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Autore: TechnicolorBarbi    23/01/2011    2 recensioni
Kurt Hummel è chiuso nella sua camera. Le gambe strette al petto. Il dolore troppo grande da sopportare. Un enorme senso di colpa e una parola gli trafiggono il cuore e la mente: "perché?". In un lungo flashback raccontato alla sua migliore amica Mercedes, Kurt spiegherà la sua storia. Dalla violenza, all'amicizia fino all'amore con il suo famigerato bullo David Karofsky. Passando per le sofferenze e le incomprensioni il lettore viene proiettato dentro al cuore e alla mente dei due protagonisti.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dave Karofsky, Kurt Hummel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La narrazione di Kurt partì proprio dall’inizio. Da quel 25 novembre che, ancora non lo sapeva, avrebbe cambiato la sua vita.

Coraggio. Coraggio. CORAGGIO.

Le poche lettere scritte da Blaine in quel messaggio continuavano a esplodergli in testa come un bomba ad orologeria. Coraggio. Coraggio. Coraggio.

Oh, Blaine… Perché sei così dannatamente bello? Perfetto? Sembra che tu abbia sempre la risposta giusta per tutto.

Aveva appena finito di adorare la sua foto altare nell’armadietto e si accingeva verso la classe di trigonometria guardando adorante quel messaggio del suo paladino gay.

Proprio in quel momento accadde.

David Karofsky lo spinse contro l’armadietto. Sentì il dolore lungo la spina dorsale e il bruciore dove, era sicuro, da lì a poco si sarebbe formato un livido. Un fottuto livido, Un altro fottuto livido. BASTA! Tutto ciò doveva finire!

Lasciò l’I-Phone per terra proprio nel punto in cui era caduto. Non gli importava di quel dannato coso elettronico in quel momento.

Segui Karofsky all’interno dello spogliatoio dei giocatori della squadra di football (oh, se non l’avesse fatto, quanto dolore in meno, poi…) e iniziò ad urlargli addosso di come lui fosse solo un piccolo e dannatissimo ragazzino turbato, di come non avrebbe tirato fuori la sua “gaiezza” da lui, di come fosse fiero di ciò che era. E di come non gli facesse più paura. Che avrebbe potuto anche spaccargli la faccia lì, seduta stante, che lui, il piccolo e da poco temerario Kurt, non si sarebbe piegato, no.

 

Mentre gli parlava potè vedere la rabbia nel suo volto. Rabbia che piano piano si trasformò in… Vergogna…

Oh sì, Karofsky… Vergogna, vergogna, VERGOGNA!!! Affoga nella tua fottuttissima vergogna!

Impressionante quanto le frasi di Sarah Kane calzassero a pennello con quel che provava per il suo famigerato bullo. Certo lei, ne la “psicosi delle 4.48”, le rivolgeva e se stessa, prossima al suicidio; però sembrava che nessuno esprimesse così bene i suoi sentimenti in quel momento.

Accadde tutto in un baleno. Parlava in modo spavaldo a David Karofsky mentre pensava alla vita tremenda che avesse dovuto vivere la povera scrittrice americana quando senza nemmeno capire quando e perché fosse successo, una mano dell’uomo che gli aveva reso la vita un inferno afferrava dolcemente la parte posteriore del suo collo e le sue labbra erano a contatto con le sue.

Karofsky stava baciando Kurt.

Kurt stava venendo baciato da Karofsky.

 

Non poté fare nulla, Kurt stette immobile per qualche secondo che, gli sembrava, durasse un’eternità. Con i piedi incollati a terra e ogni singolo muscolo del proprio corpo incapace di un qualsiasi gesto. IMMOBILE.

Sentiva il naso freddo di Karofsky a contatto con la propria guancia, il respiro caldo e la mano che lo teneva stretto a sé.

Tutto quello che avvenne dopo parve accadere troppo celermente. Come l’opzione “avanti veloce” dei DVD. Dave staccò le sue labbra da quelle di Kurt con un flebile gemito; gli occhi di Kurt si riempirono di un sentimento simile alla sorpresa, terrore e lusinga nello stesso istante; Dave tentò di riavvicinare le sue labbra a quelle del giovane Gleek; Kurt lo respinse; il bullo, preso dallo sconforto dell’essere respinto e dalla paura di essere uscito allo scoperto, sbatté i pugni contro gli armadietti vicino a lui e corse fuori dallo spogliatoio.

