e gli impedivano quasi di respirare. Era come essere immersi in una piscina d’acqua gelata e Kisshu non poteva evitarlo in alcun modo perché lo shock della caduta lo aveva paralizzato.
Iniziò a tremare, ma non era sicuro che i suoi fossero brividi di freddo: provava un dolore immenso in tutto il corpo e se solo avesse potuto si sarebbe strappato le vene a mani nude pur di farlo finire. Quando infine avvertì una fitta più forte all’altezza del cuore, il dolore iniziò a scemare; Kisshu si sentì improvvisamente stanco, molto stanco. «Mi dispiace, piccola,» disse, lasciandosi andare. «Non sono riuscito a salvarti.»
L’ululato del vento assorbì la sua voce. Nessuno lo sentì, né poté rispondergli.










+ + +

Note.

[1] Chris sta canticchiando 'Hidden Truth' di Yousei Teikoku (il link diretto è nel capitolo).

[2] Neidr era un chimero simile ad una vipera testa di lancia (o un trimeresurus).
I serpenti sono fra gli animali più antichi e sono sicura che gli alieni abbiano portato qualche loro antenato preistorico sul Pianeta Nero durante la loro fuga.
Il suo fratellone si chiamava Ilan e si è beccato una freccia di Kell in testa, povero piccolo.
Nessuno si è mai accorto di loro perché Chris li teneva ben stretti a sé. Erano in grado di celarsi e mutare la loro dimensione fino ad un massimo 2-3 metri di lunghezza e 50-60 cm di diametro; Chris li aveva modificati rendendoli velenosissimi.
Praticamente Kisshu si è ritrovato davanti [qualcosa del genere]. (io son costretta a cercare queste immagini per scrivere; voi se proprio volete soffrire con me, prima di aprire il link preparatevi prima psicologicamente lol) 


PS. dell'una di notte
M-Ma io man mano che aggiorno vedo le letture dei capitoli ancora da revisionare crescere sempre di più e penso: “Noooo vi prego, chiunque voi siate non leggete quelli, sono scritti malissimo ;____;!”
(non che quelli revisionati siano scritti meglio, ma se non altro adesso dalla lettura traspare meno disagio adolescenziale)
(adesso in ciò che scrivo ci sono solo refusi e odio misto a disillusione nei confronti dell’umanità)



  
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