 

Kurt lasciò che i brividi gli attraversassero il corpo. Cosa diamine era appena successo? Più tardi, ripensando a quella scena, arrivò a pensare che sarebbe stata una grande idea correre dietro a David per urlargli “Cosa ti salta in mente Karofsky? Sei per caso impazzito? Da quando in qua nel manuale “come diventare il miglior bullo della tua scuola in soli 10 punti” citava anche il “baciare le proprie vittime”?”

Ovviamente in quel momento non fu in grado di fare nulla del genere. Si limitò a sedersi a terra a prendersi la testa tra le mani guardando il pavimento.

Dopo qualche minuto decise di alzarsi. Andò nel corridoio a recuperare il suo cellulare che, nel frattempo, era rimasto proprio nel posto in cui lo aveva lasciato; e lo raccolse.

Gli sembrava che tutti gli studenti del Mc Kinley lo stessero guardando in modo strano. Come se fossero sconvolti o turbati. Sentiva tutti gli occhi addosso a lui come se stesse indossando un cartello con su scritto “sì, sono appena stato baciato dal mio bullo.”. E la cosa non gli piaceva affatto.

Iniziò a correre e raggiunse la sua auto. Almeno lì si sentiva al sicuro.

Prese qualche respiro profondo. Accese l’IPhone che durante la caduta si era spento. Compose il numero di Blaine e aspettò che rispondesse.

 

Dannazione, pensò mentre il telefono suonava nel suo orecchio, lo conosco da pochi giorni e già lo chiamo per raccontargli tutto quello che è successo?

Pronto…?” mentre era perso nei suoi pensieri Blaine gli rispose “Kurt?… Pronto?”

Sì Blaine, ciao…”

Kurt tutto bene? Stai… Pian… Piangendo?”

Nono…” mentì.

Sìsì, invece.” Blaine capiva sempre tutto

Perché stai piangendo, Kurt?” gli chiese visto che il ragazzo del Mc Kinley si ostinava a non rispondere.

 

Cavolo. Ho chiamato Blaine. E sto tacendo mentre lui è realmente preoccupato per me. Perché ho chiamato Blaine, dannazione! Perché sto piangendo? PERCHE’ STO PIANGENDO?

Kurt rispose alla domanda dell’amico dicendo l’unica cosa che sapeva di sapere.

Non lo so. Non lo so! NON LO SO! Ok? Non lo so! ” e scoppiò in lacrime. Proprio come un bambino che cade dalla bicicletta. Che piange non tanto per il dolore fisico quanto per il male psicologico di non essere riuscito a manovrare il manubrio e di aver permesso a se stesso di cadere per terra.

Kurt non piangeva tanto perché qualcosa lo avesse ferito. Piangeva perché non aveva il controllo della situazione, perché non sapeva cosa gli facesse tremare le mani e contorcere le budella.

Piangeva perché non sapeva perché stesse piangendo. E allora gli veniva voglia di piangere ancora più forte.

Blaine aspettò che Kurt smettesse di piangere e gli raccontasse cosa fosse accaduto. Dopo pochi minuti il piccolo Hummel si mise a parlare. Raccontandogli cosa fosse successo con Dave (Dave? Forse intendi dire Karofsky, Kurt. Karofsky non ha un nome. Karofsky è Karofsky.) e come si sentisse al riguardo.

Blaine attese che Kurt finisse la narrazione e prese a parlare: “è normale che tu ti senta così. Sei sotto shock! Insomma, hai affrontato il tuo famigerato bullo e questo ti ha baciato! E’ normale che tu ti senta straniato. Ora dimostra che sei FORTE! Vai da lui. Parlatene. E’ spaventato e irrequieto almeno quanto te in questo momento. Anzi… Forse di più perché si è sentito respinto… Avete bisogno di parlarne, Piccolo Hummel, sii forte e affrontalo. Non ti farà del male, non sta volta.”

Kurt decise che aveva ragione. Interruppe la chiamata con Blaine. Guardò su Google Maps la strada per la casa di David Karofsky e la raggiunse. Pronto a sfidarlo.

  
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